Un terroir in ebollizione: la magia dei vini dell'Etna – Prima Parte

Nella prima delle due serate dedicate alla viticoltura etnea, Giorgio Fogliani ci ha guidati in un’escursione lungo il versante Nord del vulcano e nella degustazione di sette formidabili vini, testimoni non solo di un territorio, ma anche della capacità di ogni singolo produttore di interpretarlo in maniera strettamente personale.

Daniela Recalcati

Si presume che l’Uomo sia arrivato in Sicilia nel 20.000 a.C. e nell’ottavo secolo a.C. la zona dell’Etna fu colonizzata dai Greci che importarono la viticoltura ad alberello. In alcuni scritti latini si parla di un vino, il “Tauromenium”, prodotto nella zona di Taormina, ma fu nel XV secolo d.C. che si verificò il fiorire della viticoltura siciliana, documentato dalla creazione, nel 1435, proprio nella zona dell’Etna, di una Maestranza dei Vigneri. Verso la metà del ‘800 gli ettari vitati arrivavano a 21600, ed erano molto più numerosi di quelli attuali, perché la viticoltura era più estesa e arrivava fino al mare. Si producevano vini di successo internazionale e, già nel 1890, il nome della “contrada” di provenienza del vino veniva riportato sull’etichetta di una bottiglia premiata a un‘esposizione di Parigi. Purtroppo, nel XX secolo, l’arrivo della fillossera portò al crollo della viticoltura.

Giorgio FoglianiI vini dell’Etna furono tra i primi a ottenere la DOC, nel 1968, a testimonianza di una certa fama ereditata fin dai tempi pre-fillosserici. In seguito, per circa trent’anni, la viticoltura fece però fatica a decollare, perché le aziende sul territorio, erano poco numerose. Negli anni ’90, a seguito della grande attenzione dedicata ai vitigni internazionali francesi, si fecero diverse sperimentazioni, che poi furono quasi totalmente abbandonate. La riscoperta dell’Etna è legata a tre produttori non etnei: Marc De Grazia, Andrea Franchetti e Frank Cornelissen che, nel 2000-2001, suscitarono un nuovo interesse di stampa e di pubblico. Solo a partire dal secondo decennio del XXI secolo, cominciarono ad arrivare in zona anche le grandi aziende siciliane.

Il disciplinare contempla tutte le tipologie di vino, tranne il passito.

Rosso e rosato: nerello mascalese > 80%, cappuccio < 20%, vitigni non aromatici a bacca bianca < 10%. Esiste, anche se non molto diffuso, il rosso “riserva” che prevede quattro anni di affinamento di cui uno in legno.

Bianco: carricante > 60%, catarratto < 40%, altri < 15%. Nel bianco superiore, prodotto solo a Milo, sul versante Est, il carricante è > 80%.

Spumante bianco e rosato: mascalese > 60%.

La produzione è di 4,5 milioni di bottiglie, pari al 2,6% del totale regionale. I produttori sono 166 e hanno l’obbligo di imbottigliamento in zona DOP. Nel 2011, ci fu una revisione del disciplinare, che consentì l’indicazione in etichetta delle contrade (133 quelle ammesse).

L’Etna è un vulcano attivo e le colate laviche, che si sono succedute negli anni, hanno determinato un rimescolamento di suolo e sottosuolo. La diversificazione dei terreni, quindi, non è di tipo geologico in senso stretto, perché, ovunque, la matrice del terreno è vulcanica; quello che cambia è la tessitura del terreno, cioè la presenza variabile di rocce e di sabbie. Sono terreni acidi e sub-acidi, ricchi in microelementi e minerali, e molto drenanti.

Il clima è diverso rispetto al resto della Sicilia, caratterizzato da elementi “continentali”, con temperature più basse e piogge più abbondanti, soprattutto in autunno e in inverno. Le escursioni termiche giornaliere sono elevate, come pure la variabilità metereologica all’interno della stessa stagione.

La DOC Etna comprende i versanti Nord, Est e Sud del vulcano. Il versante Ovest è quasi totalmente privo di viticoltura, perché destinato alla redditizia coltivazione del pistacchio di Bronte.

Il versante Nord è il più famoso, sede delle aziende più importanti, ed è stato il pioniere della rinascita del vino etneo, iniziata nell’anno 2000. È particolarmente vocato per i vitigni rossi e comprende 5 comuni e 81 contrade. È protetto a Nord dai Monti Nebrodi, che fanno da schermo alle piogge e ai venti provenienti da settentrione, creando una vallata caratterizzata da un microclima più caldo, asciutto e regolare. Tale situazione è molto favorevole per il nerello mascalese, che è il vitigno principale. Seguono il nerello cappuccio, l‘alicante (grenache) e il francisi, che a dispetto del nome, non ha origini francesi. Il nerello mascalese è un incrocio naturale di sangiovese e mantonico, possiede pochi antociani acilati, ma un’alta dotazione tannica. È un vitigno tardivo e sensibile alle malattie e viene allevato, tradizionalmente, ad alberello a tre branche, sostenuto da pali di castagno. Oggi, questa tecnica è meno usata e, spesso, sostituita dall’allevamento a spalliera, più facile da meccanizzare. Il nerello mascalese, per tradizione, veniva vinificato in uvaggio con il nerello cappuccio, vitigno meno tardivo, molto colorante, pronto, con un carattere fruttato più immediato. La tendenza odierna è, però, quella di vinificarlo in purezza. Una tipicità del territorio è il palmento, tradizionale locale di vinificazione, spesso inglobato nelle residenze rurali, costruito in pietra lavica e su più livelli per sfruttare la gravità. 

Degustazione

Vino Bianco Minnella 2021 – Azienda Vinicola Calabretta
Minnella 100%; viti di 80 anni a Randazzo; diraspatura, pressatura soffice, fermentazione spontanea in acciaio.
Il naso è semplice, con qualche nota vinosa, di frutta, fiori bianchi ed erba appena tagliata. In bocca è molto fresco, con ingresso carezzevole, cui seguono subito grandi acidità e sapidità. Buona persistenza, con chiusura vagamente ferrosa e qualche nota di anice.

Spumante Metodo Classico Vinudilice – Salvo Foti
Alicante, grecanico, minnella; vigneto di 0,35 ha a 1300 m s.l.m.; fermentazione spontanea in acciaio; nessun dosaggio; sboccatura 4/2021.
Colore rosato tenue. Naso elegante e ricco di personalità, con note di gelsomino e fiori di arancio, di miele, zafferano, pesca matura, piccoli frutti rossi e una piacevole nota burrosa. La bocca è fresca e sapida con ritorni di note di miele, frutta matura, lampone e fiori.

I viniEtna Rosso DOC Il Vino dei Vigneri 2018 – Salvo Foti
Nerello mascalese, cappuccio e alicante; assemblaggio di diversi vigneti ad alberello; vinificazione in antico palmento; affinamento in terracotta.
Colore rosso intenso. Al naso si apprezzano profumi di mora, mirtillo nero, amarena, fragola, prugna cotta, associati a sentori tra l’affumicato e il torbato. La bocca esprime note di frutta rossa, prugna cotta, mirtillo nero, accompagnate da una bella sapidità e un tannino ben gestito.

Etna Rosso DOC Munjebel 2020 – Frank Cornelissen
Nerello mascalese 100%; vigne > 50 anni; diraspatura, pigiatura leggera, follature manuali, fermentazione con pied-de-cuve e macerazione di 50 giorni in vetroresina; affinamento di 12 mesi in vetroresina.
Colore rosso, più scarico del precedente. Al primo impatto il naso è un po’ ridotto. Dopo aver ruotato il vino nel calice, emerge una parte floreale di viola e peonia e di frutta rossa croccante, seguite da sentori selvaggi, legati alla pelliccia di animale. La bocca è grintosa, densa, con tannino presente e ben gestito. Bella chiusura minerale che dona al vino una lunga persistenza.

Etna Rosso DOC Arcurìa sopra il pozzo 2017 – Graci
Nerello mascalese 100%; lunga macerazione in tini aperti di legno, senza lieviti selezionati, malolattica spontanea; affinamento in botte grande di 18 mesi e in bottiglia di 12 mesi.
Colore rosso trasparente. Naso, al primo impatto, chiuso e austero con una lieve sensazione di rovere. Emergono, poi, note floreali, agrumate e speziate di pepe, tabacco e cuoio. La bocca è potente, costruita sulle durezze, un po’ avara, ma di grande materia e autorevolezza. Bella persistenza legata non tanto alla parte sapida, che non è molto spiccata, ma a note molto eleganti di cacao in polvere.

Etna Rosso ‘Nzemmula 2017 – Bruno Ferrara Sardo
Nerello mascalese 97%, cappuccio 3%; fermentazione spontanea, macerazione di 15 giorni con rimontaggi; affinamento in acciaio; no filtrazione, no chiarifica, no solforosa aggiunta.
Naso piuttosto intenso e irrequieto, con note fruttate di amarena, di caffè, speziate, di smalto, fumé e di fondo di cucina. In bocca si apprezza una struttura densa e concentrata, con grip tannico importante, grande mineralità ferrosa, note affumicate, di caffè e fave di cacao.

Sicilia IGT Nerello Mascalese Vecchie Vigne 2011 – Azienda Vinicola Calabretta
Nerello mascalese 100%; vigne di 80 anni a Randazzo; fermentazione spontanea in acciaio, macerazione di 5 giorni; affinamento di 60 mesi in botti da 60-70 hl e di 12 mesi in bottiglia.
Al naso si apprezzano note di noce, sottobosco, foglie secche, funghi e terriccio, erba secca, fumo, corteccia e frutta sotto spirito. In bocca ritorna la frutta sotto spirito accompagnata da una spiccata acidità che si prolunga e si mescola al tannino.