Verticale al buio

Racconti dalle delegazioni
04 novembre 2014

Verticale al buio

A tre anni di distanza dalla precedente degustazione alla cieca, Ais Lecco ripropone una verticale al buio, cinque annate dello stesso vino e produttore, servite in bottiglie rigorosamente ricoperte e non identificabili. A condurre il gioco ancora una volta è Guido Invernizzi, che deve passare direttamente alla degustazione dei vini, non potendo dare le tipiche informazioni che solitamente vengono fornite su terreni, vitigni, produttori.

Valerio Mondini

Verticale al buio - Ais LeccoDopo il Dolcetto d'Ovada della scorsa verticale, è ancora un vino rosso a fare da protagonista.

Del primo vino in degustazione viene resa nota l'annata, il 2009, quindi un vino che ha già cinque anni, ma che si presenta con una bellissima nota cromatica di colore rosso rubino vivace. Al naso si riconoscono note vinose e di confettura di frutta rossa, su cui spicca l'amarena, e delle note vanigliate di legno giovane. Il profumo è rotondo e in bocca si sottolinea una buona corrispondenza gusto-olfattiva. Il tannino è evidente, ma ben gestito. L'alcol è elegante e non produce nessuna sensazione di spiacevole bruciore. La sensazione è che sia già di buon livello, ma che sia destinato  a maturare nel tempo e a invecchiare molto bene.

Il colore intenso porta già a escludere vitigni solitamente scarichi, dal punto di vista cromatico, mentre il tannino pungente spinge i presenti a orientarsi verso alcune denominazioni specifiche.

Con il secondo vino, annata 2008, da bottiglie in formato magnum, vengono date alcune informazioni aggiuntive: macerazione sulle bucce per trenta giorni a 24° con rimontaggi qualitativi, affinamento per due anni in barriques francesi di Allier, Nevers e Vosges a tostatura forte e media, altri dodici mesi di riposo in bottiglia.  L'anno di invecchiamento in più non compromette il colore, che è decisamente rubino, ma che comincia a presentare  dei riflessi granati. Compaiono delle note speziate, di pepe verde.  In generale si avverte una evoluzione dei profumi, confermata in bocca da una maggiore struttura e complessità.  Buona l'acidità e la corrispondenza gusto-olfattiva. Il tannino risulta più ammorbidito e si avverte una buona persistenza.

Verticale al buio - Ais LeccoPrima di passare al vino successivo viene servito un risotto al vino rosso, da abbinare alle due annate degustate.

Il gioco procede, con Guido che, non potendo parlare esplicitamente del vino in degustazione, mette in evidenza le caratteristiche tipiche di altri vini, che qui non si riscontrano, per poterli escluderle dalla rosa dei candidati.

Si passa quindi all'annata 2006. Il colore si mantiene rubino, ma la vinosità diminuisce con l'invecchiamento. Grandissima nota fruttata, di prugna secca e mora. Il tannino evolve con la morbidezza, senza sconfinare nella classica nota vanigliata. In bocca si riconoscono note di liquirizia e inchiostro, oltre a un finale amaricante, lungo e persistente. Rispetto alle annate precedenti, pure apprezzabili, il livello qualitativo si è decisamente elevato, dando vita a un vino fine, strutturato, elegante e dalla lunga persistenza.   

Si arriva con il quarto vino all'annata 2005, che mantiene il suo bel colore rubino, con qualche riflesso granato. Il naso è di una eleganza impressionante, con note balsamiche, una nota mentolata, una di confettura non "marmellatosa", una nota di spezia. L'ottima impressione olfattiva viene confermata in bocca, in cui permangono la nota mentolata e di spezia, la nota di liquirizia, un tannino finissimo, di grande qualità, non allappante, non astringente. Lunghissima persistenza e buona armonia, grande morbidezza e buona acidità.

Verticale al buio - Ais LeccoCon il vino precedente si aggiudica decisamente i migliori giudizi qualitativi della serata.

L'ultimo vino è del 2004 e, come i precedenti, mantiene il colore rubino.  Tra le note olfattive spiccano quelle eteree, con note di cera, note di lucido da scarpe, note balsamiche, note volatili e di frutta sotto spirito. In bocca si presenta con una grande struttura, che nel finale lascia però trasparire una nota eterea non molto piacevole, che ne compromette la perfetta corrispondenza gusto-olfattiva.

Forse è solo un problema delle bottiglie in degustazione, una leggera rifermentazione in bottiglia non controllata, ma rispetto alle due annate che lo hanno preceduto questo vino è risultato di qualità inferiore.

Alla fine, prima di passare al coniglio al caffè con polenta, da abbinare agli ultimi tre vini in degustazione, viene svelato il vitigno: Aglianico del Taburno, che qualcuno dei presenti aveva ipotizzato come candidato molto probabile.

Verticale al buio - Ais LeccoDa terreni calcarei, da viti a 700 metri di altezza su piede franco, arriva questo aglianico in purezza di Masseria Frattasi (www.masseriafrattasi.it) : è lo "Iovi Tonant", il "Giove tonante", che Guido non esita a definire "il barolo del sud", che lo stesso produttore definisce nel seguente modo: "Iovi Tonant, lo abbiamo dedicato ai massi calcarei del tempio di Caudium, la città sannita che insisteva nell'area occupata oggi da Montesarchio. A Giove tonante, una dedica che ben descrive la potenza di queste uve, compresse in legno e poi racchiuse in bottiglia per due anni."

Decisamente un ottimo vino, dalla caratteristica etichetta in peltro, che ha riscosso un notevole successo e apprezzamento da parte di tutti, un vino di carattere che fa sentire tutta la sua potenza e i suoi 14°. 

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Il vino è come la poesia, che si gusta meglio, e si capisce davvero, soltanto, quando si studia la vita le altre opere, il carattere del poeta, quando si entra in confidenza con l'ambiente dove è nato, con la sua educazione, con il suo mondo.

Mario Soldati


Gridala, falla gridare sui giornali, l'anima sconosciuta del Fiano di Lapio, dell'Olivella di Carbonara, del Conca, dell'Aglianico di Castelpoto, dell'Ogliastro, della Barbera e del Moscato d'Acquara, dei cento e cento altri solo vogliosi d'essere scoperti e goduti.

da "Campania" (1969) - Luigi Veronelli