Omaggio a Luigi Veronelli. Viaggio sentimentale nell'Italia dei vini

Oltre 35 anni dopo la loro prima messa in onda, Samuel Cogliati riporta in scena a Milano, grazie alla collaborazione di Gian Arturo Rota, un'antologia dell'inchiesta condotta da Luigi "Gino" Veronelli su RAI 3 nel 1979.

Davide Gilioli

Fine anni Settanta in una strada di periferia. Dopo aver ricevuto una lettera anonima, che attacca pesantemente il vino contadino e sottolinea il declino - anche simbolico - della terra, testimoniato dallo spopolamento delle campagne a favore della grande industria, Veronelli non ci sta: imbronciato, si mette al volante della sua Alfetta, deciso a smentire l'anonimo portando lo spettatore nelle campagne, alla ricerca di quelli che definisce "vini bandiera", veri e propri simboli dell’enologia italiana nel mondo. 

Inizia così il primo dei filmati che Samuel Cogliati ha selezionato per la platea di AIS Milano. Gino Veronelli è un’icona indiscussa per ogni amante del vino, ma per molte delle persone in sala questo video rappresenta una prima assoluta.

Sfila quindi sullo schermo una carrellata di brevi interviste a personaggi evocativi della storia del vino italiano: Bruno Ceretto, Bruno Giacosa, Giacomo Bologna, Giuseppe Ratto. 

Luigi Veronelli

Ed è sorprendente constatare come alcuni concetti suonino straordinariamente attuali: dalle norme sul vino che al tempo non consentivano l'indicazione in etichetta del vigneto (cru) - mentre oggi impongono di dichiarare la presenza di solfiti senza poter esplicitarne la quantità - alle rese eccessivamente generose concesse dai disciplinari, che di fatto danneggiavano le Denominazioni di Origine favorendo le frodi (il “commercio delle bollette”) ed una minore qualità. 

Particolarmente toccante il passaggio in cui alle immagini di Veronelli, avvolto in un pesante pastrano mentre cammina solitario tra le vigne, si sovrappongono quelle di gruppi di anziani contadini che potano e legano i tralci affondando le caviglie nella neve: «Il contadino non ha tradito la terra» sentenzia Gino «perché questa è l'espressione del luogo che l'ha cresciuto». 

Gli fa eco una frase di Bruno Giacosa: «Se i vigneti dalla bassa Langa non sono noccioleti, lo dobbiamo solo ai vecchi. I vecchi sono maestri senza eredi». Ed ancora Veronelli: «Il peggiore vino contadino è migliore del miglior vino d'industria», perché - e qui ritorna il parallelo con i giorni nostri - un vino di facile beva, accattivante e piacevole può avere una personalità che non lo renderà mai banale e standardizzato.
I viniÈ il momento giusto per iniziare a degustare, sapientemente scelti da Samuel Cogliati che in linea con questa filosofia ci propone i primi due vini della serata: il Catavela 2013 dell’azienda Denavolo, un vino non filtrato e privo di denominazione, prodotto in Val di Taro con uve sauvignon, malvasia di Candia, marsanne e santamaria (uva bianca autoctona del piacentino); si prosegue poi con il Roero Arneis DOCG Vigna Saglietto 2013 di Malvirà, un arneis in purezza. 
Entrambi si distinguono per piacevoli note floreali e per assaggi salini e freschi, dalla beva scorrevole ma mai poveri di personalità e persistenza finale.

Riprendono le proiezioni con il Maestro che elogia la nascita delle Enoteche Regionali e degli itinerari turistici delle "Strade del vino", in grado di avvicinare i luoghi del vino alla gente, con in testa il ruolo dell'AIS come mezzo di conoscenza e comunicazione ragionata del vino. È quindi il momento del terzo vino: Barbaresco DOCG 2011 della prima e storica “cantina sociale” italiana, quella dei Produttori del Barbaresco. Un effluvio di viole e lamponi, mentre il sorso balsamico e speziato ma dal tannino ancora graffiante ne rivela l’assoluta giovinezza.

L'ultima parte del video si chiude su un acceso dibattito di un trio ormai epico: con Gino ci sono gli amici Gianni Brera e Mario Soldati, intenti a discutere sul disciplinare del Chianti. 
Per Soldati la tradizione non dovrebbe essere intaccata dalle nuove concezioni, mentre Brera opta per un rinnovamento che veda l'uscita delle uve bianche; Veronelli addirittura critica l'utilizzo del colorino e suggerisce l'impiego in purezza del Sangiovese (che venne introdotto solo molti anni dopo). 

La risposta ideale a questa discussione arriva dalle ultime immagini: dalle proprietà dei Marchesi Antinori, direttamente dalla vigna Tignanello (uno dei c.d. "vini bandiera" italiani, che in realtà sfuggiva proprio al disciplinare dell’allora Chianti DOC a causa dell'utilizzo di cabernet, sauvignon e franc), il Maestro Veronelli sferra l'arringa finale all'anonimo contestatore, congedando gli spettatori con il sunto della sua filosofia enoica: «Diffida delle etichette: cerca tu stesso i vini migliori. Inizia come in amore, con gli occhi. Poi ne percepirai il profumo. Entra nel vino ed il vino entrerà in te. Interpretalo ed ascoltalo». 
Una frase che ogni sommelier dovrebbe adottare come proprio mantra. Proprio come adesso, avendo davanti come ultimo vino della serata lui, Tignanello 2012. Il sipario si abbassa. 
Chiudete gli occhi, abbandonatevi al silenzio della vostra intima e personale degustazione.

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