Ucraina, vini coraggiosi

Racconti dalle delegazioni
23 novembre 2023

Ucraina, vini coraggiosi

Un viaggio in Ucraina, là dove oggi si fatica a vivere. Una serata ideata e condotta dal sommelier Massimo Recli con la partecipazione di Jenia Nikolaichuk, Ukrainan Wines Ambassador.

Florence Reydellet

La serata del 12 ottobre 2023 è stata il primo incontro di un ciclo dedicato ai vini prodotti da paesi in guerra. Un ciclo ideato e condotto da Massimo Recli, sommelier e degustatore AIS, collaboratore di Valoritalia in qualità di degustatore esperto per la Lombardia. Ed è un bene che Massimo lo abbia ideato perché è giusto ricordare che i conflitti rendono problematici la produzione e il commercio del vino. I vigneti, le cantine, le catene di fornitura, le strade: tutto è ferito. Quanto alle esportazioni, non se ne parla neanche. Potremmo davvero parlare di “viticoltura eroica”.

Il primo incontro ha visto come protagonista l’Ucraina. E ad affermare che il vino ucraino esiste è stata Jenia Nikolaichuk, diplomata del WSET (quarto livello) e Ukrainan Wines Ambassador. Una persona certamente non priva di esperienza. L’Ucraina ha una latitudine Nord compresa fra 45° e 52° N. È modellata da gruppi montuosi ed è circondata da due mari: il Mar Nero e il Mar d’Azov. Vi dimorano circa 44 milioni di abitanti, una manciata dei quali si dedica alla vitivinicoltura. Una tradizione che risale all’epoca di Cristo. «Però è solamente dal febbraio 2022, quando la Russia ha invaso il paese, che i vini ucraini hanno destato interesse all’estero» sottolinea Jenia.

Jenia ricorda la storia della produzione vinicola ucraina, sottolineando l’eredità negativa dei tempi dell’URSS: un vigneto particolarmente esteso (si sfioravano i 250.000 ettari) gestito con logiche di quantità, assenza di proprietà privata, produzione incentrata su vini dolci e fortificati, inesistenza di enologi e così a elencare. Jenia parla anche dell’odierna guerra. In vigna, il suolo dove i piedi sono soliti andare è intriso di materiali esplosivi. In cantina, i tetti sono bombardati, così come sono bombardati i tetti delle aziende che forniscono le materie prime per le bottiglie (carta, vetro…). Per tacere, naturalmente, delle sofferenze fisiche e psicologiche. Qui immaginiamo che l’aria non profumi più.

E invece, incredibilmente, l’aria profuma. «La situazione è molto positiva. Il vigneto ucraino si è fortunatamente ridotto e si estende oggi su 41.500 ettari che comprendono sei zone vitivinicole vocate: Mykolaïv, Cherson, Zaporižžja, Crimea, Transcarpazia, Odessa e Bessarabia», sottolinea Massimo. «In Ucraina, inoltre, il riscaldamento globale agevola la viticoltura, che potrebbe svilupparsi anche in altre regioni come la Podolia». In questo contesto, sono ben 180 le cultivar che traggono vantaggio dal cambiamento climatico. Citiamo alcune varietà locali come il telti-kuruk, il bakator e il citronniy magaracha (uve a bacca bianca) o ancora l’Odessa black, anche chiamata alibernet (a bacca nera). Non mancano ovviamente gli internazionali, quali l’aligoté, il riesling renano e gli immancabili chardonnay, sauvignon blanc, cabernet sauvignon e merlot. Infine, a livello legislativo, va ricordata l’approvazione di tre leggi per agevolare l’apertura di nuove aziende di proprietà nel 2016, 2018 e 2023 e il tentativo di istituire denominazioni.  

La degustazione

Chateau Chizay Carpathian Sekt Rosé Brut
blaufränkisch (franconia) - Transcarpazia

Tonalità corallo. Bollicine fini e abbastanza persistenti. I profumi abbondano: caramella al lampone, cipria e un vago riferimento alla susina rossa. Ma è la spezia a essere al centro della scena. Il sorso è delicato e viaggia senza ostacoli. Chiude logicamente sulla spezia; e se possiamo esprimerci in termini profetici: promette bene.

Beykush Telti-Kuruk 2019
telti-kuruk – Mykolaïv

Veste paglierino scarico. Dirette e allegre, le fragranze si sposano molto bene fra di loro e parlano di citronella, bosso, timo e pesca bianca. La gustativa è tesa, sinuosa e ne apprezziamo l’equilibrio. In chiusura evoca un ricordo salino e vogliamo essere ottimisti sulla sua longevità: la spiccata freschezza sembra garantirgli un futuro. Suscita un moto istintivo di felicità.

Frumushika Citronniy Magaracha 2022
citronniy magaracha - Odessa 

Persino verdolino. Si abbandona ai profumi del Mediterraneo. È pieno di ricordi di agrumi, salvia e pesca saturnina. E questi profumi stanno bene assieme, un paradiso della fraternità. Il sorso è pulito, senza ingombri. Anzi, la freschezza lo fa correre. L’allungo è forse un filino corto ma non rinuncia alla sua geografia: il Mediterraneo. Un vino perfetto per ammazzare il tempo.

Stakhovsky Riesling Orange 2021
riesling renano - Transcarpazia

Giallo dorato, molto carico, offuscato. A tutta prima il profilo olfattivo è inattivo: sa solo di sidro. Dopo una mezz’oretta, fortunatamente, un mucchietto di foglie morte e il miele di millefiori interrompono la solitudine del sidro. L’ingresso è imponente e si avverte lì per lì una nota di cereali che, tuttavia, non imbalsama l’incedere. Ci garba la grafite nel finale. Indubbiamente, un vino che chiama un abbinamento gastronomico.

Villa Tinta Odessa Black VIP
Odessa black (alibernet) - Odessa

Rubino con bordo carminio. Ripete parole austere: funghi, smalto, carruba. E parole gioiose: confettura di ribes, menta. Un contrasto curioso che però funziona. In bocca la freschezza stringe i denti ma un bel tannino la aiuta. Austerità anche nel finale con la carruba che torna assieme allo smalto.

Biologist Intriga 2020
cabernet sauvignon, merlot e pinot nero - Odessa

Rubino impenetrabile. I profumi, molto simili al vino precedente, arrivano scrupolosamente in tempo per l'appuntamento. Iniziano a lavorare: mora di rovo, chiodi di garofano, polvere di marmo e un che di balsamico. Volume e sostanza in bocca prevalgono su freschezza e sapidità. Su tutto, però, si staglia un‘imponente trama tannica. Chiude balsamico con sbuffi alcolici.

Le tragedie della storia si abbattono sul destino delle persone comuni. Fortunatamente, non manca chi, alzandosi al mattino nella paura, sa che vale la pena lavorare. Perché è attraverso il lavoro che si mantiene la dignità.