Valtellina. Oltre le sottozone

Racconti dalle delegazioni
03 dicembre 2024

Valtellina. Oltre le sottozone

«La natura non fa nulla di inutile». È così, con una citazione di Aristotele, che la sommelier Sara Missaglia apre l’approfondimento sulla Valtellina ospitato da AIS Monza e Brianza. Insieme a lei Mamete Prevostini, Guido Pelizzatti Perego ed Elena Fay

Rocco Brucoli

Il nebbiolo, vitigno caratterizzante la Valtellina, qui si chiama chiavennasca. Uva esigente e non adatta a tutti i territori, è estremamente selettiva (circa 6000 ettari nel mondo, di cui 5500 in Italia, 820 in Valtellina) ma, quando trova il luogo ideale, regala vini che lasciano il segno e sono effettiva espressione di quello specifico terroir. Questo fa sì che dalla chiavennasca si producano vini con caratteristiche diverse da quelli del nebbiolo di Langa, piuttosto che da quelli derivanti dalla spanna dell’alto Piemonte. I tre cloni più diffusi in Valtellina sono l’NC12 (più colore e più grado alcolico), l’NC21 (più tannini e aromi) e l’NC34 (più acidità e polifenoli).

La Valtellina

La Valtellina è una delle poche valli italiane che si estende da ovest ad est, incastonata com’è tra le alpi Retiche a nord e le Orobie a sud: la natura (che non fa nulla di inutile) ha riunito in questo lungo canalone tutti gli elementi necessari alla produzione di vere e proprie eccellenze enogastronomiche. Innanzitutto, c’è una perfetta esposizione ai raggi solari, aspetto molto importante per una corretta maturazione delle uve. In secondo luogo, la presenza del lago di Como, a ovest, garantisce la giusta ventilazione della valle, essenziale per la sanità delle uve: il vento, infatti, asciuga l’umidità prevenendo, o comunque minimizzando, i rischi di malattie fungine. La valle, infine, è attraversata dal fiume Adda, che contribuisce alla creazione di un microclima ideale per la coltivazione dell’uva. 

Nel corso dei secoli l’uomo ha “ridisegnato” la montagna per modellare terreni su cui poter piantare e coltivare le viti, edificando 2500 chilometri di muri a secco: le pendenze in Valtellina oscillano, infatti, tra il 45% e il 65%, rendendo di fatto impossibile riuscire a lavorare su suoli così inclinati. Da qui la creazione dei terrazzamenti e dei corrispettivi muri a secco necessari per contenerli. 

I disciplinari e le sottozone

La Valtellina vanta due DOCG, Valtellina Superiore e Sforzato di Valtellina, una DOC, Rosso di Valtellina e l’IGT Alpi Retiche.

Le cinque sottozone, rivendicabili dal Valtellina Superiore DOCG, sono: Maroggia (dal termine dialettale maroch, sasso, che indica i muretti a secco), Sassella (da sasso, roccia), Grumello (dal latino grumus, dosso, collina), Inferno (deriva dal richiamo ai gironi danteschi delle gradinate concentriche formate dai terrazzamenti) e Valgella (dal latino vallicellum, piccola valle).

Clima e terreni

In valle le temperature oscillano tra i 5 e i 35 gradi, le piogge sono scarse e l’umidità relativa si mantiene tra il 65% e l’80%. Nel periodo della maturazione delle uve si hanno forti escursioni termiche tra il giorno e la notte che favoriscono la concentrazione di sostanze aromatiche nella buccia degli acini.

Viste le origini glaciali della Valtellina, i terreni sono per lo più costituiti da roccia granitica sfaldata di origine morenica. Questo porta ad avere un suolo in prevalenza sabbioso, privo di calcare. La percentuale di argilla è piuttosto scarsa, attorno al 10%. La caratteristica principale di questi terreni è la loro elevata permeabilità che garantisce un perfetto drenaggio evitando ristagni di acqua.

La degustazione

Valtellina Superiore DOCG Valgella Cà Moréi 2021 - Sandro Fay

Elena Fay, figlia di Sandro, insieme al fratello Marco, guidano l’azienda di famiglia, che conta 15 ettari vitati, di cui 14 in Valgella.

Il vino in degustazione deriva da uve dell’omonimo vigneto situato a 550 m s.l.m. nel comune di Teglio. Caratteristica di questo vino è l’appassimento delle uve dal momento della vendemmia (prima metà di ottobre) fino a metà dicembre. La fermentazione alcolica avviene in vasche di acciaio, mentre la malolattica e la successiva maturazione si svolgono in botti grandi da 30 ettolitri prima, e in botti piccole da 500 litri poi. L’affinamento in bottiglia dura altri 15 mesi.

Alla vista il vino è di color carminio di straordinaria lucentezza e grande vivacità. Al naso si presenta con sentori di piccoli frutti rossi fragranti, sbuffi di arancia sanguinella, accenni di erbe aromatiche, timo e rosmarino, ed erba sfalciata. È un naso di grande eleganza.

In bocca verticalità e freschezza. La salivazione è immediata e abbondate, con un continuo invito al sorso. Tannino ben integrato. Piena è la corrispondenza tra naso e bocca, dove si ritrova l’agrume. È un vino che per la sua elevata e piacevole freschezza potremmo definire dissetante.

L’abbinamento consigliato è la trota affumicata con sedano rapa arrostito e chips di mela.  

Valtellina Superiore DOCG Valgella Vigna Fracia 2019 - Nino Negri

Il secondo vino in degustazione è firmato da Nino Negri, cantina iconica della Valtellina, fondata nel 1897.

Il vigneto Fracia è il primo acquistato dalla cantina, situato in Valgella, in un punto in cui le temperature medie sono più basse rispetto al resto della valle per la presenza del ghiacciaio. La vegetazione, però, vede la presenza di diverse piante mediterranee, come il rosmarino e la lavanda, che daranno al vino un caratteristico aroma di spezie e una bella tensione sapida in bocca.

La vinificazione prevede diraspatura e fermentazione a temperatura controllata con frequenti rimontaggi e dèlestage. La maturazione avviene prima in botti grandi, quindi in barrique per complessivi 12 mesi. Segue affinamento in bottiglie per 18 mesi.

Alla vista il vino è di un bel granato brillante, di media fittezza e grade vivacità.

Al naso il vino si presenta autunnale; il frutto è scuro, mirtillo e mora, seguiti da note di sottobosco e humus. Se chiudiamo gli occhi, il Fracia ci porta proprio in un bosco durante una fresca giornata di autunno. Come accennato sopra, non mancano le note speziate e di erbe aromatiche. Si affacciano, infine, sentori di china, rabarbaro, radice di genziana e un po’ di grafite. Siamo di fronte a un vino di grande complessità.

L’ingresso in bocca è verticale, per poi aprirsi, allargarsi, rendendo il sorso succoso, con una sensazione quasi saporita. Il tannino c’è, ma è ben integrato, non disturba, non ha nessuna nota amarognola. A tutte queste durezze fa da perfetto contraltare la componente glicerica e alcolica che portano il vino a un perfetto equilibrio. Finale di radice di liquirizia. 

Sara consiglia di abbinarlo alle manfrigole (crespelle salate con formaggio casera).

Valtellina Superiore DOCG Maroggia Riserva 2020 - Assoviuno

Il terzo vino in degustazione proviene dall’azienda Assoviuno di Matteo Tarotelli, che conta circa 8 ettari per lo più nella zona di Maroggia.

Le uve vengono raccolte a piena maturazione verso fine ottobre, quindi sostano sulle bucce per 12-15 giorni; segue fermentazione alcolica a temperatura controllata. Il vino riposa poi fino a dicembre in tini di acciaio, matura per 36 mesi in botti di rovere, e affina in bottiglia prima di essere commercializzato.

Anche questo vino si presenta lucente nella sua veste granato. Al naso frutta sotto spirito, ciliegia e prugna, seguite da sentori di spezia, cannella e anice stellato. Continuando nell’olfazione sentiamo tabacco biondo, china, rabarbaro, fungo, castagno e note di boiserie.

In bocca il sorso è decisamente più strutturato dei precedenti; è sontuoso, muscolare, fa presagire un lungo percorso evolutivo.

L’abbinamento proposto sono i taroz, piatto della tradizione contadina che si prepara con patate, fagiolini, formaggio e burro.

Valtellina Superiore DOCG Grumello Rocca de Piro 2019 - Arpepe

Fresco del riconoscimento del premio Tastevin della Lombardia assegnato con la guida Vitae 2025 al Valtellina Superiore DOCG Sassella Ultimi Raggi Riserva 2018, Guido Pelizzatti Perego ci presenta il quarto vino in degustazione, il Rocca de Piro 2019.

Alla vista si presenta di un bel carminio con riflessi granato, di grande lucentezza.

Naso composto, pulito, discreto. Le note principali sono la violetta, la rosa, la nocciola tostata. Poi erbe aromatiche, ciliegia croccante, mirtillo, anice stellato, cannella, sbuffi di noce moscata, ginepro e lampi di chinotto.

In bocca è elegantissimo, tornano i fiori, i frutti e le spezie sentiti al naso. Sapido, quasi saporito, con un tannino sferico e setoso. 

Da abbinare a un risotto alla zucca con porcini.

Valtellina Superiore DOCG Grumello Vigneto Sassina 2017 - Giorgio Gianatti

Giorgio Gianatti coltiva 2 ettari di vigna nella sottozona di Grumello secondo i principi della lotta integrata. 

Il vino in degustazione si presenta di un bel carminio luminescente, al pari dei precedenti.

Al naso più incisivo del Grumello precedente. Domina la balsamicità, l’anice stellato, la liquirizia, i chiodi di garofano, il cacao, il caffè e il tabacco. Se il profilo olfattivo del vino di Arpepe era giocato sull’equilibrio, qui si gioca sulla potenza e l’ampiezza.

In bocca si mostra verticale, dritto, pieno. Grande struttura e rotondità.

In abbinamento con i pizzoccheri.

Valtellina Superiore DOCG Sassella Riserva Clos Convento San Lorenzo 2019 – Convento San Lorenzo

A raccontarci il sesto vino c’è Mamete Prevostini, presidente del Consorzio vini di Valtellina, e anima storica dei produttori della valle. Il vigneto del Convento è un po’ il fiore all’occhiello della produzione, basti pensare che dalle sue vigne più basse nasce il Rosso di Valtellina, dalle vigne intermedie il Valtellina Superiore e un Superiore Riserva, dalle vigne più in alto lo Sforzato.

Il Superiore Riserva in degustazione effettua una macerazione di 20 giorni sulle bucce, quindi la fermentazione in legno. La maturazione avviene sempre in legno per 15 mesi, cui seguono 12 mesi di affinamento in bottiglia.

Alla vista anche il Clos Convento di San Lorenzo si presenta di un granato sfavillante, filigranato.

Al naso mirtillo, mora, maggiorana, elicriso, tabacco, cannella, chiodi di garofano, chinotto e grafite. La profondità aromatica di questo vino gli conferisce incredibile finezza.

In bocca ha freschezza da vendere, accompagnata da sapidità e da un tannino completamente integrato. Il ritorno delle note agrumate e balsamiche è un continuo richiamo al sorso. È un vino fatto con il calibro, nulla è fuori posto: per dirlo con le parole di Sara «è una primavera che sboccia». 

Abbinamento consigliato: tzigoiner.

Valtellina Superiore DOCG Inferno Riserva 2019 - Aldo Rainoldi

A chiusura del percorso di degustazione il vino di un’altra cantina storica della Valtellina, quella di Aldo Rainoldi, attiva fin dal 1925.

Colore rubino intenso; al naso si presenta con note scure, di frutta e spezie. Si parte dai piccoli frutti rossi, per passare poi al pepe e alla noce moscata. Seguono sentori di liquirizia, genziana, china e nocciola. Non mancano effluvi balsamici.

In bocca è potente, il sorso è pieno, succoso, generoso. Le sensazioni tattili del tannino e della rotondità sono ben percepibili, rendendo questo vino “masticabile”. Persistenza infinita. Da provare in abbinamento con il bitto.

Giunti alla fine di questo approfondimento, non possiamo che concordare con Sara: le sottozone sono solo un punto di partenza per capire i vini di Valtellina, consapevoli che le sfaccettature di ogni vino sono determinate dalle singole vigne che le compongono.