Tassodine e il pinot nero in salsa bergamasca

Il vino voluto e dedicato da Giuseppe Magni a Francesco Arrigoni. Un pinot nero che, ancora una volta, cambia carattere per adattarsi a un territorio diverso senza perdere, però, la sua caratteristica eleganza

Stefano Vanzù

Una nutrita partecipazione di appassionati e sommelier ha caratterizzato la bella verticale di sette annate di pinot nero dell’azienda Tassodine, organizzata da AIS Bergamo e condotta mercoledì 20 marzo dal giornalista Elio Ghisalberti, firma della rubrica "Sapori e piaceri" dell'Eco di Bergamo.

Insieme a lui, presenti il Presidente di AIS Lombardia Hosam Eldin Abou Eleyoun, Roberta Agnelli, Delegata AIS di Bergamo e naturalmente il “Patron” di Tassodine, Giuseppe Magni insieme all’enologo dell’azienda, Paolo Zadra.

L'enologo Paolo Zadra, il produttore Giuseppe Magni e il relatore della serata, il giornalista Elio GhisalbertiElio Ghisalberti ha esordito ricordando il progetto voluto da Giuseppe Magni: produrre vini su un terreno acquistato sopra Villa d'Adda, dove la mattina presto o la sera tardi non è raro incontrare qualche tasso, da cui il nome dell’azienda, "Tassodine".

La decisione di allevare pinot nero, sulle cui potenzialità in questo terroir Giuseppe Magni nutriva forti dubbi, si deve all’appassionata insistenza di un grande giornalista enogastronomico bergamasco, Francesco Arrigoni, amico di lunga data di Elio Ghisalberti e segretario/factotum di Luigi Veronelli, successivamente fondatore e direttore del Seminario Veronelli nonché poi collaboratore delle guida Gambero Rosso e del Corriere della Sera.

Arrigoni era convinto, a ragione, che l’altitudine, le giaciture di argilla ed arenaria e la natura di quei terreni fra i 500 ed i 600 metri di altitudine di Tassodine, località del Monte Canto sopra Villa d'Adda, fossero ideali per coltivare un vitigno difficile come il pinot nero ma che, se allevato con cura, avrebbe portato grandi risultati.

Il suggerimento di Francesco Arrigoni si concretizza nel 2007: Giuseppe Magni pianta 4.000 barbatelle, acquistate da un vivaista di Canderc, nella parte più alta e fresca dei suoi terreni, esposta a sud.

Il vigneto è a conduzione biologica, il sistema di allevamento a cordone speronato alto 70 cm a 7-8 gemme per tralcio con una resa di 1,2 - 1,5 Kg di uva per singola pianta, in aderenza alla regola che i francesi reputano sacrosanta per produrre vino di alta qualità, ovvero una bottiglia per pianta.

Le prime 212 bottiglie di Pinot Nero “Francesco Arrigoni”, figlie del vigneto creato nel 2007, vedono la luce nel 2010: la vinificazione è stata condotta in acciaio presso un’azienda in Franciacorta, non essendo ancora pronta la cantina di Tassodine. 

Oggi Tassodine, con la consulenza di Paolo Zadra, produce in media 1800 bottiglie di pinot nero ogni anno, tutte dedicate a Francesco Arrigoni, scomparso nel 2011; per ricordare il grande giornalista, è stato istituito un premio che viene assegnato annualmente a chi, nel campo dell’enogastronomia, abbia progettato o realizzato un’azione dal forte contenuto etico.

Siamo di fronte a vini con una grande identità di territorio, che riflettono in maniera precisa le zolle in cui sono nati e quell’idea di pinot noir “orobico” fortemente voluta da Francesco Arrigoni e Giuseppe Magni

La verticale

Pinot Nero Francesco Arrigoni 2010 

il colore rubino tendente al rosso mattone denota la maturazione del vino che presenta profumi evoluti di sottobosco, humus di foglie e funghi. In bocca è terroso, quasi ematico, con un tannino molto delicato ed un’acidità leggermente squilibrata.

Pinot Nero Francesco Arrigoni 2011

Con questa annata la produzione passa dalle 212 bottiglie del 2010 a 2400 bottiglie e ad un affinamento in barriques di secondo passaggio. Avvertiamo il profumo del frutto ormai maturo con un’evidente nota acida che, sebbene leggermente spigolosa, non dispiace e rende il vino croccante e di ottima beva.

Pinot Nero Francesco Arrigoni 2012

Un pinot nero profondamente diverso da tutti gli altri che abbiamo degustato, con un colore vivo e profondo, caldo come l’annata in cui è nato. Il primo vino interamente prodotto in Azienda evidenzia un intervento più massiccio del legno (in parte nuovo), sentori di castagna e una nota balsamica più decisa rispetto ai pinot del 2010 e 2011, nonché un tenore alcolico più elevato.

Pinot Nero Francesco Arrigoni 2013

Prodotto in una stagione più fresca della precedente, nel pinot di questa annata il legno è meno presente contribuendo a rendere il vino equilibrato sia nei profumi che in bocca, dove è ben definito nelle sue caratteristiche organolettiche e dotato di buona persistenza.

Pinot Nero Francesco Arrigoni 2014

In un’annata decisamente problematica in quasi tutto il nostro Paese, al punto che Giuseppe Magni era intenzionato a non produrre in quell’anno il suo pinot nero, il vino riflette puntualmente le bizzarrie del clima con un colore molto scarico, un naso poco complesso, una consistenza lieve ed una persistenza fugace.

Pinot Nero Francesco Arrigoni 2015

Con una vendemmia equilibrata e di buon livello, le 1800 bottiglie prodotte nel 2015 e oggi in commercio evidenziano al naso un bel frutto con sentori di erbe aromatiche ed aneto. L’utilizzo moderato del legno apporta equilibrio, evitando di coprire gli aromi tipici del vitigno; in bocca il vino è fresco e morbido, si avverte la necessità di un’ulteriore evoluzione per completare pienamente il profilo sensoriale di quest’annata.

Pinot Nero Francesco Arrigoni 2016

Un pinot nero nervoso, che deve ancora trovare il suo equilibrio; al naso sentiamo profumi ematici, animali, di oliva e salamoia. Un vino ancora ruvido ma con ottime possibilità di miglioramento intuibili già nel suo progressivo aprirsi nel calice in degustazione.

In conclusione, i pino nero degustati hanno evidenziato una bella continuità espressiva (con l’eccezione del 2010 e 2012 che si discostano sensibilmente dagli altri) ed un profilo organolettico in linea con quello tipico dei pinot noir di alto livello.

L’evento è proseguito con il gradito assaggio di una ruota di cinque formaggi di latte di capra prodotti nell’Agriturismo “Cascina Ombria” di Caprino Bergamasco. Il titolare dell’azienda, Alberto, ha illustrato il processo di lavorazione dei formaggi, che prevede l’utilizzo di latte crudo senza la necessità di pastorizzarlo essendo il latte di capra naturalmente dotato di una carica batterica molto bassa.