Tenuta San Leonardo in verticale
45°42'14.7"N 10°55'54.2"E. Sono le coordinate della porta del Trentino, tramite la quale accediamo a questa serata proposta da AIS Brescia che, a giudicare dal sorriso indossato da Nicola Bonera, prelude a sostanziose gratificazioni enoiche.
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“Esaltazione dei profumi, perfezione, eleganza, aristocrazia. Eccelso. Come non ricordarlo? Carlo Guerrieri Gonzaga è stato l’unico reale aiuto al Marchese Mario Incisa della Rocchetta, nella creazione del primo Sassicaia”. Luigi Veronelli in merito al San Leonardo 1987
Suggerimento musicale: Anthropology – Ron Carter, Houston Person
“L’ultimo chiuda la porta!” sembra suggerire Nicola Bonera raccontando della geografia fisica del luogo. L’Ora del Garda, vento impetuoso che trova spazio da sud ovest, spettina le viti garantendone salubrità e mitigando le temperature prealpine. Il Monte Baldo a ovest e la catena dei monti Lessini a sud-est, alfieri a guardia della vallata scavata dal fiume Adige, donano importanti escursioni termiche e proteggono la Proprietà da eventi atmosferici potenzialmente compromettenti. Questo lo scenario geografico che accoglie Tenuta San Leonardo, prestigiosa e rinomata realtà dalle vette qualitative altissime, dove storia e cultura lasciano il segno dall’Alto Medioevo. La chiesa in onore di San Leonardo di Noblac risale infatti al 940, quando erano i frati Crociferi a prendersi cura delle aree in prossimità dei possedimenti.
Una storia di famiglia…
La nostra visita simulata prende corpo attraverso la galleria dei ritratti; è il Marchese Tullo Guerrieri Gonzaga che a fine Ottocento prende in sposa la Marchesa Gemma de Gresti, figura filantropica particolarmente attiva nel primo dopoguerra, ad insediare la Famiglia ad Avio, località dove i de Gresti sono proprietari terrieri. Da questa unione nasce Anselmo, protagonista del secondo dipinto, dei Marchesi è colui che pone le basi imprenditoriali poi determinanti per il successo della Cantina.
La posizione a seguire ritrae il Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, figlio di Anselmo, protagonista della svolta enologica di Tenuta San Leonardo. Affascinato dagli châteaux di Bordeaux, determinato a replicare la classe sopraffina di quei rossi complessi ed impenetrabili, attua quanto nelle sue possibilità per raggiungere il risultato desiderato. Studia enologia a Losanna, viaggia spesso in Francia per carpire i segreti dei cugini d’oltralpe e, non ultimo, si rivolge alla terra di elezione dei tagli bordolesi italiani. È in Toscana che ha la possibilità di incontrare il Marchese Mario Incisa della Rocchetta e Giacomo Tachis. Due nomi, numerosi capolavori.
L’ultima stazione della pinacoteca è destinata al timoniere contemporaneo dell’azienda, il Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga, depositario di tutto quanto il padre Carlo ha portato in termini di ricerca e qualità, garanzia di continuità della tradizione famigliare, sguardo innovatore al futuro che incalza.
…e di terroir
La vite è tradizione dei “Campi Sarni”, variante toponomastica dell’area; ricordando due influenze enografiche possiamo dire a gran voce che la viticoltura è affare ultracentenario di questi luoghi.
Dapprima, attorno al 1850, gli Asburgo contribuiscono alla diffusione di vitigni internazionali prevalentemente germanofoni e della Francia Borgognona, come lo chardonnay, il pinot nero ed il riesling.
La comparsa dei vitigni Bordolesi pare possa essere riconducibile all’attività di bonifica nei territori Aquitani svolta dagli operai della Serenissima Repubblica. Risulta plausibile che i Francesi abbiano corrisposto loro beni in natura, incluse viti di Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot ed anche quel Cabernet Franc accreditato di nascondere tra i suoi filari il gemello Carmenère. Le uve che hanno reso grande Bordeaux entrano a far parte del vigneto dell’Italia orientale.
Dei 300 ettari che compongono la proprietà, 25 sono destinati alla coltura della vite, per una produzione annua, in regime biologico dal 2015, che si attesta attorno alle 200.000 bottiglie.
Terreni complementari, scolpiti da più mani nel corso delle ere geologiche, dove i ciottoli depositati da un letto secondario del fiume Adige ospitano il Merlot destinato al “Villa Gresti” (e non solo), mentre nelle sabbie fini affondano le radici il nobile Cabernet Sauvignon e le antiche viti di Carmenère. Dobbiamo spostarci a nord per trovare i più recenti vigneti di Sauvignon e Riesling, espressioni a bacca bianca di pregiata fattura, che stasera lasceranno la scena agli style-setter del Marchesato.
Uno spunto molto interessante arriva da una domanda della platea. Ovvero, come è possibile conciliare la raccolta meccanica, metodo vendemmiale utilizzato dall’azienda, alla qualità del prodotto finale? Anche in questo caso la risposta si trova nella continuità con Bordeaux. Abilità in cantina, selezione sul tavolo di cernita e tempi strettissimi tra la raccolta e la pigiatura. In una locuzione: savoir-faire.
Poker di San Leonardo e coppia di Villa Gresti
Una famiglia determinata ed un terroir di assoluto livello. Questi i due elementi che ci accompagnano nel salone delle degustazioni di questo tour immaginario, di cui certamente, mancherà una camminata reale nella meravigliosa barricaia in puro stile château. Sta ai Sommelier di sala, dal servizio preciso e puntuale, tingere i calici di rosso rubino e granato, mentre Nicola racconta gli aspetti salienti delle annate coinvolte e le tecniche produttive delle due referenze.
VILLA GRESTI
90% merlot, 10% carmenère. Fermentazione spontanea in piccole vasche di cemento per circa 15/18 giorni con svariati rimontaggi giornalieri e délestage. Matura in legno per 12 mesi ed almeno altrettanti li attende in bottiglia prima di approdare al mercato. 15.000 – 18.000 bt/anno.
2013
Granato impenetrabile. Al naso si presenta una prugna in confettura, fiori secchi e raffinate sensazioni di goudron. Tannino elegante disteso su una trama di assoluto spessore. Golosamente ricco chiude su sentori di spezia dolce che ricordano la noce moscata. Irresistibilmente Merlot.
“Tappeto volante”
2011
Avvolto da un drappo granato intenso si rivela all’olfatto con un valzer tra note tostate e vegetali. Tratti empireumatici, ci accomodano davanti ad un camino con una tazza di caffè nero fumante tra le mani. Il tannino polveroso accompagna un sorso austero ed attraente. Materico ed intrigante, si congeda con un finale speziato tra la cannella ed il pepe bianco.
“Sciarpa di seta”
SAN LEONARDO
60% cabernet sauvignon, 30% carmenère, 10% merlot. Fermentazione spontanea in piccole vasche di cemento per circa 15/18 giorni con svariati rimontaggi giornalieri e délestage. 24 mesi in barriques di rovere francese di primo, secondo e terzo passaggio. 70.000 bt/anno circa, nelle annate che lo consentono.
2017
Annata complessa per le scarse piogge e le alte temperature che hanno messo in difficoltà la vite. Rubino compatto lievemente screziato da venature granato. Impattante e pungente la nota vegetale, corredata da sensazioni più scure, di confettura di mora, di resine boschive. Sorso importante, lievemente più timido d’impatto, seppur profondo e balsamico. Ci sorprende una straordinaria freschezza che rende la beva compulsiva!“Giovanotto”
2016
Scoppiettante! Sotto la veste color carminio si presenta impetuoso un sentore minerale, di pietra focaia. Al di là dello stupore, un floreale raffinato, mirtilli e amarene inaspriscono un naso solenne che rivela lentamente legno di cedro, liquirizia, uno spunto di coriandolo e il desiderio di assaggiarlo. Annata straordinaria. Il gusto corrisponde l’olfatto, integra con arancia sanguinella e melagrana dai toni rinfrescanti. E poi ancora note smaltate cedono il passo ad una chiusura vagamente toffee. Tannino ordinato come un plotone di fanteria.
“Aristocratico”
2015
A qualche anno dalla vendemmia il granato trova sempre più spazio tra il rubino. Approccio all’olfatto gradevolmente selvaggio, dai toni scuri, cuoio e tabacco maturo principalmente. Si presenta al palato con una parte centrale appagante di frutti rossi e scuri ben maturi. Ai margini del sorso uno spunto salmastro ricorda le olive in salamoia ed il cappero, contorniato da erbe mediterranee di notevole freschezza. Ammiccante piacevolezza, aumentata dal tannino setoso.
“Informale”
2014
Ultimando il nostro viaggio nel tempo, il granato si afferma senza cedere punti in termini di sanità cromatica. Al naso presenta caratteri da evoluzione, terziari. Frutta macerata, toni torrefatti, tabacco biondo, rimbalzano nel calice. All’assaggio un gusto deciso di ciliegie carnose e frutta matura prontamente rinfrescate da sensazioni boschive e pungenti mantengono brio grazie all’acidità protagonista. Tannino sottile ed elegante chiude l’assaggio in punta di balsamico. Millesimo difficile, pronto a riscattarsi per questo San Leonardo in maturità.
“Decano”