Travaglino. Il racconto di una visita di metà novembre

Racconti dalle delegazioni
21 dicembre 2022

Travaglino. Il racconto di una visita di metà novembre

Un’interessante visita di AIS Pavia a Calvignano, ospiti di una delle storiche aziende di riferimento dell’Oltrepò Pavese: Travaglino.

Margherita Bruciamonti

È una domenica mattina di autunno inoltrato: la giornata si presenta un po’ coperta dalla tipica foschia stagionale e l’aria frizzante novembrina inizia a farsi sentire.
Ci lasciamo alle spalle Casteggio, e prendiamo la strada per Montalto Pavese, in direzione di Calvignano, meta della della visita di AIS Pavia.  Arriviamo così da Travaglino: sul muro di cinta si staglia l’insegna della splendida tenuta, il cui caseggiato è su pianta quadrangolare. Varcato il portone di ingresso del cortile, parcheggiamo nella grande aia, la zona più rurale dell’azienda e procedendo entriamo nella corte principale, cuore di un borgo d’altri tempi.

Si intuisce subito il passato di quello che è stato un villaggio autonomo, che ha attraversato i secoli in modo austero e ben organizzato: la corte è delimitata sul lato destro da una serie di case coloniche; di fronte il caseggiato ospita l’antico oratorio, ora punto vendita e sala degustazione mentre, sulla sinistra, troviamo la cantina.
Davanti all’ingresso incontriamo l’enologo Achille Bergami, che ci accompagnerà nella visita guidata, e Alessandro e Cristina Cerri Comi, figli degli attuali proprietari impegnati nella conduzione della tenuta.

Un po’ di storia

Achille introduce in modo sintetico ed efficace la storia della viticoltura in Oltrepò Pavese, inserendovi le vicende della tenuta Travaglino, che affonda le sue origini nel Medioevo. Il primo documento scritto, infatti, che cita la presenza della tenuta è un atto testamentario del 1111 in cui è presente il nome di Johannis de Travalino, a cui si deve il toponimo della località. Dal 1240 diventa sede monastica dei frati della Certosa di Pavia: in un documento dell’epoca si trova la descrizione della presenza di “vigne novelle”, prova dell’esistenza dei vigneti già da quell’epoca. Con l’avvento di Napoleone III e la chiusura e successiva dispersione degli ordini monastici, le grandi proprietà passano in mano ai proprietari privati e nel 1868 il Cavalier Vincenzo Comi da Milano acquista la tenuta con 53 ettari di terreno annesso.Da lì si sono sviluppati i lavori di ristrutturazione che hanno creato l’attuale complesso, costituito dalla villa padronale, dalla corte e l’oratorio adibito a sala degustazione.  

La struttura attuale

Dal nucleo originale, la tenuta si è allargata negli anni, acquistando ulteriori terreni: attualmente la proprietà è estesa su 400 ettari a corpo unico, una delle più grandi non solo dell’Oltrepò ma dell’intero Paese, di cui 80 ettari impiantati a vigneto, nella fascia collinare compresa tra i 100 e i 350 metri, 120 ettari di coltivazioni seminative che occupano le colline più basse e la pianura e circa 200 ettari a bosco.

È innegabile come l’Oltrepò Pavese sia un territorio vocato alla viticoltura e come sia stato profondamente segnato dall’introduzione della coltivazione del pinot nero da parte del conte Vistarino nel 1865, aspetto che ha “contagiato” anche Travaglino, che già all’inizio del 1900 produceva spumanti di qualità.
Oggi. la conduzione agronomica dei vigneti segue i principi di un’agricoltura a basso impatto ambientale, con lotta integrata e concimazione organica dei terreni; l’età delle vigne è mediamente tra i 20 ed i 30 anni e ciclicamente vengono espiantati appezzamenti non più produttivi e fatti nuovi impianti studiando e cambiando esposizione o altitudine, ottimizzando caratteristiche ampelografiche a seconda del prodotto che si vorrà portare in cantina.

Attualmente la gestione vinicola è seguita da Achille, coadiuvato da un enologo di fama nazionale e internazionale come Donato Lanati, con cui è iniziata una stretta collaborazione a partire dal 2017.

La produzione è in una fase di revisione: le etichette attualmente sono 15 –  forse un po’ troppe secondo la stessa azienda – e si sta lavorando per razionalizzare i futuri prodotti, focalizzando la coltivazione su pinot nero, pinot grigio, riesling renano, barbera e croatina.

La cantina

Dopo la sosta all’esterno, dove troviamo le tramogge e le presse utilizzate per l’accoglienza delle uve all’inizio del processo di lavorazione, entriamo in cantina, dove veniamo accolti da un ambiente estremamente pulito, ordinato, elegantemente illuminato da una luce soffusa.  Qui sostiamo nuovamente e la nostra guida ci spiega che tutto il processo di vinificazione si svolge partendo da attente gestioni delle uve in vigna, rigorosamente raccolte a mano e in cassetta, che arrivano perfette alla pigiatura e prosegue con lavorazioni precise. 

Il motto che vige è: “il vino è scienza e non improvvisazione”, pertanto la scelta aziendale è di utilizzare lieviti e batteri selezionati per la creazione degli spumanti e la macerazione carbonica a grappolo intero per la produzione del pinot nero: qui nulla è lasciato al caso. L’obiettivo di Lanati  è quello di riuscire a creare prodotti un po’ meno “verticali”, ma più “larghi” in bocca, pieni e corposi, che esaltino i profumi delle uve e il lavoro svolto in vigna.

Scendiamo al piano inferiore e entriamo nella cantina storica: lungo le volte di mattoni a vista si vedono ancora le cavità attraverso le quali, anticamente, il mosto, per caduta arrivava in cantina dove sostava prima di divenire vino.

Ora questo bellissimo locale ha le pareti completamente tappezzate da cataste di spumante di Metodo Classico in rifermentazione  ”sur lattes”: queste cataste verranno successivamente spostate nei cestoni dei giro pallet, per essere messe “in punta” e successivamente “degorgiate”.

Procedendo vediamo una parte di prodotto invece accomodato su pupitres: queste sono le bottiglie dedicate alla “Riserva del Fondatore “, millesimato che fa almeno 60 mesi sui lieviti, prodotto al quale l’azienda presta particolare cura e il cui remuage è ancora gestito manualmente.  

Usciamo e ci troviamo su un terrazzo, una sorta di camminamento coperto che si affaccia sul bellissimo parco recintato della villa, dove si scorgono caprioli liberi e animali da cortile: l’atmosfera è davvero incantevole e crea una suggestiva immagine di come poteva essere la vita della tenuta nei secoli scorsi.

Da qui ritorniamo al punto di partenza nel cortile e prima di accingerci alla degustazione. Achille ci mostra l’ultima chicca della visita: entriamo nella casa e scendendo le scale arriviamo nella cantina della villa. Qui troviamo la vecchia ghiacciaia, o “neviera”, un locale circolare molto profondo che era adibito alla raccolta e stoccaggio della neve in inverno, che permetteva la conservazione dei cibi per lungo tempo a tutto il borgo: una meravigliosa costruzione d’altri tempi. Ci spostiamo quindi nell’ampia sala di degustazione, dove inizieremo i nostri assaggi.

La degustazione

Spumante Metodo Classico Cuvée 59 
Vitigni : 85% pinot nero – 15% chardonnay - 36 mesi sui lieviti Brut s.a. 12.5% vol.

Al naso si avvertono eleganti note floreali che si fondono con quelle fruttate di pesca gialla, mela, note citrine e miele. Fresco e sapido, equilibrato conferma la sua eleganza anche al sorso, pieno e cremoso: piacevolissimo.

Oltrepò Pavese DOC Riesling Campo della Fojada 2021
Vitigni : 100% riesling renano, 13% vol.

Una versione giovane e fresca, classico esempio delle potenzialità del riesling renano in Oltrepò: all’esame olfattivo spiccano le note di frutta esotica fresca e bergamotto, per virare poi su descrittori floreali. I sentori di idrocarburo legati alla molecola TDN sono ancora delicati e abbastanza remoti in questo vino giovane che presenta ancora un percepibile residuo zuccherino. Più fresco che sapido, è già molto bevibile ora, ma sarò molto interessante da bere fra qualche anno.

Oltrepò Pavese DOC Pinot Nero Pernero 2021  
Vitigni: 100% pinot nero, 12,5% vol.

Giovane, fragrante e piacevole  propone tutte le caratteristiche aromatiche del vitigno; rosa rossa e piccoli frutti rossi lasciano lo spazio ad una delicata speziatura, tipica del vitigno e ben evidente in questo campione che matura e affina solo in acciaio sulle fecce fini. Dotato di un’ottima beva, è un vino rosso interessante da servire fresco.

Oltrepò Pavese DOC Barbera Campo dei Ciliegi 2018 
Vitigni: 100% barbera, 13% vol.

Il colore rubino intenso con riflessi porpora è accattivante. Si sprigionano subito profumi di viola e di frutta scura, quali prugna e marasca. Proseguono note speziate indotte dal lungo affinamento: un anno sulle fecce fini oltre a ulteriori 6 mesi in bottiglia prima della commercializzazione. In bocca è pieno, caldo e non tradisce le aspettative di un barbera dalle grandi sensazioni.

Oltrepò Pavese DOC Pinot Nero Riserva Poggio della Buttinera 2018
Vitigni: 100% pinot nero, 13% vol. Maturazione di un anno in tonneaux e barriques, un anno di affinamento in bottiglia

In questa Riserva si ammirano sfumature di colore che virano su un bel color granato. All’esame olfattivo si avverte una diversa complessità, composta da frutta scura, mora, ribes, corredata da speziatura e un finale di erbe officinali. In bocca è equilibrato, intenso e persistente. Da abbinare piacevolmente a formaggi di media stagionatura.

Oltrepò Pavese Rosso Riserva DOC Marcantonio 2018 
Vitigni: 60% Barbera, 40% croatina, 14,5% vol. Maturazione in acciaio e barriques  per 12 mesi, 6 mesi di affinamento in bottiglia .

Unico blend della nostra degustazione, esprime la complessità che questi due vitigni coltivati in questa particolare area. Impatto deciso al naso, intense note di composta di frutta rossa seguite da spezie scure quale pepe e chiodi di garofano. Il sorso è caldo e avvolgente e lascia un finale intenso e persistente, dove entrambi i vitigni si fondono in modo estremamente piacevole.

L’impronta voluta dagli enologi è stata senza alcun dubbio il filo conduttore di tutta la degustazione, che è stata piacevolmente abbinata a taglieri di salumi e formaggi, seguita da un piatto di risotto.