Toujours Champagne! Hélène Beaugrand
Quarto appuntamento di “Toujours Champagne!”, il format di AIS Monza e Brianza dedicato alla Champagne, soprattutto quella meno conosciuta. L’atmosfera è quella informale dei Bla Bla Wine, con dodici soci seduti attorno al tavolo, che senza troppi timori si scambiano opinioni sui vini in degustazione con il delegato Antonio Erba.
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Dopo gli incontri dedicati all’Aube, ai récoltant manipulant e a Montgueux, abbiamo proseguito con uno spin-off di quest’ultimo, perché è proprio da qui che proviene Hélène Beaugrand.
Paese a circa 10 chilometri da Troyes nel dipartimento dell’Aube, situato su una collina che supera di poco i 250 m s.l.m., Montgueux - soprannominata la “Montrachet della Champagne” - ha un parco vitato di 215 ettari a S-SE, al 90% coltivato a chardonnay, su suoli per lo più gessosi, tranne nella parte bassa dove prevalgono matrici argilloso-calcaree con presenza di silex.
Montgueux è entrato nell’AOC Champagne nel 1927 proprio grazie agli sforzi del nonno di Hélène, Leon Beaugrand, primo ad avere reimpiantato le vigne dopo la fine della Grande Guerra e l’avvento della fillossera. Oggi i produttori sono diciannove, tra i quali, oltre a Beaugrand, vanno ricordati i Lassaigne e Didier Douè. La produzione si attesta attorno alle 430 mila bottiglie (una goccia, nel mare delle 300 milioni di bottiglie dell’intera Champagne).
Hélène Beaugrand nasce in una delle famiglie storiche per la produzione di vino della zona, studia enologia e si reca quindi in Borgogna per approfondire gli studi. Dopodiché per cinque anni decide di girare il mondo (Sud Africa, Nuova Zelanda, Australia, California e Messico) per acquisire esperienza come enologa. Dopo qualche anno torna in Francia e diventa rappresentate commerciale dei vini del Languedoc-Roussillon a Parigi, fino al 2008, quando rientra a Montgueux per lavorare nell’azienda di famiglia. Nel 2018 eredita tre ettari su cui avvia una propria produzione, staccandosi dal padre e dal fratello. Oggi produce oggi sei etichette (per circa 20 mila bottiglie annue), alcune delle quali importate in Italia da Premier.
La degustazione
La degustazione prevede l’assaggio di tutte le etichette.
Champagne AOC Montgueux Blanc de Blancs Le Grand Carré brut nature
Champagne AOC Montgueux Blanc de Blancs Le Grand Carré extra brut
I primi due vini sono stati serviti alla cieca, per stimolarci a intuirne le differenze.
Alla vista entrambi i vini si sono presentati di colore giallo paglierino brillante con riflessi verdolini, con perlage fine e persistente. Al naso note di agrumi freschi e fiori bianchi per entrambi gli Champagne, a seguire una nota di mandorla nel primo, mentre nel secondo è emerso un sentore di gesso, non avvertito nel primo vino.
In bocca entrambi gli champagne si sono espressi in maniera verticale, con una spiccata acidità; nel primo è riemersa, nel finale, la nota ammandorlata sentita al naso, nel secondo invece una maggiore sapidità.
Fatte quindi le valutazioni visive e gusto-olfattive, insieme ad Antonio abbiamo “svelato l’arcano”. Le informazioni a disposizione erano: chardonnay, 36 mesi sui lieviti, provenienza dalla stessa parcella (ZP88), situata alla base della collina. A questo punto le due possibilità principali erano che uno dei due vini avesse fatto legno oppure un differente dosaggio. Appurato che nessun vino di Hélène fa passaggio in legno, l’unica differenza tra le due etichette è proprio costituita dal dosaggio: il primo vino è un brut nature con zero grammi per litro, mentre il secondo è un extra brut con ben un grammo di dosaggio!
È curioso che la produttrice abbia differenziato la propria gamma con due distinte etichette che si differenziano solo per il minimo dosaggio.
Champagne AOC Montgueux Blanc de Blancs Derrière La Cabane
Il terzo champagne in degustazione è ancora uno chardonnay, proveniente da un’altra particella (ZN45), esposta a sud, situata a mezza costa su suolo calcareo con presenza di silex. Vinificato in acciaio, svolge la malolattica (caratteristica comune a tutte le etichette di Hélène) e sosta 60 mesi sui lieviti. Viene dichiarato un dosaggio di tre grammi per litro.
Paglierino brillante più fitto dei primi due vini, questo champagne si è proposto con un naso pulito, preciso e accattivante di ananas, agrume maturo, fiori gialli e sentori di panificazione.
In bocca, accanto a una decisa acidità, è emersa una maggiore rotondità rispetto ai campioni precedenti, con aromi in retro-olfazione fruttati e floreali, che ci hanno accompagnato in un finale molto persistente.
Il “Derrière La Cabane”, afferma Antonio, rappresenta in pieno lo chardonnay di Montgueux.
Champagne AOC Montgueux Particules élémentaires
Il quarto champagne proposto è un blend di chardonnay e pinot nero provenienti da due parcelle (ZP88 e ZO46); come i precedenti è vinificato in acciaio, svolge la malolattica, permane 36 mesi sui lieviti e ha un dosaggio di cinque grammi per litro.
Giallo paglierino intenso, al naso ha profumi di agrume e fiori bianchi, con note erbacee e di piccoli frutti rossi, che ci ricordano la presenza, discreta, del pinot nero che, a Montgueux, come ci spiega Antonio, non presenta la stessa potenza e struttura delle altre zone più a nord della Champagne, visto l’ambiente pedoclimatico diverso in cui viene coltivato.
In bocca il vino è morbido, leggermente più strutturato dei precedenti.
Champagne AOC Montgueux Blanc de Blancs Au cœur des racines - Millésime 2018
Il millesimo 2018 sancisce la partenza della produzione in proprio di Hélène. Le parcelle sono le stesse del quarto vino, quello che cambia è il vitigno (solo chardonnay), l’affinamento di cinque anni e il dosaggio, in questo caso di due grammi per litro.
“Au cœur des racines” amplifica le caratteristiche sensoriali dei precedenti blanc de blancs: l’agrume maturo, i fiori gialli, le erbe aromatiche, cui si aggiunge una nota di pasticceria.
In bocca freschezza e morbidezza viaggiano all’unisono, e insieme alla piacevolezza del fruttato richiamano costantemente il sorso. È lo champagne che ha convinto tutti i partecipanti della serata.
Champagne AOC Montgueux Le Rosé Henriette
A chiudere la degustazione il rosé, ottenuto da pinot meunier in purezza. Il vino sosta sui lieviti per 36 mesi e ha un dosaggio di tre grammi litro.
Il calice si è presentato con una bella tonalità salmone brillante; al naso frutti di bosco, fragolina e rosa tea. All’assaggio è entrato con delicatezza, per poi far emergere la freschezza, accompagnata da una gustosa nota sapida. Finale di frutti di bosco.
Il format Toujours Champagne! si conferma un’ottima occasione per conoscere gli angoli e i produttori meno noti (per ora, ma non per molto) della Champagne. In questa occasione, le etichette di Hélène Beaugrand ci hanno davvero stupito per la loro schiettezza, precisione e piacevolezza di beva.