Oltrepò Pavese, terra di pinot nero - Seconda parte

La spumantizzazione di qualità abita le colline dell’Oltrepò Pavese sin dalla metà dell’Ottocento e il pinot nero è il suo indiscusso protagonista. La seconda masterclass condotta dal giornalista Luciano Ferraro e dal sommelier Bruno Ferrari punta i riflettori sui grandi Metodo Classico di questo fantastico territorio.

Aurora Trasmondi

Figlia di un progetto promozionale risalente al 2019, la Masterclass introdotta dal direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese Carlo Veronese e guidata dal caporedattore del Corriere della Sera Luciano Ferraro e dal sommelier Bruno Ferrari, invita alla riscoperta consapevole di un territorio vitivinicolo sorprendente ma, di fatto, non opportunamente stimato per le sue peculiarità.

Seppur decantato da personalità come Mario Soldati che nel ’57 lo scelse per realizzare il primo reportage enogastronomico della storia della televisione italiana, Viaggio nella valle del Po, o Gianni Brera che nel ‘63 raccontò proprio i Vini dell’Oltrepò Pavese, senza passare attraverso i numerosi contributi elogiativi di Luigi Veronelli, è un territorio che indebitamente non gode dei fasti che meriterebbe.

Ci si chiede perché questa potenza narrativa non si sia tradotta in una fama più ampia e consolidata visto che l’Oltrepò Pavese è un patrimonio per l’enologia nazionale e internazionale: per estensione, la prima zona di coltivazione di pinot nero in Italia con il 75% dell’intera produzione nazionale del vitigno, e la terza a livello produttivo mondiale con 12 milioni di bottiglie annue, di cui 1,5 milioni di Metodo Classico.

Terra considerata zona di vini di qualità sin dall’antichità, come testimoniano Plinio il Vecchio (23 d.C. – 79 d.C.) che racconta di una viticoltura florida in quel di Litubium, l’odierna Retorbido, o lo storico Strabone (60 a.C. - 21 d.C.) che, attraversando Clastidium, l’antica Casteggio, la descrive così: «della bontà dei luoghi è prova la densità della popolazione… La terra coltivata dà molti e svariati prodotti… L’abbondanza del vino viene indicata dalle botti fatte in legno e più grosse delle case».

L’Oltrepò Pavese è davvero sorprendente anche per altri aspetti e, tra questi, la lunga e lungimirante tradizione spumantistica, basti pensare che già nel 1912 il cosiddetto «lusso pavese», come amava definirlo Brera, o champagne italiano come poteva chiamarsi al tempo, veniva non solo disciplinato a livello produttivo attraverso la razionalizzazione degli impianti e dell’uso dei cloni, ma esportato oltreoceano da una delle più importanti società vinicole del secolo scorso, la SVIC (Società Vinicola Italiana di Casteggio) che lo pubblicizzò accanto alla Statua della Libertà accogliendo i viaggiatori che sbarcavano a Liberty Island con lo slogan «SVIC Gran Spumante ». Dell’allora enologo, Pietro Riccadonna, a capo della società, il celebre motto: «che cos’è la vita se non spumeggia il vino?».

Una tradizione che è potuta nascere e svilupparsi grazie all’interazione ottimale tra un clima e un terreno in cui il pinot nero, vitigno tra i più difficili da coltivare, ha trovato un suo habitat ottimale. I vigneti crescono all’interno del bacino padano delimitato dalla catena alpina e da quella appenninica, su colline che sono un complesso di biodiversità, per orografia e condizioni pedoclimatiche, caratterizzate da terreni geologicamente diversi che spaziano dalla presenza di marne sabbiose a strati arenacei o calcarei, da scisti galestrini ad argille scagliose: un vero mosaico di microzone e microclimi, attraversate dallo stesso 45° parallelo Nord, meglio noto come “parallelo del vino”, della zona di Bordeaux.

La Degustazione

Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Rosè Cruasé Brut 2019 - Pietro Torti
100% pinot nero - Sistema di allevamento: Guyot - Affinamento: 36 mesi sui lieviti
«Bisogna aver rispetto per quello che la terra ci dà». Questo il motto che Alessandro Torti, quinta generazione a capo dell’azienda, ha ereditato dal padre, perseverando in un lavoro senza interventi invasivi né in vigna né in cantina, cercando di vinificare nel modo più naturale possibile. Siamo sulle colline di Muncalv, Montecalvo Versiggia, nella valle del torrente Versa.

È uno spumante vinificato con una pressatura soffice in modo da ottenere un mosto fiore dal colore naturalmente rosato, il cosiddetto Cruasé, un marchio esclusivo che identifica lo spumante Metodo Classico Rosè da uve pinot nero dell’Oltrepò Pavese. Nel calice si presenta color cipria brillante e dal perlage fine e vivace. Lo spettro olfattivo si apre nell’immediato con sentori floreali di rosa e piccoli frutti rossi, dai lamponi al ribes, alle fragoline di bosco. Lentamente si scopre più intenso e complesso con aromi vegetali di salvia e timo che si intervallano alla leggera nota vanigliata. L’entrata in bocca è sapida e minerale, con una gradevole morbidezza in chiusura.

Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Rosé Brut Moratti 2015 - Castello di Cicognola
100% pinot nero - Sistema di allevamento: Guyot - Affinamento: 60 mesi sui lieviti
A pochi chilometri di distanza, nella Valle Scuropasso, passiamo da una produzione quasi artigianale a quella di una grande famiglia imprenditoriale, i Moratti. La proprietà, a Cicognola, rimase in disuso fino al 1982, anno in cui ne venne riscoperta l’antica vocazione agricola e avviata la coltivazione vitivinicola, ad oggi incentrata particolarmente sulla produzione di spumanti.

Color rosato lucente, con sfumature ramato che svelano una lunga e significativa rifermentazione. Al naso non disattende un’immediata intensità: gli aromi floreali sono più complessi, dalla rosa alla viola, e quelli fruttati più evoluti, dall’arancia rossa all’amarena, alla pesca noce. A seguire: erbe aromatiche, frutta secca, crosta di pane e una nitida nota gessosa. Una gamma olfattiva avvolgente. Al palato, significative la freschezza e la persistenza, con una chiusura minerale che invita al sorso successivo. Vino di struttura.

Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico 2005 Pas Dosé 2019 – Finigeto
100% pinot nero - Sistema di allevamento: Guyot - Affinamento: 36 mesi sui lieviti
Azienda vitivinicola relativamente giovane, nata nel 2005 come riporta in etichetta il nome del vino, ma con intenti da subito molto chiari, perseguendo con convinzione l’intento di produrre vini che potessero essere veicolo di conoscenza del territorio: non a caso il titolare, Aldo Dallavalle, definisce la degustazione «una geografia contadina».

Nel calice è giallo paglierino limpido con riflessi dorati e dal perlage sottile e vivace. Il naso rivela la differente zona geografica: siamo a Montalto Pavese con vigneti esposti a nord. Predomina l’intensità di aromi floreali di fiori bianchi, e gelsomino su tutti, tiglio e mela golden. I sentori sono complessi, con ritorni di vaniglia, note mielate, crosta di pane e noce. L’entrata in bocca è di una freschezza quasi tagliente, per poi far posto a una struttura e a un eco balsamico che lega il tutto in armonia.

I vini

Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Brut Millesimato 2016 – Ca’ del Gè
100% pinot nero - Sistema di allevamento: Guyot - Affinamento: 60 mesi sui lieviti
Altra azienda fortemente impegnata nella valorizzazione del territorio, Ca’ del Gè rientra nel Progetto Vino, ovvero un accordo e protocollo volontario tra aziende vitivinicole dell’Oltrepò Pavese per una gestione agricola dei vigneti orientata alla salvaguardia della biodiversità e degli habitat naturali, favorendo un ulteriormente aumento del valore del vino prodotto in questo angolo di Lombardia.

Restiamo a Montalto Pavese, ma con uve che provengono anche dalla zona intorno Cicognola e da vigneti con età ed esposizioni diverse tra loro. Un’interazione che questo bicchiere sembra voler raccontare.

Dal colore paglierino brillante con riflessi dorati che denotano, anche in questo caso, la lunga rifermentazione. Limpido, lucente e dal perlage finemente brioso. Al naso è intenso e ricco, dalle numerose note di fiori bianchi così come numerose e particolarmente ampie quelle fruttate, dalla frutta a polpa gialla, agli agrumi e al cedro. Gli aromi vegetali non si fanno attendere, timo e maggiorana su tutti, con intervalli di note mielate e crosta di pane. In bocca conferma la complessità olfattiva, anche nel lungo finale, con un piacevole equilibrio tra freschezza e morbidezza.

Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Brut Classese 2014 - Quaquarini Francesco
100% pinot nero - Sistema di allevamento: Guyot - Affinamento: 64 mesi sui lieviti
Dell’azienda Quaquarini e poche altre, la scelta di continuare a usare in etichetta il termine Classese, nato nel 1982 come brand identificativo per rilanciare Metodo Classico oltrepadano seppur non ne sia mai stato approvato l’uso a livello istituzionale. Siamo a Canneto Pavese, nel cuore della cosiddetta fascia della vite, zona storicamente vocata per la viticoltura.

Nel calice si presenta con un lucente paglierino dalle venature dorate e una propulsiva spuma che sembra anticiparne la freschezza gustativa. A livello olfattivo è armonioso ed elegante. La mela annurca avvolge la pesca gialla e i richiami esotici di ananas e di litchi, accompagnando le note di noce e nocciola che si aprono nel finale. L’entrata in bocca è di una freschezza tale da lasciar intuire un potenziale di longevità enorme.

Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Brut Collezione 2008 - La Versa
85% pinot nero, 15% chardonnay - Sistema di allevamento: Guyot - Affinamento: 120 mesi sui lieviti
La zona della Valle Versa non può che non identificarsi con questa storica cantina, nata dall’unione di una ventina di agricoltori per sottrarsi alle restrittive leggi di mercato nel lontano 1905, vero emblema della spumantistica oltrepadana, con la prima bottiglia di Metodo Classico prodotta già nel 1930. Ad oggi di proprietà di Terre d’Oltrepò, la più grande cantina cooperativistica della Lombardia che, non a caso, si definisce «una realtà dinamica dalle radici antiche».

Il colore è brillante e intensamente dorato rivelando la lunghissima sosta sui lieviti. Al naso la complessità della gamma olfattiva è notevole, una sorta di compendio dei vini degustati in precedenza. Si apre con profumi di frutta matura, con intervalli di agrumi canditi e frutta secca. Seguono eleganti note mielate e suadenti ricordi di pan brioche e zenzero. In bocca è deciso e di struttura, dalla spiccata mineralità e persistenza interminabile. Un sorso gustativamente molto ricco e appagante.

«Qui il vino è vino» come recitava lo slogan del Consorzio già alla sua nascita e, ad oggi, con un rapporto qualità-prezzo strepitoso, sarebbe davvero il caso di farne scorta!