Pink is the new black
Sei splendide relatrici AIS ci hanno guidato, con garbo e leggerezza, nella degustazione di altrettanti vini rosé con lo scopo di sfatare i tanti pregiudizi che ancora riguardano questa tipologia di vino. Una serata benefica a sostegno dell’Associazione SVS Donna Aiuta Donna Onlus.
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La serata, introdotta da Sara Missaglia, è andata direttamente al cuore della questione: i vini rosati sono spesso vittime di pregiudizi, dimenticati o denigrati, considerati non adatti a tavole sontuose, eleganti e complesse, talvolta ritenuti dagli stessi produttori una sorta di completamento di gamma: vini stagionali, simili, leggeri, “da donna”.
Paola Marcone ci ha dimostrato che i rosati non sono affatto tutti uguali; anzi, ogni rosato ha una propria individualità, a partire dal colore che si presenta con mille sfumature diverse. Ciò dipende da una peculiarità del vino rosato, che non appartiene né ai bianchi, né ai rossi: per ottenerlo, è indispensabile l’intervento dell’uomo che decide il tempo di macerazione dell’uva. I rosati possono essere ottenuti con pressatura diretta dei grappoli senza alcun contatto con le bucce (vin gris e blush wines), con macerazione pellicolare breve(fino a 12 ore), con macerazione pellicolare lunga (dalle 12 alle 24 ore) o con l’antica tecnica del salasso, che consiste nel prelevare una certa quantità di mosto dalla vasca di vinificazione dei rossi, prima che la macerazione sia portata a termine, per poi vinificarla in bianco. Il rosato proposto da Paola è stato ottenuto proprio con quest’ultima tecnica.
VSQ Rosato NV Metodo Classico Extra Brut N. S. Della Neve – G.D. Vajra
Nebbiolo 60%, pinot nero 40%. 79 mesi sui lieviti. Sboccatura 19 agosto 2019. Alcol 13% vol.
Al naso si apprezzano croccanti note fruttate di piccoli frutti rossi e fragolina di bosco, una punta agrumata, assieme a sentori floreali di petali di rosa. La bocca esprime una grande struttura, affiancata da acidità e sapidità, con un tannino da nebbiolo che dona una grande verve al sorso.
Ma, il rosato è un vino da donne? A Ilaria Ranucci il compito di approfondire e smentire questo stereotipo. È risaputo che la fisiologia del gusto degli uomini e delle donne è molto simile. Nell’accezione comune un vino da donna deve essere fine, delicato, morbido, elegante, fruttato e floreale, assolutamente non muscoloso e potente, cioè avere tutte quelle caratteristiche comunemente riconosciute alle donne. Quindi, un “vino da donne” è soltanto un costrutto culturale e ciò è confermato dal fatto che il consumo di vino rosato nel mondo è distribuito in quasi egual misura in entrambi i sessi. Ilaria ha scelto per la degustazione un vino fatto di contrasti, a base ciliegiolo, dotato di morbidezza e profumi, ma prodotto “all’antica “, con l’utilizzo di lieviti indigeni, senza controllo della temperatura e senza solforosa aggiunta.
Umbria IGT Ciliegiolo Il Rosato di Casa Mattioli 2018 – Collecapretta
Ciliegiolo 100%. Vinificazione in bianco. Affinamento in cemento vetrificato. Alcol 14,5% vol.
Naso complesso con note fruttate di ciliegia e floreali. Bocca piena e golosa in cui emerge la nota fruttata diretta e profonda. Buona la persistenza.
A seguire, gli avvocati Laura Panciroli e Laura Nencioni ci hanno presentato l’Associazione SVS Donna Aiuta Donna Onlus, fondata nel 1997 insieme al Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, che si occupa dell’accoglienza di chi ha subito violenza e maltrattamenti, dell’assistenza legale e psicologica delle donne e dei minori, del supporto all’autonomia e dell’assistenza allo studio. Tale associazione opera in un’agghiacciante realtà dove il pregiudizio regna sovrano e dove le donne che subiscono violenza sono le prime a credere che la loro parola e la loro testimonianza non abbiano valore e che chi agisce la violenza sia più credibile, in quanto socialmente inserito ed economicamente più forte.
Sara Missaglia ci ha poi condotto in Oltrepò Pavese per dimostrarci che anche il rosato è un vino di terroir. La croatina è il vitigno bandiera tanto che in Oltrepò si colloca il 70% dell’intera produzione nazionale. In degustazione è proposto proprio un vino ottenuto da viti di croatina di 115 anni allevate a Bosnasco su terreni argillosi. La produttrice è una donna: Lucia Maggi.
Provincia di Pavia IGT Rosato Desiderio 2020 – Possessione Sparano Capelli 1857
Croatina 80%, barbera 20%. Spremitura soffice, fermentazione in vasche di vetroresina. Nessuna filtrazione. Nessuna chiarifica. Alcol 13% vol.
Naso intrigante e fresco con piccoli frutti rossi aciduli, agrume, rosa canina e fiori di zagara, note di melograno, di cuore di anguria e di timo limonato. In bocca il vino è graffiante, molto scorrevole con una bella acidità legata alla barbera. Espressione perfetta del terroir che rappresenta.
Alessandra Marras si chiede se il rosato sia un vino di identità. Per dimostrarlo ci ha accompagnati in Abruzzo dove l’essenza della viticoltura è la brezza. L’Abruzzo è una striscia di terra contenuta tra la Maiella, il Gran Sasso e il mare, costantemente ventilata. Il vitigno principe è il montepulciano che rappresenta il 56% della superficie vitata. La DOC Cerasuolo d’Abruzzo creata nel 2010, è stata la prima denominazione di origine dedicata a un vino rosato. Il vino proposto da Alessandra è prodotto dalle Tenute Agricole Masciarelli, grandi protagonisti della vitivinicoltura abruzzese.
Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Villa Gemma 2018 – Masciarelli
Montepulciano 100%. Pigiatura e macerazione in pressa per 12 ore. Vinificazione in acciaio. Alcol 13% vol.
Naso leggero ed elegante con sentori di cipria alla rosa, fragolina di bosco, carcadè, erbe medicinali e scorza d’arancio. In bocca il sorso è pieno, di struttura, con una buona acidità e una piacevole sapidità.
Il rosato è un vino da evoluzione? Con Adriana Licciardello ci siamo trasferiti in Sicilia. Certamente non tutti i rosati sono adatti all’invecchiamento. Dipende dalla varietà di partenza, dal metodo di vinificazione condotta sempre a bassa temperatura affinché il corredo aromatico possa mantenersi più a lungo e una macerazione prolungata sulle bucce, e dal tipo di suolo, preferibilmente argilloso o calcareo-argilloso per favorire la struttura dei vini. Il frappato è uno dei vitigni adatti per ottenere un rosato da invecchiamento.
Terre Siciliane IGT Frappato Rosato Osa! 2010 – Paolo Calì
Frappato 100%. Terreni di sabbie rosse di dune marine preistoriche. Fermentazione a 18-20 °C con inoculo di lieviti selezionati.
Al naso si apprezzano note di un floreale appassito, di agrume amaro e chinotto, sentori di erbe officinali e salvia essiccata. La bocca è decisamente agrumata e dotata di grande freschezza e sapidità. Persistenza lunga con piacevoli ritorni di rabarbaro. Vino decisamente gastronomico.
Per concludere, Maria Rita Olivas ci ha suggerito alcuni abbinamenti gastronomici con i primi cinque vini degustati. La merenda sinoira, una tradizione piemontese costituita da pane, salumi, verdure, tonno e uova sode, funghi sott’olio e verdure sott’aceto, è adatta alla bollicina rosé; per il secondo vino, la porchetta; il riso alla certosina per il terzo; il baccalà all’aquilana per il quarto e le polpette di melanzana in salsa agrodolce per il quinto. Maria Rita sceglie, per concludere la serata, un Franciacorta.
Franciacorta DOCG Rosé Demi Sec – La Montina
Chardonnay 40%, pinot noir 60%. Permanenza sui lieviti 24 mesi. Dosaggio: 33-34 g/L.
Naso fragrante, con sentori di frutti di bosco associati a crema pasticcera e pan di Spagna, note di mandorla in pralina, rosa canina ed erbe aromatiche. All’ingresso in bocca è cremoso e dolce; poi emerge, ma in secondo piano, una vena acida e sapida. Lunghezza media.
Gli abbinamenti proposti sono diversi: una coppa di fragole con panna, una cheesecake di lamponi e fragoline, una crêpe al caramello salato, una crème brûlé, ma anche un formaggio caprino a crosta fiorita alla cenere.