Svezia: viticoltura nuova, estrema e creativa
Passione e intraprendenza sono gli ingredienti che hanno spinto gli svedesi a muovere i primi passi nel settore della viticoltura. Therése Lönnqvist e Massimo Recli ci raccontano i risultati raggiunti ad oggi.
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«Due parole contraddistinguono il clima della Svezia per metà dell’anno: freddo e buio. E per buio non si intende “ombra”, ma totale assenza di luce. Come può, quindi, la vite crescere in queste condizioni?» dice Therése Lönnqvist, svedese d’origine, sommelier professionista e degustatrice AIS. Ѐ per rispondere a questa domanda che insieme a Massimo Recli, anche lui degustatore AIS e instancabile ricercatore di nuove frontiere vinicole, da mesi progetta una serata sui vini svedesi.
Si dice che l’attesa aumenti il desiderio. Proprio così. Nonostante le difficoltà del periodo, finalmente ci ritroviamo all’estremo nord d’Europa, sul 57° parallelo. Ad attenderci c’è il clima subpolare della parte settentrionale del paese. Troppo freddo, non siamo “alcolicamente” e adeguatamente equipaggiati per resistervi; meglio spostarsi a sud, dove il clima continentale freddo si adatta meglio sia a noi che alla vite.
«”Lo scorso anno l’estate era di un mercoledì!” ironizzano così gli svedesi sulla durata dell’estate. Cosa cresce dunque in Svezia, con così poco calore e così poca luce?» dice Therése.
Sicuramente alberi, frutti di bosco, mele e pere. Altra cosa è però la coltivazione della vite. Sarà forse colpa del cambiamento climatico se si riesce a coltivarla? In realtà, già nel 1999 la Svezia era stata riconosciuta come paese atto a produrre vino e, negli ultimi decenni, ad influenzare la coltivazione della vite, sono stati più che altro passione e cultura, ma anche l'incremento dei consumi di vino passati, negli ultimi anni, dai 20 ai 26 litri pro capite. Per fare un paragone, in Italia - paese considerato fra i maggiori consumatori -, è di 38 litri pro capite.
Il territorio interessato dalla coltivazione della vite è la zona sud della Svezia. La vita cresce lungo la costa, in zona ventilata. Tuttavia, è necessario proteggerla dal gelo quasi tutto l’anno. Per far questo sono state sperimentate nuove tecniche, come ad esempio l’uso in vigna di sensori che indicano le soglie di temperature oltre le quali le piante rischiano il congelamento oppure l’impiego della nebulizzazione che permette la formazione di uno strato di ghiaccio a protezione dei tralci e dei germogli. Con questa ultima tecnica, usata anche per preservare dalle gelate autunnali, la temperatura tra lo strato di ghiaccio e il germoglio risulta superiore alla temperatura esterna.
Il fattore che ha spinto e favorito la coltivazione della vite in Svezia è stato, però, l'impiego di PIWI (PilzWiderstandsfähig), vitigni nati nella seconda metà dell’Ottocento dalla selezione di varietà più resistenti al freddo e alle malattie. Si tratta di incroci ottenuti dalla specie europea vitis vinifera con specie americane, come vitis riparia e vitis rotundifolia, più resistenti agli attacchi dell’odio e della peronospora, oppure di incroci ottenuti con la vitis asiatica amirensis, in grado di sopportare maggiormente il freddo. Le varietà utilizzate per la coltivazione sono numericamente ridotte e tra queste, il rondo e il solaris, sono due fra quelle più coltivate.
Il solaris, vitigno semi-aromatico, è piuttosto versatile e adatto ad essere vinificato secco, spumantizzato o passito. Ottenuto nel 1975 presso l’Istituto di Friburgo in Germania dall’incrocio tra la varietà merzling (seyve villard 5.276 x riesling x pinot gris) e la varietà 6.493 gm (severa zarya x muscat ottonel), si caratterizza per un’alta resistenza alle aggressioni di peronospora, oidio e botrytis e per una elevata produttività.
I PIWI sono coltivati su terreni dalla stratificazione importante: la formazione delle rocce svedesi risale, infatti, a 2,5 milioni di anni fa. Nei secoli, a seguito dello scioglimento del ghiacciaio originariamente spesso 3 km, sono emerse le terre ora coltivate. La vite, che raggiunge al massimo altezze pari a 1,80 m, presentano un ricco fogliame. Questi vitigni resistenti, inoltre, non necessitano di trattamenti e, per questo motivo, si possono considerare naturalmente biologici e a ridotto impatto ambientale. La concimazione avviene attraverso la tecnica del sovescio, coltivando tra i filari piante leguminose ad alto contenuto di azoto che vengono interrate oppure usando stallatico o alghe raccolte in autunno, lasciate seccare e usate come concime in primavera.
Le condizioni climatiche sfavorevoli hanno permesso ad oggi una media di 10 vendemmie fra tutti i 40 produttori che gestiscono 100 ha di vigneto. Therése Lönnqvist sottolinea la grande difficoltà con la quale è riuscita a reperire i vini per la serata AIS, spiegando che le poche bottiglie prodotte non sono, nella maggior parte dei casi, vendute al pubblico, ma solo servite in degustazione direttamente in cantina.
La produzione di vino in Svezia non è ancora normata; l’unica legge in vigore riguarda il monopolio sugli alcolici gestito dalla società per azioni statale Systembolaget, che vende alcolici in tutto il paese attraverso una rete di oltre 400 negozi. Ma il vino svedese risulta introvabile persino in questi punti vendita!
La viticoltura svedese è dunque, ad oggi, aperta ad ogni iniziativa anche di appassionati che investono in sperimentazione e ricerca. Alcuni produttori stanno poi considerando di impiantare viti a piede franco, poiché la filossera non è mai arrivata nel paese e l’unico mastro bottaio del paese ha recentemente proposto l’utilizzo di rovere autoctono per la produzione di botti. Queste iniziative, così come tante altre, rendono la viticoltura svedese un mondo tutto in divenire, fatto di alti e bassi e, a volte, anche di ottimi risultati. Come quelli, in degustazione, magistralmente illustrati da Massimo Recli.
Vini in degustazione, tutti 100% solaris, in abbinamento a un piatto della cucina svedese a cura di Björk - Swedish Brasserie: salmone marinato all’aneto, patata mignon e salsa gravlax alla senape svedese servito su pane di segale imburrato, tre varianti di aringa marinata (alle verdure, alla senape, alla Brantevik).
Flyinge Vingård - Magnus Oskarsson
Anno di fondazione: 2009, viticoltura biologica, 2 ha coltivati a solaris, bottiglie prodotte: 6.000.
Pegasus Mousserande 2015
Metodo Classico, brut, 30 mesi sui lieviti, sboccatura manuale, 1.200 bottiglie prodotte.
Color giallo paglierino, bolla fine e persistente; al naso, delicati profumi di mela gialla, sambuco, uva spina e una nota di frutta tropicale; al sorso mantiene una piacevole freschezza e una buona sapidità; il finale risulta possedere una spiccata acidità, caratteristica del solaris. Buon abbinamento con le aringhe marinate.
Pegasus Stål 2018
Affinamento in acciaio, 1.200 bottiglie prodotte.
All’esame olfattivo risulta intenso e deciso; profumi di kiwi, albicocca e mela e una nota di frutta tropicale e di vaniglia. I profumi “dolci” e fruttati emergono anche in bocca, ma risultano ben bilanciati da acidità e sapidità.
Pegasus Solera
Il nome richiama l’omonimo metodo, ma in realtà si tratta di un blend ottenuto dalle annate 2015, 2016, 2017 affinate in legno e dall’annata 2018 affinata in acciaio.
Al naso è fresco e gentile, meno marcato di sentori fruttati tipici del solaris; si percepisce una nota di rifermentazione e risulta più minerale degli altri due. In bocca l’acidità del vitigno è ben percepibile, ma è rotondo ed equilibrato.
Arilds Vingård - Annette e Jonas Ivarsson
È la più grande azienda vitivinicola svedese, anno di fondazione: 2007, viticoltura: biologica, 20 ettari vitati, varietà coltivate: solaris, muscaris, souvignier gris, cabernet cortis, pinot noir precoce, bottiglie prodotte: 60.000.
Arilds Vingård Solaris 2018
Fermentazione in acciaio senza lieviti aggiunti, 10.000 bottiglie prodotte.
Color giallo paglierino e buona consistenza; bouquet con sentori di albicocca, kiwi, pesca gialla, melone, sambuco. All’assaggio si percepisce un retrogusto ammandorlato.
Arilds Vingård Barrique 2016
Affinamento di 12 mesi in barrique nuove di rovere francese, 1.500 bottiglie prodotte.
Profumi di cardamomo, zenzero, frutta tropicale, melone giallo, litchi. In chiusura di sorso si percepisce lo zenzero. Grazie alla sua rotondità, si abbina perfettamente all’aringa affumicata alla senape.