Scacco matto al palato: 12 passiti italiani che vi faranno capitolare
Racconti dalle delegazioni
17 ottobre 2024

Dimenticate i pregiudizi sui vini passiti. Troppo spesso relegati al ruolo di dessert wine, nascondono in realtà un universo di aromi e abbinamenti sorprendenti. E proprio come una partita a scacchi il piacere si dispiega mossa dopo mossa, rivelando la sua strategia di gusto. In questo viaggio sensoriale con Massimo Zanichelli, esploriamo 12 eccellenze italiane, scoprendo come la dolcezza si trasforma in complessità e armonia, fino allo "scacco matto" al palato.
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Avete mai pensato ai vini passiti come a un'esperienza degustativa sorprendente, capace di andare ben oltre il semplice "vino da dessert"? Troppo spesso, infatti, questa tipologia viene etichettata come eccessivamente dolce o difficile da abbinare e relegata al ruolo di fine pasto. Ma è giunto il tempo di superare questi pregiudizi e scoprire la loro incredibile versatilità.
La concentrazione aromatica e la dolcezza, mai stucchevole dei passiti ben fatti, aprono un mondo di abbinamenti inaspettati che spaziano dal sapido al piccante regalando esperienze di gusto complesse e appaganti. E con i passiti italiani queste esperienze possono raggiungere vette ancora più alte. Preparatevi, dunque, a una vera e propria esperienza sensoriale, dove ogni sorso è una mossa che vi avvicina allo "scacco matto" al palato.
I passiti italiani, infatti, sanno essere affascinanti ed esplosivi, in grado di raccontare storie di tradizione, passione e terroir unici e di avvolgere il palato regalando un piacere puro, connubio magistrale di dolcezza e complessità. Con la guida esperta di Massimo Zanichelli scopriremo come ogni etichetta in degustazione si può trasformare in un'esperienza dolcemente magica.
Degustatore professionista, wine writer, documentarista, esperto d’arte, docente, regista e scrittore, nella sua lunga esperienza è giunto alla conclusione che bisogna abbandonare gli schemi e lasciarsi guidare dai sensi, unici protagonisti in una degustazione alla cieca. Solo così, liberi da pregiudizi e preconcetti, possiamo davvero interrogarci sul carattere di ogni sorso, sulla sua provenienza e sulle emozioni che è in grado di suscitare. Perché non è solo questione di dolcezza: l'appassimento concentra anche aromi e sapori, dando vita a vini di straordinaria complessità, capaci di evolvere nel calice e stupire con un profilo aromatico che spazia dalla frutta candita alle spezie, dal miele ai fiori appassiti.
Per la serata Massimo ha selezionato 12 vini dolci da vitigni aromatici, 12 eccellenze provenienti dalle diverse regioni, spaziando dall’estremo nord all’estremo sud della nostra penisola, che hanno saputo conquistare i nostri sensi e i nostri cuori. Un viaggio sensoriale attraverso l'Italia con una degustazione che è stata un'autentica rivelazione.
La degustazione
Terminum 2022 - Cantina Tramin
Nel cuore di Termeno, incorniciata dai vigneti che si arrampicano sulle pendici delle Dolomiti, sorge la Cantina Tramin, un luogo dove la tradizione secolare si fonde con l'innovazione dando vita a vini di straordinaria eleganza e complessità. È qui che nasce il Terminum, un Gewürztraminer passito capace di competere con i più blasonati muffati d'Italia, un vino che negli anni ha saputo conquistare i palati più esigenti grazie alla sua costanza qualitativa frutto di un terroir unico e di una grandiosa cura in ogni fase produttiva. Le condizioni climatiche della conca di Termeno, caratterizzate da forti escursioni termiche tra giorno e notte, favoriscono lo sviluppo della muffa nobile, la Botrytis cinerea, che conferisce al vino aromi intensi e complessi.
Alla cieca il primo impatto è di grandiosa piacevolezza: l’aromaticità tipica dei passiti è splendidamente accompagnata dal classico sentore di botrite che offre la chiave di volta della trasversalità di questo vino. Subito si viene trasportati in Sauternes, nella zona dell’albana in Romagna e in Mosella. In queste aree d’elezione per la muffa nobile l’uva viene vendemmiata più tardi per lasciare gli acini appassire sulla pianta e concentrare all’interno gli zuccheri ma anche (e soprattutto) i sali. Dopo qualche minuto nel calice questo vino è un’esplosione di sentori e profumi a comporre un profilo olfattivo irresistibile: dalla camomilla alla frutta esotica (papaya, ananas), dalla pesca all’albicocca, dalla buccia d’arancia al miele fino al burro caramellato. In bocca non è da meno: espressivo, elegante, equilibrato. La quantità di zucchero è ben oltre i 200 g/L, ma il finale è piacevolmente fresco e persistente.
Come dice Massimo: «la botrite è un disastro meraviglioso».
Malvasia delle Lipari Passito 2022 - Nino Caravaglio
Sull'isola di Salina, perla verde dell'arcipelago delle Eolie, la famiglia Caravaglio porta avanti da generazioni una tradizione vitivinicola antica e preziosa: Nino rappresenta un punto di riferimento per la produzione di vini che racchiudono l'essenza stessa di questo territorio vulcanico e generoso. Le vigne, coltivate con cura eroica su terrazzamenti scoscesi che si affacciano sul mare, affondano le radici in un suolo ricco di minerali e di storia. Qui, accarezzati dalla brezza marina e baciati dal sole del Mediterraneo, i vitigni autoctoni, come la malvasia delle Lipari, trovano il loro habitat ideale.
La Malvasia delle Lipari Passito 2022 è un vino giovane, «all’inizio della sua carriera» commenta scherzosamente Massimo, ma già si dimostra di carattere e capace di raccontare la storia millenaria di un'isola sospesa tra mito e realtà. Alla vista si presenta con un colore che richiama il sole, intenso e luminoso, attraversato da riflessi dorati che anticipano la sua natura complessa. Al naso è un'esplosione di profumi intensi e avvolgenti: la macchia mediterranea si fonde con note di erbe aromatiche che conquistano e invogliano al sorso. In bocca è avvolgente e persistente, con una dolcezza mai stucchevole, ben bilanciata da una piacevole freschezza e da una vena sapida che richiama la vicinanza del mare.
Un vino leggero, di grande equilibrio e armonia, con una silhouette delicata che piano piano rivela la sua anima da arcipelago, salmastra, marina e vulcanica.
Colli Piacentini DOP Malvasia Passito Il Piriolo 2014 - Lusenti
Tra le dolci colline piacentine, a Ziano Piacentino, Francesco e Valeria guidano con maestria la cantina Lusenti, una realtà di circa 15 ettari vitati coltivati con cura e rispetto per l'ambiente. Qui, i vitigni autoctoni come la malvasia di Candia aromatica, la barbera e il gutturnio, trovano il loro luogo ideale, riflettendo la vocazione vitivinicola del territorio emiliano. Tra questi, Il Piriolo, un uvaggio bianco, passito e dolce, rappresenta una vera e propria espressione del terroir dei Colli Piacentini DOC.
Prodotto in quantità limitata (circa 2.000 bottiglie), è unico già nel colore, uno splendido tono ambrato che anticipa la complessità aromatica. Al naso è ricco e articolato: le note di frutta candita, tra cui spiccano l'uva sultanina, il dattero e l'ananas, si intrecciano a delicate nuances di vaniglia, chiudendo con un finale che richiama la resina e l'incenso. Al palato si rivela avvolgente e suadente, con una dolcezza equilibrata da una piacevole freschezza. La persistenza gustativa è notevole, con un finale mielato che ne completa il profilo sensoriale e lo rende avvolgente e suadente.
Per chi ama perdersi in un calice, Il Piriolo di Lusenti si rivela ben più di un semplice vino da meditazione: è una partita a scacchi con i sensi, in cui ogni sorso è una mossa sapiente che svela lentamente la complessità e la profondità di questo passito.
Moscato d’Asti 2023 e 2014 - Paolo Saracco
Approdiamo ora in un territorio patrimonio UNESCO, di grande vocazione vitivinicola: il cuore del Monferrato. Tra queste dolci colline Saracco è un’istituzione quando si parla di Moscato d’Asti. Guidata da Paolo, figura di spicco nel panorama enologico italiano, la cantina si distingue per l’eccezionale cura in ogni fase produttiva, dalla vigna alla bottiglia, tanto che ogni annata di questo spumante è un vero e proprio omaggio alla terra e alla sua storia, un prodotto unico e memorabile, capace di soddisfare anche i palati più raffinati.
Ma se tutti noi amanti di questa tipologia siamo soliti consumare il Moscato d’Asti giovane per avere la freschezza e la piacevolezza tipiche del vitigno aromatico, questa sera abbiamo imparato che aspettare non è mai un male: due annate così diverse – 2023 e 2014 – regalano sensazioni davvero opposte, tanto da sembrare due vini e due tipologie totalmente diversi.
L'annata 2023 si discosta dalle tipiche note varietali offrendo un profilo aromatico di spiccata freschezza e complessità. L'analisi olfattiva rivela un bouquet intenso e fragrante, in cui le note floreali si fondono a sentori erbacei e vegetali. Emergono, in particolare, note di foglia di pomodoro, salvia ed erbe aromatiche, clorofilla e fiori di campo, creando un equilibrio aromatico sorprendente. Al palato, la dolcezza tipica del vitigno si presenta equilibrata da una spiccata freschezza e da una piacevole sapidità, che invogliano la beva. L'eleganza e la raffinatezza del prodotto si rivelano gradualmente durante la degustazione. Questo vino conquista con la sua eleganza e la sua freschezza.
L'annata 2014 è molto diversa dalla 2023: lasciate le caratteristiche di freschezza e aromaticità risulta un vino di grande armonia, capace di sviluppare note più mature e complesse, con sentori di frutta secca, miele e spezie.
Valle d’Aosta DOC Chambave Moscato Passito Prieuré 2020 - La Crotta di Vigneron
Dalle dolci colline del Monferrato alle vette imponenti della Valle d'Aosta, il viaggio alla scoperta dei passiti italiani da uve aromatiche prosegue, come una partita a scacchi che sposta i suoi pezzi pregiati su una nuova casella di gusto e tradizione. Arriviamo a Chambave, dove le montagne si ergono imponenti e i vigneti si arrampicano con tenacia su ripidi pendii. Qui sorge La Crotta di Vigneron, una cooperativa che oggi riunisce oltre 200 viticoltori, custodi di un patrimonio vitivinicolo antico e prezioso. Una filosofia produttiva basata sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni, come il petit rouge, il fumin e il moscato bianco nonché la cura eroica su terrazzamenti scoscesi sono lo specchio fedele di una terra aspra e generosa.
Per tutti i wine lovers, il Prieuré rappresenta un tesoro della tradizione italiana da scoprire e amare. Un tuffo nel 1494, quando Giorgio di Challant offre al Re di Francia Carlo VIII un vino dorato, dal profumo inebriante: non si tratta di una bevanda qualsiasi, ma di un nettare prodotto in Valle d'Aosta fin dai tempi antichi. Il segreto è la selezione rigorosa dei migliori grappoli di moscato bianco lasciati appassire lentamente in ambienti ventilati per concentrare zuccheri e aromi a cui segue una vinificazione tradizionale e un lungo riposo in acciaio di almeno 12 mesi, fino al Natale successivo alla vendemmia. Il risultato è un vino elegante e complesso, perfetto per concludere un pasto o per iniziarlo o anche semplicemente per dedicare del tempo a se stessi.
Prodotto in sole 5.500 bottiglie, è un vino dall’aspetto luminoso grazie al colore dorato impreziosito da riflessi ambrati che ne denotano la maturità. Al naso è intenso e persistente: le note floreali di acacia e tiglio si intrecciano a sentori di frutta candita, albicocca disidratata, scorza d'arancia e miele di montagna. Un tocco speziato di cannella e noce moscata completa il bouquet, donando ulteriore complessità. In bocca si aggiungono acacia, timo, salvia, viola appassita, pesca gialla e mandorla. Il sorso è dolce, caldo e morbido, ma allo stesso tempo fresco e minerale, con una piacevole nota sapida che ne bilancia la dolcezza.
Un passito di grande eleganza e personalità, ideale da degustare da solo, come vino da meditazione, o in abbinamento a formaggi erborinati, oltre al più tradizionale abbinamento con la pasticceria secca e dolci a base di frutta.
Solacium 2022 - Pupillo
Precipitiamo a sud, con i profumi intensi della Sicilia, nella solare tenuta Pupillo, a Siracusa. Come azienda agricola a conduzione familiare, incarna i valori tipici della valorizzazione del territorio, del rispetto della tradizione e del recupero dei vigneti di famiglia. E nell’antico feudo di Targia, Nino Pupillo ha recuperato il Moscato di Siracusa, un vino antico e prezioso, che affonda le sue radici nella storia millenaria di questa terra. Prodotto da uve moscato bianco coltivate sulle colline che circondano la città, questo vino era già apprezzato ai tempi della Magna Grecia, quando veniva celebrato dai poeti per la sua dolcezza e il suo aroma inebriante.
Negli ultimi decenni, grazie alla passione di alcuni viticoltori illuminati come Nino, sta vivendo una nuova stagione di splendore. Così nasce Solacium, il rifugio dell’Imperatore, il giardino delle delizie, un vino che già nel nome racchiude le aspettative di ogni amante dei vini dolci. Ottenuto da uve surmaturate in pianta, è un vino bianco dolce naturale che beneficia delle brezze marine dello Jonio e del Maestrale, un vero concentrato di profumi e sapori mediterranei.
Il colore dorato richiama i suoli marnoso-calcarei della tenuta. Al naso è un dilagare di frutta matura, agrumi canditi, miele di zagara e fichi, con un tocco speziato di zafferano e vaniglia e un sentore inequivocabile di arancia candita e cannella. L’assaggio regala un’inconfondibile personalità che si esprime in un sapore molto intenso e persistente. La dolcezza e l’avvolgenza sono splendidamente bilanciate dalla freschezza e dalla piacevole sapidità. Il finale è lungo e persistente, con un retrogusto di frutta secca, spezie e un tocco di erbe aromatiche.
Solacium è un vino da meditazione ideale, perfetto per accompagnare momenti di relax e convivialità. Si abbina splendidamente a dolci con base di mandorle e ricotta, ma regala emozioni in abbinamento con i formaggi erborinati e il foie gras.
Passito di Pantelleria DOC Bukkuram Sole d’Agosto 2021 - Marco de Bartoli
Con i suoi 25.700 km2 di terra baciata dal sole, la Sicilia si conferma patria indiscussa dei vini dolci passiti da uve aromatiche. Per questo da Siracusa ci spostiamo nella meravigliosa Pantelleria, il regno della dolcezza, un territorio da vero scacco matto al palato.
Sospesa tra la Sicilia e le coste africane, Marco De Bartoli ha saputo creare a Pantelleria un'azienda vitivinicola che è un vero e proprio inno alla tradizione e al territorio. Pioniere nella riscoperta di antichi vitigni autoctoni, come lo zibibbo, De Bartoli è stato in grado di coniugare metodi di coltivazione ancestrali, come l'alberello pantesco (riconosciuto Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO), con un approccio moderno e rigoroso in cantina. I suoi vini, intensi e minerali, sono l'espressione autentica di un terroir unico al mondo, plasmato dal vento, dal sole e dalla forza di un vulcano sopito. Ecco perché il Bukkuram Sole d'Agosto non è solo un vino, ma un viaggio sensoriale nell'anima di Pantelleria. Un passito che si discosta dalla complessità del suo fratello maggiore, il tradizionale Bukkuram, per offrirci un'esperienza di gusto fresca e immediata, pur mantenendo intatta l'essenza unica di questa magica isola.
Le vigne hanno le radici che affondano nella storia tra gli anni '50 e '70 nella Contrada Bukkuram, mentre la vendemmia, tra agosto e settembre, prevede una doppia raccolta: una parte delle uve viene lasciata appassire al sole per almeno due settimane su tradizionali stenditoi in pietra lavica, mentre la restante parte matura sulla pianta fino a settembre. La fermentazione avviene con lieviti indigeni e, a processo avanzato, l'uva appassita, sgrappolata a mano, viene aggiunta al mosto in più riprese in modo che gli acini cedano sostanze acide e minerali. Segue una macerazione di circa tre mesi, un breve passaggio in botte di almeno sei mesi e un affinamento in acciaio prima dell'imbottigliamento.
Il risultato è un vino che seduce già dal colore dorato intenso, luminoso e brillante. Al naso si presenta con profumi di frutta matura, miele, agrumi, frutta sciroppata ed elicriso. Ma è portando il calice al naso che svela la sua anima più profonda e complessa: la nota salmastra evoca il mare a due passi dalle vigne, il fico si intreccia all’albicocca, la liquirizia emerge con delicatezza a fianco alle erbe aromatiche, fino a chiudere con la frutta secca. Al palato è morbido e avvolgente, con un finale piacevolmente dolce e persistente.
Moscato di Saracena Passito IGT 2019 - Cantine Viola
Approdiamo ora in Calabria, tra le montagne aspre e generose del Pollino dove la cantina Viola ci attende con un altro nettare prezioso: il Moscato di Saracena Passito, un vino che racchiude in sé secoli di storia e tradizione, un elisir dal sapore antico e avvolgente.
Guidata dalla passione di Maurizio Viola, la cantina porta avanti con orgoglio la tradizione vitivinicola locale, valorizzando vitigni autoctoni come il magliocco dolce, la guarnaccia nera e, naturalmente, il moscato bianco, da cui nasce il celebre Moscato di Saracena Passito. La sua unicità risiede nell'anima multiforme: un blend di uve locali, tra cui la malvasia e la guarnaccia, sapientemente unite al moscatello, protagonista indiscusso. Le uve, raccolte e appassite alcune settimane prima della vendemmia tradizionale, donano al vino un bouquet aromatico inconfondibile. Il processo di vinificazione è un vero e proprio rituale: gli acini di moscatello e adduroca, disidratati dal sole calabrese, vengono selezionati con cura e delicatamente schiacciati a mano, per poi essere aggiunti al mosto concentrato di malvasia e guarnaccia. Seguono una lenta e paziente fermentazione, durante la quale il vino si arricchisce di profumi e sapori unici, e una bollitura del mosto per concentrarlo ulteriormente.
Il risultato è un passito dal colore ambrato con riflessi rosati che seduce l'olfatto con intense note di miele, fichi secchi e frutta esotica. Le note di frutta candita, tra cui l'albicocca disidratata, il fico secco e la confettura di agrumi, si intrecciano a sentori speziati di cannella, noce moscata e zafferano. In bocca è di una dolcezza avvolgente, dove la mielosa armonia del moscato si fonde con una sorprendente vena sapida e fresca, che stuzzica la curiosità e invita a un nuovo sorso. Il finale è lungo e persistente, con un retrogusto di frutta secca, spezie dolci e un tocco di erbe mediterranee.
Colli Euganei Fior d'Arancio DOCG Passito Donna Daria 2019 - La Montecchia
Sui Colli Euganei sorge la cantina storica La Montecchia, di proprietà del Conte Emo Capodilista che ha voluto omaggiare Donna Daria, figlia del Conte Alberto da Baone, figura chiave della rinascita vitivinicola della zona nel Medioevo, intitolandole il suo passito.
Ottenuto dalle migliori uve di moscato giallo coltivate sulle soleggiate pendici del Monte Castello a Baone, questo passito si presenta con un colore ambrato brillante e luminoso, preludio di un'esperienza sensoriale indimenticabile. Un'esplosione di profumi invade il naso: intenso e concentrato, il bouquet aromatico si dispiega in tutta la sua complessità, con note di mandarino e albicocca che si intrecciano a sentori di salvia e rosmarino, di miele d’arancio e menta, creando un equilibrio perfetto tra dolcezza e freschezza. Al palato si conferma elegante e di gran classe: le note agrumate anticipano un sorso avvolgente e persistente che lascia una piacevole sensazione di dolcezza e armonia.
Trentino DOC Moscato Rosa - Azienda Agricola Zeni
Arriviamo ora nei pressi della Piana Rotaliana in Trentino, a San Michele all’Adige, dove sorge l'azienda agricola Zeni fondata nel lontano 1882 da Roberto Zeni. Tra i tanti gioielli enologici prodotti spicca il Moscato Rosa, un vino dal carattere unico e affascinante, ottenuto dalle uve omonime, una varietà particolarmente vigorosa. Grazie all’attenta selezione di grappoli raccolti in parte a settembre e messi ad appassire in fruttaio, e in parte lasciati appassire direttamente sulla pianta fino a novembre, si ottiene un vino dalla grande concentrazione zuccherina e dalla straordinaria complessità aromatica.
Nel calice si presenta con un colore rosa intenso e riflessi rosso rubino. Al naso sprigiona un profilo aromatico ricco e fragrante, in cui spiccano sentori di oliva, rosa canina speziata, cannella e chiodi di garofano. Al palato è dolce e avvolgente, con una piacevole nota fresca che bilancia la dolcezza. Persistente e morbido, è un viaggio alla scoperta dei sapori autentici di una terra generosa e ricca di storia.
Moscato di Scanzo DOCG 2018 - Biava
Nel cuore della bergamasca, incastonata tra le dolci colline, si cela una vigna diversa da tutte le altre. Qui, le viti si aggrappano con tenacia a una formazione rocciosa unica e antica conosciuta localmente come "Sass de la Lüna", un nome evocativo che racconta la natura quasi ultraterrena di questa terra, un paesaggio brullo e pietroso che un tempo si credeva fosse ciò che restava dell'impatto di un meteorite. Questo suolo, con la sua insolita composizione e ricchezza minerale, conferisce un carattere unico ai vini che vi nascono poiché le viti “lottano” per affondare le loro radici nel terreno impervio e, conseguentemente, le rese sono naturalmente basse. Ma è proprio questa lotta che si traduce in uve dalla concentrazione aromatica e dall'intensità di sapore rare altrove.
In questo contesto, sulle pendici del monte Bastia, sorge l'azienda agricola di Manuele Biava si estende su tre ettari di vigneti baciati dal sole e accarezzati da un microclima ideale. La cantina si distingue per la precisione e la cura di ogni dettaglio dando vita a vini di altissima qualità, tra cui spicca il Moscato di Scanzo DOCG, un tempo prodotto per le celebrazioni eucaristiche, per la curia di Bergamo. I vigneti dell’azienda, dove l'intervento dell'uomo è minimo e la natura regna sovrana, sono la testimonianza del legame indissolubile tra la terra e il vino. E ogni bottiglia prodotta è un prezioso sorso di storia, un inno alla forza della natura e un omaggio alle generazioni di vignaioli che le hanno custodite con tanta cura.
Il Moscato di Scanzo DOCG di Biava è un passito rosso, fiore all'occhiello della produzione aziendale, nonché vero e proprio gioiello enologico: ottenuto da uve moscato di Scanzo, vitigno autoctono a bassissima resa, questo vino affina in acciaio per 24 mesi, sviluppando un bouquet aromatico di straordinaria complessità.
L’annata 2018 si presenta di un colore rosso rubino carico e profondo. Al naso sprigiona profumi intensi e avvolgenti: note di frutta matura, ciliegia, spezie dolci come cannella e salvia sclarea, sentori di incenso e rosa appassita si fondono in un equilibrio armonico e suadente. In bocca è pieno e deciso, dolce ma sorretto da una piacevole freschezza e da una trama tannica ben presente. La persistenza è lunga e appagante. Un vino da meditazione, perfetto per accompagnare i dolci della tradizione natalizia, come panettone e pandoro, o per esaltare la delicatezza di una panna cotta ai frutti di bosco.