Mediterranean Islands, piccole isole per grandi vini

Racconti dalle delegazioni
19 dicembre 2022

Mediterranean Islands, piccole isole per grandi vini

Un percorso degustativo che ha il sapore di una crociera: Luisito Perazzo in versione Ufficiale Comandante ha condotto un viaggio tra le isole del Mar Mediterraneo. Rotte di navigazione alla ricerca non di tesori ma di sensazioni al calice sorprendenti, dotate di bellezza e ricchezza estreme e antiche.

Sara Missaglia

«Se l’Oriente ha la via della seta, l’Occidente ha la via del vino»: l’attacco di Luisito Perazzo promette bene tra cammini di antichi commerci, viaggi alla scoperta di destinazioni ignote, mare, spiagge, vulcani e pendenze da capogiro. Luisito ha immaginato questa serata come un vero e proprio tour senza la seccatura dei bagagli, nel tentativo di tracciare il profilo complessivo di vini prodotti in un’area geografica estesa e diversificata, unita per cultura, spirito e tradizioni. Le isole minori del Mediterraneo sono un mondo a sé, portatrici di vitigni che non è facile incontrare e conoscere. Se il vino è soprattutto esplorazione, scoperta, ricerca, curiosità, ci troviamo nel posto giusto. «I vini di questo straordinario areale hanno un animo generoso: fattori qualitativi come la latitudine favorevole, i terreni eterogenei, il clima temperato per effetto dei venti - elemento magico -, li rendono patrimonio di una serie di sensazioni uniche», commenta Luisito.

Luisito PerazzoVini allevati al caldo ma in quota: mare e spiagge non ci devono infatti far pensare a paesaggi pianeggianti. L’altitudine fa la differenza in termine di irraggiamento, ventilazione, temperature più fresche e sbalzi termici. I suoli sono un vero e proprio patchwork geologico: argilla, matrice vulcanica, granito sono i protagonisti, e conferiscono ai vini sensazioni particolarmente sapide. I venti asciugano, spazzano le nubi cariche di umidità, allontanano il pericolo di malattie fungine e giocano un ruolo determinante sul risultato finale, contribuendo al mantenimento di un equilibrio termico ottimale.

La degustazione si svolge rigorosamente alla cieca e Luisito in versione “live” è catalizzante: si parte dal calice e da un’immagine per arrivare a ricostruire il profilo geografico e sensoriale del vino: quattordici vini, un filotto di successi, di sorprese e di bellezza ancestrale dotata di antiche radici. Una viticoltura a tratti estrema, protetta, mantenuta e difesa quasi con orgoglio, ricchezza in via di estinzione che abbiamo avuto il privilegio di degustare.

Vino n. 1 - Terre Siciliane IGT Onde di Sole 2021- Azienda Agricola Hibiscus
Non un bianco di Sicilia, ma di Ustica, da uve grillo: media lucentezza, media luminosità e naso di medio impatto, buona profumazione, note agrumate e di erbe aromatiche, pompelmo, fiori: un vino che sembra “assecondare” la via di mezzo, ma che al palato si rivela schietto, croccante, caldo e asciutto, dotato di notevole sapidità. Niente legno, ma la struttura non è magra: piace perché invoglia, accoglie e ti prende per mano.

Vino n. 2 - Bes Rosé 2021 - Can Rich
Il colore è più concentrato e intenso: siamo in Spagna, a livello mondiale il Paese più produttivo, con una grande eterogeneità di terreni e microclimi: si tratta di un vino delle Baleari e, più precisamente, di Ibiza: è un vino di terra più che di mare, con sensazioni iniziali quasi eteree, con erbe secche e una lieve speziatura. È un vino rosato da monastrell, varietà nobile con acini piccoli e scuri che dà origine a vini potenti, robusti di carattere, dalla salinità molto sottile e prolungata. «Un vino più da pensare che da bere», commenta Luisito.

Vino n. 3 - DO Valle de Güímar Los Loros 2021 - Juan Francisco Fariña Pérez
Siamo alle Canarie, un comprensorio di dieci isole vulcaniche dove la fillossera non è mai comparsa. Il vitigno impiegato in purezza è il listán blanco, sinonimo di palomino, varietà produttiva di grande potenza e persistenza, a piede franco. Al naso note affumicate di cerino acceso, buon compromesso tra frutto giallo maturo e qualcosa di minerale che ricorda la pietra focaia, il fiammifero, la silice, con ricordi finali di agrume e di mandorla amara. L’ingresso è più impegnativo con struttura, intensità, persistenza e volume maggiori rispetto ai vini precedenti. Ci troviamo a Tenerife, per un vino che fa solo acciaio e maturazione di sei mesi sulle fecce fini.

I viniVino n. 4 - Ischia DOC Kalimera 2020 - Cenatiempo
È un vino della Campania, dal naso molto più fruttato e dolce: le vigne sono interessate dai terrazzamenti e la viticoltura si fa eroica. Il vitigno impiegato è la biancolella da viticoltura biodinamica, dagli aromi intensi e dal corpo medio per vini longevi. Non è un vitigno banale: il palato è morbido, avvolgente, sapido, croccante, sottile, di buona lunghezza.

Vino n. 5 - Assyrtiko 2021 - Estate Argyros
Il viaggio prosegue in Grecia, a Santorini, dove i vigneti sono a 450 metri s.l.m.. Da vecchie vigne (parcelle fino a 200 anni) a piede franco, allevate ad alberello, su suolo vulcanico. Giallo chiaro, il primo naso ci porterebbe in direzione di un Sanserre della Loira. Impatto da terreno e da salmastro, con polvere da sparo, pietra focaia, pompelmo, lime, zenzero, limone verde e caprifoglio, frutta, spezie, fiori, miele chiaro. Al gusto la bocca è saporita, quasi salata, con una freschezza meno evidente: ingresso timido ma con una bella ampiezza, di buona struttura. Il vitigno è l’assyrtiko, di grande qualità, molto riconosciuto: è polpa e sostanza, acidità ed evoluzione; pecca un po’ di gioventù.

Vino n. 6 - Lías 2019 - El Grifo
Ci troviamo nell’arcipelago delle Canarie, ma questa volta a Lanzarote. Il vitigno impiegato è la malvasia volcánica, una varietà profumata, floreale in tiglio e ginestra, speziata e fruttata, con note burrose. Il corpo è denso e caloroso, di medio invecchiamento, con la bocca finale lievemente asciutta.

Vino n. 7 - Carignano del Sulcis DOC U-Tabarka Roussou 2021 –Tanca Gioia
Con questo primo vino rosso giochiamo in casa: ci troviamo infatti in Sardegna, su suoli sabbiosi: ha una luminosità splendida, è un vino attrattivo, violaceo, dalle tonalità porpora. Immediatamente fruttato a polpa, è mora, mirtillo, ciliegia, fresco, mentuccia, balsamico. Si tratta di un carignano del Sulcis: con l’innalzamento della temperatura il calice esprime note di prugna, marasca, pepe nero, cacao. In bocca ha buona acidità e il tannino è pieno, ricco, opulento, da destinare a un buon invecchiamento. Tutto acciaio, con vigne a piede franco, di grande finezza nonostante l’esuberanza giovanile. Il tannino è già dolce per essere un vino di struttura.

Vino n. 8 – Mallorca IGP 4Kilos 2020 - 4Kilos Vinícola
Torniamo alle Baleari, a Mallorca, con un callet in purezza. Rubino classico, nota affumicata, fiori e frutta rossa. Maturazione in legno grande per 12 mesi. Al palato ha struttura media, tannino presente ma comunque dosato, acidità da arancia sanguinella, di media persistenza. Un vino succoso e di grande piacevolezza.

Vino n. 9 - DO Valle de La Orotava Cruz Santa 2020 - Suertes del Marqués
Rubino scarico, quasi trasparente, naso erbaceo, foglie secche, un po’ animale, ricordi di fogliame secco, fiore rosso leggermente cimiteriale, con piccoli frutti in macerazione. Ci troviamo nelle Canarie dal suolo vulcanico, in una delle DO (le nostre DOC) più importante dell’arcipelago. Le vigne arrivano fino a 700 metri di quota: il vitigno è il vijariego negro, una delle varietà principali, di qualità superiore. Dà vini rossi pallidi, chiari e aromatici: erbaceo, speziato, animale, ha corpo medio e acidità sostenuta: sembra un nebbiolo di un vecchio millesimo, ma più aromatico. L’ossidazione è voluta; scorrevole e di eccellente bevibilità: è molto agile, più fresco che acido, dalle sensazioni agrumate e dal tannino più contenuto rispetto al vino precedente.

Vino n. 10 - DO Valle de La Orotava Medianías 2019 - Suertes del Marqués
Ancora nelle Canarie ma con un vitigno diverso, il listán negro, varietà principale di qualità decisamente superiore. Dà vita a vini rossi erbacei e speziati, con note di balsamo. Corpo sostenuto vigoroso, fresco e saporito. Lievemente polveroso a livello di naso, con una dolce speziatura e dal tannino ben dosato.

Vino n. 11 - Mediterano Plavac 2017 - PZ Svirče
Il colore vira sul granato non profondo; il naso è dolce, con note animali, smaltate, terrose. Dolcezza di frutto, ciliegia matura, confettura, sensazioni di macerazione in alcol, con ricordi di agrume candito e di affumicato, note quasi ferrose. Nella sua peculiarità, la bocca sottolinea quanto il tannino sia protagonista: è asciutto, secco, assertivo, quasi “nebbioleggiante”. Siamo in Croazia, sulla costa dalmata: il vitigno è il plavac mali, che ha affinità con il primitivo di Gioia del Colle, varietà che produce vini densi e tannici, alcolici e colorati. Profumazione eterea, smalto, piccole bacche e spezie. Alta concentrazione di polifenoli.

Vino n. 12 – Saint Sauveur 2017 - Abbaye de Lérins
Rosso rubino compatto, intensità di frutta matura, con speziature eleganti. Mora e mirtillo, prugna e tostature di cioccolato, con un tannino presente ma privo della severità del vino precedente. È prodotto da monaci benedettini sull’isola di Saint-Honorat di fronte a Cannes. Ha un bel corpo, con una maggiore corrispondenza naso-bocca. Si tratta di syrah da vecchie vigne, condotte in viticoltura organica, che dà vini colorati, speziati, tannici, dal corpo pieno e vigoroso, fruttati e balsamici. Nasce su suoli caratterizzati da argilla rossa che conferisce pigmentazione alle uve. Matura 12 mesi in barrique.

I viniVino n. 13 – Samos Nectar 2014 – Cooperativa Viticoltori di Samos
Siamo in Grecia, sull’isola di Samos: il vino è ambrato, intenso, con ricordi di fichi secchi, gomma vulcanizzata, polvere di fungo, aromi di violetta, confettura di frutta rossa. Da viti ad alberello, il vitigno è un moscato bianco, localmente chiamato moschoudi. La dolcezza, importante, si libera in un passito classico che ricorda un vino di Pantelleria, prodotto da una cooperativa che interessa venticinque frazioni.

Vino n. 14 - 15 Years Old Bual Medium Rich - Cossart Gordon
L’ultimo vino ci porta a Madeira: il primo naso ricorda un caffè colombiano dall’ambrato importante: fichi secchi, datteri, torba, mallo di noce, liquirizia, marzapane, caramello, pomodoro cotto, molto vegetale, smalto, cera d’api. Il vitigno è il bual, per un vino dalla bella persistenza e con una quota sapida, data anche da erbe aromatiche, molto evidente.

Il viaggio si chiude, e i sondaggi sulle preferenze raccolgono emozioni e contributi diversi. Una serata da vivere più che da raccontare e, visto il successo, da replicare.