Nella leggendaria Cote d'Or

Quarto appuntamento con le zone della Borgogna promosso da Ais Monza e Brianza in collaborazione con il ristorante Il Chiodo di Usmate. Protagonista di questo nuovo incontro è stato lo Chardonnay, le “Roi Blanc”, come l’ha definito Guido Invernizzi, relatore della serata che per due ore ha virtualmente accompagnato il pubblico intervenuto tra i vigneti della Cote de Beaune.

Giordana Talamona

Ci troviamo a sud della Cote d'Or, in un terra straordinariamente vocata per i bianchi, dove oltre allo Chardonnay è possibile trovare l'Aligoté, secondo vitigno bianco per coltivazione in Borgogna. E quindi non poteva mancare, per iniziare degnamente la serata, un assaggio di Kir, un cocktail borgognone a base di Aligotè e crème de cassis che Stefano Cesana, patron del Chiodo, ha offerto ai suoi ospiti.

L’Aligotè è un’uva a bacca bianca originaria della zona, molto resistente e produttiva che dà vini a basso grado alcolico, dalla spiccata acidità. Nei territori dell’Europa orientale, Bulgaria e Romania su tutte, il vitigno si sta ricavando un posto di tutto rispetto.

Ma veniamo a le Roi Blanc, lo Chardonnay. Questo vitigno viene dall'Oriente, nato dall'incrocio tra Pinot Noir e Gouais Blanc, portato in Francia, con ogni probabilità, dai cavalieri durante le Crociate. Molto minerale lo Chardonnay di Chablis, più opulento e speziato quello della Cote d'Or anche a causa dell'utilizzo, in questa zona, della barrique da 228 litri.

Andando verso Beaune si incontra subito la famosa montagna di Corton divisa dai comuni di Aloxe, Pernand-Vergelesses e Ladoix. Secondo la tradizione si deve a Carlomagno la scelta di impiantare più Chardonnay che Pinot Nero su questa montagna. La motivazione? L'imperatore, diventato anziano, non voleva più sporcare la sua lunga barba bianca col rosso del Pinot Noir. Noblesse oblige, vien da dire! Da qui il nome di uno tra i più famosi Grand Cru al mondo, il celeberrimo Corton-Charlemagne a base di Chardonnay.

Sulla montagna si trova un altro Grand Cru, il Corton da uve bianche e rosse da Pinot Noir. Entrambi i vitigni hanno bisogno di un'esposizione diversa per dare il meglio. Se infatti il Pinot Noir “Face the sun”, ossia guarda il sole con esposizione tutta ad est, lo Chardonnay “Follow the sun”, segue il sole con esposizione sud-est.

Proseguendo verso Beaune si incontrato altre denominazioni come le Savigny-lès-Beaune e le Pernard-Vergelesses dove si producono dei Premier Cru molto interessanti. Un'altra denominazione minore ma degna di nota è Saint Aubin dove di producono solo bianchi, con terreno marnoso ed esposizione sud est. A Meursault si producono vini dalla classica nota burrosa, mentre spingendosi verso Montrachet entriamo in un'altra celeberrima zona per i Grand Cru. Anche in questo caso le leggende si intrecciano con la figura di Carlomagno. Secondo la tradizione, infatti, fu lui a far impiantare delle vigne su Montrachet, il “monte calvo”, chiamato così perchè unico nella zona ad essere privo di alberi sulla cima.

Ma come scelse il luogo più adatto? Carlomagno alzò il naso al cielo, guardò la montagna innevata ed indicò il luogo esatto in cui le nevi si erano già sciolte: il pendio con la migliore esposizione solare. Il vigneto di Montrachet che produce uno dei vini più noti al mondo si trova a metà tra due piccoli villaggi: Puligny e Chassagne che hanno aggiunto al proprio nome questa denominazione. In questi comuni si producono altri Grands Crus: a Puligny c'è le Batard-Montrachet, Bienvenues Montrachet e Chevalier Montrachet, a Chassagne Criots-Batrd- Montrachet e metà del Batard Montrachet. 

Di seguito i vini degustati durante la serata:

 

Saint-Aubin Premier Cru – Le Charmois – Bruno Colin – 2008: giallo paglierino. Aroma di frutta gialla matura (pesca, banana), spezie dolci, pepe bianco e burro. Fresco in bocca e note erbacee un po' verdi.

Morey-Saint –Denis “En la Rue de Vergy” – Bruno Clair – 2007: giallo paglierino brillante. Emerge fortissima la caramella mou al naso, la pesca disidratata, la frutta secca, il torrone e note di torrefazione. Elegantissimo. In bocca fresco, sapido e persistente.

Puligny – Montrachet Premier Cru – Les Pucelles – Marc Morey – 2007: giallo paglierino lucente. Profumi di yogurt alla banana, pepe bianco, ritorni di ginestra, nota floreale e fieno bagnato. In bocca stenta a riconoscersi, certamente fresco ma meno intenso che al naso.

Meursault – Les Luchets – Domaine Roulot – 2004: paglierino tendente al dorato carico. Opulento, ricco al naso. Burro fuso, spezie dolci, aromi eterei, sbuffi di terra bagnata e fungo. Al palato fresco, splendidamente sapido. Molto persistente.

Corton Charlemagne – Grand Cru – Bonneau du Martray – 1997: colore giallo dorato, splendido. Complesso. Il fiore del sambuco e la scorza del mandarino candito si intervallano meravigliosamente ad eleganti profumi terziari. Minerale. In bocca è fine, sapido e fresco. Al palato ritornano il pepe bianco e l'ardesia. Molto persistente.

L'ultimo incontro sui “Vini della Borgogna” si terrà giovedì 19 maggio alle ore 20.30 presso in ristorante Il Chiodo di Usmate, con protagonisti il Maconnais e la Cote Chalonnaise.

Si degusteranno i seguenti vini:

-      Macon-Pierreclos – Tri de Chavigne – Guffens – Heynen – 2008

-      Saint-Véran – Vigne de Saint Claude – Verget – 2007

-      Rully Premier Cru – Eric de Suremain – 2005

-      Macon Villages – Cuvée Levroutée – Domaine de la Bongran – 1999

-      Macon Villages – Cuvée Botrytis – Domaine de la Bongran - 2001

 

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