Sua maestà il pinot nero

Il pinot nero è uno dei vitigni più nobili al mondo. Con la passione e la grande competenza che contraddistingue Guido Invernizzi percorriamo un intrigante viaggio degustativo alla scoperta delle sue differenti capacità espressive al di fuori dei confini francesi.

Daniela Recalcati

Il pinot nero, vitigno di non facile adattabilità, è di origine francese, e in particolare proviene dalla Borgogna, ed è molto antico. Già nel primo secolo d.C., Plinio il Vecchio lo cita, come Vitis Elvanacea, nella sua Naturalis Historia. Esige terreni argilloso–calcarei ben drenati e, a seconda della percentuale di calcare, della densità di pietre e della ricchezza in argilla, dona un vino rosso leggero ed elegante oppure potente e di buona struttura. È un vitigno capriccioso, sensibile a diverse malattie e alle gelate primaverili a causa della sua precocità. Dona vini fini ed eleganti, spesso poco colorati, con aromi tipici di marasca, mora, ribes, fragola, lampone, peonia, talora speziati; in evoluzione, presenta note di ciliegia sotto spirito, cuoio, sottobosco, funghi, tartufo e, a volte, piacevoli note animali; è poco tannico e delicato in invecchiamento.

In Nuova Zelanda, la cultura vitivinicola è di origine inglese, perché sono stati gli inglesi a portare i vitigni internazionali francesi in questa regione. I terreni sono molto complessi e antichi, con suoli sassosi e calcarei dotati di perfetto drenaggio. Il clima è ideale, con estati calde e secche, notti fresche, buone escursioni termiche, piogge regolari e brezze oceaniche che garantiscono una bassa umidità e una perfetta sanità delle uve. La zona più vocata è la parte sud dell’isola nord, nell’area di Wairarapa, sottozona di Martinborough.


Il relatoreIl primo vino in degustazione proviene dalla zona di Malborough, e precisamente dall’Omaka Valley.

Saint Clair Pioneer Block 10 Twin Hills Pinot Noir 2018
Pinot nero in purezza con utilizzo di due cloni di Borgogna, Dijon 114 e Dijon 667. Vendemmia a perfetta maturità delle uve, criomacerazione per 5 giorni in cantina prima della fermentazione separata dei due cloni. Affinamento per 10 mesi in barriques (30% nuove e 70% di secondo e terzo passaggio). Fermentazione malolattica spontanea. Miscelazione dei due vini prima dell‘imbottigliamento.
Il naso è pulito con note di frutta rossa e di pepe, chiodi di garofano e ginepro. La bocca esprime un frutto croccante e una lieve speziatura; grandi acidità, persistenza e struttura.

In Sudafrica la vite è arrivata con gli olandesi, grazie a Jan van Riebeeck e Simon van der Stel. Le migliori zone vitivinicole si trovano attorno a Città del Capo. Il terreno è il più antico del mondo, precambriano, risalente a circa un miliardo di anni fa, simile a quello del Caucaso e della Terra del Fuoco.

Il secondo vino proviene dalla zona di Elgin, nella Oak Valley.

Groenlandberg Pinot Noir 2018 – Oak Valley
Ottenuto da una selezione di vigneti che crescono, in quota, sul Groenlandberg. Fermentazione a freddo e a grappolo intero. Affinamento in barriques di rovere francese di primo passaggio per 12 mesi.
Al naso si percepisce leggermente il legno e note di frutta rossa matura - ciliegia e fragola -, spezie e torrefazione. In bocca si apprezza grande acidità, spezia dolce, fruttato più maturo; è carezzevole e vellutato. Vino opulento con lunga persistenza e grande finezza.

L’Austria ha una tradizione vitivinicola millenaria. Ai tempi dell‘antica Roma, nel primo secolo a.C., veniva chiamata Noricum ed era una delle zone viticole dell’impero. Tutte le vigne austriache si trovano nell’Austria orientale. Il clima è continentale a nord e quasi mediterraneo a sud, per l’influsso del mare Adriatico.

Il terzo vino proviene dalla Stiria, regione famosa per i vini rosati. È caratterizzata da terreni calcarei, da terre brune con ossidi di ferro e da affioramenti vulcanici che danno struttura, mineralità e sapidità al vino.

Pinot Noir Phillit 2017 – Wohlmuth
Fermentazione malolattica in barriques. Affinamento in barriques francesi di primo e secondo passaggio per 22 mesi.
Al naso si sentono note acidule, di frutta fresca, ribes, mirtillo e mora non molto matura e una leggera speziatura. In bocca si percepiscono una buona acidità e sapidità e un frutto rosso non particolarmente maturo; tannicità sfumata e lieve, muscolarità inferiore a quella dei primi due vini.

L’Argentina è la regione vinicola più australe del mondo, il cui suolo è antichissimo, prevalentemente roccioso. Il clima è continentale temperato, secco, ventoso e con grandi escursioni termiche.

Il quarto vino viene prodotto nella parte meridionale dell’Argentina, nella zona di Neuquen - Rio Negro.


I viniPatagonia Pinot Noir, Reserva del Fin del Mundo, 2017 – Bodega del Fin del Mundo
Macerazione sulle bucce per 20 giorni. Fermentazione malolattica completamente svolta. Maturazione per 12 mesi in barriques di primo passaggio, 50% di rovere francese e 50% di rovere americano.
Il naso ci regala frutta matura, succosa, carnosa, tipo ciliegia e arancia sanguinella; sono presenti fini note speziate di pepe bianco e spezie dolci, erbe officinali essiccate, carruba e legno bagnato. In bocca ha una buona e fine carica tannica, struttura e muscolarità, ma perde un po‘ il frutto e non ha una grandissima persistenza.

In Germania il vino ha una tradizione storica millenaria e la viticoltura è presente nella zona centro–sud–occidentale. Il pinot nero viene allevato nella Mosella, nell’Ahr, ma soprattutto nel Baden.

Il quinto vino proviene dalla Mosella, e precisamente dalla Vigna Grand Cru Hofberg di Daniel Twardowski. Il terreno è complesso, con ardesia e ossidi di ferro che conferiscono mineralità e sapidità; il clima fresco, con estati moderatamente calde, e il lungo periodo di maturazione consente alle uve di sviluppare e conservare una grande acidità fruttata.

Pinot Noix Ardoise 2016 – Daniel Twardowski
Il nome deriva dalle noci che gli uccelli fanno cadere dagli alberi e che si rompono nell’impatto col duro suolo di ardesia. Fermentazione a freddo per 10–14 giorni. Affinamento per 18 mesi in barriques francesi a tostatura medio–leggera (60% nuove) e in bottiglia per altri 18 mesi.
Al naso è un vino “borgognone”; si percepiscono piccoli frutti rossi, ribes e ciliegia a perfetta maturazione; legno perfettamente gestito con note speziate, pepate e di fiori rossi secchi. In bocca è sapido, con sentori di grafite e di roccia; finale speziato gradevolissimo. Perfetta corrispondenza gusto–olfattiva. Grandi finezza, eleganza e riconoscibilità.

L’Oregon è il paese più famoso per il Pinot Nero, dopo la Francia. Per l‘80% è prodotto nella Willamette Valley. I terreni sono costituiti da sedimenti marini, basalti vulcanici e loess portati dal vento. Il clima è freddo, ma mitigato dalla vicinanza dell’oceano; numerose le ore di luce e di sole, piogge moderate e prevalentemente invernali.

Il sesto vino proviene da una delle zone più vocate della Willamette Valley: le Dundee Hills.

Dundee Hills Pinot Noir 2014 – J. Christopher
Fermentazione malolattica spontanea. Affinamento per 18 mesi in barriques di rovere francese, per il 25% nuove.
Al naso ci sono note di frutta rossa, ma anche di iniziale terzializzazione, con sensazioni eteree, di viola essiccata e di pepe bianco. In bocca è, anche questo, un vino “borgognone”, di una freschezza e una pulizia assolute, con note di frutta ancora giovane, di liquirizia, erba officinale e genziana. Lunghissima la persistenza.

Per concludere torniamo in Sudafrica, a Hermanus.

Conservation Coast Pinot Noir 2016 – Whalehaven
Fermentazione alcolica per 11 giorni e malolattica in barriques francesi nuove, dove resta per 12 mesi.
Il naso è fruttato di un frutto sia fresco che carnoso e succoso, floreale di viola, geranio, fiori appassiti e lavanda; leggere note speziate dolci. La bocca è carnosa, piena, persistente, con note di liquirizia, speziate e balsamiche.