Ronco Calino, il Metodo Classico e il perfezionismo di Arturo Benedetti Michelangeli

Racconti dalle delegazioni
23 novembre 2022

Ronco Calino, il Metodo Classico e il perfezionismo di Arturo Benedetti Michelangeli

AIS Bergamo dedicata una serata alla scoperta del Metodo Classico di Ronco Calino, per conoscere la filosofia produttiva e i segreti di una delle aziende di riferimento della Franciacorta.

Stefano Vanzù

Se vi state domandando che relazione possa sussistere fra uno dei massimi interpreti del pianoforte del XX secolo e gli spumanti di Ronco Calino, sappiate che sono due gli elementi che legano fra loro queste due eccellenze. Il primo, fisico, è che la villa che domina la Tenuta di Ronco Calino era la residenza estiva di Arturo Benedetti Michelangeli, dalla quale il Maestro “guardava il mondo” e trovava la sua dimensione creativa; il secondo, filosofico, è l’idea di perfezionismo qualitativo sottesa all’opera del grande artista, che è stata, ed è tuttora, l’ispirazione che guida l’attività di Ronco Calino.  

A parlarci dell’azienda e dei suoi vini sono Lara Imberti Radici, moglie di Paolo Radici (fondatore della Maison) nonché entusiasta amministratrice della Ronco Calino Società Agricola, e Graziano Buffoli, appassionato responsabile della cantina.

La storia di Ronco Calino

Il “patron” di Ronco Calino, Paolo Radici, proviene da una realtà diametralmente opposta all’agricoltura: è, infatti, consigliere d’amministrazione di Radici Partecipazioni, un colosso presente con le sue controllate in numerosi settori industriali, dalle fibre sintetiche alla chimica, sino alla produzione di energia idroelettrica.

Appassionato di agricoltura ed enologia, Paolo Radici coltiva un sogno, o meglio un progetto: avere un proprio appezzamento dove produrre del buon vino, e l’occasione gli si presenta nel 1996 quando acquista la dimora in abbandono di Arturo Benedetti Michelangeli, una splendida residenza circondata da dieci ettari di filari posati su una straordinaria valletta, un luogo prontamente definito come un “oasi segreta in Franciacorta”.

L’evoluzione di Ronco Calino da “vigna di famiglia” ad azienda commerciale avviene grazie al supporto di alcuni famosi professionisti che Paolo Radici chiama per concretizzare con metodo e rigore la sua idea di fare vino: gli enologi Leonardo Valenti e Francesco Polastri (in azienda sino al 2006) e l’agronomo Pierluigi Donna, che, pur non operando abitualmente in Franciacorta, riconoscono la potenzialità del territorio, in grado di donare vini freschi ma longevi. 

Dove siamo

Ronco Calino sorge nel cuore dell’anfiteatro morenico della Franciacorta, sulla linea di confine di tre comuni, Cazzago San Martino, Adro ed Erbusco; il terreno superficiale è di origine morenica ma sono presenti sottosuoli di composizione diversa, ad esempio nel vigneto denominato “Cima Caprioli” è sabbiosa e ciottolosa ed apporta finezza ed eleganza ai vini mentre nelle vigne più in basso si hanno sottosuoli argillosi che donano al vino corpo e struttura.   

Ronco Calino e la Franciacorta

L’azienda si trova nel cuore di una delle zone spumantistiche più famose e conosciute non solo in Italia ma in tutto il mondo, quella Franciacorta dove nel 2018 risultavano 3.229 ettari vitati, di cui 2.902 Franciacorta DOCG (chardonnay 81%, pinot nero 15%, pinot bianco 3%, erbamat 1%) e 327 Curtefranca DOC, con 115 cantine associate al Consorzio Franciacorta.

Ronco Calino possiede oggi 10 ha rivolti a nord, accarezzati dalle brezze provenienti dal Lago d’Iseo. Un attento studio di zonazione curato dal team agronomico SATA ha individuato sei cru, dove sono state implementate scelte colturali meditate: Vigna Anfiteatro Nord-Ovest, Anfiteatro Sud-Ovest, Cima Caprioli, Sottobosco, Palazzo e Pozzo.

Nel 2106 l’Azienda ha acquisito altri 2,76 ha nel territorio del comune di Provaglio d’Iseo. Le uve coltivate sono chardonnay per il 70%, pinot nero per il 25% e cabernet franc per il 4% cui seguono cabernet sauvignon e merlot, più un 1% di erbamat, vitigno autoctono a bacca bianca, con acini molto grandi e una buccia spessa, recentemente entrato nella composizione ampelografica degli spumanti metodo classico Franciacorta DOCG. L’erbamat è una varietà di uva dotata di spiccata acidità (ha quasi il doppio di acido malico rispetto a chardonnay e pinot nero) e dai profumi delicati, ideale per la spumantizzazione ma che può essere vinificata anche o come vino fermo, sia in blend con altri vitigni che in purezza.

L’azienda, che fa parte della FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) è a conduzione biologica dalla vendemmia del 2016, impiega otto persone e produce circa 70.000 bottiglie l’anno suddivise su 5 tipologie di Metodo Classico Franciacorta DOCG (Brut, Satèn, Rosé Radijan, Brut Millesimato e Nature Millesimato) e 3 vini fermi (Curtefranca Bianco “Leant”, Curtefranca Rosso “Ponènt”, Pinot Nero del Sebino “L’Arturo”); negli anni migliori vengono anche realizzate poche bottiglie di Franciacorta Extra Brut “Centoventi” (i mesi in cantina di permanenza sui lieviti).    

La degustazione

Franciacorta DOGC Satèn BIO sans année (basi del 2018) - Brut
12,5% vol., chardonnay 100% - Sboccatura Aprile 2022 - Prezzo indicativo in Enoteca € 25/27

Il colore è giallo paglierino scarico, brillante, con bollicine molto fini e persistenti. Al naso si presenta fine, intenso e complesso con aromi floreali di gelsomino, erbe di campo fresche e sentori di cedro mentre in bocca, dove si avverte un lieve sentore speziato sottolineato dal pizzicore, è fresco; acidità e sapidità sono ben bilanciate fra loro rendendolo un vino equilibrato e persistente.    

Franciacorta DOGC Brut BIO sans année (basi del 2018) - Brut
12,5% vol., chardonnay 80%, pinot nero 20% - Sboccatura Aprile 2022 - Prezzo indicativo in Enoteca € 22/24

Metodo Classico che rappresenta la sintesi della filosofia Ronco Calino. Il dosaggio moderato esalta i fini aromi dello Chardonnay e il nerbo del Pinot Nero. Brillante, giallo paglierino compatto e bollicine fini, persistenti e numerose, all’olfatto è intenso, complesso e fine e percepiamo un fruttato di mela e pera che, riscaldandosi, vira verso note agrumate su un fondo di piccoli frutti rossi. Nel palato è fresco, secco, sapido, pieno e persistente, più “orizzontale” del Satèn; in estrema sintesi, un vino di buon corpo che invita ad una beva a tutto pasto. 

Franciacorta DOGC Nature 2017 BIO - Brut Nature (Pas Dosé)
12,5% vol., chardonnay 70%, pinot nero 30% - Sboccatura Gennaio 2020 - Prezzo indicativo in Enoteca € 30

44 mesi di affinamento sui lieviti donano a questo Pas Dosè brillantezza, un colore giallo paglierino compatto e bollicine fini, persistenti e numerose. L’esame olfattivo evidenzia complessità fatta di fiore di biancospino, frutto di mela Fuji e pompelmo, accompagnate da ananas, pera tardiva, acacia e spezie leggere. Al palato (e al naso) sembra addirittura più giovane del Brut, rivelandosi equilibrato e molto elegante.

Franciacorta DOGC Brut 2016 BIO - Brut Nature (Pas Dosé)
12,5% vol., chardonnay 60%, pinot nero 40% - Sboccatura Marzo 2022 - Prezzo indicativo in Enoteca € 30

Colore giallo paglierino, più carico dei vini già degustati, perlage molto fine e persistente per un Metodo Classico che permane 72 mesi sui propri lieviti e dove il 50% del suo chardonnay fermenta in barrique di rovere francese. Al naso si presenta elegante e avvolgente, più “bagnato” rispetto ai suoi tre predecessori assaggiati sino ad ora, con sentori di mela Golden, pompelmo rosa e ciliegia, di fiori bianchi (acacia e gelsomino) ma anche evidenti aromi di panetteria uniti a note ammandorlate e marnose di alga (quest’ultima dovuta probabilmente alla vena calcarea che si trova nel vigneto). Uno Spumate molto diverso dagli altri suoi “fratelli”, pieno, corposo, di buona persistenza, grande struttura e freschezza, che chiude con un finale asciutto e sapido e dotato di un’aromaticità molto particolare che lo fa apprezzare anche bevendolo da solo.

Franciacorta DOGC Extra Brut Riserva Centoventi 2009 - Brut Nature (Pas Dosé)
13% vol., chardonnay 60%, pinot nero 40% - Sboccatura Gennaio 2020 - Prezzo indicativo in Enoteca € 120/130 (formato Magnum)

120 sono proprio i mesi di affinamento sui lieviti di questo notevole Extra Brut, del quale vengono prodotte circa 300 Magnum solo nelle annate migliori. Il colore è un bel giallo paglierino compatto e brillante nonostante gli anni trascorsi. All’olfatto è intenso, complesso e fine, ricco di frutta esotica, con sentori di mela e pesca gialle mature, di gelatina di arance, miele di agrumi e pasticceria. Al palato espone grande freschezza ed ottime consistenza e cremosità, ben bilanciate da una grande salinità e da un lungo finale lievemente ammandorlato, per un vino destinato a raccontarsi nel tempo.

Franciacorta DOGC Brut BIO sans année (basi del 2011) - Brut
12,5% vol., chardonnay 80%, pinot nero 20% - Sboccatura Settembre 2013

Un regalo che ci ha fatto Ronco Calino, con alcune bottiglie, fra le poche rimaste, del secondo vino degustato ma le cui basi sono del 2011, annata che molti ritengono la migliore, ad oggi, della Franciacorta. Un Brut potente ed intenso, che ovviamente non può essere immediato come i suoi fratelli più giovani, che racconta di una complessità fatta di sentori terziari, liquirizia e fondo di caffè. Una beva riflessiva e suadente per una grande struttura ed un eleganza fine che lo farebbero abbinare perfettamente, ad esempio, con un classicissimo e inglesissimo roast beef.