Nebbiolo in Oltrepò. Una lunga storia

Si conclude presso l'Azienda Doria di Montalto Pavese l’ultimo incontro del corso superiore in viticoltura targato AIS Pavia. Un’importante realtà, che da circa 40 anni svolge un lavoro di ricerca per recuperare antiche varietà, in collaborazione con l’Università di Milano.

Gabriella Grassullo e Ezio Gallesi

Doria Montalto Pavese“Se nel 1800 l’Oltrepò Pavese era parte integrante del Regno di Piemonte, non possiamo non pensare al vitigno nebbiolo. E’ certo che all’epoca il vitigno non veniva utilizzato in purezza ma insieme ad altre uve rosse locali”.

Si conclude presso l'Azienda Doria di Montalto Pavese l’ultimo incontro del corso superiore in viticoltura di AIS Pavia. Un’importante realtà, quella dei Doria, che da circa 40 anni svolge un lavoro di ricerca per recuperare antiche varietà, in collaborazione con l’Università di Milano, e con l’equipe del Prof. Attilio Scienza. In particolare si è recuperato, dopo 20 anni di studio, un vecchio clone di nebbiolo, nibiò, unico, voluto da Andrea Doria, che è stato inserito nelle varietà autorizzate per l’Oltrepò Pavese; questo prezioso lavoro ha riportato il vitigno ad esprimersi molto bene in questa zona definita “langhiana” dal Marchese Pareto, padre della moderna geologia, ad indicare le migliori terre bianche da vigna, con caratteristiche simili a quelle delle Langhe.

Siamo in località Casa Tacconi a Montalto Pavese: “la bellezza del luogo non si fotografa, si condivide”. Nel 1800 fu acquistato il primo podere dalla famiglia Doria e inizia così la storia vitivinicola in modo continuativo da ben 212 anni. Per il merito gli fu attribuita la medaglia d’Oro rilasciata dalla Camera di Commercio di Pavia ed è stata premiata a Roma, per la sua storicità, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia.

Pietro Doria è la figura di riferimento; sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale, deportato a Dachau, dopo la prigionia riavvia l’attività per passarla poi ai figli Bruno ed Adriano, rimasti fino al 1996. Successivamente subentrano i giovani Andrea e Davide seguiti dalla madre Giuseppina Sassella Doria, moglie di Adriano, e dall’agronomo Daniele Manini. Inizia un “nuovo” percorso fatto di tradizione, puntando alle produzioni storiche con la particolarità di elevare una barbera in botti di esclusivo castagno italiano.

Su un’estensione di 48 ha, circa 30 sono vitati: la proprietà va da Casa Cuneo, al Bosco grande, sino alla Colombina Centro Enoculturale (sede del FAI), aperto ad incontri tematici sul vino.

Le colline sono a sud-ovest, ad un’altezza di 250 mt e presentano una tipologia di terreno argilloso-marnoso; l’alto numero di ceppi per ettaro, l’allevamento a cordone speronato, la selezione dei grappoli, l’inerbimento sotto e tra filare ed il diradamento dei grappoli, garantiscono uve pregiate, soprattutto di pinot nero e nebbiolo.

Doria Montalto PaveseInteressante e curioso è stato l’incontro con l’agronomo Dr. Daniele Manini, un laziale che approda in Oltrepò nel 1997 quando inizia la sua collaborazione con l’Azienda Doria. Appassionato di storia dell’agricoltura e di vino, applica il suo lavoro alla filosofia enoarcheologica; vanta un master in sistemi ambientali ed uno in gestione d’azienda agricola. L’obiettivo fu di introdurre un modello di gestione economica da agricola semplificata ad efficiente ed organizzata ottimizzando i costi. Si focalizza sulla produzione di vini storici applicando la conoscenza, ma mantenendo la ruralità dell’esperienza familiare. Oggi considera l’attività vendemmiale come unica soluzione, dallo stacco dell’uva fino alla fermentazione, strategia nata per responsabilizzare tutto il gruppo al raggiungimento del target finale.

DNA aziendale è la creazione di vini, per loro natura, destinati ad attraversare il tempo. La percezione del futuro è l’anima di chi fa il vino, ci dice Manini, ed è interessante la parte creativa, pensando prima quale tipo di vino sarà destinato al mercato.

Passando alla degustazione, ci vengono presentati tre vini:

Spumante brut Rosé Principessa Dudy "Tempus Omnia Vincit", da uve pinot nero in purezza, 12,5% vol., vendemmia 2010, sboccatura dicembre 2011. Colore cerasuolo brillante, al naso frutti di bosco, lampone, fiori rossi; perlage fine dal gusto pieno, fresco, leggermente tannico, ottima beva.

Ad Memorial Provincia di Pavia IGT Nebbiolo 2010, 13,5% vol.: dall’insolito colore rubino carico per un nebbiolo, riflessi granato, consistente; aromi di fiori appassiti e confettura di frutti rossi, tabacco biondo, con finale vanigliato, abbastanza complesso: al palato caldo, abbastanza morbido, con ritorno di frutti di bosco e spezie, tannino presente ma serico; buona acidità e persistenza gusto-olfattiva.

Ricordi Giuseppina Doria, Provincia di Pavia IGT Bianco 2004, da uve moscato, 14,5% vol., affinamento in legno, 50% 24 mesi e 50% 12 mesi in botte di rovere. Vino sperimentale. Utilizzo dell’iperossigenazione dei mosti. La sensazione e quella di aver a che fare con un vin santo: giallo dorato carico, consistente, al naso frutta esotica disidratata, albicocca, pasticceria, mallo di noce, cioccolato bianco, zabaione, note evolute. In bocca caldo, morbido, abbastanza dolce, abbastanza intenso e persistente.

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