Padre e figlia. Cantina Scuropasso, il valore aggiunto del confronto generazionale

La rassegna dedicata alle eccellenze dell’Oltrepò ha portato questa volta nella sede di AIS Pavia Fabio e Flavia Marazzi, rispettivamente terza e quarta generazione della cantina Scuropasso.

Marco Agnelli

La storia ha inizio nel 1962, anno in cui il papà e lo zio di Fabio intuirono la possibilità di dare un senso ai propri vigneti in Pietra de Giorgi strutturandoli in un’azienda agricola. Inizialmente l’uva veniva conferita alle grandi realtà spumantistiche franciacortine e piemontesi. Dopo qualche anno, arrivò la decisione di produrre un proprio vino.

L’avventura di Scuropasso iniziò con il metodo classico grazie alla valorizzazione di quel magnifico vitigno di cui la valle Scuropasso è ricca, il pinot nero. Nel 1991 nasce Roccapietra, l’etichetta emblema della maison. Il nome scelto per questo vino nasce dalla fusione tra i toponimi di Rocca de Giorgi e Pietra de Giorgi, i due comuni di fatto considerati la capitale del pinot nero. Raccolta manuale, utilizzo di lieviti indigeni e massimo rispetto per l’ambiente sono i mantra dell’azienda.

Scuropasso lavora con grande attenzione per la tradizione, e al contempo con un occhio di riguardo a innovazioni che possano apportare migliorie. Il confronto generazionale tra la giovane Flavia, studentessa di Enologia, e papà Fabio rappresenta un inestimabile valore aggiunto di questa brillante realtà oltrepadana. A Flavia si deve soprattutto un cambio di passo sul Cruasé, e anche uno studio approfondito sulla nutrizione del terreno. La tradizionale concimazione con letame in pellet è stata da qualche anno sostituita dall’interessante pratica agronomica del sovescio con leguminose. Fava, favino e pisello, grazie alle loro proprietà di fissare l’azoto nel terreno, sono seminati nel vigneto, restituendogli tutta la sua biodiversità e tutto il suo naturale equilibrio.

La degustazione della serata, condotta da Gabriella Vottero Fin, Degustatore AIS della Delegazione di Pavia, passa attraverso le pietre miliari della storia di Scuropasso. Scomponiamo questo momento in tre atti, come una pièce teatrale.

Atto primo: l’eleganza del metodo classico

VSQ Pinot Nero metodo classico pas dosé Roccapietra Zero | 100% pinot nero

2012 sboccato nel 2018, più di 60 mesi sui lieviti. Colmato alla sboccatura con le stesse bottiglie prese dalla catasta. Niente liquer, niente vino di riserva, niente solforosa aggiunta. Bellissimo colore paglierino brillante, al naso si apre con una piacevole nota di pasticceria, cui fa seguito una carezza suadente di miele d’acacia e una componente floreale declinata soprattutto sul gelsomino. Intrigante ricordo di mela tagliata, e a completare l’ampio profilo olfattivo un tocco di salvia e di timo. In bocca bollicina molto elegante, avvolgenza e persistenza importante

VSQ Pinot Nero metodo classico pas dosé Roccapietra Zero da magnum | 100% pinot nero

Proseguiamo con lo stesso vino in annata diversa e in bottiglia di dimensioni raddoppiate. Nel calice abbiamo un 2010 sboccato nel 2016. I due anni di evoluzione in più rispetto al precedente dopo la sboccatura nonché le differenti dimensioni del contenitore conferiscono un’impronta che si smarca decisamente dalle caratteristiche osservate nel precedente calice. Il colore all’occhio sembra più carico, mentre i profumi sono complessivamente più scuri. Il miele, presente anche qui, è più amaro e più orientato sul castagno che sull’acacia. La bollicina ha una sorprendente tensione, ancora sferzante. Entra in bocca preciso e tagliente come una lama, con l’eleganza di un autentico fuoriclasse.

Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG pinot nero brut rosé Roccapietra Cruasé 2012 | 100% pinot nero

Il vino in cui la mano di Flavia si sente maggiormente. Rispetto al passato, racconta papà Fabio, la scelta di Flavia è stata quella di accorciare i tempi di macerazione, con lo scopo di dare maggiore eleganza lavorando con un’estrazione contenuta e al tempo stesso di alleggerire il colore, come richiesto per potersi fregiare del marchio consortile Cruasé. Anche la scelta della bottiglia bianca va incontro al desiderio di valorizzare la bellezza di questa elegantissima nuance. Un rosé elegante, luminoso e molto delicato. L’impatto olfattivo è aperto da profumi esuberanti di fiori appena colti, seguiti da sentori dolci di zucchero filato e fragole fresche. In bocca suadente e al tempo stesso deciso e sferzante, con quel poco di zucchero residuo (5 g/l) a bilanciare perfettamente le accennate spigolosità del pinot nero.

Ma siccome papà Fabio è più per le macerazioni prolungate, stasera ci porta in assaggio anche una base spumante rosé del 2018 realizzata da una piccola vasca sottoposta a una macerazione più spinta (di una notte intera). Il colore è più carico, e al naso si avverte tutta l’importanza del frutto. Un assaggio didattico, in divenire, sicuramente da immaginare in prospettiva

Atto Secondo: la valorizzazione di un vitigno autoctono dell’Oltrepò Pavese

IGT Provincia di Pavia Riesling Pienosole 2016 | 100% riesling italico

Il progetto riesling italico, di cui i Marazzi vanno particolarmente fieri, è da intendere nella valorizzazione di un vitigno autoctono dell’Oltrepò pavese, ingiustamente considerato il fratello povero del riesling renano. Di provenienza francese, è piantato per circa 2000 ettari in Oltrepò. Da vecchie vigne, con produzione contenuta, ecco questo piccolo gioiello, “Pienosole”. Dopo vari tentativi, la 2016 è la prima annata che soddisfa pienamente Flavia e Fabio. «Dopo circa un anno in vasca di acciaio e un anno di bottiglia su tappo di sughero -dice Fabio- il vino inizia ad assumere un’importanza di tutto rispetto». Il colore è giallo paglierino carico e brillante. La componente di frutto emerge all’esame olfattivo, soprattutto con una frazione agrumata giocata sulla scorza. Ben percepibili gli echi balsamici di conifera, che rimandano addirittura a ricordi di retsina. In bocca entra con un equilibrio eccellente, con una freschezza bilanciata da una buona componente di morbidezza fruttata. Ritorna nel finale di bocca la parte agrumata.

Atto Terzo: la magia della tradizione

Buttafuoco dell'Oltrepò Pavese DOC Lunapiena 2013 | 50% croatina, 25% barbera, 12% uva rara, 13% ughetta di Canneto

L’esaltazione del territorio attraverso i suoi vitigni autoctoni, co-impiantati nella stessa vigna, vendemmiati e vinificati insieme. Croatina, barbera, uva rara e ughetta di Canneto (pardon, vespolina -scherza Fabio) sono i quattro vitigni di questo storico vino, che Flavia ci mostra uno accanto all’altro in una meravigliosa foto. Ma qual è il segreto del fantastico equilibrio di questo vino proveniente da quattro uve che maturano in momenti diversi eppure sono vendemmiate insieme? «La maestria di chi pota la vite», risponda senza esitazione Fabio. Carnale, passionale, immediatamente riconoscibile nella sua appartenenza territoriale, Lunapiena si presenta nel calice. Ciliegia, frutto rosso, ricordo balsamico e spezie dolci, chiodi di garofano e cacao. In bocca corpo, struttura, acidità e grande persistenza. Un vino che entra da protagonista, senza bussare