Sorprendente Abruzzo: viaggio alla scoperta di una regione distante dalle luci della ribalta

Racconti dalle delegazioni
29 novembre 2018

Sorprendente Abruzzo: viaggio alla scoperta di una regione distante dalle luci della ribalta

Storia di un territorio vocato e non sufficientemente raccontato. Davide Gilioli ci conduce attraverso un entusiasmante percorso tra vitigni autoctoni e potenzialità nascoste dell’Abruzzo

Dorapaola Ieraci

Valorizzare i vitigni autoctoni non è una moda di questi anni, ma semplicemente il mezzo migliore per riscoprire quelle regioni italiane che da decenni vengono considerate solo per i loro numeri, ovvero per gli ettolitri di vino prodotti all'anno a discapito molto spesso della qualità. Ben lo sa Davide Gilioli, relatore della nostra serata, che da grande appassionato di vitigni minori e poco conosciuti ha reso chiaro il concetto di come sia necessario essere curiosi per rendersi conto di come l'Abruzzo abbia tutte le carte in regola per porsi ai primi posti in quanto a eccellenze, sotto tutti i punti di vista. 

Benedetto Gareri, Delegati AIS di Pavia e Davide Gilioli, relatore della serata, sommelier e Degustatore AIS

Paesaggi mozzafiato che spaziano dalla collina, alla montagna, al mare in un susseguirsi di microclimi e terreni sempre diversi. Questa grande varietà crea le condizioni ideali per la produzione di vini altrettanto differenti: da potenti montepulciano a rosati di caratura mondiale, da bianchi ottenuti da vitigni particolari come la cococciola o il montonico a spumanti energizzanti.

Dividiamo l'Abruzzo in quattro zone partendo da Chieti che con i suoi 21.000 Ha vitati è la seconda provincia più d'Italia per superficie coltivata a vitis vinifera; si distingue anche per la presenza di grandi cooperative che seguendo il buon esempio dell'Alto Adige, coprono l’80 % della produzione con un rapporto qualità/ prezzo molto interessante. Qui il suolo è argilloso e sabbioso, il clima mediterraneo e i vini ottenuti risultano schietti e immediati. Gli stessi terreni si ritrovano nelle Colline Pescaresi che con l'ausilio di una bella esposizione e delle brezze marine regalano vini rotondi, complessi e eleganti. Interessante ricordare che in questa porzione di Abruzzo possiamo trovare vigne di trebbiano molto vecchie e una chicca enologica chiamata Moscatello di Castiglione, un raro passito da non perdere. Nelle basse colline vicino al mare dal clima temperato, dalle buone escursioni termiche e dai terreni di arenarie e quarzi si estende la zona del Teramano, da cui natura e uomo ci danno vini di bella struttura e nobiltà. La versione più rustica e tannica di montepulciano dataci dalle marne e dal calcare la troviamo nell'Aquilano e nella Valle Peligna, una conca ai piedi della Maiella.

La sala

Ma è con la degustazione che diamo forma a ciò di cui abbiamo appena scritto. Vediamo salire dal primo calice una bollicina: 

SPUMANTE BRUT VOILÀ, AZIENDA CASAL THAULERO

Un metodo Charmat da vitigno pecorino, definito vitigno di confine poiché largamente presente anche nelle Marche e che ben si presta alla spumantizzazione. Si può osservare un colore paglierino cristallino con bei riflessi verdolini che lasciano presagire timidi ma complessi profumi di fiori di campo. Riconosciamo una delicata margherita, poi frutta a polpa bianca, specialmente la pera e erbe aromatiche, nello specifico salvia. Più autoritario in bocca, merito di una discreta struttura, di un altrettanto percepibile morbidezza ma soprattutto di una bella sapidità. Cosa abbinarci? Delle capesante gratinate, senza dubbio!

Ritroviamo il pecorino anche nel secondo calice: 

TERRE DI CHIETI IGT AUFINUM 2016, CANTINA VALLE TRITANA

Questa Azienda situata all'interno del Parco Nazionale del Gran Sasso agisce di fatto come un nègociant. Dal 2002 selezione uve della regione, le acquista e poi le vinifica. Nel calice il pecorino, dopo sei mesi di affinamento in acciaio, si presenta paglierino lucido e pieno. Al naso anche in questo caso avvertiamo profumi di fiori e frutta ma più decisi rispetto al vino precedente: camomilla, pesca gialla, nespola e albicocca. Al palato è avvolgente e caldo con un finale mentolato. Lo chef consiglia: fiadòni, ossia ravioli di pasta sfoglia cotti al forno ripieni di pecorino (in questo caso formaggio e non vitigno!).

La serie dei Montepulciano viene aperta con: 

MONTEPULCIANO D'ABRUZZO DOC OTTOBRE ROSSO 2016, TENUTA I FAURI

Con 12 giorni di macerazione e 9 mesi di affinamento in cemento all’aspetto visivo balza all’occhio un bel rosso rubino. Il versante olfattivo è declinato su fiori essiccati, rosa, violetta e poi ciliegia nera, mora e un pizzico di spezia. All'assaggio potente e caldo, con un tannino che cerca equilibrio in collaborazione con freschezza e sapidità; buona la persistenza. Il perfetto equilibrio per questo vino lo possiamo ricercare assaporando degli spaghetti alla teramana, ovvero spaghetti alla chitarra conditi con sugo arricchito di polpettine di carne ovina e bovina.

MONTEPULCIANO D'ABRUZZO DOC 2013, CANTINA FRENTANA

15 giorni di macerazione, 12 mesi in botte grande di rovere: nuance rubina cupa. Dal bicchiere fragranze diversificate, da quelle tipiche di frutta cotta e in confettura a quelle più particolari di bosco, di legni esotici, di cenere e spezie dolci. Il gusto risulta leggermente slegato, l'astringenza è ribelle; la chiusura è su note di liquirizia e tostato. Lo accostiamo ad un grande classico della cucina regionale abruzzese: gli arrosticini!

MONTEPULCIANO D'ABRUZZO DOC 2013 VIGNA VETUM, AZIENDA TERZINI

La vista ci conferma tonalità porpora intenso. Anche i profumi sembrano più scuri: ciliegia matura, rosa baciata dal sole, cioccolato fondente. Questo vino è figlio di un’annata molto calda. 12 mesi di acciaio, 12 mesi di barrique usate e 6 mesi in bottiglia. In bocca entra timido e silenzioso per poi alzare la voce con una nota alta di tannino ma intonata con la morbidezza. Chiude con un arpeggio di cacao. Per esaltarsi: agnello cacio e ova.

MONTEPULCIANO D'ABRUZZO DOC RISERVA 2011 DUCA THAULERO, AZIENDA CASAL THAULERO

24 mesi di tonneau e barrique di legno nuovo. Tinta di un rubino pieno, bouquet ampio di frutti neri maturi e lavorati, spolverata di pepe e noce moscata, soffi di resina che rilasciano balsamicitá. Gli anni hanno levigato il tannino e alleggerito il corpo. In tavola lo uniamo ad un cosciotto di agnello al forno.

Dell'Abruzzo riconosciamo la genuinità, già nota dai tempi della vittoria di Annibale a Canne, raccontata da Polibio nel I secolo a.C. grazie al miracoloso vino dei Peligni che risvegliò dal torpore soldati e cavalli; la naturalezza con cui ogni vino si abbina alle pietanze tradizionali delle varie zone; la determinazione con cui alla fine degli anni novanta Valentini e Masciarelli riportarono in auge la regione esportando Trebbiano e Montepulciano anche negli Stati Uniti; la forza con cui riparte ogni volta nonostante le calamità.