Uno scorcio di Langhe con la cantina Conterno Fantino
Un'interessante degustazione organizzata da Ais Mantova per conoscere i vini di un autentico vignaiolo di Langa come Guido Fantino che ha presentato la propria azienda di Monforte d'Alba...
RUBRICHE
La passione lo ha sempre guidato sin dai difficili esordi ed ancora oggi è la linfa vitale di un’attività che, non dimentichiamolo mai, dà i suoi frutti dopo un anno di lavoro.
Conterno è il cugino che si occupa delle attività in vigna (responsabile del 70% della qualità finale del vino) mentre Fantino con il figlio segue il lavoro in cantina.
Gestiscono insieme 30 ha di terreno e lavorano unicamente le uve di proprietà (per lo più ai vitigni a bacca rossa come barbera, dolcetto, nebbiolo e Barolo) oltre ad un po’ di chardonnay.
I prodotti di punta sono ovviamente i Barolo (da vigneti di Monforte d’Alba) ma viene prestata la massima attenzione anche a Dolcetti e Barbera in quanto c'e' la convinzione che, se prodotti con le dovute attenzioni, possano dare grandi soddisfazioni.
Ci vengono serviti i vini e l’onore di aprire le danze va al “Langhe Chardonnay Bastia 2007”, una sorta di scommessa (vinta…) nata nel 1988 quando l’unico bianco della zona era l’Arneis; l'obiettivo di Conterno e Fantino è stato da subito quello di puntare ad un prodotto maturo e complesso (simile ad un Borgogna) con un affinamento di 15 mesi in barrique. Grazie alla notevole struttura regge molto bene anche un lungo invecchiamento. Ne vengono prodotte 6.000 bottiglie anno con una bassissima resa (25 hl/ha).
Nel calice più del colore ci colpisce la consistenza ed al naso mostra note minerali più che floreali (la cosa non stupisce visto il terroir), con un’eleganza delicata di frutti bianchi (banana, pera) . In bocca emerge un’arroganza fruttata ancora non perfettamente fusa con la mineralità che ci consiglia di aspettarlo ancora per 3-4 anni.
Guido Fantino ci concede un’anteprima non ancora in produzione: il “Dolcetto d’Alba Vigna Bastia 2008” imbottigliato a marzo. Interessante è il racconto che ci propone sull’evoluzione di questo vino , in passato abbastanza leggero (ca. 11°) e non troppo considerato ad Alba, vista la presenza del Barolo a cui venivano poste tutte le attenzioni. Poi, sulla spinta di Diano d’Alba e Dogliani che non avevano alternative altrettanto blasonate, si è arrivati in queste zone a dolcetti anche di 15°.
Il nostro ospite preferisce non emulare questa strada cercando di operare in vigna con produzioni leggermente più abbondanti al fine di non snaturare l’identità e la vera personalità del Dolcetto.
Al naso emerge ovviamente la vinosità con sfumature secondarie di argilla e leggera speziatura. Lo assaggiamo e la nota tannica evidente ce lo fa immaginare ottimo tra qualche mese accompagnato a primi piatti corposi.
E’ poi la volta del Langhe Rosso “Monprà” d.o.c. (45% Nebbiolo, 45% Barbera, 10% Cabernet Sauvignon assemblati solo prima dell’imbottigliamento) che invecchia 18 mesi in barrique di rovere. L’autore elogia il Barbera per la difficile maturazione (spesso è l’ultimo vitigno vendemmiato per avere più concentrazione e smorzare l’evidente acidità) che però, se condotta con attenzione, regala ottime sensazioni pur senza arrivare alle eccellenze dell’Astigiano e del Monferrato dove il Barbera è destinato ai migliori terreni ( che a Monforte sono roccaforte del Barolo…).
La nascita di questo vino (1985) è stata motivata dalla mancanza di mercato per il Barolo che al tempo spinse i produttori a cercare sbocchi alternativi. Sempre in quell’anno furono acquistate le prime tre barrique (strumenti allora quasi sconosciuti) e, per non rischiare riempirle totalmente col prezioso Barolo, le testarono prima con il “Monprà” che allora era 50% Nebbiolo e 50% Barbera.
Fantino ricorda con emozione quando il compianto Veronelli gli telefonò un giorno a pranzo per fargli i complimenti dopo averlo degustato.
Solo dal 1993 è stato aggiunto un 10% di Cabernet Sauvignon per smorzare l’acidità del Barbera e il tannino del nebbiolo
Andiamo ad analizzarlo e si mostra di un bel colore granato mentre all’olfatto sono le note fruttate di ciliegia e mora a dominare su quelle erbacee e di sottobosco. In bocca è ottimamente equilibrato nonostante sia giovane, con un tannino mai aggressivo che ci trasmette un’inaspettata eleganza ed una discreta morbidezza, con un retrogusto di frutti neri, di pepe e liquirizia. Luigi Bortolotti , il nostro Delegato, ce lo consiglia per il vantaggioso rapporto qualità-prezzo.
Tra i numerosi calici troviamo il posto per la prima portata elaborata dallo Chef Matteo: Crespelle gratinate con fonduta di formaggio.
Dopo un preambolo del genere crescono le aspettative per i veri mattatori della serata: i Barolo. Ascoltiamo con piacere gli aneddoti raccontati dal nostro ospite che trasmettono una passione viscerale per questa perla che ha contribuito a far conoscere le Langhe in tutto il mondo.
Ci vengono spiegate le peculiarità del Nebbiolo che, a causa della notevole vigoria, ha bisogno di esprimersi inizialmente con guyot di altezza anche di 2,5 metri per poi venire limitato nel corso della maturazione. Come il Pinot Nero non si concede facilmente ma vuole essere sempre al centro dell’attenzione (è il primo a mettere le gemme e l’ultimo ad essere vendemmiato).
La trepidante attesa viene placata con il servizio di diversi Barolo tutti di Monforte d’Alba (generalmente forniscono vini più aggressivi rispetto a La Morra e Barolo). In sequenza : “Mosconi 2005” (dall’omonimo vigneto) a cui segue il “Sorì Ginestra 2005 (“Sorì” significa che prende il sole da mattina a sera mentre “Ginestra” è il cru), per poi terminare con il “Vigna del Gris 2004” (esposizione a sud est). Dopo alcune comparazione tra botte grande e barrique fatte in azienda si è deciso per affinarli tutti con queste ultime per ingentilirli pur senza snaturarli (secondo Fantino quando hai una buona concentrazione in vigna non avrai problemi di longevità).
Mosconi 2005: dal tipico colore granato scarico, ha un’espressività marcata. Come il Ginestra ha solo otto mesi di bottiglia per cui non è ancora perfettamente pronto. Soprattutto il tannino è molto evidente ma, vista la giovane età e le peculiarità del vitigno, non è certo un difetto.
Sorì Ginestra 2005: rispetto al Mosconi ha una mineralità maggiore con una nota argillosa ed un sapore asciutto, vigoroso e persistente che ricorda la rosa canina. Ancora ruspante il tannino (e ci mancherebbe…) che sbilancia leggermente l’equilibrio spostandolo verso le durezze.
Vigna del Gris 2004: rispetto ai fratelli minori sono più evidenti le note animali di cuoio e pellame che donano un tocco di aristocraticità. Evidenti anche i profumi fruttati e netti di mora mentre il gusto è morbido ed equilibrato tra acidità e tannini ben bilanciati.
E’ curioso come questi tre vigneti distino meno di cento metri l’uno dall’altro pur fornendo vini molto differenti!!
Azzeccatissimo (non poteva essere altrimenti) l’abbinamento con Brasato di manzo al Barolo che va letteralmente a nozze con i prodotti degustati.
La serata sembra volgere al termine quando il Sig. Fantino ci regala una chicca in anteprima: un Barolo Chinato 2004 (difficilmente viene indicato il millesimo) prodotto in 1.500 bottiglie dalle particolarissime note balsamiche ed officinali quasi di lacca (ha 62 componenti diverse ed è stato vagliato dopo diverse degustazioni alla cieca). E’ talmente particolare da sconsigliarne l’abbinamento per poterlo assaporare in tutte le sue sfumature. Secondo il produttore ha comprovati poteri curativi (da bambino si ricorda un leggendario Chinato prodotto proprio dal farmacista di paese che veniva degustato nelle grandi occasioni come aperitivo allungato con acqua…); noi non ce la sentiamo di dare giudizi così profondi ma, più modestamente, possiamo assicurare che una degustazione del genere rinfranca lo spirito!
Conterno è il cugino che si occupa delle attività in vigna (responsabile del 70% della qualità finale del vino) mentre Fantino con il figlio segue il lavoro in cantina.
Gestiscono insieme 30 ha di terreno e lavorano unicamente le uve di proprietà (per lo più ai vitigni a bacca rossa come barbera, dolcetto, nebbiolo e Barolo) oltre ad un po’ di chardonnay.
I prodotti di punta sono ovviamente i Barolo (da vigneti di Monforte d’Alba) ma viene prestata la massima attenzione anche a Dolcetti e Barbera in quanto c'e' la convinzione che, se prodotti con le dovute attenzioni, possano dare grandi soddisfazioni.
Ci vengono serviti i vini e l’onore di aprire le danze va al “Langhe Chardonnay Bastia 2007”, una sorta di scommessa (vinta…) nata nel 1988 quando l’unico bianco della zona era l’Arneis; l'obiettivo di Conterno e Fantino è stato da subito quello di puntare ad un prodotto maturo e complesso (simile ad un Borgogna) con un affinamento di 15 mesi in barrique. Grazie alla notevole struttura regge molto bene anche un lungo invecchiamento. Ne vengono prodotte 6.000 bottiglie anno con una bassissima resa (25 hl/ha).
Nel calice più del colore ci colpisce la consistenza ed al naso mostra note minerali più che floreali (la cosa non stupisce visto il terroir), con un’eleganza delicata di frutti bianchi (banana, pera) . In bocca emerge un’arroganza fruttata ancora non perfettamente fusa con la mineralità che ci consiglia di aspettarlo ancora per 3-4 anni.
Guido Fantino ci concede un’anteprima non ancora in produzione: il “Dolcetto d’Alba Vigna Bastia 2008” imbottigliato a marzo. Interessante è il racconto che ci propone sull’evoluzione di questo vino , in passato abbastanza leggero (ca. 11°) e non troppo considerato ad Alba, vista la presenza del Barolo a cui venivano poste tutte le attenzioni. Poi, sulla spinta di Diano d’Alba e Dogliani che non avevano alternative altrettanto blasonate, si è arrivati in queste zone a dolcetti anche di 15°.
Il nostro ospite preferisce non emulare questa strada cercando di operare in vigna con produzioni leggermente più abbondanti al fine di non snaturare l’identità e la vera personalità del Dolcetto.
Al naso emerge ovviamente la vinosità con sfumature secondarie di argilla e leggera speziatura. Lo assaggiamo e la nota tannica evidente ce lo fa immaginare ottimo tra qualche mese accompagnato a primi piatti corposi.
E’ poi la volta del Langhe Rosso “Monprà” d.o.c. (45% Nebbiolo, 45% Barbera, 10% Cabernet Sauvignon assemblati solo prima dell’imbottigliamento) che invecchia 18 mesi in barrique di rovere. L’autore elogia il Barbera per la difficile maturazione (spesso è l’ultimo vitigno vendemmiato per avere più concentrazione e smorzare l’evidente acidità) che però, se condotta con attenzione, regala ottime sensazioni pur senza arrivare alle eccellenze dell’Astigiano e del Monferrato dove il Barbera è destinato ai migliori terreni ( che a Monforte sono roccaforte del Barolo…).
La nascita di questo vino (1985) è stata motivata dalla mancanza di mercato per il Barolo che al tempo spinse i produttori a cercare sbocchi alternativi. Sempre in quell’anno furono acquistate le prime tre barrique (strumenti allora quasi sconosciuti) e, per non rischiare riempirle totalmente col prezioso Barolo, le testarono prima con il “Monprà” che allora era 50% Nebbiolo e 50% Barbera.
Fantino ricorda con emozione quando il compianto Veronelli gli telefonò un giorno a pranzo per fargli i complimenti dopo averlo degustato.
Solo dal 1993 è stato aggiunto un 10% di Cabernet Sauvignon per smorzare l’acidità del Barbera e il tannino del nebbiolo
Andiamo ad analizzarlo e si mostra di un bel colore granato mentre all’olfatto sono le note fruttate di ciliegia e mora a dominare su quelle erbacee e di sottobosco. In bocca è ottimamente equilibrato nonostante sia giovane, con un tannino mai aggressivo che ci trasmette un’inaspettata eleganza ed una discreta morbidezza, con un retrogusto di frutti neri, di pepe e liquirizia. Luigi Bortolotti , il nostro Delegato, ce lo consiglia per il vantaggioso rapporto qualità-prezzo.
Tra i numerosi calici troviamo il posto per la prima portata elaborata dallo Chef Matteo: Crespelle gratinate con fonduta di formaggio.
Dopo un preambolo del genere crescono le aspettative per i veri mattatori della serata: i Barolo. Ascoltiamo con piacere gli aneddoti raccontati dal nostro ospite che trasmettono una passione viscerale per questa perla che ha contribuito a far conoscere le Langhe in tutto il mondo.
Ci vengono spiegate le peculiarità del Nebbiolo che, a causa della notevole vigoria, ha bisogno di esprimersi inizialmente con guyot di altezza anche di 2,5 metri per poi venire limitato nel corso della maturazione. Come il Pinot Nero non si concede facilmente ma vuole essere sempre al centro dell’attenzione (è il primo a mettere le gemme e l’ultimo ad essere vendemmiato).
La trepidante attesa viene placata con il servizio di diversi Barolo tutti di Monforte d’Alba (generalmente forniscono vini più aggressivi rispetto a La Morra e Barolo). In sequenza : “Mosconi 2005” (dall’omonimo vigneto) a cui segue il “Sorì Ginestra 2005 (“Sorì” significa che prende il sole da mattina a sera mentre “Ginestra” è il cru), per poi terminare con il “Vigna del Gris 2004” (esposizione a sud est). Dopo alcune comparazione tra botte grande e barrique fatte in azienda si è deciso per affinarli tutti con queste ultime per ingentilirli pur senza snaturarli (secondo Fantino quando hai una buona concentrazione in vigna non avrai problemi di longevità).
Mosconi 2005: dal tipico colore granato scarico, ha un’espressività marcata. Come il Ginestra ha solo otto mesi di bottiglia per cui non è ancora perfettamente pronto. Soprattutto il tannino è molto evidente ma, vista la giovane età e le peculiarità del vitigno, non è certo un difetto.
Sorì Ginestra 2005: rispetto al Mosconi ha una mineralità maggiore con una nota argillosa ed un sapore asciutto, vigoroso e persistente che ricorda la rosa canina. Ancora ruspante il tannino (e ci mancherebbe…) che sbilancia leggermente l’equilibrio spostandolo verso le durezze.
Vigna del Gris 2004: rispetto ai fratelli minori sono più evidenti le note animali di cuoio e pellame che donano un tocco di aristocraticità. Evidenti anche i profumi fruttati e netti di mora mentre il gusto è morbido ed equilibrato tra acidità e tannini ben bilanciati.
E’ curioso come questi tre vigneti distino meno di cento metri l’uno dall’altro pur fornendo vini molto differenti!!
Azzeccatissimo (non poteva essere altrimenti) l’abbinamento con Brasato di manzo al Barolo che va letteralmente a nozze con i prodotti degustati.
La serata sembra volgere al termine quando il Sig. Fantino ci regala una chicca in anteprima: un Barolo Chinato 2004 (difficilmente viene indicato il millesimo) prodotto in 1.500 bottiglie dalle particolarissime note balsamiche ed officinali quasi di lacca (ha 62 componenti diverse ed è stato vagliato dopo diverse degustazioni alla cieca). E’ talmente particolare da sconsigliarne l’abbinamento per poterlo assaporare in tutte le sue sfumature. Secondo il produttore ha comprovati poteri curativi (da bambino si ricorda un leggendario Chinato prodotto proprio dal farmacista di paese che veniva degustato nelle grandi occasioni come aperitivo allungato con acqua…); noi non ce la sentiamo di dare giudizi così profondi ma, più modestamente, possiamo assicurare che una degustazione del genere rinfranca lo spirito!
Commenta la notizia
Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui
I commenti dei lettori