Tradurre il terroir in energia. L’Alsazia oltre la logica varietale
Con gocce d’ironia e di spirito - senza mai privarsi della locuzione cesellata - Samuel Cogliati ci offre l’opportunità di intravedere l’Alsazia vitivinicola al di là di una logica prettamente varietale, attraverso una riflessione sulle sue potenzialità.
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Benché negli ultimi decenni l’Alsazia abbia compiuto passi determinanti nella transizione da una realtà poco rispettosa della pianta e del territorio ad una sempre più consapevole, essa raccoglie tuttora molto al di sotto dei suoi meriti. E ciò nonostante sia ad oggi uno dei territori vitivinicoli più interessanti d’Oltralpe. Nell’immaginario collettivo, difatti, la regione rimane ancorata all’idea di vini bianchi, monovarietali e aromatici. Tre “menzogne”, dunque, e un vero peccato se si considera l’intima vocazione del territorio che annovera la più grande variabilità geologica di tutta la Francia. Ecco allora che Samuel Cogliati, editore, scrittore e giornalista del vino, peraltro co-autore - assieme a Jean-Marc Gatteron - del libro «Alsazia. Il territorio, i vignaioli, i vini» (Possibilia, 2019), intende sfatare luoghi comuni.
Il territorio
L’Alsazia è la regione vitivinicola più settentrionale della Francia e i suoi 15.000 ettari vitati collimano con una stretta (mai più di 4 km) e lunga (circa 96 km tra Marlenhein e Leimbach) striscia di terra, sul lato sinistro del fiume Reno. L’area vitata, che si sviluppa tra la catena montuosa dei Vosgi e la pianura, si colloca nella fascia altimetrica compresa fra i 200 e i 400 metri s.l.m., con vigne prevalentemente esposte a levante. Proprio grazie alla barriera climatica dei Vosgi, il vigneto alsaziano beneficia di temperature sorprendentemente benevole, se si tiene in considerazione la sua latitudine nordica. Il clima, infatti, è di stampo semi-continentale, persino “mediterraneo”, con circa 500/650 mm di piovosità annui, buone escursioni termiche quotidiane e, oltretutto, annuali (un quadro effettivamente favorevole alla coltivazione di vitigni aromatici). Altrettanto benevola è la situazione geologica estremamente sfaccettata, come s’è accennato: in effetti, l‘Alsazia è l’unica regione viticola francese che possiede tutti i tipi di substrato. Vi sono state individuate ben 13 unità litologiche che vanno dai graniti agli scisti e alle rocce vulcanico-sedimentarie rinvenute a Thann, alle arenarie di Guebwiller e al calcare (nella fattispecie il calcare fossile detto muschelkalk), fino alle matrici marnose-calcaree.
I vitigni
L’Alsazia continua a essere una regione pressappoco tutta bianchista: vede difatti una presenza maggioritaria di cultivar a bacca bianca (89%). È peraltro d’uopo notare che vi è una bipartizione tra vitigni cosiddetti “nobili” e vitigni “non nobili”. I primi sono: gewürztraminer, muscat - muscat à petits grains, muscat ottonel e una varietà con acini rosati -, pinot gris e riesling. Tra i secondi rientrano il pinot bianco (che fa la parte del leone per volumi prodotti, curiosamente), il sylvaner e cultivar minoritarie come l’auxerrois, lo chasselas, il savagnin rosé e infine lo chardonnay. Indubbiamente, ognuno di questi vitigni ha la propria inclinazione espressiva. Alcuni di essi portano freschezza e tensione (auxerrois, chardonnay, chasselas, pinot blanc e sylvaner); altri conferiscono aromaticità (gewürztraminer, muscat, riesling e savagnin rosé); mentre il pinot grigio si concede generoso e grasso. Quanto alla produzione di vini rossi e rosati, il pinot noir è l’unica varietà autorizzata e - nonostante una spiccata qualità che giustificherebbe una maggiore diffusione - ricopre solamente un decimo della superficie vitata.
Le denominazioni
Riguardo all’enografia, vi sono solamente tre Appelation d’Origine (AOC), ossia:
- Alsace (assurta a denominazione nel 1962): copre l’insieme della superficie della regione ed è l’appelation più produttiva, con il 70% dei volumi complessivi. Sono previste come tipologie: bianco (secco e più o meno dolce), rosato e rosso. Vi è la possibilità di rivendicare il nome del vitigno e/o il lieux-dits oppure una tipologia (Edelzwiecker, a indicare vini bianchi da assemblaggio e Gentil, sempre da assemblaggio ma con un minimo di vitigni “nobili”);
- Alsace Grand Cru (dal 1975): riguarda 51 lieux-dits e copre solamente il 5% degli ettari vitati. Viene prevista, come unica tipologia, il bianco (secco e più o meno dolce). Le rese ridotte consentono (perlomeno in teoria) livelli qualitativi più elevati.
A rigore, si specifica che per i vitigni “nobili”, ambedue le AOP sopracitate possono fregiarsi delle menzioni aggiuntive vendanges tardives (vendemmia tardiva) o sélection de grains nobles (che non riguarda il periodo di raccolta ma il contenuto zuccherino nei mosti).
- Crémant d’Alsace (varata nel 1976): uno spumante metodo tradizionale vinificato bianco (si possono impiegare pressappoco tutte la varietà) o rosato (solamente da macerazione o salasso di pinot nero), la cui permanenza minima sui lieviti è di 9 mesi.
La degustazione
Samuel ci propone sei vini ottenuti senza l’uso di sostanze di sintesi in vigna e senza l’impiego di additivi enologici in cantina e la cui espressione è, dunque, quella delle potenzialità del territorio alsaziano.
Alsace Pinot noir Stein 2017 - Pierre Frick
100% pinot noir
Parziale diraspatura; fermentazione spontanea; macerazione di circa dieci giorni; follatura bi-quotidiana con i piedi; affinamento per otto mesi in botte grande di rovere; nessuna chiarifica, né filtrazione, né utilizzo di solfiti.
Rosso rubino tenue con riflessi granato. Profilo olfattivo sorprendente: emergono percezioni fruttate distanti dall’idea di grassezza (a cavallo tra la ciliegia e il lampone), quindi pepe nero, viola mammola e sensazioni animali. Palato ben rifinito da una trama fresca cesellata e tannini setosi; nel finale ritorna un ricordo selvatico. Un pinot nero, questo, che «non si può ricreare fuori dal vigneto», come giustamente sottolinea Samuel.
Alsace Les vieilles vignes de Sylvaner 2016 – Ostertag
100% sylvaner
Pressatura diretta; fermentazione spontanea; affinamento sulle fecce fini per circa un anno in acciaio inox; nessuna filtrazione né chiarifica.
Cristallino quasi dorato. Il naso profuma di susina, ananas, miele di corbezzolo, zafferano e bastoncini di liquirizia. Gusto caldo e avvolgente, purtuttavia mitigato da una buona dotazione sapido-fresca. Lunga la persistenza, con rievocazioni olfattive di ananas. Coniuga con maestria territorio e vitigno e, stando a Samuel, «la naturalezza si percepisce».
Alsace Grand Cru Schlossberg Riesling 2014 – Binner
100% riesling
Pressatura dolce lenta; sfecciatura statica; fermentazione spontanea; affinamento in botte per undici mesi sulle fecce fini; nessuna chiarifica.
Giallo lucente dalle tonalità dorate. I profumi inizialmente nascondono più che rivelare, ma con l’ossigeno imparano a concedersi: restituiscono la frutta (dal respiro esotico), il burro di nocciole, lo zenzero e un qualcosa di più difficile lettura. Bocca di bel portamento, alla cui indole acida fanno da eco sapidità e allungo gustativo.
Alsace Synergie - Qvevri 2015 – Bannwarth
Riesling, pinot gris, gewürztraminer
Uve non diraspate; macerazione in anfora di terracotta interrate per otto mesi; nessuna chiarifica né filtrazione; nessuna aggiunta di solfiti.
Veste cromatica di curiosa lettura, tra l’arancione corallo e il marrone. Al naso si colgono nitidi sentori di cacao, china, caramello e fondo bruno solcati da «una marezzatura di ossidazione». Il sorso è disposto in prevalenza sulla componente sapida per chiudere con richiami di fondo bruno.
Alsace Grand Cru Rangen Pinot gris 2007 – Schoffit
100% pinot gris
Pressatura lenta; sfecciatura statica; fermentazioni spontanee; affinamento in acciaio inox sulle fecce fini.
Ambrato intrigante. Altrettanto intrigante l’olfatto che corre su binari secondari e terziari: sprigiona il caffè, lo zafferano, il lievito, il miele e il «grasso di costata». È un susseguirsi, invero. Al palato s’indugia nei sentori di lievito, per poi infondere equilibrio tra le componenti. Avvincente la progressione, tutt’altro che banale, con una chiusura giocata su sentori animali.
Alsace Gewürztraminer vendanges tardives 2011 – Domaine Beck-Hartweg
100% gewürztraminer
Fermentazione spontanea lunga in botte grande; affinamento in botte per sei mesi sulle fecce fini. Residuo zuccherino: 70 g/L.
Giallo dorato brillante. Il suo profilo odoroso (tutto nel segno della leggiadria) è definito e caleidoscopico: si percepiscono le spezie, un fiore, i frutti tropicali (mango soprattutto). Un olfatto composito che prelude al sorso, setoso e avvolgente, dall’efficiente sinergia fra sapidità e freschezza. Raggiunge la sua ultima bellezza nel finale - di lungo respiro - con ricordi fruttati.