Metaterritori e metavini: Allegrini in degustazione con l'AIS Brescia

Il racconto della serata dedicata all'azienda Allegrini ed oraganizzata dalla delegazione Ais di Brescia nell'articolo di Davide Bonassi

Davide Bonassi

Oltre, più in là, spostamento, trasferimento. Tutto questo significa il prefisso mèta-. Lo scorso 19 marzo la serata promossa dalla Delegazione AIS Brescia con protagonista l'azienda Allegrini, svoltasi presso la Locanda Santa Giulia in quel di Padenghe sul Garda, ha portato i quasi 80 partecipanti più in là dei confini della Valpolicella e oltre l'Amarone. L'inizio della serata ha spostato l'attenzione dalla Valpolicella alla nuova inziativa che la famiglia Allegrini in partnership con Leonardo Lo Cascio, noto distributore di vini italiani di qualità negli USA, ha di recente promosso in Bolgheri. Per l'esattezza dal 15 ottobre 2001. E' Marilisa Allegrini a ricordare l'approdo a Bolgheri quel fine giornata, al tramonto, in compagnia del fratello Walter, dopo una giornata spesa lungo la costa maremmana a visitare location per una nuova iniziativa vitivinicola. Un terroir che non può non conquistarti, subito. A pesare a favore di Bolgheri anche il fatto, non ultimo, di essere raggiungibile con poche ore d'auto dalla Valpolicella. Gli Allegrini voglio esserci, nel senso di essere fisicamente il più possibile presenti, nel seguire al meglio questa loro nuova creatura. Condizione necessaria per trasferire il saper fare che questa famiglia ha acquisito nel corso di più generazioni succedutesi nel mondo del vino. La scommessa si gioca oggi su 50 ettari (entro il 2008 saranno 60 ha) di cui 3 vitati negli anni novanta a cabernet sauvignon e franc e 46,5 di recente messa a dimora con le medesime varietà più merlot, antichi cloni di cabernet, petit verdot, syrah e di cui ben 7 ha a vermentino. L'escluso è il sangiovese, valutato inadatto ai terreni della zona, più incline alla quantità che alla qualità da queste parti. La viticoltura è condotta in pianura, con il mare a un tiro di schioppo e colline boscose a far da quinta. Le brezze marine mitigano l'abbondante irraggiamento solare a cui le uve sono esposte e le mantengono sane. Assaggiamo un bianco e un rosso.

Vermentino Solosole 2006
Toscana IGT
100% Vermentino

Prima uscita, a regime previste 40.000 bottiglie. Un vino che va oltre lo schema bolgherese legato ai rossi. Una sfida accettata senza il ricorso a uve a bacca bianca complementari (viogner, sauvignon blanc). Solo acciaio. Ricerca di un bel corpo, di una bella struttura attraverso rese per pianta limitate (non oltre 1,1 kg), sfogliatura prevendemiale per migliorare la maturità dei grappoli. Sono stati messi a dimora cloni provenienti dalla Corsica in grado di mantenere una buona acidità anche raggiungendo la piena maturazione. Al visivo oro verde, luminoso, di elevata carica cromatica, molto consistente.
Al naso "rieslingheggiante", sembra più maturo di quello che l'annata va dicendo. Erbe aromatiche, camonilla, note salmastre presenti in un quadro di bella finezza. Al gusto secco, caldo, morbido, abbastanza fresco, sapido. Di corpo, intenso con PAI però non particolarmente lunga. Fine. Si espande meno di quanto al naso lascia presagire. Da viti giovanissime che non hanno ancora metabolizzato il potenziale dei terreni.

Sondraia 2004
Toscana IGT
Cabernet Sauvignon 65%, Merlot 25% e Cabernet Franc 10%

Seconda annata in produzione. Potenziale attorno alle 33.000 bottiglie. Vinificazioni separate, come pure l'affinamento che si protrae per 18 mesi in barriques francesi parzialmente nuove.
Al visivo limpido, rubino con accenni granati, buona concentrazione della materia colorante, consistente. Al naso classica matrice bordolese, lampone in confettura, puntate nel vegetale, bacche di ginepro, alloro, legno ben dosato. Complessità non ancora al massimo data la gioventù delle vigne. Malolattica non ancora digerita del tutto. In bocca secco, caldo, abbastanza morbido, fresco, abbastanza tannico e sapido. Equilibrio spostato sulle durezze. Buon corpo. Intenso, persistenza media, nel complesso fine. Finale speziato, con aromi torrefatti e di frutta secca.

Nella seconda parte della serata si torna a casa, a Fumane, nel cuore della zona classica della Valpolicella. E' il territorio collinare segnato dai progni che dai Monti Lessini scendono verso il piano, dalle marogne a sostegno dei terrazzamenti, dove la pergola dà qualità. A lato, verso oriente, la zona allargata, trovandosi per la maggior parte in piano, produce soprattutto valpolicella nella sua versione più semplice anziché valpolicella superiore, recioto e amarone. Nel 2003 si è modificato il disciplinare ammettendo la corvina veronese fino all'80%, la rondinella tra il 5% e il 30% e rendendo la molinara facoltativa. In passato proprio l'impossibilità a rinunciare nell'uvaggio alla molinara, caratterizzata da acini rosati (poco colore, quindi) e da acidità elevate, aveva portato Allegrini a uscire dalla Doc con alcuni dei suoi vini di punta: La Grola e il Palazzo della Torre. Resta al palo l'attribuzione della DOCG alla zona, per l'inconciliabilità delle istanze dei produttori della zona classica e della zona allargata. Per distinguersi quindi non rimane che ricercare la qualità in maniera costante, continuando ad innovare. Obiettivo centrato dagli Allegrini, pionieri nell'introduzione in zona di nuove forme di allevamento della vite e nella sperimentazione di nuove tecniche di vinificazione. A tal proposito merita un cenno il ripasso secondo Allegrini. In azienda anziché utilizzare le bucce provenienti dalla svinatura dell'amarone, già quindi utilizzate in vinificazione, apportatrici di spunti ossidativi e causa di una minore longevità del vino ripassato, si preferisce far ripartire la fermentazione con l'aggiunta di uve appassite non ancora vinificate. Il risultato è il Palazzo della Torre, uno dei due vini in degustazione prima di approdare alla verticale di Amarone.

Palazzo della Torre 2004
Veronese IGT
Corvina veronese 70%, Rondinella 25% e Sangiovese 5%

Best-seller sul mercato americano, sul quale viene venduto allo scaffale tra i 20 e i 25 dollari. Tirato in 250.000 bottiglie l'anno.
Bel rubino luminoso, abbastanza concentrato cromaticamente e di buona consistenza. Al naso netti sentori di ciliegia ancora succosa, floreale, spezie dolci quali cannella e vaniglia. Prosegue aprendosi verso note balsamiche, puntando al rabarbaro in radice. Secco, caldo, con notevole morbidezza non adeguatamente contrastata da freschezza e tannicità. Prevale una sensazione levigata, mancante di presa sulle mucose boccali. Persistenza media, nel complesso fine. Chiude con note di mandorla amara.

Villa Giona 2004
Veronese IGT
Cabernet Sauvignon 50%, Merlot 40% e 10% Syrah

Proveniente da San Pietro in Cariano, dagli unici vigneti in piano dell'azienda. Da qui la scelta, pur essendo all'interno della zona classica, di optare per un vino oltre il territorio, puntando a un blend francofono.
Limpido, rosso rubino cupo, abbastanza concentrato e di buona consistenza. Naso ricco di note di prugna, ciliegia in confettura, accenni di grafite, pellame, nota animale e accenni di vegetale crudo che rimandano al cardo gobbo e all'indivia. In bocca, di bella freschezza, di corpo, buon equilibrio. Decisamente persistente, con finale dominato da note di cassis.

Al cospetto dell'Amarone ci si sente come di fronte ad un monumento. In realtà lo è ma è anche un vino tutto sommato recente, commercialmente parlando segnalato non prima degli anni cinquanta. Un vino nato per errore, tanto da venir citato in più occasioni come un recioto "scapat". L'appassimento è il momento critico per la qualità finale di questo vino, e per questo deve essere condotto con la massima cura. I grappoli spargoli sono preferibili, serve buona acidità nell'uva vendemmiata, danno il meglio le uve provenienti da vecchi vigneti posti in zona collinare, allevati ancora a pergola. Sottoporre a cernita i grappoli permette di eliminare gli acini guasti. La Botrytis Cinerea per l'amarone è un disastro! Tutto deve volgere ad un unico obiettivo: portare uva sana alla fine del periodo di appassimento. Allegrini anche in questo caso si distingue innovando. Conducendo l'appassimento in ambienti a temperatura e umidità controllata si velocizza il disseccamento del raspo da cui si possono sviluppare indesiderate muffe. A questo punto l'azienda va in vinificazione con l'obiettivo di un amarone che giocoforza sarà altra cosa rispetto ad amaroni prossimi ai 17% di titolo alcolometrico, segnati da spunti ossidativi, con residui zuccherini percebili e sentori di botrytis.

Amarone Classico 2003
Amarone della Valpolicella Classico DOC
Corvina veronese 80%, Rondinella 15% e Oseleta 5%

Evidente sensazione di uva pigiata, subentrano poi toni più scuri, tipo tamarindo, per approdare poi a note affumicate, pepate e di incenso. Vino ancora in divenire, non ancora armonizzato. Abbastanza fresco, tanniti già evoluti. Un buon risultato in un'annata che ha dato grattacapi a molti.

Amarone Classico 2000
Amarone della Valpolicella Classico DOC
Corvina veronese 80%, Rondinella 15% e Oseleta 5%

Naso con ricoscimenti intriganti di anice, inceso, corteccia, liquirizia, spezie orientali e legni esotici. Tannini che fanno sentire la loro presa in bocca. Di corpo, decisamente caldo, meno morbido del 2003, forse perchè qui le durezze si fanno sentire come da copione. Equilibrio ancora in divenire.

Amarone Classico 1997
Amarone della Valpolicella Classico DOC
Corvina veronese 80%, Rondinella 15% e Oseleta 5%

Già al colore più evoluto dei precedenti, meno lucente, a testimoniare una acidità ridottasi nel tempo. Al naso prevalgono sensazioni di pout pourri di fiori secchi, note animali e di tostatura, chiodi di garofano, sentori di sottobosco. Buona carica tannica, con acidità declinata. Finale caratterizzato da un interessante fruttato molto maturo, quasi a ricordare frutta esotica.

Amarone Classico 1995
Amarone della Valpolicella Classico DOC
Corvina veronese 80%, Rondinella 15% e Oseleta 5%

Rispetto al 1997 recupera gioventù, sia in un naso più fragrante sia in bocca, con una nota alcolica molto discreta e una buona freschezza. Componente tannica ancora in via di polimerizzazione, in un vino che ha ancora spazio per migliorarsi.

La serata volge alla conclusione. Un evento davvero ben organizzato, grazie anche all'intervento della Rossi&Bianchi rappresentata in sala da Michela Cimatoribus. Molti partecipanti si avvicinano al tavolo dei relatori per consegnare le schede di adesione al "Club Amici di Allegrini", a conferma dell'interesse suscitato dai vini proposti e della voglia di essere informati di ogni ulteriore novità questa cantina saprà proporci in futuro. Un plauso ai sommelier della Delegazione AIS Brescia in servizio per aver reso la serata impeccabile. Credito va infine a Nicola Bonera per aver curato nel corso della serata le degustazioni dei vini con la sua riconosciuta esperienza e verve comunicativa, fornendomi non pochi spunti per le descrizioni dei vini che il sottoscritto ha qui riportato.

Prendo a prestito la frase di apertura della brochure aziendale per chiudere questa mia cronaca:" A conclusione possiamo ben dire che i vini di Allegrini sono riconosciuti come un "punto di riferimento". Dietro a questo punto di riferimento si può vedere la grande stagione di rinascita della Valpolicella." PROSIT!

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