Master “I Vini Dolci” – Seconda parte

Appunti di degustazione dal brillante seminario condotto da Nicola Bonera dedicato al variegato mondo dei vini dolci, passiti, botritizzati e liquorosi. La seconda giornata è stata dedicata alla rassegna delle principali Denominazioni d’Origine straniere, inframmezzata dalla degustazione di dodici campioni rappresentativi delle migliori eccellenze mondiali.

Giuseppe Vallone

Pronti? Via! La seconda giornata del master dedicato ai vini dolci comincia dove il primo incontro era terminato. E se l’appuntamento precedente aveva visto un’introduzione generale, seguita dall’illustrazione delle principali Denominazioni d’Origine italiane dedicate – in parte o esclusivamente – ai vini dolci, stavolta Nicola Bonera inizia subito a tratteggiare il panorama internazionale, perché non c’è tempo da perdere: di cose da dire ce ne sono davvero tante.

A partire dalla Francia, che da sola richiederebbe ben altro tempo e spazio, con le numerose AOC della Valle della Loira (senza pretesa di esaustività: Bonnezeaux, Coteaux de l'Aubance, Montlouis-sur-Loire, Quarts-de-Chaume, Vouvray), del Sud Ovest(Gaillac, Jurançon, Montbazillac, Saussignac), dell’area di Bordeaux (Sauternes e Barsac i più noti, ma anche Entre-Deux-Mers, Cadillac e Cérons), dei vins de paille (Arbois, Côtes du Jura, Hermitage o il Vin de Paille de Corrèze, nel Limousin), e ancora del Languedoc(Muscat de Lunel, Muscat de Frontignan, Muscat de Mireval) e del Roussillon (Banyuls, Maury, Rivesaltes).

Passando per l’Austria, in particolare con la zona di Seewinkel, ultimo angolo coltivato a vite al di là del lago Neusiedler See, al confine con l’Ungheria, patria dell’irrinunciabile Tokaji, al quale Nicola dedica il giusto approfondimento.

Soffermandosi sul Portogallo e sul vasto universo del Porto, con le sue tipologie, classificazioni e particolarità, e del Madeira, con il suo metodo di produzione unico al mondo. Accennando anche a Denominazioni meno note dei due grossi calibri lusitani, come il Moscatel de Setùbal, il Moscatel de Douro, l’Abafado e il Carcavelos.

Sconfinando in Spagna, patria dello Sherry, per dirla all’inglese, ma anche del Malaga, del Pajarete e del Montilla-Moriles.

Lambendo infine gli estremi del mondo, con i Cape del Sudafrica prodotti con lo stesso stile del Porto e tipologie simili (pink, white, ruby, LBV e tawny), e le diverse sfaccettature dei vini dolci e liquorosi di Australia, che possono assumere fisionomie degustative avvicinabili allo Sherry (l’Apera) o al Tokaji (il Topaque).

Una rassegna davvero fitta di informazioni, a testimonianza della ricchezza multiforme del proscenio internazionale dei vini dolci e liquorosi, intervallata dalla degustazione di 12 referenze, che Nicola ha voluto suddividere equamente tra vini dolci e vini liquorosi.

I vini dolci

Alicante DOP - Gran Reserva de Fondillón 1987 – Salvador Poveda
100% monastrell. Vigne ad alberello, appassimento al sole, almeno 10 anni di affinamento. In questo caso, il vino è stato imbottigliato nel 2008.
L’approccio è su note di uva passa, di Porto Tawny di lungo invecchiamento, a cui si rifà pur non essendo fortificato. Per Nicola il vino, che «ha il coraggio di avere anche qualche fiore», ha profumi di caramello amaro, sigaro e cioccolato. L’assaggio è abboccato, sapido, asciutto, «da Sherry Oloroso, da Marsala Superiore Riserva». Intenso negli aromi di mandorla amara, non sembra un vino ottenuto da uve a bacca nera e, a parere di Nicola, non rende in bocca tanto quanto al naso.
Abbinabile a una pralina per la sua cremosità o a una ganache di cioccolato. Nicola gli attribuisce un punteggio di 86/100.

Terre Bianche Passito 2014 - Degrassi
40% malvazija, 20% sauvignon blanc, 20% chardonnay, 20% viognier. Vigneti situati tra i 220 e i 250 m s.l.m. nei pressi di Buie, in Istria occidentale. Affinamento dei vini ottenuti dai singoli vitigni in botti di legno per due anni, poi assemblaggio in acciaio e ulteriore affinamento per 12 mesi.
Aspetto luminoso, colore dorato. I profumi puntano decisi verso la resina e lo zucchero bruno, complice una volatile un po’ spinta. In bocca gli aromi floreali ingentiliscono un assaggio fresco, poi fanno capolino sentori di mais in scatola e tortillas.
Cenni vagamente metallici suggeriscono un abbinamento con un formaggio di capra in foglia. 88/100.

I viniBurgenland Österreichischer Qualitätswein Rust Eiswein 2010 – Ernst Triebaumer
Welschriesling, gewürtztraminer, grüner veltliner. Prodotto solo nelle annate in cui la botrite fatica a svilupparsi.
Naso concentrato, poliedrico, incisivo, con profumi di carruba, cioccolato, cuoio, canditi, frutta esotica, zafferano e accenni fumé. Profumi che fanno presagire una forte dolcezza in bocca. L’assaggio, invece, complice un’alta acidità che interviene immediatamente ad affilare la beva, non risulta così marcatamente dolce, e ne giova senz’altro la piacevolezza complessiva della degustazione, arricchita da aromi secchi e di tabacco.
In abbinamento con patate cotte nella cenere e maionese. Per Nicola merita un punteggio di 91/100.

Sauternes AOC 2007 – Château Guiraud
65% semillon, 35% sauvignon. Il millesimo, caratterizzato da notti fresche e giornate tiepide con una crescita lenta della botrite, è auspicio di un vino di grande freschezza e mineralità.
Naso che ha un approccio fruttato, su note di albicocca e mostarda, con solo qualche cenno di zafferano e appena piccante. È timido, complice una leggera riduzione che ne imprigiona inizialmente i profumi. Al palato si rivela coerente, sempre rimanendo un po’ sulle sue, con aromi di biscotto al malto e un fine bocca fumoso e asciutto, che trova l’apprezzamento di Nicola perché ne fa un Sauternes non scontato.
Abbinabile a una pizza bianca con acciughe, patate e scalogno glassato. Punteggio: 93/100.

Tokaji Aszú 5 Puttonyos 2007 - Disznókő
100% moscato giallo. 90 giorni di appassimento, poi macerazione pellicolare e fermentazione. Acciaio e 6 mesi di bottiglia.
Dal colore oro lucente, con riflessi ambra. Impatto olfattivo molto intenso e ampio, enfatizzato dall’annata calda, con note di arancia fresca, frutta tropicale, pesca, zafferano, cipria, fumo, spezie, caramello. Al palato è elegante, intenso, con mirabile equilibrio e grande pulizia.
Un vino splendido, a cui Nicola attribuisce un punteggio di 95/100.

Beerenauslese Rheingau Riesling Rauenthaler Nonnenberg 1994 – Georg Breuer 
100% riesling. Colore spettacolare, nuance caramello che si fa oro al limitare del bevante. Avvicinando il calice al naso è subito zucchero e gomma; le note più eleganti lasciano oggi spazio a profumi più smaccati. In bocca disarma l’irruente freschezza che segna indelebilmente la potenza e, in definitiva, la piacevolezza e lo stupore dell’assaggio. Se può apparire quasi monocorde, giocato tutto sull’acidità, non può e non deve sfuggire che ha 28 anni. Punteggio di 92/100.

I vini fortificati

Rivesaltes AOC 1945 – Château Las Collas
Grenache blanc, grenache gris e grenache rosé. Ottenuto da uve non appassite ma raccolte con un buon grado di concentrazione, è stato affinato in cemento e imbottigliato circa 17 anni fa.
L’approccio al naso riporta al Gran Reserva de Fondillón 1987 degustato per primo, ma vi aggiunge un palato più appagante, grazie alla maggiore dolcezza. È evoluto eppure ancora fresco. Dura il giusto tempo di un calice, poi mostra i segni del tempo, lasciando trasparire note animali e meno eleganti.
In abbinamento con un formaggio a crosta lavata, o a un vaccino di alpeggio di 9-12 mesi, è comunque un’esperienza. Punteggio di 86/100.

Madeira 10 anni Malsey – Henriquez & Henriquez
Boccioli e petali di rosa, fogliame; per Nicola, questo vino «deve essere considerato solo un punto di partenza nel mondo del Madeira». In bocca emergono aromi di vermouth, genziana e frutta cotta. Molto intenso e persistente. 89/100.

I viniPara 21 Year Old Vintage Twany 1988 - Seppeltsfield
Grenache, shiraz e mourvedre. Un vino australiano, della Barossa Valley, che «nonostante voglia essere quasi come un Porto, ha più dello Sherry», ci dice Nicola.
È intrigante al naso, con una stuzzicante vena balsamica; la bocca, invece, si sviluppa con una dolcezza più accentuata rispetto ai vini che l’hanno preceduto.
Abbinabile a una apple pie, per Nicola è un vino da 88-89/100.

Vintage Port Quinta de Vargellas 2005 – Taylor’s
Avvicinando il calice al naso la frutta scura è folgorante, «quasi da taglio di sangiovese», poi tanti fiori. È un vino dall’approccio estroverso, di estrema facilità, che Nicola considera «giovane per la tipologia». All’assaggio la pseudo-caloricità è perfettamente integrata, risultando caldo ma non alcolico; è elegante e raffinato, ha le giuste proporzioni per evolvere magnificamente.
Nicola lo abbina a un piatto a base di lepre speziata e gli attribuisce 90/100.

Vintage Port 1985 – Taylor’s
Radici, china, funghi, poi ciliegia, caramello salato: naso evoluto, ampio, di grande attrattività. La bocca non è da meno, pulita, precisa e intensa, con una persistenza infinita. 92/100.

Sherry Pedro Ximenez Solera Especial Don Guido 20 years old – Williams & Humbert
Il calice si colora di vivide nuance tra il caramello e il mattone e il vino vi scorre all’interno denso, quasi viscoso. I profumi sono tanti e così intensi da essere indistinguibili, così come gli aromi di bocca, anche a causa dell’alto tenore zuccherino. Quel che è certo è che è ampio, intenso, molto persistente, con un finale di bocca pulito grazie a un’apprezzabile freschezza che bilancia – almeno in parte – gli zuccheri.
In abbinamento a tartufi di cioccolato, 89/100.

A valle di una degustazione di 30 vini in due giornate, complice la cura che Nicola Bonera ha dedicato alle singole referenze e a ogni dettaglio, siamo fermamente convinti dell’eccezionalità che può racchiudersi in un calice di vino dolce, sia esso passito, fortificato, italiano o internazionale. Siamo altrettanto certi che questa tipologia di vino invochi, per esprimersi appieno, abbinamenti dei più vari che, anche se di primo acchito possono sembrare arditi, si riveleranno certamente delle graditissime sorprese.