Masterclass Chiavennasca. Trilogia del nebbiolo delle Alpi. Lo Sforzato di Valtellina
Come in una scalata alpina, raggiungiamo le vette qualitative di questo areale, nella terza e ultima parte della masterclass di AIS Brescia. Pendii impervi, terreni poco affabili, un vitigno raffinato. Tutte complessità che non hanno mai spaventato la gente del posto che manifesta tenacia e forza proprio come il vino simbolo di questa terra. Lo Sforzato è l’anima enologica della Valtellina.
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Ed è di nuovo Valtellina nella affollata sede di AIS Brescia. È il momento dell’epilogo. Nei calici va in scena sua altezza lo sforzato di Valtellina DOCG, a chiudere la “Trilogia del nebbiolo delle Alpi”, masterclass di approfondimento delle diverse tipologie di produzione della zona.
Le costanti che hanno caratterizzato la masterclass
Un territorio di elezione quello adagiato sui pendii attorno alla città di Sondrio capoluogo. Dall’Aprica a Morbegno, migliaia di chilometri di muretti a secco supportano i profondi declivi affinché accolgano il lavoro dell’uomo.
Un vitigno, la chiavennasca, definibile autoctono. I secoli l’hanno reso quel che oggi chiamiamo nebbiolo delle Alpi. Quella struttura impreziosita da un tannino nobile, di colori tenui ed affascinanti riflettenti complessità montane è il risultato della intima simbiosi tra vitigno e territorio.
Sette le aziende che ci hanno permesso di confrontare una DOC (Rosso di Valtellina) e due DOCG (Superiore Riserva e Sforzato), mantenendo un trait d'union sugli aspetti di produzione e conferendo maggiore profondità alle batterie degustate.
La Denominazione
Quella dello Sforzato della Valtellina DOCG è una storia di tradizione che affonda le radici nel tempo e nel tempo è divenuto rappresentativo del territorio. Stiamo parlando di un vino passito secco, un grande vino, espressione di concentrazione e complessità a tutti i livelli della lavorazione.
Le uve, vendemmiate tra fine settembre ed ottobre, vengono messe ad appassire lungamente. Storicamente, le vede delicatamente adagiate su graticci in legno, riposti in ventilati fruttai, dove l’uva viene “sforzata” fino ad almeno il primo giorno di dicembre, data dal quale è possibile procedere alla pigiatura. Mesi di paziente attesa concentrano il frutto, disidratando in maniera importante il grappolo che deve presentarsi qui in perfetta salubrità e preferibilmente spargolo così da tutelarsi da eventuali derive sgradite. Le rese sono contenute (80 q.li/ha) l’affinamento prolungato (20 mesi di cui almeno 12 in botti di legno).
Questi gli elementi che permettono di produrre vini di altissimo profilo qualitativo e danno alla Valtellina la sua seconda Denominazione Di Origine Controllata, a testimonianza del grande prestigio enologico della zona.
La degustazione
5 stelle 2020 - Nino Negri
Dai migliori vigneti di proprietà dell’azienda nel comune di Chiuro provengono i grappoli selezionati dalla Nino Negri per esprimere il loro vino icona. Vinificati il sei di dicembre, il vino viene messo a riposare in barriques di rovere francese per un anno intero.
In veste granata, elegante e rilucente. Si presenta al naso con un corredo evoluto nonostante il millesimo di recente produzione. Frutta matura, prugna e marasca in confettura, speziatura importante incorniciata da erbe alpine, come rabarbaro e genziana. Stimolante il sorso pieno e concentrato vivacizzato da un’importante freschezza. Caldo e persistente, propone un tannino asciutto, da rivedere in evoluzione.
Ronco del picchio 2019 - Sandro Fay
Qui a San giacomo di Teglio l’azienda Sandro Fay propone vini figli del territorio e dell’annata. Lo Sforzato DOCG Ronco del Picchio proviene dal vigneto San Gervasio situato a 750 metri s.l.m. (siamo molto in alto).
Manifesta austerità già dal manto granato intenso e definito. Le sensazioni olfattive danzano tra erbe amare e spezie dolci su di una pista materica, resa suadente da uno spunto caldo ed etereo.
Tannino gustoso e vibrante allo stesso tempo, una tisana alle erbe è impreziosita da sfumature agrumate protratte da ottima sapidità. Chiusura amaricante dai sentori di carciofo e scorza di arancia amara.
Sfursat 2018 – F.lli Bettini
San Giacomo di Teglio anche per questa azienda a conduzione famigliare. Prodotto “old skool”, matura in botti storiche e l’appassimento è protratto in cerca di maggiori concentrazioni.
Rosso granato carico al centro, con sfumature aranciate ai margini. L’olfatto chiarisce subito una volatile alcolica integrata che lascia spazio ad un profumo di vaniglia tostata. Su questa trama trovano spazio sentori balsamico-mentolati con sbuffi agrumati. Al gusto, il tannino mansueto è sovrastato da una freschezza rigenerante. Piacevole espressione elegante ed equilibrata.
Albareda 2018 - Mamete Prevostini
Tanta pazienza sin dalla raccolta, che è avvenuta attorno al 10 di ottobre, appassimento fino a gennaio inoltrato. Resa in vino di 14 hl/ha. Fermenta in legno grande dove prosegue l’affinamento per venti mesi. Ne attende altri dieci in bottiglia prima di incontrare il consumatore.
Agli occhi rinnova una tonalità mattonata con screziature rubino luminoso. Il percorso olfattivo si dispiega lungo un sentiero di montagna dove i profumi del bosco sono amplificati da una pioggia purissima. Sensazioni terrose, di corteccia e roccia bagnata si alternano a prugna matura e more. È un timbro balsamico intrigante a presentare il sorso caldo ed avvolgente. Qualche piroetta su bastoncini di liquirizia e cacao amaro e via su di un finale raffinato e salino. Si congeda su toni agrumati.
Ca Rizzieri 2019 - Aldo Rainoldi
Per questo “must have” della categoria, casa Rainoldi prevede appassimento per circa 2 mesi a quota 500 metri, 18 mesi in piccoli fusti di rovere, pre-assemblaggio in vasche d’acciaio per 60 giorni e un anno in bottiglia.
Rosso granato a trama fitta, scuro al centro. Marasca sotto spirito e mora di rovo aprono ad uno scenario vegetale. La genziana e le erbe di campo rimbalzano su note terrose e di grafite. Di impatto e complesso rivela del finocchietto selvatico, spunti balsamici ed ancora china e rabarbaro. Importante il sorso, presenta notevole struttura e tannino ordinato. Elegantemente insistente.
Infinito 2018 - Tenuta Scerscè
Mappali del comune di Teglio, appassimento da disciplinare, fino al primo di dicembre, un anno in tonneaux ed un altro anno in bottiglia.
Granato didattico lievemente più scarico in batteria. Attacco olfattivo deciso, subito frutta matura e spezie. Riporta alla memoria un boero, la ciliegia sotto spirito avvolta da cioccolato fondente. Floreale maturo, potpourri speziato di rose e viole alla cannella. Sinuosa la beva, ripresenta i caratteri scovati dal naso, infusi in erbe amare e buona sapidità.
San Bello 2017 – Assoviuno
Per la prima volta incontriamo un 10% di merlina ad accompagnare la chiavennasca. Questa azienda di Berbenno, di forte appartenenza alla sottozona Maroggia, protrae l’affinamento in botte per tre anni.
Pennellate aranciate trovano spazio su di un sipario mattonato. L’abbrivio è mentolato e resinoso. Nota eterea agrumata. Gusto possente, tannino levigato, ottima sapidità che allunga il sorso su di una chiusura marcatamente amaricante. Il tempo ha perfettamente addomesticato la volatile alcolica, qui ben integrata, a supporto della vigorosa struttura.
Le considerazioni a margine di questa traversata della parte meridionale delle Alpi Retiche occidentali incoronano la Valtellina areale enologico esprimente una qualità media di altissimo livello. La variabilità della produzione è in grado di incontrare i favori di una clientela attenta ed esigente. Innovazione e tradizione coesistono in un contesto di vivida attività enoturistica, da renderlo un modello virtuoso per chi persegue obiettivi di qualità, sostenibilità ed integrazione con l’ambiente circostante.
Ringraziamo la squadra di AIS Brescia, per l’organizzazione di un percorso profondamente interessante, le attenzioni del team di sala ed Artur Vaso per una magistrale conduzione tra le curiosità e le analisi di questo viaggio straordinario.