Un sorso di Gattinara

A Monza è tempo di Gattinara. Una serata intensa ed emozionante quella condotta dal sommelier Giuseppe Vallone, accompagnato dalla viva voce di tre produttori presenti in sala. Tante le sfaccettature di una piccola ma dinamica denominazione, che sta svelando sempre di più le proprie potenzialità.

Tiziana Girasella

Non poteva che trarre spunto dal famoso racconto di Mario Soldati l’approfondimento che AIS Monza ha dedicato a uno dei grandi vini del Nord Piemonte: il Gattinara. Il sommelier Giuseppe Vallone, relatore della serata, ha infatti scelto “Un sorso di Gattinara”, letto a intervalli a cadenzare l'incontro, per iniziare a narrare le vicissitudini di questo territorio. Lasciando sullo sfondo le nozioni relative al supervulcano presente ere geologiche fa e ormai note a molti degli appassionati di questo vino, Giuseppe ha voluto invece condividere la storia più recente di questo piccolo borgo, quella risalente agli ultimi 130 anni. Insieme a lui in sala i rappresentanti di tre realtà di questa denominazione: Paride Iaretti, proprietario dell’omonima azienda, Stefano Dorelli (Cantina Delsignore), Silvana Catania Letizia Rossini (Travaglini).

La prima data citata è dunque quella del 1886, con la comparsa della fillossera in zona, vera e propria piaga per la viticoltura; da qui, la storia si dipana lungo tutto il ‘900, dapprima con la devastante grandinata del 1905 (il Tampastón dal schinch, com’è stata definita in gergo locale), poi con le due grandi Guerre e tutto ciò che ne è derivato: l’emigrazione, l’abbandono delle campagne a seguito della crescente comparsa delle industrie e la conseguente immigrazione prima dal nord-est e successivamente dal Sud Italia (considerata in un primo momento quasi come una nuova piaga, poi rivalutata); quindi, pian piano, la rinascita, fino ai giorni nostri. 

E la storia del vino di Gattinara non può che seguire un percorso parallelo: il disciplinare del ’67, che ne ha istituito la DOC, prevedeva inizialmente condizioni molto rigide che di fatto vincolavano e penalizzavano la maggior parte dei produttori, soprattutto i più piccoli e, attingendo da una situazione di povertà acclarata, contemplava rese massime molto ampie (tanto da far insorgere anche Veronelli, racconta Giuseppe); queste, nel tempo, sono state progressivamente ridotte, a vantaggio di una crescente qualità. Inoltre, se negli anni ‘70 non fosse stato per tre viticoltori coraggiosi e caparbi, Antoniolo, Nervi e Travaglini, che hanno creduto nelle potenzialità del nebbiolo - o per meglio dire della spanna, come localmente è conosciuta -, forse oggi non saremmo qui a parlare del vino di Gattinara. A essi si sono aggiunti, nel corso degli ultimi decenni, altri vignaioli, più o meno piccoli, e investitori, sia italiani che stranieri, che hanno di fatto realizzato un quadro complesso, un racconto a più voci, specchio delle specificità legate a zona, esposizione e, certamente, mano del produttore. 

Oggi parlare di Gattinara significa parlare di un vino di grande finezza ed eleganza, espressione di un territorio sfaccettato in diverse declinazioni (corrispondenti a toponimi che danno nome a sub areali comprendenti uno o più vigneti), contraddistinto dal fil rouge di un carattere ferruginoso che vedremo essere presente durante tutta la degustazione; è infatti la conseguenza della ferrettizzazione di suoli di natura porfirica che un tempo costituivano la bocca e le caldere dell’antico - come non citarlo! - supervulcano. Le vigne beneficiano inoltre dell’influenza del Monte Rosa che blocca le correnti fredde alpine e fornisce al contempo aria fresca che riesce a contrastare il caldo della pianura vercellese garantendo una buona escursione termica.

Il Gattinara dal 1991 è una DOCG che prevede due tipologie, Gattinara e Gattinara Riserva, entrambe a base nebbiolo per il 90% minimo con un saldo massimo del 10% di uva rara e vespolina (quest’ultima al massimo per il 4%) e con rese massime di 8t/ha, anche se di fatto la loro media si attesta a poco più della metà. È inoltre ammessa, come vedremo in degustazione, la menzione della vigna.

La degustazione

Per quasi tutte le aziende la scelta del vino da presentare è stata fatta ponendo ai produttori una semplice domanda: qual è il vino che più ti rappresenta? Ecco dunque le loro scelte, tutti vini da 100% nebbiolo.

Gattinara DOCG 2020 – Azienda Franchino

Piccolissima azienda fondata nel ‘40 che consta di soli 3 ha; dal 2018 è gestita da Alberto, nipote di Mauro Franchino e terza generazione in cantina.

Giovanissimo, ma già comunicativo ed estroverso: all’olfatto ha gustosi sentori fruttati, che si declinano su toni agrumati, note floreali e una filigrana ferrosa che tocca appena il naso, ma che caratterizza una beva intensa, decisa, aromaticamente ricca e che si sviluppa su un tannino ancora graffiante ma integrato, e su una piacevole chiusa sapida; non si distingue per lunghezza, ma per piacevolezza di sorso.

Gattinara DOCG Il Putto vendemmiatore 2019 – Delsignore

Stefano Dorelli - Delsignore è il cognome del nonno materno - ci racconta la propria storia fatta di sacrifici, dal recupero delle vigne del nonno, al periodo da conferitore della cantina sociale, fino alla decisione di ristrutturare l’azienda e ripartire, nel 2009.

Si avverte subito la differenza rispetto al vino precedente: un anno in più contribuisce a donare maggior complessità, pur non venendo meno una vitalità fresca; il frutto però è più maturo, più dolce, inizia a comparire una balsamicità mentolata; si avverte una trama ematica già percettibile al naso, ma che al palato diventa più evidente; il tanino è presente, ma vellutato, rappresentando perfettamente il carattere del territorio; è elegante e fresco.

Gattinara DOCG Vigna Valferana 2018 – Paride Iaretti

Paride Iaretti è un self-made man, con vicissitudini alterne, ma con un grande spirito, che lo ha reso uno dei nomi che in questi ultimi anni stanno ottenendo maggiori riconoscimenti. La Valferana rivendicata in etichetta da Paride è una vigna di ½ ha dal quale si producono circa 3.000 bottiglie.

Il naso è disteso, aperto, e racconta di frutta matura, di una iniziale confettura, di una dolcezza di frutto e di fiore che si accompagna a una “rocciosità” ferrosa; un naso tridimensionale che fa indugiare sul calice. Al sorso è accogliente: entra sottile e si espande su toni agrumati, dolci e piccanti; riempie la bocca con un tannino setoso e permane a lungo al palato.

Paride rivela che, anche per lui, in realtà, il vino maggiormente rappresentativo della propria azienda è il Gattinara annata (il “Pietro”, dedicato al papà), mentre quello in assaggio è più una chicca, il «gioiellino dell’azienda».

Gattinara DOCG Riserva Vigneto San Francesco 2018 – Antoniolo

Uno dei produttori più storici di Gattinara, il primo – nel 1974 – a uscire sul mercato con due cru (Osso San Grato e, appunto, San Francesco) su input di Luigi Veronelli; oggi alla guida dell’azienda ci sono Lorella Zoppis Antoniolo e il fratello Alberto.

La vigna all’interno della menzione San Francesco, di 3,5 ha e 65 anni di età, si caratterizza per una fortissima pendenza, con 200 m di dislivello.

Raffinato ed elegante sin dalla prima olfazione, ha un surplus di scheletro che gli permette di fare un passo in più rispetto agli altri assaggi; inoltre la frutta si fa scura, ricorda prugna e ciliegia, cui si accompagnano note balsamiche e mentolate, accenni di cioccolato e, ancora una volta, la traccia ferruginosa. Rispetto al precedente, inoltre, si comporta diversamente al sorso: entra già largo in bocca e tale rimane, con aromi retrolfattivi di fiori recisi, da «cassetto della nonna», sapidità e acidità sottili che fanno da contraltare a un tannino polimerizzato.

Gattinara DOCG Riserva 2017 – Luca Caligaris

Altra cantina piccolissima, che consta di appena 2 ha di vigna, sul mercato dal 2002; nonostante le dimensioni limitate, riesce a diversificare la produzione con una gamma variegata.

A differenza del precedente, è amichevole e schietto, ma non per questo semplice: è più verticale dei precedenti, con riconoscimenti olfattivi intriganti di arancia e un richiamo ferruginoso, ma non ancora ematico. Al palato è vivido e rispecchia perfettamente la mano del suo produttore, è scorrevole, movimentato; si apre su note fruttate e floreali, poi arrivano acidità, sapidità e un tannino finissimo, presente ma attraente.

Gattinara DOCG Galizja 2016 – Il Chiosso

Marco Arlunno, produttore di Ghemme, e Carlo Cambieri, proprietario di vigne a Gattinara, hanno creato un’azienda con l’idea di mettere insieme tutte le denominazioni del nord Piemonte e con l’intuizione di etichette identificative e facilmente riconoscibili.

La vigna, in zona Galizie, non può essere rivendicata come toponimo in etichetta, ed ecco dunque la scelta di ricorrere al pur evocativo “Galizja”.

Il naso fa pensare a una materia compressa: è ritroso e si concede pian piano centellinando piccoli frutti maturi, un leggero sottobosco, una prugna in leggera confettura, una balsamicità rinfrescante che ricorda il bastoncino di liquirizia; è evidente una nota minerale, molto esplicita, che richiama il vulcano. Al palato è croccante e perfettamente corrispondente all’olfatto.

Gattinara DOCG Riserva 2015 - Travaglini

Travaglini è un nome imprescindibile per la storia di Gattinara; Giancarlo ha preso in mano l’azienda familiare nel ‘57 e ha ideato l’iconica bottiglia che, con la sua forma particolare, vuol essere un decanter naturale. È la realtà più grande del paese e della denominazione, in possesso del 50% del totale delle vigne, ma, se confrontata con altri contesti, è medio-piccola, con una produzione annua di circa 250.000 bottiglie.

È un vino confidente e può essere definito come la summa dei vini precedenti. Nei suoi profumi racconta tanto: frutta, fiori, balsamicità, un leggero tocco tostato, una leggera traccia minerale e un tratto ematico; al palato entra largo, ma al tempo stesso lascia spazio al vino di manifestare la propria complessità; è intenso, con un tannino pregevole e un finale lunghissimo.

Gattinara DOCG Vigna Molsino 2009 – Nervi

Dulcis in fundo, un omaggio del Presidente di AIS Lombardia Hosam Eldin, direttamente dalla sua cantina, per raccontare l’ultimo nome, immancabile per la storia di Gattinara.

Luigi Nervi fonda l’azienda nel 1906; il figlio Italo, non avendo eredi diretti, la lascia a due dipendenti e alcuni parenti, i quali la portano avanti fino al ’91; subentra quindi Germano Bocciolone, imprenditore della Valsesia, che la tiene per 20 anni; costretto a cederla a imprenditori norvegesi, rimane in mano loro fino all’avvento di Roberto Conterno, che le ha dato un nuovo volto, ricostruendola da zero. Il vino in degustazione appartiene ancora al periodo pre Conterno.

È l’espressione di come il Gattinara sa evolvere: il naso rivela suadenti profumi terziari, frutta in confettura, una nota ematica evidente e pot-pourri. Al palato sorprende la nota sapida e la freschezza tamburellante della beva: è un vino che ha ancora vita davanti, un sorso ancora integro che non accenna a cedere.

Giuseppe non può che chiudere questo racconto, tra gli applausi, con le parole di Mario Soldati: «…quando ce ne resta soltanto una goccia in fondo al bicchiere, e lo guardi contro il bianco della tovaglia, ha il colore rosa scuro, rosa oro, rosa antico; la luminosità, a notte, dei portici di Gattinara».