Non chiamatele bollicine..è pinot nero!
Racconti dalle delegazioni
02 gennaio 2010

Fabrizio Maria Marzi ha condotto per Ais Mantova un approfondimento sul pinot nero all'interno del Metodo Classico italiano...
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La zona del Metodo Classico da P.N per eccellenza in Italia è sicuramente l' Oltrepò Pavese,coi suoi 3000 ha (su 4000 circa nazionali!) di vitigno. Questo sia per la predisposizione naturale della zona sia grazie all' intuito dei vicini piemontesi (aziende come Gancia, Martini, Riccadonna etc.), i quali già dagli anni '50 si dedicavano alla produzione degli spumanti. Microclima,terroir,esposizione,escursioni termiche etc. sembravano combinati perfettamente nella zona dell' Oltrepò per garantire al P.N una qualità eccellente.
Iniziamo con una rassegna di PN Metodo Classico bianchi, per poi proseguire con i Rosè.
I prodotti ci vengono presentati alla cieca e la loro successione non è sicuramente casuale. Marzi guida la degustazione supportato dal delegato provinciale Luigi Bortolotti soprattutto nella fase dell'analisi sensoriale dei prodotti analizzati.
I primi 2 campioni sono assemblaggi di PN e Chardonnay e questo ci è utile per cogliere le differenze con i PN in purezza che poi seguiranno.

2. Pinot Nero in maggior percentuale rispetto al primo vino (70%)e Chardonnay(30%): tralasciando l'analisi visiva, non fondamentale in questo caso dal punto di vista didattico (tutti i prodotti in ogni caso presentavano aspetto e colore eccellenti), ci colpisce il naso, piacevole e sottile,mentre al palato emerge una nota troppo morbida, da residuo zuccherino in eccesso. [Brut Riserva Maso Martis, Trento Doc]
3. Arriviamo al Pinot Nero in purezza, che subito ci regala qualche emozione in più già dal colore oro-antico e dall'olfatto, dove esce il vitigno con una piacevole evoluzione e coi suoi sentori tipici di crosta. In bocca è austero, fresco, la Pai molto interessante. Ci siamo![Villa Crespia-F.lli Muratori, Franciacorta Brut]
4. Sempre PN in purezza, e lo capiamo dalla struttura, dal naso importante e deciso, dalla bocca fresca,dalla Pai interminabile. [Oltrepo' Pavese, Metodo Classico Roccapietra]
5. Ancora “aggressività” da PN, nel senso di carattere, smalto, personalità, temperamento che molti altri spumanti metodo classico non possono permettersi. Naso con le note tipiche di mandorla e mela, lungo in bocca, fresco, sapido e forse fin troppo morbido e pieno ma a causa della temperatura. [Magnum OP Gran Cuvee Brut, millesimato 2004,azienda Travaglino]
6. Inconfondibile impronta, e siamo ancora davanti ad un millesimato. Determinante l'evoluzione, all'olfatto si sprigionano note di frutta, ribes soprattutto, di fiori, biancospino e mandorlo. La bocca è ancora una volta importante, acida, sapida, lunga la Pai con note sfumate citrine e di bergamotto che ritornano. [OP Brut Millesimato, Marchesi di Montalto]
7. Versione di PN differente dalle precedenti:acidità più spiccata, prodotto spigoloso,meno strutturato ma più sottile e fine , con dominante all'olfatto il sentore di sambuco. Non a caso è prodotto su terreni argillosi e stagnanti, ad una latitudine maggiore rispetto agli altri spumanti dell'Oltrepò .[OP Classese spumante Brut Bronis]

Diffidiamo dai Rosè di nome e non di fatto, degli spumanti bianchi tinti di rosa. Un vero Rosè ha alle spalle una precisa storia e filosofia.
Scopriamolo nella nostra degustazione:
8. Bella morbidezza, frutto maturo,confettura spinta al naso,quasi eccessivo il residuo zuccherino. [Spumante Brut Metodo Classico “Valentino”, Podere Rocche dei Manzoni , Piemonte]
9. Colore splendido, autentico e non ritoccato,olfatto sottile e raffinato, bocca elegante, bella Pai. Fragranza tipica del rosè di qualità. [Rosè Cà Roma, Volta Mantovana (Mn)]
10. Colore tenue dovuto a breve macerazione, rosa antico non corretto dalla liqueur, espressione del frutto molto interessante all'olfatto, pieno ed aggressivo in bocca, torna alla fine una nota amara legata alla tecnica di vinificazione. [OP Brut Rosè Cà di Frara]
11. Stessa finezza ed eleganza del nono prodotto. Potrebbe però non essere monovitigno al 100%, ha una bella freschezza ma manca di sapidità. [Brut Rosè F.Bellei, Modena]
12. Grande pulizia ed eleganza al naso, complessità di bocca giocata sul frutto, residuo zuccherino presente ma non eccessivo. Forse non è PN in purezza,ci può essere pinot bianco. [Metodo Classico Brut Rosè Athesis Kettmeir, Alto Adige]
13. Troviamo tutta la “polpa” del PN autentico,il terroir nella sua più naturale evoluzione, la corrispondenza diretta tra frutto e vino, struttura, complessività. La sensazione di pseudo dolcezza e' determinata dalla maturità del frutto,non dallo zucchero..[OP Brut Cruasè di Monteceresino, Travaglino]
Ripassiamo i bicchieri al naso e in abbinamento con squisiti garganelli con ragù di coniglio e finferli, e chiudiamo con altri tre Rosè, precisamente:
14. Maso Martis Brut Rosè, meno elegante e più chiuso dei precedenti
15. Rosè Marchesi di Montalto, grandioso come il Rosè di Travaglino
16. Ferrari Maximum Rosè,chiude in modo eccellente la carrellata e la serata.
Da tutto quanto emerso durante la serata ma,soprattutto, da ciò che abbiamo colto direttamente nei nostri bicchieri, possiamo fare alcune considerazioni sull'utilizzo del Pinot Nero nei grandi spumanti italiani:
-il PN da vita a spumanti di alta qualità in zone diverse d'Italia con caratteristiche differenti a seconda del terroir;
-gli spumanti con alte percentuali di PN, per non parlare dei PN in purezza, sono caratterizzati da importanti struttura, nerbo, stoffa decisa e sicura
-il colore dei vini a Pn vinificato in bianco tende al giallo dorato-antico , nei rosè le tonalità possono variare a seconda dei tempi di macerazione ma in ogni caso il colore deve essere autentico e non subire cambiamenti dal mosto al calice;
-le note olfattive tipiche sono quelle di crosta di pane , frutta come mandorla e mela nei bianchi, piccoli frutti di bosco nei rosè, più note floreali, vegetali, minerali a seconda della complessità e dell'evoluzione;
-gli spumanti a base PN si distinguono per spiccata acidità e buona sapidità.
Un ringraziamento doveroso va rivolto a Marzi per il suo prezioso intervento, allo staff del ristorante Edelweiss per l'accoglienza, a Luigi Bortolotti ed ai suoi collaboratori per aver ideato un seminario-cena-degustazione così ad alto livello accessibile a tutte le tasche.
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