Sauvignon blanc? No, Sancerre

Racconti dalle delegazioni
03 settembre 2015

Sauvignon blanc? No, Sancerre

Il fiume Loira attraversa la Francia e traccia uno dei percorsi più interessanti dal punto di vista enologico, esattamente nel centro incontra l'area di Sancerre, non lontana dalla Borgogna e non meno importante di Pouilly-Fumé

Sara Missaglia

Mariano Francesconi, Presidente di AIS Trentino, ci racconta di questa terra e del vitigno che l'ha resa così famosa al mondo: il sauvignon blanc. In Sancerre questo vitigno non è internazionale, è autoctono nel senso etimologico del termine, profondamente legato alla terra in cui viene allevato. 

Ci troviamo in presenza di una regione viticola definita fredda, con forti escursioni termiche che accentuano l'intensità olfattiva del vino. 

I numerosi corsi d'acqua, il clima prevalentemente atlantico e continentale, la presenza di suoli e sottosuoli molto diversi e di grande complessità geologica impattano inevitabilmente sul vino, più complesso e impegnativo rispetto ai sauvignon blanc di altre zone del mondo. 

Mariano FrancesconiSancerre ha una superficie di 2.910 ettari, sono presenti 308 vignerons; il 57% della produzione viene esportato, a conferma del fatto che il mondo beve Sancerre. 
Il relatore sottolinea quanto sia importante il legame con il terroir, distinguiamo sostanzialmente tre tipologie di terreni, significativi per le formazioni sedimentarie: un terreno calcareo, gessoso, giallastro, con più di 50 metri di spessore, che risale a 148 milioni di anni fa; è un terreno caldo, che assorbe calore, che consente all'uva di maturare più facilmente, il calcare conferisce ai vini raffinatezza, eleganza, profumi di buona freschezza come il cassis e il bosso, dei vini più immediati nella comprensione. 

La seconda tipologia è rappresentata dalle marne del Kimméridgien, dove spessi strati di marne, rocce sedimentarie composte da calcare e argilla, si alternano a calcare di epoca giurassica, con uno spessore dai 60 ai 95 metri; ed è proprio qui che il sauvignon blanc trova più struttura e complessità: profumi floreali di fiori bianchi e di rosa alternati a note agrumate di pompelmo, cedro e pesca, con ricordi vegetali e di fumo, è in presenza delle marne che iniziamo ad avvertire i sentori minerali. 
Ed infine il terroir contraddistinto da silice, argilla e conglomerati silicei, più recenti nel tempo, risalenti a circa 53 milioni di anni fa. Lo strato va dai 25 ai 30 metri, i vini qui prodotti risultano meno immediati, richiedono più tempo per esprimersi: vini strutturati e pieni ma lenti nell'evoluzione, sono i più complessi da capire, hanno grande carattere. 


Di seguito l’analisi dei vini in degustazione; i primi tre vini provengono da zone dove il sauvignon blanc è chiamato blanc fumé: 

Florès  2013 - Domaine Vincent Pinard - Bué: il colore è estremamente delicato, è la lucentezza che domina. 
I terreni ci riportano a marne e calcare: note agrumate, pesca e frutta a polpa bianca. In bocca l'ingresso è vibrante di acidità, l'annata 2013 si rivela molto fresca; la percezione minerale, sapida, a tratti salata, è marcata, evidente, piacevolissima. 

Mariano FrancesconiLe M.D. de Bourgeois  2013 - Domaine Henri Bourgeois - Chavignol: il colore è un po' più carico rispetto al vino precedente ed il naso è molto interessante: in evidenza frutta matura a polpa bianca e note floreali. 
Ha maggiore struttura, più calore e lunghezza, si rivela di grande carattere. È un vino che in potenza ha tutto, necessita soltanto di tempo per esprimersi. Non è un caso che nel Comune di Chavignol venga prodotto il Crottin de Chavignol, un formaggio DOP vaccino a pasta molle, perfetto in abbinamento. 

Guigne - Chèvres 2013 - Domaine Vacheron - Sancerre: siamo in presenza di una cantina storica, dove viene prodotto vino biodinamico certificato. La tonalità di colore è più ricca, si percepisce immediatamente l'affinamento in legno, che avviene per 10 mesi. 
Al naso note speziate e di miele, agrumi aromatici come il bergamotto, frutta matura, anche se le annate sono le medesime rispetto ai vini precedenti, qui le sensazioni “gialle” sono più marcate. 

Mégalithe 2011 - Domaine de la Perrière  - Verdigny: la cantina di questo produttore è scavata nella roccia, ed il vino è sottoposto ad un affinamento in legno per il 40% proveniente dal territorio, non siamo infatti lontani da Nevers, zona di pregiato rovere. Il naso è molto accattivante, con note balsamiche lievemente speziate e di frutta esotica, dall'ananas al frutto della passione. Anche la bocca è importante con una spiccata acidità, buona sapidità e lunghezza, di maggiore muscolatura. 

La Demoiselle  2011 - Domaine Alphonse Mellot - Sancerre: si tratta di un'azienda di punta, nota soprattutto per la produzione di merlot. Qui il terroir è dominato dall'argilla silicea, che conferisce al vino maggiore potenza. Il naso è più raccolto, impreziosito da note minerali e di fumo, più marcate rispetto al fruttato. La bacca è potente, di grande concentrazione, in bocca il vino è lungo, avvolgente. 

I vini della serataLe Haut de la Poussie  2006 - Domaine de la Poussie - Bué: è con questo vino che cogliamo le prime note di evoluzione: frutta secca, tostatura, profumi di  lieviti, peraltro in assenza di legno. Il terroir vede la presenza di silice e di marne. È un vino sensibile alla luce, che tende ad ossidare rapidamente, anche per il dosaggio molto limitato della solforosa. 

La serata è stata molto interessante, l'approccio pensato è partito dai "fondamentali", quindi dal terroir: Mariano Francesconi ci ha preso per mano, modificando la prospettiva, spiegandoci che il naso non inganna mai e che i profumi, che il Sancerre conferisce al vino, sono figli delle caratteristiche di un terreno geologicamente complesso, unico al mondo. Questi vini sono regali da aprire con emozione, un poco alla volta, ci vuole tempo per apprezzare simili eccellenze.

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

I commenti dei lettori

Lorenzo Di Biagio
04 settembre 2015 - 20 59
Lorenzo Di Biagio

Molto interessante!