Pol Roger, una Maison di famiglia

Grazie alla piacevole conversazione tra Alberto Lupetti, grande conoscitore di Champagne, e Bastien Collard de Billy, sesta generazione della famiglia Pol Roger, incontriamo l’elegante Maison e degustiamo insieme il frutto di un lavoro d’eccellenza.

Sara Passerini

Pol Roger è una maison che nasce nel 1849 quando proprio Pol Roger, il fondatore, figlio di un notaio che a causa di una malattia non può più esercitare, si butta nel mondo del vino e comincia l’attività di négociant en vin. Pol Roger è originario di Aÿ, zona legata alla viticoltura fin dall’antichità. La scalata al successo è rapida e ben presto, dopo soli sei mesi, oltre a vendere vini, diventa fornitore di bottiglie sur lattes a maison del calibro di Mercier, Mumm, Moet e Perrier-Jouët. Nel 1851 l’azienda si sposta a Epernay e inizia a esportare nel Regno Unito: grazie a questo successo già nel 1855 comincia a privilegiare la produzione di Champagne non troppo dosati, della tipologia Brut, il tipo di champagne preferito dagli inglesi. Nel 1872 la splendida sede viene sistemata e manterrà le sue fattezze fino a oggi. Nel 1877 la maison conquista il palato dei reali diventando uno dei fornitori ufficiali e, alla morte di Pol Roger, nel 1899, il marchio ha già acquisito un invidiabile riconoscimento.

Il 1900 vede l’esordio in azienda dei figli Maurice e Georges che chiedono di modificare il proprio cognome da Roger a Pol Roger. Il secolo purtroppo si apre con una catastrofe per l’azienda: il 23 febbraio 1900, dopo un periodo di clima estremamente freddo e umido, una parte della cantina crolla. Le Vigneron Champenois riporta che, verso le due del mattino, un rombo sordo sveglia Maurice Roger e il suo chef de cave M. Leclerc. La cosa non desta troppa preoccupazione almeno per un paio d’ore, fino a quando sentono un rumore molto più forte. Si alzano per controllare e con stupore vedono che un’ampia parte delle immense cantine ha ceduto facendo crollare gli edifici adiacenti e distruggendo botti piene, bottiglie di vino e attrezzature.

La maison perde 500 barrique di vino e 1,5 milioni di bottiglie. Questo disastro però insegna all’azienda quanto i rapporti umani siano importanti: molti produttori della zona, unendo le forze aiutano la maison che in questo modo riesce a salvarsi dal fallimento.

Se il secolo comincia con una catastrofe, pare superfluo ricordare come la prima metà del Novecento sia segnata dalla fillossera, dalla rivolta dei vigneron, dalle guerre mondiali, dal proibizionismo…

Nel 1949 comincia lo sviluppo vero e proprio: siamo alla quarta generazione della famiglia, la cantina viene ampliata, vengono acquistate delle vigne e si allarga l’esportazione verso altri paesi. Nel 1955 si avverte un generale miglioramento delle vendite, la gamma dei vini viene ampliata e ciò dà un ulteriore impulso allo sviluppo della fama della Maison. Nel 1961 è la volta del Rosé millesimato mentre qualche anno dopo nasce un'annata speciale, la Cuvée Blanc de Blancs. Il resto del Novecento è storia. La maison rimane nelle mani della famiglia e nel 1975 viene lanciata al Blenheim Palace la celebre Cuvée Winston Churchill.

Con il tempo la maison è cresciuta e gli Stati Uniti sono diventati il più grande mercato di esportazione. Oltre al proprio vigneto di 92 ettari a Epernay, nella Vallée della Marne, nella Montagne de Reims e nella Côte de Blancs, la maison continua con l’acquisto delle uve migliori.

Dal 2001 al 2011 la cantina ha subito una completa ristrutturazione: la parte usata per la vinificazione è la stessa, ma la zona dedicata alla vestizione, lo stoccaggio e l’imballaggio è stata ingrandita. Durante questo rinnovamento è stato scavato un tunnel grazie al quale si è scoperto che alcune bottiglie, risalenti a quella maledetta notte del 23 febbraio 1900, si sono salvate. Infine, nel 2018, Dominic Petit passa il testimone a Damien Cambres, che diventa il nuovo chef de cave della Maison.

Qualche curiosità

Pol Roger è nota per avere la cantina più fredda della Champagne: profonda oltre 30 m, ha una temperatura che oscilla tra i 9 e i 10 °C.

La fermentazione avviene in piccoli tini termoregolati, i mosti subiscono una doppia decantazione per gravità ei vini di riserva sono conservati in tini di cemento piastrellato (sono i vecchi tini di fermentazione riadattati) per evitare le variazioni di temperatura. La maison sceglie di tenere al massimo quattro annate di vini di riserva privilegiando così la maturità in bottiglia. Pol Roger è l'unica grande maison a effettuare il remuage manuale, come da tradizione, e si appoggia ancora ai rémuer ufficiali, operai specializzati in questa particolare attività. Nella Champagne sono solo dodici le persone che portano avanti questa professione e quattro di loro lavorano da Pol Roger.

La scelta di mantenere viva questa tradizione è dovuta al desiderio di preservare questa professionalità storica e anche per un senso di responsabilità sociale. Il completamento dell'operazione dura 45 giorni al posto di una settimana, ma il lavoro è certosino e parte di un sistema di eccellenza.

La degustazione

Brut Réserve
È il biglietto da visita della Maison, l’astrazione della vendemmia a favore dello stile.

Rappresenta il 70% della produzione, un blend realizzato con 34% pinot noir, 33% chardonnay e 33% meunier. Vendemmia base 2019 (un’annata eccezionale) e il 25% di vin de réserve di tre annate; maturazione sui lieviti di 37 mesi.

Brillantezza ineccepibile, una corona di bollicine invitante; al naso s’annuncia con la grazia di note di frutta matura, agrume in scorza, un soffio d’erbe aromatiche che prelude a una finezza che non stentiamo a definire materica. Splendida la bollicina al palato, il gusto comincia dall’agrume e passa presto a una traccia minerale; non avvertiamo nessun tratto zuccherino. Quello che assaporiamo è un palato classico e pieno di carattere.

Pure
34% pinot noir, 33% chardonnay, 33% meunier. Vendemmia base 2019 e il 25% di vin de réserve di tre annate; maturazione sui lieviti di 44 mesi.

Le percentuali sono le stesse del Brut Réserve, ma non è la sua versione dosaggio zero: è la sintesi di una selezione e vinificazione creata alla perfezione per dar vita a uno champagne senza dosaggio.

Questo champagne ha una storia curiosa: creato per la gastronomia giapponese, l’acidità è risultata troppo alta per lo scopo ma, una volta proposto sul mercato europeo, è molto piaciuto.

D’aspetto seducente, emana delicatissime suggestioni fruttate, di mela croccante e limone verde. Al palato si esprime con pienezza, è secco e salino, lascia la bocca asciutta e detersa e accompagna senza invadenza con appunti amaricanti. E proprio il finale è il suo punto forte, una chiosa austera dalla spiccata progressione salina.

Vintage 2016
60% pinot noir e 40% chardonnay provenienti da 20 vigneti Grand Cru e Premier Cru della Montagne de Reims e dalla Côte de Blancs.

Millesimare significa avere una sufficiente maturità da permettere di imbottigliare le uve di quel solo anno, inoltre, l'annata, non solo l’annata dev’essere favorevole, ma allo stesso tempo deve rispettare lo stile della maison. Il 2016 è il vintage sul mercato quest'anno, prodotto in quantità limitata, mentre precedentemente troviamo 2015, 2013, 2012, 2009 e 2008. Il 2016 è stata un’annata umida, la vinificazione ha visto una doppia decantazione dei mosti a freddo e una fermentazione a bassa temperatura (per maggior finezza e longevità); 6 anni sui lieviti, 7 g/L di residuo zuccherino.

Estrema la complessità olfattiva: sussurra memorie di panificazione, di frutta matura, accenni di spezie su una base di erbe aromatiche. Usando un’immagine per descrivere le sensazioni che induce, ci viene in mente un elastico teso, proprio lì sul punto di essere rilasciato. La bocca si rivela molto equilibrata e concentrata, larga e sostanziosa, ma non priva di un’asciuttezza intrinseca e di un’ottima pulizia.

Blanc de Blancs 2015
L’inusuale monovarietale, anzi, l’unico monovarietale della maison a base di uve chardonnay provenienti dai Grand Cru della Côte de Blancs, Oiry, Couilly, Cramant, Avize, Oger e Le-Mesnil-sur-Oger. Vino nato nel 1959; la 2015 è stata una bella annata, calda e secca. Lupetti suggerisce di tenere in cantina queste annate nuove e, per i fortunati che ne dispongono, godersi oggi le 1990 o addirittura le 1988. Come per il vintage: doppia decantazione dei mosti a freddo e fermentazione a bassa temperatura; oltre 6 anni sui lieviti.

Splendido colore dorato e una moltitudine di bollicine sottili e continue. Grande finezza olfattiva che comunica una maturità compiuta e mai eccessiva; oltre al frutto, agrumi ed erbe aromatiche, ci lasciamo inebriare da toni di polvere da sparo, accenni tostati e suggestioni salmastre. Al palato è rinfrescante e sapido, felpa la bocca e la sferza. L’esperienza tattile è piacevolissima e invita, pericolosamente, all’ennesimo sorso.

Rosé 2018
Fino agli anni ‘80 del Novecento i rosé avevano una pessima fama e venivano usati soprattutto nei bordelli. Realizzati con due metodi principalmente: de saignée, con una breve e leggera macerazione, e d'assemblage, un assemblaggio di un vino rosso e di un vino bianco, il metodo più diffuso tra le Maison. Storicamente, nel ‘700, i rosati erano fatti con dei decotti di bacche: la leggenda vuole che sia stata Madame Clicquot ad aver cambiato metodo scegliendo di usare del vino rosso. Il Brut Rosé Vintage 2018 è prodotto da un blend 50% pinot noir e 35% chardonnay provenienti da circa 20 Premier e Grand Cru della Montagne de Reims e della Côte des Blancs a cui si aggiunge, prima della seconda fermentazione, il 15% di pinot noir proveniente da vigneti selezionati a Bouzy, Verzenay e Vertus, vinificato in rosso.

Color corallo, brillante e invitante. Abbiamo tra le mani un rosé molto fresco che al naso narra di fragoline di bosco, di piccoli frutti scuri, di un mazzolino di violette selvatiche con qualche ciclamino a spuntare qua e là, e poi, anche qui, l’agrume. Il naso nel suo complesso è snello e portatore di una goduriosa freschezza. La bevibilità è buona, è fresco, salato, cremoso e saporito.

Sir Winston Churchill 2015
Come dice il nome è un omaggio a Sir Winston Churchill creato per la prima volta nel 1975, a dieci anni dalla morte dello statista. La cuvée nasce sullo stampo del gusto di Churchill e delle qualità che cercava nello champagne: robustezza, carattere e relativa maturità. L'esatto assemblaggio è un segreto di famiglia e, soprattutto, non è fisso, ma cambia a seconda dell’annata per mantenere una costanza gustativa. Diceva Churchill: «I miei gusti sono semplici, mi accontento facilmente del meglio» e questa cuvée prova a dare il meglio.

Il pinot noir predomina, fornendo struttura e robustezza, mentre lo chardonnay apporta eleganza. Composto esclusivamente da uve provenienti dai vigneti Grand Cru già attivi durante la vita di Churchill, la cuvée Sir Winston Churchill viene prodotta solo nelle migliori annate e viene sempre rilasciata più tardi rispetto agli altri champagne d'annata. Ne vengono prodotte qualche decina di migliaia di bottiglie e prima di essere commercializzata viene assaggiata dallo staff della maison e dagli eredi dello statista.

L’assemblaggio stimato dell’annata 2015 è 75% pinot noir e 25% chardonnay, oltre 6 anni sui lieviti ma meno rispetto al solito perché l’annata è stata calda e secca (dégorgement settembre 2022).

Dorato, luminoso, decorato da una splendida merlatura di bollicine. Esordio olfattivo fungino; lo aspettiamo un attimo e ci abbandoniamo a una profondità che a mano a mano emerge: un frutto fresco e croccante, una potenza in divenire, l'autorevolezza e il fascino. Ecco la foglia di bergamotto, ricordi di tè verde. Al palato è avvolgente, concentrato, tridimensionale, lungo e di grande equilibrio, generoso nel finale e a modo suo enigmatico.

La serata si chiude tra sorrisi e applausi, ma soprattutto con l’ottimo sapore della storia tra le labbra.