Valtellina, un’altra storia

A Magenta è andata in scena una Valtellina diversa: un racconto figlio dei nostri tempi attraverso una degustazione dedicata al Valtellina Superiore DOCG oltre la denominazione e le sottozone.

Sara Missaglia

Ci sono racconti la cui bellezza è nella ripetitività: da quando siamo bambini fiabe e leggende ci vengono narrate sempre nello stesso modo. Protocolli, cliché, stereotipi in cui ritrovarsi con moduli sempre uguali a sé stessi. Ma il vino non è così: e non è così la storia di uomini e di donne che ogni giorno con passione e responsabilità fanno il mestiere di vignaioli in una terra complessa come la Valtellina. Sara Missaglia ha raccontato un’altra storia a Magenta: una visione e versione della Valtellina più aggiornata non tanto da norme codificate, ma dall’esperienza e dalle sfumature degustative che i vini oggi esprimono.

Valtellina: un’eccellenza enogastronomica

La serata si è aperta con una vera e propria call to action allo smantellamento degli stereotipi, un inno al futuro e all’affermazione di un’identità riconosciuta nel panorama nazionale: «Basta Cenerentola!». La Valtellina, infatti, si conferma un’eccellenza dell’enogastronomia italiana come quarta provincia lombarda per la produzione di vino e terza provincia italiana per impatto economico territoriale dei prodotti a base di carne certificata (fonte: elaborazione the European House Ambrosetti, 2022). Si tratta inoltre della più vasta area terrazzata d'Italia con 2.500 chilometri di muretti a secco di vigne, candidata alla qualifica di Patrimonio Culturale dell'Umanità Unesco. Il 90% della produzione delle mele è in Lombardia, così come l'80% della produzione nazionale di bresaola. E infine 1.700 tonnellate di pizzoccheri prodotti annualmente che hanno ottenuto il marchio IGP nel 2016. Il settore agroalimentare in provincia di Sondrio genera un valore rilevante per il territorio, con un'alta incidenza sull'economia provinciale, con quasi 2500 imprese attive di cui 195 nel settore Food & Beverage e 2.253 in agricoltura, silvicoltura e pesca. I numeri ben rappresentano una realtà in crescita, e dall'analisi dei bilanci delle imprese F&B emerge come il settore in Valtellina cresca oltre tre volte più veloce della media italiana del decennio. Una Valtellina in chiave dinamica, dove innovazione, spinta ed energia sono i nuovi driver validi anche per l’analisi della situazione vitivinicola. 

Sara MissagliaIl Valtellina Superiore DOCG, denominazione e sottozone

Il terroir della Valtellina è decisamente alpino, con vigneti dove esposizione, irraggiamento, la presenza della Breva, il vento che spira dal Lago di Como, e le particolari escursioni termiche giocano una partita importante. La florealità e l’intero corredo olfattivo dei vini, accompagnati da sensazioni molto fresche, fini e sottili sono profondamente legate all'ambiente in cui il nebbiolo delle Alpi viene allevato. Da un lato le quote e dall'altro le pendenze rappresentano altri fattori significativi per definire tutte le sfumature di questi vini. Il Valtellina Superiore DOCG viene descritto generalmente come una sorta di grande “rettangolo” sul versante retico terrazzato della Valtellina, declinato nelle cinque sottozone mappate dal Disciplinare di Legge: Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno, Valgella. Areali che regalano vini “figli della terra”, con un legame forte con il sottosuolo, anche dal punto di vista etimologico. Questa è la storia scritta sui libri e che conosciamo, tuttora normata e valida, con l’inevitabile ricorso a stereotipi semplificativi e limitativi: i vini della Sassella sono infatti descritti sempre come “floreali”, quelli del Grumello sono “sapidi”, quelli dell'Inferno sono “austeri”, mentre quelli della Valgella sono infine dotati di “maggiore freschezza”. Una sorta di mantra che oggi appare come narrazione sempre più “vintage”, superata non a parole ma dai fatti, ovvero da calici che esprimono, pur appartenendo alla stessa sottozona identificata dal Disciplinare, sfumature talmente diverse da essere non tipici ma unici. 

Una Valtellina diversa

La montagna, ci ha illustrato Sara, non è un pannello appeso al muro. Nemmeno il 3D riuscirebbe forse a spiegare pienamente il territorio. Certo è che la bidimensionalità non è reale, e l’immagine del rettangolo per il Valtellina Superiore DOCG è eccessivamente semplificante: quello che attraverso una serie di immagini Sara ha cercato di rappresentare è che la montagna è invece fatta di esposizioni, quote che esprimono temperature più fresche, altimetrie, inclinazioni e rapporti articolati con il fiume Adda che scorre sul fondo valle. Una montagna fatta di intagli nella parete, coste rocciose e parte boschiva, meleti e vigneti, pendii e avvallamenti, esposizioni e irraggiamento differenti: una matrice a tante entrate, che mette al centro l'elemento distintivo della viticoltura valtellinese, il terrazzamento.

Il Terrazzamento e il concetto di cru

Da millenni l'uomo ha fatto la montagna a scalini, ridisegnandone il profilo per rendere vitabile un paesaggio apparentemente non idoneo: l'uomo in Valtellina, si dice, più che calpestare la terra se l'è portata in spalla. L'arte dei muretti a secco, dal novembre 2018 Patrimonio Immateriale UNESCO, è millenaria e ha consentito di terrazzare le montagne in Valtellina e di creare i vigneti dove allevare il nebbiolo delle Alpi. Ma il terrazzamento non è solo funzione architettonica: è anche un artificio per accumulare calore attraverso il riscaldamento delle pietre esposte al sole, che durante la notte, nei momenti più freddi, rilasciano calore ai ronchi vitati, consentendo il mantenimento di un equilibrio termico anche durante le stagioni più fredde.

Il terrazzamento è l'entità che spiega tutto questo: un unicum nel panorama vitivinicolo dal punto di vista geologico, climatico ed espressione di una settorialità anche altimetrica che rappresenta una variabile fortissima per gusto di espressione. Vigneti che appartengono alla stessa sottozona si sviluppano in realtà su terrazzamenti diversi, dando quindi vita a vini diversi. Per comprendere ogni singolo vino è necessario valutare ogni vigna, compiendo un'analisi meticolosa sulle specificità del terrazzamento. Un insieme di variabili che arriva a rappresentare una costante. In Valtellina il concetto di cru è questo. Il percorso didattico impostato da Sara e condiviso in sala con la partecipazione diretta del pubblico, ci ha dotato di chiavi interpretative del territorio diverse, per coglierne le sfumature e valorizzare le differenze: un percorso ancora inesplorato, che merita una corretta comunicazione. La cartina al tornasole, verifica di tutte le ipotesi formulate, è stata la degustazione di sei vini, effettuata con l’obiettivo di comprendere e interiorizzare in misura coerente ed efficace la narrazione e le immagini di Sara. Parola d'ordine: diversità: i calici sono risultati molto diversi tra loro, con una matrice comune legata a freschezza, sapidità ed eleganza.

Come scriveva Italo Calvino «finita la pagina (e, aggiungiamoci, la degustazione) si riprende la vita e ci si accorge che quel che si sapeva è proprio nulla.» Le parole hanno fine, ma sono i calici a dirci che la strada appena cominciata è quella giusta.

I vini in degustazione

La degustazione, condotta con suggestioni artistiche di grande impatto visivo con i dipinti di Joan Mirò (Vigne e ulivi e Harlequin's Carnival), di Friederich Davis Caspar (Il viandante sul mare di nebbia), di Giacomo Balla (Autunno), di Marc Chagall (La Vie) e di Vincent Van Gogh (Notte stellata), è avvenuta con calici serviti a coppie, con l’obiettivo di identificare le differenti sensazioni espressive di vini, areali, e stile produttivo.

Valtellina Superiore DOCG Grumello 2018 - Nicola Nobili
Valtellina Superiore DOCG Grumello 2017 - Alberto Marsetti

Calici caratterizzati dalle trasparenze tipiche del vitigno con un rosso rubino vivace e luminoso. Spicca in entrambi freschezza al naso, con sentori di fragolina di bosco e di lampone. Il vino di Nicola Nobili è giocato sulla delicatezza, la fragranza e la croccantezza dei profumi, con una vena leggermente agrumata che slancia il calice verso sensazioni di grande piacevolezza gustativa: una beva fresca, scorrevole e, per certi versi, dissetante. Il vino di Alberto Marsetti ha un’intensità olfattiva più marcata, con un corredo speziato più evidente che va dalla cannella, al ginepro, ai chiodi di garofano. In entrambi acidità, eleganza e sapidità nel finale, con tannini presenti ma mai invadenti.

Valtellina Superiore DOCG Riserva La Tena 2016 - Cà Bianche
Valtellina Superiore DOCG Sassella Ultimi Raggi 2016 - Ar.Pe.Pe.

I viniDue areali diversi per calici tra loro molto differenti: il vino di Davide Bana di Cà Bianche, con sede in località Baruffini sopra Tirano (non classificata come sottozona), e quello di Ar.Pe.Pe. della Sassella. A Baruffini siamo a quota oltre 700 m s.l.m., in un particolarissimo conoide con esposizione a est e dalle pendenze verticalizzate: il vino ricorda un ruscello di montagna, dotato di straordinaria freschezza e luminosità. Grande scorrevolezza al palato, corredo tannico di elevata personalità. Pari millesimo per gli Ultimi Raggi di Ar.Pe.Pe., un vino caratterizzato da un lieve appassimento delle uve in vigna a una quota che tocca i 600 metri, limite della parte alta della Sassella nella zona chiamata “Ere": naso e bocca con una dolcezza di frutto sorprendente, tannini sferici, suadenti, dolci e tridimensionali per un vino secco che sembra una carezza per l’anima. Per entrambi chiusura straordinaria con una quota sapida importante, figlia della terra.

Valtellina Superiore DOCG Riserva Elisa 2015 - La Perla
Valtellina Superiore DOCG Valgella Pizamei Riserva 2013 – Balgera

La degustazione di annate più vecchie è ben raccontata dal colore, che vira, rispetto ai calici precedenti, verso tonalità più aranciate. Bouquet olfattivo e sensazioni gustative raccontano invece un’altra storia: freschezza e sapidità come ingredienti di un nuovo anti-age che non ha affatto bisogno di make-up. In entrambi i vini è la straordinaria tenuta a sorprendere, in presenza di una acidità che promette ancora anni a venire. Vini fini, sottili, dotati di una metrica gustativa in continua crescita: mutevoli al sorso, con una croccantezza che non cede al trascorrere degli anni. Affinamento e legno che contribuiscono alla valorizzazione e all’amplificazione del corredo dei profumi, con tannini perfettamente integrati. I finali hanno lunghe memorie, con grande eleganza e piacevolezza gustativa.

Al termine della degustazione, come di consueto avviene a Magenta, il Bettycuore ha proposto piatti con le ricette del territorio: una selezione di slinzega e bresaola valtellinese, e pizzoccheri, preparati dallo chef del ristorante: in degustazione, oltre a vini raccontati, anche un settimo vino, il Valtellina Superiore Sassella DOCG Grisone 2018 di Alfio Mozzi. Un’interessante espressione di una cantina in conduzione biologica con sede nella Sassella. Eleganza sul finale, l’abbinamento in terrazza con il cielo di giugno è perfetto.