Valtellina, dove l’uomo ha deciso di portarsi in spalla la terra
Uno dei grandi territori del vino lombardo, raccontato dal vivo da tre dei suoi protagonisti. A Pavia una serata all'insegna della chiavennasca e della Valtellina, condotti per mano da Sara Missaglia
RUBRICHE
Per la sua prima uscita in quel di Pavia, Sara Missaglia, uno dei più apprezzati e talentuosi relatori della “nuova generazione “di AIS Lombardia, introduce la serata con un passaggio tratto da: “Un quadro mai dipinto” di Massimo Bisotti. «La prima volta che scopriamo il mare dove non c’è perché ce l’abbiamo negli occhi, negli occhi dello stupore».
Lo stupore e l’immaginazione sono i due ingredienti che Sara ci chiede di avere per questa serata. Allacciate le cinture di sicurezza, si parte. Destinazione Valtellina. Valle particolare, asimmetrica, la Valtellina è attraversata dal fiume Adda che di fatto la suddivide in due porzioni estremamente differenti tra di loro: il versante orobico, quasi sempre in ombra, e quello retico, costantemente baciato dal sole e in cui ha trovato il luogo d’elezione il nebbiolo, localmente definito chiavennasca.
Territorio impervio, in cui l’uomo ha dovuto affrontare la natura e ridisegnare la montagna per potere coltivare la vite, la Valtellina è fatta di un dedalo di muretti a secco, dichiarati recentemente patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco. 2500 chilometri di muretti, un autentico labirinto che, se messi in fila, svilupperebbero una lunghezza equivalente alla distanza tra Milano e Helsinki. Dovendo fare di necessità virtù, «l’uomo al posto che calpestare la terra se l’è portata in spalla», afferma Sara trasmettendo appieno l’idea della fatica che sta dietro la viticoltura valtellinese. Le pendenze estreme impediscono ogni tipo di meccanizzazione; la raccolta può essere solo manuale, l’immenso sforzo il prezzo da pagare. Ed è proprio per questo che la superficie vitata si è più che dimezzata rispetto agli anni ’60 e molti giovani hanno progressivamente abbandonato il lavoro in vigna. Basti pensare che, attualmente, l’età media del viticoltore valtellinese è di 69 anni.
Ma entriamo direttamente nel vivo dei racconti dei testimoni del territorio. Tre autorevoli interpreti della Valtellina, ospiti questa sera in sala, rispondono alle domande di Sara, raccontando la loro valle e la loro missione in una dimensione del tutto colloquiale.
Non possiamo che cominciare da Casimiro Maule, enologo dell’azienda Nino Negri dal 1971 al 2018, colui che ha riscritto la storia dei vini valtellinesi. Trentino di nascita, arriva in Valtellina appena diplomato al prestigioso istituto agrario di San Michele all’Adige. Fortemente voluto da Carlo Negri, con cui lavora per alcuni anni, Maule ha letteralmente rivoluzionato il concetto di vino di qualità valtellinese. Nel 1983 crea quel capolavoro che risponde al nome di Sfursat 5 Stelle, che ha di fatto rappresentato la più grande scossa enologica di tutti i tempi in valle. La forza della semplicità. Alla domanda «cosa hai provato quando sei stato nominato enologo dell’anno 2007?» Maule risponde con una battuta: «Forse quell’anno non c’era nessun altro concorrente».
Walter Menegola, oltre che produttore, è anche ristoratore in Castione Andevenno, in piena sottozona Sassella. Del Walter ristoratore, Sara dice «da lui ho imparato il significato del termine ristorare: restituire il bene». Come produttore, Menegola stesso racconta che la passione per la coltivazione della vite gli è stata trasmessa da nonno Giulio, che ha fatto 93 vendemmie e al quale è dedicato lo Sforzato che degusteremo a fine serata, Per Giulio. Viticoltori da generazioni (in cantina c’è una botte grande centrale risalente al 1850), Cantina Menegola nasce come azienda nel 2006 con il coinvolgimento di tutti i tre fratelli. I nomi dei vini richiamano la terra e le rocce su cui questa splendida realtà sorge.
Giorgio Gianatti è l’uomo del Grumello. Inizia da ragazzo ad affiancare il padre in vigna, pensando di fare il viticoltore, ma non di fare vino. «Mai avrei immaginato di farne il lavoro della mia vita» affermava Giorgio da giovane. Ma la passione ha poi preso il sopravvento. La prima etichetta risale alla vendemmia 1983. È la vigna Sassina il fiore all’occhiello di Gianatti. La filosofia che sta alla base del lavoro di Giorgio è quella del massimo rispetto per la terra e per le sue biodiversità. Inerbimento totale, concimazione esclusivamente con prodotti organici e scelta di qualità estrema: solo l’uva perfettamente sana arriva in cantina.
Andiamo a verificare attraverso la degustazione di sette vini la corrispondenza con tutto quello che i tre produttori ci hanno raccontato della loro meravigliosa valle.
Valtellina Superiore Grumello 2013 DOCG - Gianatti Giorgio
95% nebbiolo chiavennasca, 5% rossola e pignola
Il colore è luminoso, leggiadro e trasparente. Nel calice vediamo un vino molto vivo, rubino con qualche nota granata. Il profumo ci dice che il frutto è ancora molto croccante, e si fa largo a braccetto con una componente floreale di rosa canina e violetta. Percepibile una nota di frutto rosso acidulo, seguito da una pennellata balsamica di erbe aromatiche e alloro. In bocca freschezza ed eleganza, con una acidità ancora ben attiva e dinamica. Il tannino c’è, slanciato e mai sopra le righe. La componente minerale conferisce pulizia e rigore.
Valtellina Superiore Inferno 2013 DOCG Carlo Negri - Nino Negri
100% nebbiolo chiavennasca
Granato con piccolissime pagliuzze aranciate, che ci indicano che il vino è in evoluzione. All’olfatto l’intensità è avvolgente, con un marcatore floreale di violetta e geranio che recita un ruolo da protagonista. Rispetto al precedente il frutto è qui più scuro, con rimandi a more di rovo seguiti da un accenno di speziatura su cannella, chiudo di garofano e anice. Dopo qualche minuto, il calice rivela sorprendenti e inaspettate aperture mentolate. L’esame gusto olfattivo ci conduce su traiettorie dritte perfettamente disegnate dall’equilibrio tra tannino e acidità. Il finale è di grande persistenza, sostenuta soprattutto dalla componente minerale.
Valtellina Superiore Sassella DOGG Rupestre 2012 – Cantina Menegola
100% nebbiolo chiavennasca
Annata caratterizzata da forti grandinate. Al naso sentori di rosa molto evidenti, fiori di campo, erbe aromatiche e iris blu. Cannella, alloro, anice stellato e leggera componente resinosa. Un bouquet declinato su regale eleganza, quasi borgognona. All’assaggio tannino elegante, di buccia, masticabile e estremamente gradevole. Ottima freschezza, figlia anche dell’annata, e finale caratterizzato dal ritorno della roccia e della grafite.
Valtellina Superiore Sassella Riserva DOCG 2012 - Cantina Menegola
100% nebbiolo chiavennasca
Da un vigneto di 108 anni. L’impatto olfattivo da idea di grande dolcezza, pur essendo un vino completamente secco. Frutto ancora croccante, sebbene sia avvertibile il precorso di evoluzione in corso. Le note di amarena si fondono con quelle che ricordano legno e ginepro. Segue poi una speziatura che richiama il cardamomo. Sul finale, rabarbaro e una punta di liquirizia. All’ingresso in bocca ci stupisce il tessuto tannico molto seducente. Di nuovo avvertiamo la componente minerale, che slancia questo vino e lo rende molto bevibile.
Valtellina Superiore Grumello DOCG San Martino 2011 - Gianatti Giorgio
100% nebbiolo chiavennasca
Vinificazione da uve lasciate appassire per circa 40 giorni. Il frutto nonostante gli 8 anni dalla vendemmia e nonostante l’appassimento è ancora fresco e vivace. Note di pepe, cardamomo e alloro. All’ingresso in bocca il tannino risulta sferico, entra e si allarga, in sinergia con una buona di acidità che rappresenta il passaporto per l’eternità di questo vino. L’equilibrio tra morbidezze e durezze è perfettamente centrato.
Valtellina Superiore DOCG Vigneto Fracia 2011 - Nino Negri (da magnum)
100% nebbiolo chiavennasca
Vigneto storico della Nino Negri, in sottozona Valgella, all’inizio del comune di Teglio. Vendemmia tardiva. Macchia mediterranea e frutto dolce che immediatamente ci trasmettono l’idea di uno stile di vinificazione leggero. Note balsamiche, boisé e di tamarindo. Accenno di tostature espresse su caffè e cacao. L’assaggio rivela di nuovo frutto e una punta di alloro. Tannino magistralmente addomesticato.
Sforzato di Valtellina DOCG Per Giulio 2012 – Cantina Menegola
100% nebbiolo chiavennasca
Uno sforzato non comune per tipologia. Con “Per Giulio” Menegola realizza un’interpretazione moderna di questa denominazione, stilisticamente incentrata sulla bevibilità. Al naso note un po’ scure di tamarindo, rabarbaro e liquerizia, a braccetto con una speziatura di chiodi di garofano e di cannella. Sorso pieno, ricco, ancora con una freschezza giovanile, caratterizzato da avvolgenza e persistenza chilometrica
E siccome da buoni valtellinesi i nostri ospiti non possono permettere che il vino non venga accompagnato da buon cibo, ci siamo divertiti durante la serata a giocare con gli abbinamenti. Pane di segale, formaggio prodotto da un giovane e coraggioso amico di Menegola e infine diverse tipologie di cioccolato da provare con lo sforzato.
Perché il vino è soprattutto condivisione e stare bene insieme. Ci vediamo in Valtellina!