Pol Roger e i suoi primi 175 anni
Se la storia del più famoso vino al mondo confina spesso con la leggenda, a partire dal fatto che non tutti gli studiosi sono concordi nell’attribuire la paternità del “Re delle bollicine” a Dom Pierre Perignon, non esistono invece dubbi sull’assoluta eccellenza di alcuni champagne che sono diventati anch’essi leggenda, come i Pol Roger che ci ha raccontato da par suo Alberto Lupetti.
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Parlare di Champagne e in particolare di alcune Maison - come Pol Roger - di grande reputazione, che hanno contribuito e ancor oggi contribuiscono in maniera significativa al successo planetario di questo vino, non è affare semplice; se vogliamo che la narrazione sia precisa, appassionata e competente, allora occorre un super esperto come Alberto Lupetti, giornalista professionista e autore di testi ormai classici sullo Champagne: “La mia Champagne”, le famose guide ai Grandi Champagne e l’ultimo libro dedicato alla Maison Krug, “Krug la mia passione”.
Brevi considerazioni sullo Champagne
Perché, ancora oggi, lo Champagne è un vino unico ed inarrivabile? La risposta è semplice ma inequivocabile: è un prodotto estremo, che nasce in una zona geografica dove la vitis vinifera non potrebbe (almeno sulla carta e non tenendo conto del cambiamento climatico in atto), produrre grappoli di qualità a causa della latitudine, delle temperature e delle poche ore di insolazione…e invece l’uomo ci mette la sua mano, inventandosi qui un terroir che realizza una sinergia unica fra clima, suolo e tradizione produttiva, sinergia che si è ulteriormente rafforzata anche grazie ad alcuni grandi Champenois del calibro di Anselme Selosse con la sua idea che per fare uno Champagne versatile e longevo - in particolare sui millesimati - si debba necessariamente partire da un grande vino.
Con queste premesse, la domanda arriva subito: lo Champagne è un vino costoso o, più prosaicamente, semplicemente un vino caro, considerando tutto ciò che gli ruota intorno?
Anche qui, una risposta secca e precisa: per fare una bottiglia di Champagne servono da 1 a 1,5 kg di uve scelte e se consideriamo che nel 2023 il costo di 1 Kg. di uva chardonnay di un Grand Cru ha toccato quota 11 euro, che si deve utilizzare una bottiglia di vetro bello spesso in grado di resistere a 20 atm di pressione interna, che occorre tanto lavoro qualificato in tutte le fasi di produzione e 3 o più anni di affinamento…ecco allora che lo Champagne è senza dubbio un vino costoso ma in fondo nemmeno tanto, se lo paragoniamo ad etichette senza dubbio blasonate che spuntano prezzi molto più alti a fronte di un livello qualitativo tutto sommato paragonabile.
La Champagne viticola in sintesi
- 34.298 ettari vitati, di cui 33.803 in produzione
- 319 Cru, di cui 17 Grand e 42 Premier
- 7 uve consentite per la produzione: 38% pinot noir, 31% meunier e 31% chardonnay, oltre a meno dell’1% delle vecchie varietà; dal 2022 è consentito l’impiego del voltis, un vitigno PIWI a bacca bianca che apporta al vino una buona freschezza (per via della sua acidità) ma una bassa aromaticità
- 320.000.000 bottiglie prodotte in media ogni anno
- 4.172 produttori imbottigliatori, suddivisi in 420 fra Maison (77) e négociants e 3.752 produttori vigneron a vario titolo
Una definizione di cosa sia oggi la Champagne, nella concretezza di tutti i giorni e andando oltre i pur esaustivi dati numerici, ce la fornisce Antoine Roland-Billecart, Vice Direttore responsabile dell’export per la storica Maison Billecart-Salmon: “La Champagne è l’unica zona vinicola al mondo capace di offrire, oggi e allo stesso tempo, un vino di marca, quindi regionale, e, all’opposto, un vino di parcella, quindi microterritoriale”.
Il mercato e i maggiori player dello champagne
Il 2023 ha visto una contrazione dell’8,2% dei volumi di produzione, con 298.000.000 bottiglie prodotte ed esportate per oltre il 57%, ma un nuovo record di fatturato pari a 6,4 miliardi di euro, grazie all’aumento dei prezzi dovuti anche all’accresciuto status dello champagne sempre più identificato come il vino “premium” sui principali mercati internazionali: per portare in esempio, ancora in ambito transalpino, l’altra “corazzata” del vino francese, Bordeaux, non supera i 5 miliardi di euro.
L’Italia è il 5° paese importatore al mondo per quantità ma il 4° in termini di valuta, a ulteriore dimostrazione di quanto detto poc’anzi.
Il 72,4% del mercato è appannaggio delle grandi Maison, mentre i vignerons si debbono spartire circa il 5%; passando alle tipologie di champagne, i Brut Sans Année trionfano con il 76% del totale prodotto mentre le Cuvée Prestige raggiungono il 5%.
Nella top ten dei Produttori il 1° posto va a Moët & Chandon (36.000.000 le bottiglie prodotte), seguito da Veuve Clicquot (22.000.000), medaglia di bronzo a Nicolas Feuillatte con 13.000.000 di bottiglie; in questa classifica, Pol Roger, con le sue 110.000 casse e si stima circa 2.000.000 di bottiglie, si piazzerebbe oltre il 10° posto.
La Maison Pol Roger
Pol Roger, una delle sole quattro storiche maison de champagne ancora ininterrottamente in mano ai discendenti del fondatore (le altre sono Louis Roederer, 1833, Bollinger, 1829 e Billecart-Salmon del 1818), nasce nel 1849 quando Pol Roger avvia un’attività di négociant en vin in quel di Aÿ, zona legata alla viticoltura fin dall’antichità. Passano appena sei mesi e Pol Roger, oltre a vendere i vini, diventa anche fornitore di bottiglie sur lattes a Maison del calibro di Mercier, Mumm, Moet e Perrier-Jouët. Nel 1851 l’azienda si trasferisce a Epernay e nel dicembre dello stesso anno inizia a esportare nel Regno Unito, ottenendo subito un buon successo poiché viene incontro ai gusti dei Clienti inglesi che preferiscono Champagne, non troppo dosati, della tipologia Brut.
Nel 1872 viene sistemato il bel palazzo sede ancor oggi della Maison e nel 1877 Pol Roger diventa uno dei fornitori ufficiali della Casa Reale inglese; particolare importante ma poco noto è che nel 1865, Pol e suo fratello Albert si rivolgono a Louis Pasteur per capire come mai i vini del 1864 avevano avuto una fermentazione incompleta: dopo le analisi dei campioni ricevuti, il grande chimico e microbiologo suggerisce ai due fratelli di esporre il vino all’aria prima del tiraggio e di aggiungere gomma arabica, una pratica tuttora in uso ma praticata per primi proprio dai Roger.
Pol Roger muore nel 1899 e la Maison passa sotto la conduzione dei figli Maurice e Georges il cui esordio è segnato, il 23 febbraio 1900, da una catastrofe che avrebbe potuto scrivere la parola fine all’impresa: una parte della cantina crolla e vengono distrutte 500 barriques di vino e 1,5 milioni di bottiglie ma è proprio in situazioni come questa che emerge lo spirito di squadra degli Champenoise i quali, unendo le loro forze, aiutano la Maison evitandone così il fallimento.
Nel 1949 il timone dell’Azienda è nelle mani della quarta generazione della famiglia, che inizia una fase di sviluppo ampliando la cantina e promuovendo l’esportazione verso l’estero; nel 1955 la Maison inizia ad acquistare vigneti e nel 1975, dieci anni dopo la morte, viene lanciata al Blenheim Palace la celebre Cuvée Sir Winston Churchill per omaggiare il grande statista inglese che amava gli Champagne Pol Roger al punto di aver visitato la Maison appena 44 volte…
Venendo a tempi più recenti, la Maison è ancora cresciuta: sono 92 gli ettari vitati di proprietà nella zona di Epernay, nella Vallée de la Marne e nella Côte des Blancs, anche se l’Azienda continua comunque ad acquistare le uve migliori.
Infine, due curiosità:
- Pol Roger possiede la cantina più fredda della Champagne: profonda fino a 33 mt, ha una temperatura che oscilla tra i 9 e i 10 °C.
- Pol Roger è l'unica grande maison a effettuare ancora il remuage manuale, operazione tradizionale effettuata da quattro rémuer ufficiali (sono solo 12 in tutta la Champagne) che impiegano 45 giorni per completare il lavoro, anziché una settimana usando le giropallett automatiche, spostando ognuno qualcosa come 10.000 bottiglie al giorno!
La degustazione
Vintage 2018
12,5% vol., 60% pinot noir, 40% chardonnay (sempre lo stesso), 6 anni di maturazione sui lieviti (dégorgement febbraio 2024), dosage 7 gr/lt.
Figlio di un’annata calda ma straordinaria per maturità delle uve e produzione (forse troppa) delle vigne, si presenta all’olfatto fine, elegante e carezzevole, evidenti le note floreali e fruttate nonché quella agrumata dello chardonnay e una sfumatura minerale. Nel palato è tonico, avvolgente, delicato con una leggera sapidità molto gradevole. Un millesimato che si presenta oggi sul mercato, ancora giovane al punto che potremmo attenderlo, se ben conservato, anche per altri 20 anni.
Vintage 2013
13% vol., 60% pinot noir, 40% chardonnay (sempre lo stesso), 7 anni di maturazione sui lieviti (dégorgement aprile 2021), dosage 7 gr/lt.
Proviene da uve vendemmiate ad ottobre 2013 (un’eccezione per la Champagne) in un’annata ritenuta straordinaria da molti esperti. Al naso è molto diverso dal Vintage 2018, rivelandosi molto più concentrato e con aromi evoluti che richiamano il caffè e la polvere da sparo. La bocca è più solida e levigata del 2018, concentrata e quasi cremosa, lo diremmo “più Champagne” rispetto al 2018, un vino da tutto pasto e già completo, che potrà sopportare benissimo ulteriori 20 anni in cantina.
Vintage 2012
13% vol., 60% pinot noir, 40% chardonnay (sempre lo stesso), 7 anni di maturazione sui lieviti (dégorgement ottobre 2020, II° lotto), dosage 7 gr/lt.
In un’annata definita “catastrofica” per via delle condizioni climatiche, salvata solo da un agosto “miracoloso” che ha permesso rese eccezionali anche se in quantità ridotte, il Vintage 2012 è a livello olfattivo più complesso e generoso dei precedenti, con sentori di tostatura e polvere da sparo. Nel palato è pieno, materico e verticale, si avverte la componente gessosa mentre nel finale tende a sfumare; un millesimato estremamente equilibrato in tutte le sue note caratteristiche e che promette il miglior invecchiamento in cantina rispetto alle altre annate.
Vintage 2008
12,5% vol., 60% pinot noir, 40% chardonnay (sempre lo stesso), 8 anni di maturazione sui lieviti (dégorgement luglio 2017, più tardivo del solito), dosage 7 gr/lt.
Un’annata fredda che ci consegna un vino piacevole, grazie all’acidità che gli conferisce un carattere intenso. Pur presentandosi al naso un po’ cupo, anche se più maturo e temprato dei Vintage degustati sino ad ora, sembra meno espressivo di quanto dovrebbe essere, sebbene questa caratteristica, apparentemente strana, non è inusuale nell’evoluzione di uno Champagne, che non segue un percorso lineare. La bocca è arroccata su un’acidità gradevole unita ad una piacevole nota minerale.
Sir Winston Churchill 2015
12,5% vol., 75% pinot noir, 25% chardonnay (stimato), oltre 7 anni di maturazione sui lieviti (dégorgement gennaio 2024, III° lotto), dosage 7 gr/lt., prezzo indicativo in Enoteca € 300,00 (ammesso che si trovi…)
Le Cuvée Sir Winston Churchill vengono prodotte con uve cresciute solo in vecchie vigne nei villaggi Grand Cru e non in tutte le annate; la produzione è limitatissima (circa 50.000 bottiglie per millesimo), l’assemblaggio è segreto ma tale da appagare Sir Winston, replicando lo stile dei millesimati 1928, 1394 e 1947 e, prima di essere commercializzato, lo Champagne viene fatto assaggiare ai membri della famiglia di Churchill.
Il SWC 2015, nato in un anno molto caldo e secco, evidenzia la brillantezza dello chardonnay e si presenta all’olfatto profondo, stratificato, ricco e nobile. Nel palato mostra subito “una marcia in più” rispetto ai Vintage rivelandosi denso, solido e strutturato, dotato di una complessità tale che potremmo osarlo (magari facendolo invecchiare ancora per qualche anno) accompagnato ad una succulenta T-bone.
Sir Winston Churchill 2013
12,5% vol., 70% pinot noir, 30% chardonnay (stimato), 8 anni di maturazione sui lieviti (dégorgement aprile 2022), dosage 7 gr/lt.
Naturalmente (ed era difficile che non lo fosse) un grande Champagne, al naso è solido e complesso ma non scostante, con una bolla fine ed elegante che ne garantisce la cremosità. In sintesi, un vino superbo, estremamente fine, totalmente sinergico nel naso e in bocca e dotato di una beva assolutamente “voluttuosa”.