San Leonardo in verticale, l’estetica dell’eleganza declinata nel tempo
Si può dare del tu a un grande vino? E se, oltre a essere grande, il vino in questione ha anche nobili natali, di quella nobilità granitica e pura propria di una famiglia che… si studia sui banchi di scuola?
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Ammetto di essere entrato, con in mente questa domanda, il 3 ottobre scorso, nella sede di AIS Monza e Brianza, per ascoltare il collega e amico Giacomo Chierichetti al suo debutto sul proscenio associativo con, nientemeno, una verticale di uno dei nomi tutelari del panorama enoico italiano.
La domanda ha un suo perché: è innegabile, infatti, il rischio di cedere a un certo timore reverenziale quando si ha a che fare con un vino come il San Leonardo, faro di eleganza e distensione temporale. Il pericolo di partire (ben) prevenuti, insomma, è alto.
Da lì la curiosità.
C’è voluto poco, a dir la verità, per avere una risposta.
Due istantanee: il Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga - figlio del Carlo ideatore del gran vino, dal 2001 in azienda e oggi amministratore della Tenuta – che fa il suo ingresso in sala con il suo cane, un cucciolone impeccabile e tranquillissimo; e il rapporto di malcelata formalità, che lasciava invece intravedere reciproca stima e una sana e profonda amicizia, tra lo stesso Marchese e il nostro Giacomo Chierichetti.
Allora sì, si può dare del tu a un grande vino. A patto che, sia ben chiaro, sia il vino a concedersi, ad aprirsi a te e al mondo; un po’ come ha fatto il Marchese Anselmo, con grande mestiere e un sorriso ipnotico, che ha saputo annullare ogni parvenza di distanza invitando la platea a seguirlo in un ideale viaggio tra i suoi vigneti e lungo la storia della sua famiglia. E un po’ come ha fatto Giacomo Chierichetti, “Libro della Sapienza” umano che ha raccontato e rappresentato così efficacemente il vino e la sua degustazione da averci davvero fatti sentire parte di esso.
Tra una citazione e un aneddoto, Giacomo ha illustrato un suo personale lemmario – qui proposto in chiusura di articolo – per entrare in confidenza con il San Leonardo, intervallando i singoli termini alla degustazione dei vari calici a ritroso nel tempo.
Ogni altra parola pare superflua: qualche indispensabile nota tecnica del vino e poi spazio a poesia e degustazione, anticipata – per ogni vino – dalle note sull’andamento dell’annata fornite direttamente dall’azienda.
«Noi non ci accontentiamo di vedere la bellezza, anche se il Cielo sa che gran dono sia questo. Noi vogliamo qualcos'altro, che è difficile descrivere a parole: vogliamo sentirci uniti alla bellezza che vediamo, trapassarla, riceverla dentro di noi, immergerci in essa, diventarne parte».
(C.S. Lewis)
Il vino
Il San Leonardo è il vino simbolo della Tenuta, un classico taglio bordolese da uve cabernet sauvignon, carmenère e merlot - nelle proporzioni (variabili leggermente di annata in annata) di 60-30-10, nato nel 1982 dalla volontà del Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga.
I vigneti, di età tra i 25 e i 75 anni, sono allevati tra i 120 e i 300 m s.l.m. a guyot, cordone speronato e pergola trentina semplice e doppia, con una densità di impianto compresa tra i 1.800 e i 5.100 ceppi per ettaro, all’interno delle antiche mura del monastero di proprietà della famiglia, su suoli leggeri e sabbiosi per le due uve principali, e argillosi per il merlot..
Le tre varietà, che vengono vinificate e affinate separatamente, allo scopo di mantenerne inalterato il carattere, sono assemblate soltanto prima dell'imbottigliamento.
In particolare, la fermentazione alcolica è spontanea con una macerazione di 12-15 giorni in piccole vasche di cemento. Dopo la svinatura avviene la fermentazione malolattica nelle medesime vasche dove il vino rimane in decantazione per alcuni mesi. L’affinamento è di 24 mesi, per il 70% in barriques e per il 30% in tonneaux di rovere francese a media tostatura di primo, secondo e terzo passaggio, segue l'assemblaggio finale. Il vino viene infine imbottigliato e rimane per almeno 24 mesi in vetro prima di essere commercializzato.
«L’arte è gelosa. Partendo da certi «dati» che non dicono nulla, essa, con la forza di un’accesa fantasia, traccia un secondo universo dove gli eventi si svolgono nudi, con ritmo accelerato. L’artista deve amare gelosamente la vita, cioè diffidare dalle apparenze del quadro e, scostandosene, intravvedere al di là delle figure e del soggetto qualcosa che nessuno si sogna d’indovinare:»
(A. Sinjavskij)
La degustazione
Vigneti delle Dolomiti IGT - San Leonardo 2019
L’annata: «Dopo un freddo inverno con scarse precipitazioni, aprile e maggio sono stati piovosi, con temperature leggermente al di sotto della media, portando a un germogliamento tardivo e di conseguenza a una fioritura ritardata tra l’ultima settimana di maggio e la prima di giugno. Il cuore dell’estate, comprendente giugno, luglio e agosto, ha sperimentato poche piogge con temperature nella norma. Dalla seconda metà di agosto, giorni soleggiati con buone variazioni di temperatura si sono protratti fino a metà ottobre senza problemi significativi».
D’aspetto austero, già lascia intravedere un accenno di maturità. Il naso, invece, è generoso e solare e la cosa sorprende non poco data la relativa giovinezza di questo vino: dialoga con schiettezza su note di garofano, ciliegia e pepe nero. Desta stupore l’impercettibilità, in quel mare magnum che è la fitta tela olfattiva disegnata nel calice, dei descrittori-tipo del cabernet sauvignon, a dispetto della percentuale maggioritaria (60%) di questo vitigno nell’uvaggio classico. Assaggio pulito, netto, equilibrato: freschezza e tannino sono lì a ricordare che si tratta di un vino appena nato. Giacomo lo definisce un «vino nordico giovane», quale in effetti è.
Vigneti delle Dolomiti IGT - San Leonardo 2018
L’annata: «Gennaio e febbraio con temperature minime quasi sempre sotto lo zero, hanno fatto da apripista alla stagione 2018. I tre mesi successivi molto piovosi hanno garantito l'accumulo di ottime riserve idriche per il terreno per tutta la stagione. Il germogliamento è avvenuto con una settimana di ritardo rispetto alla media. Inizio fioritura alla fine di maggio, con splendide giornate di sole e con temperature massime che in alcuni giorni ha sfiorato i 30 gradi hanno portato una perfetta allegagione dei grappoli. La stagione è proseguita normalmente con giornate calde che hanno stimolato la formazione dei frutti con inizio invaiatura alla fine di luglio. Le giornate di settembre con poche precipitazioni e un’ottima escursione termica hanno creato condizioni ottimali per la maturazione delle uve».
«Vino in chiave algida e ieratica», così lo definisce Giacomo. All’inizio è un po’ ritroso, poi inizia timidamente a concedere note di prugna e viola, lasciando emergere una nota vegetale più nitida rispetto alla 2019; scaldandosi arriva l’iris, «da Chianti Classico delle zone più alte» dice il nostro Relatore, e la curcuma fresca. In bocca è pieno, di aromi di rabarbaro, e si affaccia la cifra stilistica del carmenère, un mix speziato-pirazinico che il Marchese definisce «il sale del San Leonardo».
Vigneti delle Dolomiti IGT - San Leonardo 2014
L’annata: «Giugno, luglio e agosto 2014 sono stati tre mesi molto piovosi. Agosto, con più di 200 mm di pioggia e una temperatura media di poco superiore ai 18 °C, non lasciava presagire nulla di buono per il proseguo della stagione. Improvvisamente, con l’inizio di settembre, la stagione è fortunatamente cambiata in positivo, a San Leonardo è pensiero comune il fatto che settembre è il mese più importante per poter presentare un’annata di qualità. Le pochissime precipitazioni avvenute ed un'importante escursione termica hanno permesso, quindi, di portare le uve ad un’ottima maturazione fenolica del frutto. Si è avuta una maturazione diversa fra il merlot, con inizio raccolta il 15 settembre ed il cabernet con inizio raccolta il primo di ottobre e termine il 10 ottobre».
L’annata molto piovosa ha inciso, forse, sull’arco evolutivo di questo San Leonardo 2014. Noi, è bene ricordarlo, lo degustiamo con dieci anni sulle spalle, tanto o poco è tutto relativo. Il dato oggettivo è la sobrietà e la delicatezza del primo approccio al naso, che ben si sposa con la larghezza di bocca ascrivibile proprio alle peculiarità stagionali. Spezie dolci e puntute, tè rosso, cardamomo, macis, in sostanza «un suk mediorientale», sono tutti descrittori che in questo vino trovano ampia rappresentanza, assieme a confettura di mirtilli, semi di carruba e a una chiara componente vegetale. Assaggiandolo, al di là della morbidezza di cui sopra, l’acidità rende il vino serbevole, e ben si accompagna a un tannino di personalità.
Vigneti delle Dolomiti IGT - San Leonardo 2008
L’annata: «Caratterizzata da pochissime piogge, solo 409 mm caduti da aprile a ottobre la meta dei quali si sono avuti in maggio e nella terza decade di ottobre. Annata perciò molto asciutta, iniziata presto con fioritura del merlot già negli ultimi giorni di maggio. Le temperature medie di luglio, sopra i 26 °C, hanno permesso di avere un inizio d’invaiatura attorno al 20 dello stesso mese. Agosto e la prima decade di settembre sono stati molto asciutti con un’ottima escursione termica che ha permesso una perfetta maturazione delle uve ed un ottimo rapporto zucchero-acidità. La vendemmia, iniziata attorno ai venti di settembre con la raccolta del merlot, è durata circa otto giorni. È proseguita poi, dopo una settimana di sosta, con la raccolta del carmenère per terminare infine il 10 di ottobre con la raccolta degli ultimi grappoli di cabernet sauvignon».
Il Marchese riassume la 2008 parlando di un’«annata ricca e concentrata, inizialmente statica ma che ha dimostrato un grande allungo sulla distanza». Avvicinando il calice al naso, in effetti la profonda cupezza olfattiva è decisamente intrigante: mora, viola ciocca, rabarbaro, ruta, erbe medicinali e note di crispino – che Giacomo si premura di farci sentire in apposito vasetto che fa girare per la sala! -. L’assaggio mostra un tannino muscolare, monolitico e quasi masticabile, che gioca la parte di prim’attore in una pièce teatrale che sfora quasi in un monologo. L’acidità rafforza l’incisività del sorso, donando spinta e piacevolezza a un vino materico e soltanto vagamente etereo. Fino a questo punto della degustazione, la 2008 è senz’altro il San Leonardo a maggiore vocazione gastronomica, ipotizzata dai nostri ospiti in un piatto a base di selvaggina da pelo.
Vigneti delle Dolomiti IGT - San Leonardo 2003
L’annata: «è stata caratterizzata oltre che da scarse precipitazioni anche e soprattutto dal grande caldo che ha colpito tutta la penisola. Le temperature medie di giugno, luglio e agosto si sono mantenute costantemente sopra i 24 gradi e questo, assieme alle poche precipitazioni nell’intero periodo, ha portato ad una maturazione anticipata. La vendemmia è iniziata con qualche giorno di anticipo, esattamente il 21 settembre per protrarsi e poi concludersi il 12 ottobre con andamento regolare».
Data la premessa dell’andamento climatico del 2003, definito a ragion veduta come l’annata bollente del XXI secolo, il vino che ci viene servito nel calice è il «piccolo miracolo del Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga». Il colore, granato con bordi tendenti al mattone, comunica signorile evoluzione, che troviamo al naso: caffè, malto d’orzo, peperone grigliato, paprika, caramella Rossana; e ancora, cinque spezie cinesi, curcuma e cannella, erba sfalciata, tanta confettura e un’etereità quasi balsamica. L’assaggio è composto, di freschezza sottile e ammaliante, con un tannino «lungo» quasi come quello della 2008. In retrolfazione note di chinotto, radice di cola e genziana, in una dimensione amara e tostata. Un vino austero e nobile, generoso ma senza scialacquare.
Vigneti delle Dolomiti IGT - San Leonardo 2000
L’annata: «molto asciutta solamente 229 mm nel periodo tra aprile ed ottobre, di certo l'annata meno piovosa dal 1983 al 2000. Ottimo il periodo della fioritura, tra maggio e giugno ci sono state precipitazioni per soli 36 mm, a cui fece seguito un periodo senza. È seguito un settembre completamente asciutto con precipitazioni quasi nulle ed un'escursione termica tra la notte ed il giorno di 15 °C (e più). La vendemmia si è svolta tra la metà di settembre e i primissimi giorni di ottobre con perfette condizioni climatiche».
Principio olfattivo ritroso, un po’ compassato. Qualche minuto nel calice e il vino squaderna profumi di pot-pourri di fiori, cioccolato al latte, cappuccino, crème de cassis, origano, maggiorana, sigaro spento, sentori che, a mo’ di girandoli, si propongono, lasciano spazio ad altri e poi tornano. In bocca la freschezza è addomesticata, il tannino rotondo, la sapidità punteggiata: un sorso confortevole, caldo, lunghissimo.
Breve lemmario per comprendere l’essenza del San Leonardo secondo Giacomo Chierichetti
- eleganza /ele'gantsa/ s.f. [dal lat. elĕgans -antis, der. di eligĕre «scegliere»]. – 1. Insieme grazia e semplicità, che rivela cura e buon gusto senza affettazione o eccessiva ricercatezza, detto degli atti, del comportamento o della persona (…)
- estètica /e'stɛtika/ s. f. 1. facoltà percettiva dei sensi o dell’intelletto ‖ 2. senso, organo sensoriale 3. impressione ‖ 4. manifestazione, rivelazione
- identità s. f. [dal lat. tardo identĭtas -atis, der. di idem «medesimo», calco del gr. ταὐτότης]. – 1. L’essere identico, perfetta uguaglianza: (…)3. a. Di persona, l’essere appunto quello e non un altro
- mescolanza /mesko'lantsa/ s. f. [der. di mescolare]. – 1. a. L’atto, il fatto di mescolare due o più sostanze insieme. Più spesso, l’effetto del mescolare o del mescolarsi, e in senso concr. l’insieme delle cose mescolate
- mestière s. m. [lat. mĭnĭstĕrium «funzione di minister (v. ministro), aiuto; servizio», incrociatosi con mysterium «mistero»]. – La parte più strettamente pratica di qualsiasi attività, non solo manuale, ma anche professionale, artistica, intellettuale (…) In partic., nell’arte, l’insieme di procedimenti, di tecniche e di norme la cui padronanza rende possibile all’artista di esprimersi adeguatamente
- miṡura /mi'zura/ s. f. [lat. mensūra, der. di mensus part. pass. di metiri «misurare»]. – 1. moderazione, moderazione d’animo ‖ 2. giusta quantità, giusto grado
- stile s. m. [lat. stĭlus «stilo»]. – (…)2. a. Particolare modo dell’espressione letteraria, in quanto siano riconoscibili in essa aspetti costanti (nella maniera di porsi nei confronti della materia trattata, di esprimere il pensiero, nelle scelte lessicali, grammaticali e sintattiche, nell’articolazione del periodo, ecc.), caratteristici di un’epoca, di una tradizione, di un genere letterario, di un singolo autore
- tèmpo /'tɛmpo/ s. m. [lat. tĕmpus -pŏris]. – 1. L’intuizione e la rappresentazione della modalità secondo la quale i singoli eventi si susseguono e sono in rapporto l’uno con l’altro (per cui essi avvengono prima, dopo, o durante altri eventi), vista volta a volta come fattore che trascina ineluttabilmente l’evoluzione delle cose (lo scorrere del t.) o come scansione ciclica e periodica dell’eternità, a seconda che vengano enfatizzate l’irreversibilità e caducità delle vicende umane, o l’eterna ricorrenza degli eventi astronomici
- tradizióne /tradi'tsjone/ s. f. [dal lat. traditio -onis, propr. «consegna, trasmissione», der. di tradĕre «consegnare]. – 1. Nel sign. etimologico, è voce dell’uso giuridico, indicante la consegna di una cosa mobile o immobile, che ha per effetto il trasferimento del possesso della cosa, soprattutto con riferimento al diritto romano 2. (…) b. Trasmissione nel tempo, di generazione in generazione, di consuetudini, usi e costumi, modelli e norme; anche le consuetudini, gli usi e i costumi, ecc. così trasmessi e costituitisi