Mattia Vezzola e Costaripa

Coinvolgente, istruttivo, stimolante: tre aggettivi per definire in estrema sintesi l’incontro formativo del 4 Maggio 2019, organizzato dalla Delegazione di Bergamo presso l’Azienda Costaripa, “maison” di uno dei maggiori enologi italiani, Mattia Vezzola.

Stefano Vanzù

I tastevin bergamaschi sono in trasferta sulla sponda bresciana del Lago di Garda, a Moniga del Garda, all’interno della DOC Valtenesi, per incontrare uno dei più celebri enologi italiani, Mattia Vezzola, che, appassionato ed instancabile, ci racconta la sua concezione di viticoltura e vino ed alcuni importanti episodi della sua vita professionale per poi guidarci nella degustazione di cinque vini nell’accogliente sala di degustazione della sua Azienda. 

Costaripa è radicata nel suo territorio dal 1936, evolvendosi nel tempo da produttore di semplici vini per il consumo quotidiano alla realtà attuale di Azienda fortemente vocata sia alla proposta di vini che siano fedeli interpreti della specificità territoriale della DOC Valtenesi che alla valorizzazione di alcuni vitigni autoctoni, come ad esempio il groppello gentile, presente in queste zone da 500 anni. 

La visita inizia da una vigna adiacente al fabbricato dell’azienda, con Mattia Vezzola che illustra il suo modo di allevare la vite, sottolineando che la vite deve essere “allevata” e non “coltivata”: i tralci legati ad archetto, i filari inerbiti alternativamente in modo che ad ogni anno un filare abbia l’erba falciata come concime naturale, il rispetto non solo della pianta ma anche di tutto l’ecosistema che la circonda, il sempre minore utilizzo dei trattamenti a base di rame e zolfo (pur consentiti nell’agricoltura biologica), la cura di ogni ceppo pensato come essere vivente e non come semplice produttore di grappoli (se una pianta contrae il mal dell’esca, prima di estirparla e sostituirla con una nuova barbatella, si tenta di rimuovere l’infezione per salvare la vite), le tante ore di lavoro in vigna e naturalmente la vendemmia manuale sono tutti aspetti caratterizzanti il modus operandi dell’Azienda di Mattia Vezzola e della sua idea di vino di qualità. 

In questa terra di vini rosé, il vitigno più antico è il groppello gentile, che Mattia Vezzola indica essere molto simile al pinot nero e pertanto anch’esso bisognoso di molte attenzioni come il suo più famoso “cugino”; il groppello entra nella composizione di vari vini di Costaripa, dai rosati come il CostaMara DOC, il Molmenti DOC ed il PalmArgentina (vino da uve stramature) ai rossi quali il Campostarne DOC, il Maim DOC (100% groppello) ed il Castelline DOC (100% groppello). 

Costaripa è anche Lugana con il Pievecroce DOC (100% trebbiano di Lugana) e Spumanti Metodo Classico della linea Mattia Vezzola (che è tuttora l’enologo di Bellavista): Brut (il primo spumante creato nel 1973, 100% chardonnay), Brut Rosè (chardonnay 80% e pinot nero 20%), Crèmant (100% chardonnay) e i Grande Annata Brut e Rosè. 

La visita prosegue nella cantina, fra le pupitres che ospitano le bottiglie dei Metodo Classico e la botti in rovere (di 2° passaggio) destinate all’affinamento dei vini. 

Fra le botti in posizione verticale, vuote, e le botti in posizione orizzontale, quindi piene, spicca una botte con la firma di Christiaan Barnard: il padre della cardiochirurgia moderna aveva chiesto a Mattia Vezzola un vino rosso speciale, che, venduto ad un'asta patrocinata dalla Fondazione di Lady Diana, aveva fruttato 140 milioni di lire utilizzati per pagare due interventi al cuore a due bambini di 3 anni. 

Su una botte, che funge da lavagna, Mattia Vezzola disegna con un gessetto il suo “triangolo dell’armonia” di un vino, ai cui vertici compaiono acidità (per ottenere freschezza), tannini (per apportare al vino corpo, struttura e durata) e alcol (che contribuisce all’equilibrio gustativo del vino): probabilmente Euclide non aveva considerato il vino nella sua geometria, ma secondo il “Teorema di Vezzola” se il triangolo che otteniamo è equilatero e quindi iscrivibile in una circonferenza, il suo vino sarà senz’altro armonico e molto piacevole. 

L’enologo sottolinea il contributo dei tannini, che però in bocca si devono percepire quasi “elastici” ovvero né troppo aggressivi né troppo morbidi, in grado di “ritornare” al palato durante la degustazione e ancora di come ritenga fondamentale la capacità di un vino di sostenere bene l’invecchiamento, ovviamente in relazione alla sua tipologia: anche un rosato, se ben fatto e poi ben conservato, non deve per forza essere consumato entro pochi mesi dalla vinificazione. 

Mattia Vezzola non si risparmia e risponde ad ogni domanda, regalandoci preziosi spunti di riflessione sul vino, sul mondo che gli gravita intorno, sul rispetto che va sempre portato verso chi si impegna per far conoscere ed apprezzare uno dei doni più preziosi che ci regala la terra. 

Arriviamo senza accorgerci al momento della degustazione, che prevede l’assaggio di cinque vini: 

1) RosaMara 2018 (Rosato da groppello, marzemino, sangiovese, barbera): un intrigante colore rosa fiorito quasi perlato, sentori floreali (biancospino), note fruttate di pesca e piccoli frutti rossi, amarena e melograno, unite ad una ben avvertibile sapidità, rendono questo vino sia un ottimo aperitivo che un vino da tutto pasto. 

2) Mattia Vezzola Brut Rosè (Metodo Classico, chardonnay 80% e pinot nero 20%): un bel colore rosa antico tenue, bollicine fini, profumi di piccoli frutti rossi (ribes e lampone) che si accompagnano a sfumature agrumate, elegante e sapido. 

3) PalmArgentina 2018, 9% vol. (Rosato dolce da uve stramature di groppello - 48% - e marzemino - 48% - con una piccola integrazione - 4% - di moscato rosa): rosa corallo, al naso presenta sentori di melone, albicocca, zenzero; dolce ma per nulla stucchevole, un vino che si può gustare sia da solo che abbinato a piccola pasticceria. 

4) Maim 2015 (Valtenesi DOC, Rosso da groppello gentile): rosso rubino con riflessi granati, profumo di viola, frutta matura, pepe nero, nota tostata dovuta all’evoluzione di 12 mesi in botti piccole di rovere, in bocca è fresco con tannini morbidi e dolci, rivela un equilibrio perfetto al punto tale che potremmo abbinarlo anche ad un piatto di pesce di lago. 

5) Mattia Vezzola Grande Annata Brut 2013 (Metodo Classico, chardonnay 100%): questo superbo Metodo Classico, non più in vendita, si presenta di un bel giallo leggermente dorato, un intenso profumo di lievito, crosta di pane, miele, un sapore pieno, ampio e complesso, una buona sapidità ed una lunga persistenza in bocca. 

Prima del brindisi finale di saluto, Mattia Vezzola sottolinea l’importanza del ruolo del Sommelier non solo come comunicatore ma anche come figura professionale che non può non essere presente in tutte quelle occasioni (eventi ufficiali, cene di gala etc.) in cui il vino assume un’importanza ed un ruolo fondamentali per la buona riuscita dell’evento.