Sauvignon blanc, l’interprete del terroir

È la quarta varietà a bacca bianca più diffusa al mondo, coltivato ormai in ogni angolo del pianeta, seppur con alcune zone d’elezione. Luisito Perazzo ha raccontato ai soci di AIS Brescia le peculiarità del sauvignon blanc, eclettico vitigno con una straordinaria capacità di adattamento.

Giovanni Sabaini

Come abbiamo fatto anche per il giro del Sudamerica, il format di questo racconto sarà un po’ differente dal solito. Quattordici campioni in degustazione, provenienti da ogni angolo del mondo, richiedono la giusta dose di attenzione, ma anche un modo per schematizzare i concetti. Per questo troverete gli assaggi divisi per nazione, così da poter tirare le somme più facilmente a degustazione conclusa.

Un breve premessa

Originario dell’area di Bordeaux, oggi il sauvignon blanc trova spazio e buoni risultati in moltissime zone produttive del mondo. È però importante ricordare che, pur essendo un’uva sostanzialmente neutra  e dunque non portatrice di aromi primari, spesso i vini che se ne ricavano hanno profili aromatici di grande personalità, che riflettono quella che è l’interpretazione di ogni singolo territorio da parte dei produttori.

La pianta è vigorosa e necessita di grande cura da parte del viticoltore, che non può e non deve lasciar crescere indisturbato l’apparato fogliare, né tantomeno lasciar crescere liberamente ogni germoglio. Il rischio è, infatti, quello di ottenere vini mediocri, dalla scarsa complessità e finezza. Più croce che delizia dal punto di vista agronomico, tuttavia, questo non ne ha frenato la diffusione nel mondo.

ITALIA

Sauvignon del Molise DOC “Lame del Sorbo” 2019 - Agricolavinica

Servito come primo campione, questo sauvignon nasce da vigne a 600 metri di altitudine, su terreni sabbiosi e con l’utilizzo in vinificazione del solo acciaio, suggerendo la scelta di voler arrivare ad un vino scorrevole e dai toni freschi. Vista e naso confermano questa supposizione, con l’olfatto giocato sulla finezza più che sulla complessità di aromi che cominciano già a virare verso il terziario grazie a qualche sbuffo etereo. In bocca regala grande equilibrio, pur rimanendo (giustamente) spostato su toni freschi e sapidi.

Firuli Isonzo DOC “Vieris” 2021 - Vie di Romans

C’è una parola precisa per definire questo campione: spiazzante. Non alla vista, poiché, al netto di una carica cromatica leggermente superiore, non ci si scosta troppo dal consueto paglierino accesso, bensì al naso. L’impatto è sulfureo, salino, minerale al punto di sembrare coltivato su terreno vulcanico, alla cieca può sembrare un Etna bianco, eppure… non lo è! Non è nemmeno un vino che cerca la scorrevolezza gustativa, come spesso si trova nei sauvignon, tutt’altro. Il sorso è energico, ricco di vita e di struttura e, anche avendolo atteso per più di mezz’ora nel calice, ha la capacità di non scostarsi di un millimetro da sé stesso.

Alto Adige DOC Sanct Valentin 2021 - San Michele Appiano

Probabilmente è qui, Alto-Adige, che si producono le espressioni più classiche di sauvignon blanc in Italia. Il Sanct Valentin non fa altro che confermare questa assunzione, offrendo uno spettro olfattivo di straordinaria pulizia, in cui è facile distinguere sentori floreali che vanno dal sambuco al gelsomino, seguiti dall’agrumato di lime e da uno sfondo vegetale da erba sfalciata. Perfettamente corrispondente in bocca, in cui la freschezza va in coppia con le note fruttate dolci e una discreta sapidità, che aiuta a regalare un’ottima persistenza.

Collio  DOC Sauvignon “Grici” Riserva 2010 - Renato Keber

Dal punto di vista cromatico è netto il distacco tra questo campione e tutti gli altri in analisi, grazie ad un bellissimo giallo dorato brillante. Il bouquet olfattivo si rivela timidamente, ma comunque con buona complessità ed offre note di frutta secca, seguite da miele e frutta candita. All’assaggio sembra perdere in eleganza, ma conserva la struttura che gli ha consentito di arrivare sano ai giorni nostri. 

FRANCIA

Touraine Oisly “Fabel Barbou” 2021 - Domaine des Corbillières

La giovane età viene tradita già dal colore, in cui sono evidenti i riflessi verdolini. Il naso è caratterizzato da una leggera piccantezza che fa pensare allo zenzero, insieme a sentori erbacei che, unitamente all’aumentare della temperatura nel calice, evolvono in sentori più dolci, quasi a ricordare lo zucchero filato. Il sorso è il naturale proseguimento di quanto percepito al naso: verde, quasi acerbo, ma senza cadere nell’aspro. Nulla di questo assaggio faceva pensare ad un utilizzo di materiali diversi dall’acciaio e, infatti, sia la fermentazione che la successiva breve sosta sui lieviti avvengono in inox.

Menetou-Salon “Les Blanchais” 2021 – Domaine Pellè

Se spesso nei sauvignon blanc si cerca la verticalità, la franchezza degli aromi e dei sapori, con Menetou-Salon ci spostiamo su un’interpretazione leggermente differente. È evidente già dall’analisi olfattiva come le note verdi siano sì presenti, ma poco marcate, per lasciare più spazio alla parte fruttata e ad una parte floreale difficilmente riscontrabile negli altri campioni della serata. Fa eccezione anche l’assaggio, in cui nessuna componente riesce a farsi notare particolarmente, eppure è proprio qui che gioca una partita a sé, sulla finezza gustativa e sull’equilibrio nella piacevolezza di beva. Si legge, infatti, tra le righe di questo vino, l’intenzione del produttore nello smussare le durezze, tramite la scelta di un passaggio in barrique (anche se solo per un terzo della massa).

Pouilly-Fumé “Argile à Silex” 2022 - Bouchié-Chatellier

Inutile negarlo, nella ricerca dei più grandi sauvignon blanc una tappa obbligata è la Loira. Paglierino di grande luminosità, si mostra nelle note più tipiche del vitigno, ovvero quelle che ricordano la felce, il bosso, la foglia di pomodoro, un tocco di menta, tutti quei sentori che nell’immaginario del degustatore riconducono automaticamente a questo vitigno. Tipicità confermata anche durante il sorso, nel quale non si trovano né picchi né cali, ma riesce ad esprimersi con una buona persistenza nella sua totalità.

Sancerre “Chene Marchand” 2021 - Vincent Pinard

Dicevamo della tappa obbligata in Loira… Sancerre è fuor di dubbio una sorta di terra santa per il sauvignon blanc e il campione in degustazione ne è la conferma. Con un naso che si esprime su note terrose, minerali da pietra focaia e leggermente affumicate, in accompagnamento ad una parte fruttata giocata su sentori delicati di mela e pera. In bocca è un vino che ha materia e che non cerca la facilità di beva, ma piuttosto la concentrazione di tutte le componenti, diretta conseguenza dell’età delle vigne da cui proviene (circa 40 anni). Prendendo in prestito una frase di Luisito, “questo non è un vino da bere, ma un vino da pensare”. 

Pessac-Léognan “Le Petit Haut Lafitte” 2019 - Château Smith Haut-Lafitte

Unico vino della serata ad essere composto solo per un 80% da sauvignon blanc, trova in assemblaggio anche un 5% di sauvignon Gris e un 15% di semillon. Curiosi i sentori olfattivi, riconducibili più ad uno chardonnay che ad un sauvignon blanc, grazie a note di miele, leggermente burrose e con una spezia dolce marcata. Anche la bocca è fuori dai canoni, si mostra potente, morbida, e chiama un abbinamento gastronomico per riuscire ad essere apprezzata a pieno.

Sancerre “Le Baronne” 2019 - Bernard Fleuriet

L’ultimo campione da terra d’oltralpe ci riporta a Sancerre e ci aiuta a trovare un filo conduttore tra i sauvignon blanc provenienti da questa zona. La mineralità espressa in termini di pietra focaia e quegli sbuffi affumicati ritornano a fare capolino in questo calice, dopo averne già percepito la netta presenza nel “Chene Marchand” di Vincent Pinard. Quello che, invece, aiuta questo vino a distinguersi è la curiosa nota di menta. Buona la struttura che non spinge su nessuna componente in particolare, regalando così un sorso estremamente equilibrato.

SPAGNA

Rueda “Finca La Colina” 2022 - Vinos Sanz

Se la vista è esattamente quella che ci aspettiamo, con il consueto giallo verdolino, all’olfatto si riconoscono intense note di caramella alla banana ricoperta di zucchero, che vanno a braccetto con note di frutta matura a polpa gialla. Non cerca la complessità, ma l’impatto sì. Il palato percepisce, però, meno potenza, rimanendo un passo indietro, ma mostrando un’avvolgenza non così consueta per un sauvignon blanc. la provenienza da vecchie vigne intorno ai 40 anni, influisce probabilmente sulla costruzione di una struttura importante.

CILE

Aconcagua Max 2021 – Errazuriz

C’è fin da subito un tratto distintivo nel calice, ovvero una particolare resistenza del vino alla rotazione che fa presupporre un buon corpo. Intuizione che trova conferma anche nei maggiori riconoscimenti odorosi, che spaziano dalle note salmastre al vegetale, dall’agrumato di lime ad una leggera balsamicità. La complessità di questa espressione aromatica deriva anche dalla fermentazione a freddo e dal particolare terroir in cui giocano un ruolo fondamentale per il grappolo l’influsso marino e il particolare suolo di ardesia. Maggior pienezza è riscontrabile anche in bocca, grazie ad una bella spinta sapida unita ad una buona nota pseudocalorica.

NUOVA ZELANDA

Marlborough Wairau Reserve 2021 - Saint Clair

La vicinanza al mare della zona di Marlborough è subito evidente grazie alle note salmastre che spiccano insieme ad una nettissima parte di frutta tropicale e ad un sentore molto particolare di asparago bianco. La salsedine ritorna in bocca, contribuendo in modo determinante ad accentuare ed allungare il sapore di frutta dolce e di verdura cotta, nell’accezione positiva del termine.

Marlborough “Te Koko” 2020 - Cloudy Bay

La rotazione del vino nel calice fa subito pensare ad un vino che sarà quantomeno di corpo pieno. Ottima l’intensità al naso, giocata su una parte tostata, affumicata, data dal passaggio di 12 mesi in legno piccolo, che conferisce anche note dolci di vaniglia e di zucchero filato. Forse un po’ “snaturate” l’identità verde e la vena fresca del sauvignon blanc. Tuttavia, al palato risulta vigoroso grazie ad una buona componente acido-salina, che però viene smorzata un po’ dal lato glicerico e pseudocalorico.

In quello che si è rivelato un vero e proprio arcobaleno di colori e profumi, i 14 campioni di sauvignon blanc in degustazione hanno consentito ai fortunati presenti di fare un immaginario giro del mondo, trovando in ogni assaggio un pezzo di terroir. I consueti, dovuti, ringraziamenti vanno a Luisito, impeccabile mentore, alla delegazione di AIS Brescia e al suo staff, sempre perfetti nella gestione di tutti gli eventi (anche quelli così complessi!).