Un fiume di Champagne

L’evento, organizzato da AIS Pavia, si è svolto in una location incantevole, l’Associazione Motonautica Pavia, situata sulla riva del Ticino, storica sede di appassionati di fiume e motori. In un afoso pomeriggio di giugno un banco di degustazione interamente dedicato al fascino delle bollicine francesi e un seminario con un relatore d'eccezione come Guido Invernizzi

Marco Agnelli

FiumeChampagne_AisPAviaLa manifestazione, aperta sia ai soci AIS che non, ha rappresentato l’occasione sia per conoscere l’attività dei Sommelier sul territorio che per deliziare i nostri assetati palati duramente provati dalla cappa di caldo sopra Pavia. La risposta del pubblico non si è fatta certo attendere. L’affluenza è stata giustamente in linea con il blasone di ciò che ci si avvingeva a degustare.

In sala tanti appassionati, Sommelier, titolari di enoteche, professionisti del settore ma anche tante persone che colgono l’opportunità fornita da questo banco di assaggio per avvicinarsi al mondo dello Champagne. Impeccabile il servizio dei Sommelier AIS, che hanno servito le bollicine nei nostri calici a temperatura perfetta, ideale per apprezzare al meglio il voluttuoso nettare.

In degustazione al banco
  • Collet Brut S.A., pinot meunier 50%, chardonnay 25%-30%, pinot noir 15%-20%,
  • Piper-Heidsieck Essentiel Cuvèe Brut S.A., pinot noir 50%-55%, pinot meunier 20%-25%, chardonnay 15%-20%, vin de reserve 15%-20%
  • Laurent-Perrier La Cuvée Brut S.A., chardonnay 50%, pinot noir 35%, pinot meunier 15%
  • J. De Telmont Grande Reverve Brut S.A., pinot noir, pinot meunier e chardonnay, percentuali non specificateBanco Degustazione Champagne | Ais Pavia
  • Veuve J. Lunaud Cuvée du Cinquantenaire Blanc de Blancs, chardonnay 100%
  • Perrier-Jouët Grand Brut S.A., pinot noir 40%, pinot meunier 40%, chardonnay 20%
  • Philipponnat Royale Resérve Brut S.A., pinot noir 65%, chardonnay 30%, pinot meunier 5%
  • Boizel Bland de Noirs S.A., pinot noir 100%
A scuola di Champagne con Guido Invernizzi

Il momento clou della giornata è stato rappresentato dal seminario a chiusura del pomeriggio di degustazioni. Conduttore dell’incontro l’istrionico Guido Invernizzi, stimato Relatore AIS, medico, grande comunicatore e appassionato conoscitore dello Champagne in tutte le sue declinazioni. 

«Se volete bere la più grande bolla del mondo dovete bere lo Champagne». Quello che fa la differenza, ci spiega Guido, sono i tre fattori che, congiuntamente, ritroviamo solo in Champagne: Histoir, Terroir e Passion. Citando Anselme Selosse, «il resto del mondo ha un po’ di Terroir e tanta Passion». Parliamo dunque di un vino unico che viene da una zona altrettanto unica. Il valore aggiunto, ineguagliabile, si lega a doppio filo con la conformazione geologica. In quell’area dove, fino a settanta milioni di anni fa, c’era il mare, si è lentamente (circa 15 cm ogni 1000 anni) formato un accumulo di materiale costituito perlopiù da resti di conchiglie. Ma in Champagne, intesa come regione, non è tutto oro quel che luccica. Non siamo di fronte ad un territorio fatto di lustrini e paillettes. Parliamo al contrario di un distretto austero, per certi versi addirittura al limite dell’inospitale. Da un punto di vista climatico, innanzitutto: la Champagne non è protetta da alcun massiccio, è crudamente esposta al freddo ed alle correnti. Ci troviamo di fronte ad un luogo difficile, duro, ameno, senza neppure una propria identità di cucina regionale, ma nonostante tutto baciato dalla sorte. Le conchigliette ammassatesi nel corso dei millenni l’una sopra l’altra hanno formato quello strato gessoso bucherellato che assume calore, assume acqua e risulta, in ultima istanza, fondamentale per permetterci di comprendere le sensazioni percepite in degustazione.

ElisaCremonesi_GuidoInvernizziProprio grazie alle diverse conformazioni geologiche internamente alla regione possiamo confrontare tra loro Champagne provenienti da aree differenti e percepirne le caratteristiche distintive. Da un punto di vista geologico passiamo quindi dalla Belemnite Quadrata, fossile caratteristico della montagna di Reims e della Côte des Blancs, al Micraster, presente invece in valle della Marna dove il gesso non c’è. Passiamo poi all’area dell’Aube, nella parte più a sud della Champagne, dove il terreno cambia completamente. Lì il fossile predominante è l’Ammonite, ed il terreno costituito da marne kimmeridgiane, portlandiane e oxfordiane. L’Aube è molto più vicina allo Chablis che al resto della Champagne, ed infatti a livello di sensazioni in degustazione vi sono punti di contatto, tanto che qualcuno definisce lo Champagne dell’Aube uno “Chablis mousseau”.

Da un punto di vista ampelografico, tre sono storicamente le uve principali che contribuiscono: pinot noir, chardonnay, e pinot meunier. Caratteristiche differenti e complementari tra di loro a rendere uniche le combinazioni delle tre. Pinot nero: corpo e struttura; chardonnay: finezza eleganza e mineralità; pinot meunier, complemento ideale dei precedenti due: sensazioni fruttate ed acidità. Ma le uve non solo queste tre. Ci sono anche quelle storiche riscoperte negli ultimi anni con risultati talvolta sorprendenti: arbanne, petit meslier, fromenteau e pinot blanc.

La giornata si è conclusa con una carrellata sui numeri (l’Italia purtroppo arretra al settimo posto nella classifica mondiale dei consumi annui di Champagne, dominata dall’Inghilterra) e sulla presenza del vino spumante nella storia. Le citazioni vanno ben indietro rispetto alla tradizione che fa partire tutto dall’abate Dom Perignon nel XVII secolo. Cenni di “vino spumante” sono riportati addirittura nel libro del Deuteronomio, nell’Iliade, e poi ancora gli autori latini riportano che nelle nozze di Cesare con Cleopatra si brindò con un vino “titillans atque spumescens”. Spumante, per l'appunto.

La cavalcata trionfale di Guido Invernizzi termina, e non potrebbe essere altrimenti, con un bel brindisi. Prosit! Oggi ci sentiamo tutti un po’ più spumeggianti.

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