Maison Capitain-Gagnerot, autentica espressione della Côte D’Or

Per la prima volta in Italia, la Maison Capitain-Gagnerot si racconta di fronte alla platea di AIS Monza con i suoi vini attraverso la guida di Federico Bovarini, Miglior Sommelier Lombardia 2023.

Raffaella Radaelli

Il “Grand Vin de Bourgogne” si è sprigionato senza reticenze da sette splendidi calici, fra cui due Premier Cru e tre Grand Cru. Protagonista della serata organizzata da AIS Monza, e per la prima volta in Italia, è stata la Maison Capitain-Gagnerot, con la presenza del proprietario Christophe Bourguignon, in compagnia di Franck Milhem, distributore in Francia dei suoi vini, e di Claus Rønning, importatore per l’Italia.

Maison Gagnerot è un’azienda a conduzione familiare, fondata nel 1802 e oggi è giunta alla sua sesta generazione. Nel 1864 Marie, l'unica figlia di Jean-Baptiste, sposò François Capitain, un commerciante di Champlitte. Insieme, Jean-Baptiste e François fondarono la Maison Capitain-Gagnerot.

Il Domaine si trova fra Aloxe-Corton e Ladoix, 6 chilometri a nord di Beaune. Possiede 16 ettari di vigneti che sono stati acquisiti un po' per volta, il 70% del patrimonio attuale, incluse le parcelle più importanti, fu comprato all’asta, dal 1945 nel dopoguerra, fino ad arrivare agli ultimi ettari del 2009.

L’azienda pratica un’agricoltura che definisce "sensata", privilegiando i trattamenti naturali, lavorando il suolo e limitando gli interventi allo stretto necessario per ottenere un raccolto sano. 

Una selezione rigorosa delle piante, una potatura severa e un diradamento fogliare precoce aiutano a controllare la qualità e la resa. Per ottenere il meglio da ogni parcella, non resta che stabilire la data giusta per la vendemmia, per garantire una maturazione e una qualità ottimali. Raccolta interamente a mano, l'uva viene selezionata e diraspata prima di essere messa nei tini per la vinificazione.

L’effetto del legno è limitato, infatti vengono utilizzate botti nuove, massimo 10% per i vini rossi e massimo 20% per i vini bianchi. La filosofia aziendale, quindi, è quella di produrre grandi vini a partire dal vigneto sino al consumatore finale, dato che la Maison, precisa Christophe, a differenza di altre aziende della regione, ha scelto di tessere un filo diretto con i clienti per il piacere di condividere esperienze, accentuando il concetto di convivialità.

La degustazione

“C’est à la main d’une femme que se taille et se pare la vigne. La toilette en est faite à chaque instant de la bonne saison; et la grâce lente du geste nous dit que c’est un art…”  (Gaston Roupnel)

Con l’ironia e la competenza che lo contraddistingue, Federico Bovarini ci accompagna nella splendida degustazione, giocando a ping pong fra chardonnay e pinot nero, tutti in purezza, non prima di averci ricordato che il vitigno chardonnay si distingue per eleganza e finezza, con note di mineralità, mentre il vitigno pinot nero legge straordinariamente il suolo dove nasce, ribadendo che “un grande pinot nero lo riconosci quando è un vino di spirito e non di corpo”.

La particolarità di ogni singolo assaggio sta nel riuscire a cogliere sottili ma sostanziali differenze di parcelle, a volte non così distanti fra loro, complici anche le diverse annate. Ci addentriamo nella Haute-Côtes, composta da morbide colline contornate da bosco, che offre vini con un taglio più “ruvido” e con espressioni fresche, lineari e sottili. I primi due calici sono chardonnay di due annate differenti, la maturazione avviene in barrique per circa 6-8 mesi.

Bourgogne Hautes-Côtes de Beaune “Les Gueulottes” 2022 - 13,0% alc./vol.

Le sfumature giallo paglierino sono delicate, il vino si apre e si racconta timidamente: frutta croccante di mela verde, segue un’intensa nota floreale e poi spezie dolci e cioccolato bianco. Inspirando profondamente percepiamo anche una certa ruvidità vegetale ed erbacea, accenno di erbe aromatiche. In bocca il sorso entra pieno, con un ritorno di note burrose e vanigliate. Il vino è giovane (il produttore infatti ci confermerà che il vino è stato imbottigliato da un mese e mezzo, contro i 6 mesi utili perché torni in equilibrio dopo la fase di imbottigliamento), soltanto il tempo gli consentirà di affinarsi e strutturarsi al meglio, nonostante il continuo palleggio acidità-sapidità, nettamente a favore della seconda, stuzzica ed invoglia il sorso. 

Bourgogne Hautes-Côtes de Beaune “Les Gueulottes” 2020 – 12,4% alc./vol.

Messo a confronto col precedente, visivamente notiamo un colore giallo paglierino leggermente più acceso. Al naso vira su indefiniti sentori fruttati che ricordano il melone bianco, la nota speziata è pungente e non dolciastra, mista a sensazioni polverose di gesso e cipria. L’incipit denota grande verticalità, l’acidità citrica è impressionante, quasi tagliente, segno che il vino ha un lungo avvenire davanti, godiamo del presente, ma siamo certi che riassaggiandolo fra almeno una decina di anni, potrebbe riservarci ulteriori sorprese.

Proseguiamo la degustazione con una successione di tre calici di pinot nero in purezza, tutti i vini rossi maturano per un 10% in pieces nuove. I primi due appartengono all’annata 2021, piovosa ma “tipica” per il vitigno, perché ha fatto emergere i tratti caratteristici fra cui la morbidezza, un leggero tannino, un grado alcolico inferiore alle annate più calde. Il terzo vino appartiene all’annata 2020, che ha prodotto vini rossi più caldi, concentrati e strutturati.

Ladoix 1er Cru “La Micaude” Monopole  2021 – 13,4% alc./vol.
La vigna “La Micaude” si estende per 1,64 ettari e appartiene esclusivamente a Capitain-Gagnerot. Il suolo è argilloso, ferroso e composto da ciottoli bianchi. 

Il vino ha un colore tendente allo scuro con sfumature vivaci. Piglio deciso ed esuberante con intensi profumi di piccoli frutti di mora e ribes, cenni floreali di viola e geranio, spezia nera, polvere da sparo e radice di liquerizia. All’assaggio non si smentisce per pienezza, crediamo di mordere quei piccoli frutti la cui succosità ci riempie la bocca, il tannino asciuga dolcemente, buona la sapidità e il finale ci regala una lunga persistenza con note golose di cannella. Un vino “dark” a 360°, la cui spavalderia iniziale evolve in profondità.

Aloxe-Corton 1er Cru “Les Moutottes” 2021 – 13,6% alc./vol.  
Vigna di 0,94 ettari nel comune di Ladoix-Serregny. 

Notevole il guizzo luminoso, al naso sfoggia eleganti e raffinati profumi di frutti rossi maturi e dolci. In bocca l’attacco è preciso e pulito, equilibrato anche nel tannino, la vena fresco-sapida allettante, interminabile il finale con riconoscimenti di arancia sanguinella, chinotto, note citrine, leggermente ammandorlato. 
Il vino si narra da solo, ci resta impresso per signorilità e nitidezza.

È la volta del pinot nero Appellation Grand Cru Corton Contrôlée, l’etichetta ce lo indica come l’espressione massima del vitigno:

Corton Grand Cru “Les Grandes Lolieres” 2020 – 13,6% alc./vol.
Vigna di 3,04 ettari nel comune di Ladoix-Serregny con un suolo composto per 80 centimetri da calcare.

Rubino, pieno e vivido, ostenta la magnificenza della sua veste prima ancora dell’assaggio. Anche al naso sottolinea regalità e cripticità. Non ci lasciamo intimorire, ci tuffiamo dentro ed emergono note di cacao, frutta sotto spirito insieme a un chiaro tocco vegetale che indica la gioventù del vino. La ricchezza di estratti e lo spessore ci porta a considerarlo un vino tridimensionale, ripercorriamo gli stessi profumi al naso con l’aggiunta di fiori secchi, dattero, sciroppo d’acero. La trama tannica a Corton si riconosce perché decisa, la potenza fresco-sapida è incisiva e costante. Possiamo affermare di aver raggiunto con questo Grand Cru l’apice, in un ampio crescendo di sensazioni ed emozioni, annotandoci di riassaggiarlo fra qualche anno, sapendo che ha una vita media di 30.

A questo punto, come fanno solitamente i vignaioli di Borgogna, che passano indifferentemente da un bianco a un rosso e viceversa, ritorniamo allo chardonnay e assaggiamo un vero capolavoro, che impressiona tutti presenti in sale.

Corton-Charlemagne Grand Cru 2020 – 13,1% alc./vol.
16,95 ha nel comune di Aloxe Corton. Come per i rossi, questo vino bianco Grand Cru matura per il 10% in pieces nuove, legno per 9 mesi.

Giallo paglierino dai luminosi riflessi dorati. La sontuosità al naso ci rimanda a profumi dolci di pasticceria, torta farcita con crema al limone, burro nocciola, poi frutta esotica e mele golden. Netti i profumi di erbe aromatiche di timo, rosmarino e salvia con echi di gesso e di cipria. All’assaggio non veniamo smentiti dalle eccezionali premesse: il sorso regala tanta morbidezza, la corrispondenza naso–bocca è esaltata da ricordi di ananas caramellato, l’equilibrio acido-sapido è perfetto, si congeda con una persistenza infinita dai richiami burrosi e vanigliati. 

Ultimiamo la degustazione con un altro imperdibile pinot nero, spostandoci però nella Côte de Nuits.

Echezeaux Grand Cru “En Orveaux” 2020 – 13,3% alc./vol.
36,26 ettari nel comune di Vosne-Romanee.

Di vivida cromaticità, l’espressione massima della varietà del pinot nero della Côte de Nuits in questo calice si riassume in potenza, eleganza e finezza. Il bouquet è ampio, floreale e fruttato, avvolto da freschi tocchi balsamici. In bocca emergono sfumature di violetta, scorza di arancia e limone. Il connubio fresco-sapido lo rendono finemente equilibrato e vellutato. Non abbiamo altro da aggiungere se non confermare essere un grande pinot nero, il continuo sorseggiare dice tutto.

Fra gli applausi e i meritatissimi ringraziamenti finali rivolti all’azienda Capitain Gagnerot e ai collaboratori, al servizio dei sommelier di AIS Monza e al bravo conduttore Federico Bovarini, ripercorriamo mentalmente i sette calici nel tentativo di imprimere tutte le emozioni regalate, mentre sullo schermo appare l’ultima sfida della serata: “Per capire la Borgogna devi andare, vedere, toccare e bere la Borgogna”.