Un terroir in ebollizione: la magia dei vini dell'Etna – Seconda Parte

Nella seconda serata dedicata all’Etna, Giorgio Fogliani ci ha accompagnato alla scoperta dei versanti Est e Sud del vulcano e nella degustazione, alla cieca, di sei intriganti calici. L’austerità e la verticalità di alcuni di questi vini, ci possono confondere e suggerire la provenienza da territori molto più a Nord della Sicilia.

Daniela Recalcati

Etna, per i siciliani, è un nome di genere femminile; nel dialetto locale, il vulcano viene chiamato in vari modi, tra cui Muntagna, Idda (“Lei”) e Mongibello (dalla radice latina “mons” e araba “jebel” che significa monte). L’Etna è un vulcano attivo da 500.000 anni ed è il più alto d’Europa. La sua altitudine, di 3.357 m s.l.m. è variabile; infatti, il depositarsi di nuovi strati di lava può determinare un aumento dell’altezza, mentre i fenomeni di smottamento, legati alle eruzioni, possono provocarne una riduzione. Le eruzioni sono sia diffusive che esplosive. Tra quelle potenzialmente pericolose, i catanesi ricordano ancora l’eruzione del 1669, che rischiò di distruggere la loro città. Più recentemente, nel 1981, un’eruzione sul versante nord distrusse la ferrovia circumetnea. L’Etna, patrimonio dell’Unesco dal 2013, ha un diametro di 45 km e i suoi vigneti, che vanno dai 400 agli oltre 1000 m s.l.m., sono tra i più alti dell’Europa continentale. La flora è caratterizzata dai cosiddetti endemismi, cioè dalla presenza esclusiva e caratteristica di determinate sottospecie vegetali, come la ginestra dell’Etna, che cresce solo in questo territorio.

Giorgio FoglianiCome ricordato nella prima serata, clicca qui l’enologia etnea ha conosciuto una importante ripresa a partire dagli anni 2000. Oggi si contano 1.118 ha vitati a DOC (+ 73% rispetto al 2012; +242% rispetto al 2000); ci sono 166 imbottigliatori (+107% rispetto al 2012), cui si aggiungono altri coltivatori diretti, che non imbottigliano in prima persona, e si producono 4,5 milioni di bottiglie. Il costo dell’ettaro è in crescita e, nel 2019, si è attestato tra i 35.000 e i 70.000 euro. I vigneti in vendita, però, non sono più tantissimi, per cui, da anni, si discute su un possibile, ma molto contestato, allargamento della DOC verso quote altimetriche più basse o verso il versante Ovest, attualmente poco vitato. Per quanto riguarda il prezzo dei vini, si è verificato un abbassamento dei prezzi minimi e un innalzamento dei massimi.

Oltre al nerello mascalese, di cui abbiamo già ampiamente parlato, ci sono altri due vitigni degni di nota, il nerello cappuccio e il carricante. Il primo è un’uva rossa comprimaria rispetto al mascalese, diffusa nella Sicilia orientale, dove si trovano le DOC Etna e Faro, e in Calabria. Diversamente dal mascalese, ha un alto potenziale colorante, aromi meno complessi, una maturazione più precoce, una minore struttura polifenolica, e, di conseguenza, una scarsa propensione all’invecchiamento. Il carricante è un’uva bianca, così chiamata perché abbondante nelle rese, ed è presente quasi solo sull’Etna; è dotata di maturazione medio-tardiva ed è molto sensibile alle scottature e all’ossidazione in pianta. Tollera, dunque, molto bene le annate fresche, la pioggia e le altitudini elevate. Ha altissimi tenori di acidità, sia tartarica che malica, che arriva a 7 g/L totale, con pH fino a 2,9, un’alcolicità moderata, un profilo aromatico neutro e un’ottima capacità di invecchiamento.

Il carricante si trova perfettamente a suo agio sul versante Est, più vicino al mare e con un’instabilità atmosferica più elevata. Infatti, il versante Est è terra di grandi bianchi. I comuni interessati sono Sant’Alfio, Milo, Zafferana, Santa Venerina, Viagrande, Trecastagni, Acireale, Aci Sant’Antonio, Giarre e Màscali. Le contrade sono 46: 8 a Milo, 9 a Trecastagni, 9 a Viagrande, 20 a Zafferana.

È molto difficile fare una distinzione precisa tra versante Est e Sud. Esiste l’Est vero e proprio e il Sud-Est di Trecastagni e Viagrande, decisamente più caldo e caratterizzato dalla presenza di crateri minori e antichi che, a volte, determinano terroir particolari. Qui troviamo, a varie altitudini, anche altre colture, quali i ciliegi, i noccioli e gli agrumi. Il versante Est è il più storico, dove nasce il mito del vino etneo; in questa zona si trovano Màscali, che ha dato il nome al Nerello Mascalese, e il porto di Riposto, a Nord di Catania, da cui, nell’antichità, partivano le navi cariche di vini. I terreni sono sempre vulcanici, molto drenanti, con prevalenza di sabbia mista a frammenti di lapilli, detti “ripiddu”.

Il versante Sud è più urbanizzato e dotato di meno ettari vitati. I comuni più importanti sono Biancavilla e Santa Maria di Licodia, seguiti da Paternò, Belpasso, Nicolosi e Pedara; le contrade sono sei. La viticoltura interessa quote più elevate, tra i 600 e i 1100 m s. l.m., su terreni drenanti, particolarmente ricchi di scheletro. È il versante più caldo e asciutto, con maturazioni più rapide. Il nerello cappuccio è il vitigno più diffuso.

Degustazione

Terre siciliane rosso IGT Nerello cappuccio 2019 – Benanti
Nerello cappuccio 100%; suoli di sabbie vulcaniche con scheletro; vigneto a Santa Maria di Licodia, contrada Cavaliere; viti di 30 anni; fermentazione e affinamento di 12 mesi in acciaio e 6 mesi in bottiglia.
Al naso si apprezzano note di piccoli frutti rossi croccanti, di spezie, origano, olive nere e pomodoro secco. La bocca è scattante e riporta le note di frutti croccanti, con acidità molto evidente, tannino piuttosto delicato e media lunghezza.

Etna rosso DOC Millemetri 2014 – Feudo Cavaliere
Nerello mascalese 100%; vigneto a Santa Maria di Licodia; suoli di sabbie vulcaniche e lapilli; vendemmia fine ottobre/inizio novembre; affinamento in barrique di vari passaggi.
Il naso è completamente diverso da quello del vino precedente. Si apprezzano note, molto eleganti, linfatiche, di radici, zenzero, liquirizia, ginseng, china, erbe da vermouth, macchia mediterranea, cuoio, sottobosco e funghi. La bocca è intensa e, contemporaneamente, delicata, con note pietrose e sassose; ha buona acidità, tannino ben presente e una bella persistenza legata alla mineralità.

I viniEtna bianco DOC Volcano 2019 – Azienda Agricola Monterosso
Carricante 100%; comune di Aci Sant’Antonio, contrada Monterosso; vigne > 70 anni; vinificazione spontanea in acciaio; affinamento in bottiglia.
Naso delicato e austero al tempo stesso, con note agrumate, di buccia di limone, erbe mediterranee e aneto, sentori iodati e lievemente affumicati. La bocca, all’inizio, è netta, sferzante e dura, impostata sull’acidità, ma corredata di una bella concentrazione che lascia spazio a una netta sapidità. La chiusura è affidata alla frutta secca, mandorla amara e nocciola, e alla parte sapido-iodata con sfumature di timo. Buona la persistenza.

Etna bianco DOC N’ettaro 2017 – Masseria Setteporte
Carricante 80%, catarratto 20%; comune di Biancavilla; vinificazione in acciaio a 16 °C; affinamento in acciaio e bottiglia.
Il naso è molto elegante, forse un po’ più tecnico di quello del vino precedente, con note di fiori bianchi, miele, crema di latte, zafferano e ananas fresco. La bocca ha un piglio quasi marziale, nordico, impostato su una spiccata acidità da mela renetta, prevalente nell’equilibrio dell’assaggio e avvolta da una leggera untuosità legata alla parte cremosa.

Etna bianco superiore DOC Contrada Rinazzo 2019 – Benanti
Carricante 100%; comune di Milo, contrada Rinazzo; vinificazione in acciaio a 18 °C con lieviti autoctoni selezionati in vigna; affinamento sur lie di 12 mesi in acciaio con bâtonnage e di 6 mesi in bottiglia.
Naso tecnico e impostato, con una nota vagamente sulfurea probabilmente legata all’anidride solforosa, sentori di frutta bianca croccante, pesca nettarina e pera, di mango e di sassi di fiume. La bocca è ricca di materia in equilibrio con la freschezza e ha una chiusura leggermente amara. Media persistenza.

Etna bianco DOC Vigna di Milo Caselle 2016 – Salvo Foti
Carricante 100%; vigna giovane di Caselle, comune di Milo; terreno sabbioso con lapilli e pomice; fermentazione in botte con pied de cuve; affinamento di 12 mesi in botte da 2500 L.
Il naso è ricco, caldo, mediterraneo, con note di pastafrolla, mele, salvia, mentuccia, mandorle, liquirizia e cannella, lievi sentori ossidativi e burrosi. La bocca esprime una bella acidità e sapidità, è ricca di polpa, dotata di un bell’allungo, con una piccola parte burrosa che lega tutte le caratteristiche del vino. Chiusura tra il sassoso e il metallico.