Viaggio al centro dell’Europa (parte II). I vini dello Jura
Seconda puntata del viaggio al centro dell’Europa in compagnia questa volta di Guido Invernizzi, che ci conduce alla scoperta di una zona poco nota ma estremamente interessante e ricca di “piccoli tesori nascosti”, la cui caratteristica principale è di saper giocare sull’ossidazione.
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Il Jura e la vicina Savoia hanno origini vitivinicole risalenti al Medioevo, con una regola che ne definiva i principi, anche se si ipotizza che già Plinio si riferisse al Savagnin come al “vino bianco che sa di pece”. Nel 1500 Filippo V° promuove a vini di corte i vini di queste zone.
Fillossera e crollo delle vendite portano quasi all’azzeramento della produzione, quando, negli anni ’50, Henri Maire rilancia la regione con l’invenzione del “vin fou”, il “vino pazzo” che fa esplodere buona parte delle bottiglie in cui viene conservato.
Il Jura può contare oggi su una superficie vitata di circa 2000 ettari, meno dell’1% della superficie vitata francese, con una produzione che, al 70%, è formata da vini bianchi, vin jaune, vin de paille.
Il clima è semicontinentale, con molti microclimi, inverni lunghi e asciutti e una buona esposizione a sud-ovest, che garantisce circa 1800 ore annue di sole. Il terreno è calcareo permeabile e solubile, con marne blu, rosse, grigie e nere, argille e scisti dell’era giurassica e triassica, ricco di fossili che infondono mineralità ai vini della zona.
Oltre ai classici vitigni della Borgogna, Pinot Noir e Chardonnay, le uve principali della regione sono il Savagnin, grasso, complesso, speziato, principalmente usato per la produzione di vin jaune; il Poulsard, dal colore pallido, delicato, ma molto aromatico; il Trousseau, scuro, corposo, tannico, usato per i rossi e nei Crémant.
La caratteristica principale della regione è la produzione dei vini chiamati vin jaune (vino giallo) con un sapore unico e vin de paille (vino di paglia, passito).
Il vin jaune è ottenuto da una vendemmia tardiva di uva Savagnin, sfrutta in pieno il processo di ossidazione e la tecnica del “velo de flor” e ha un potenziale di invecchiamento di decenni. I vin de paille sono vini dolci e liquorosi ottenuti per appassimento delle uve.
Nel Jura vengono riconosciute sei zone a denominazione controllata (A.O.C):
Arbois, in cui la maggior parte dei vini sono realizzati in uno stile tradizionale, con rossi potenti ed eleganti e vini bianchi tipici; Château-Chalon: zona di produzione per eccellenza dei grandi vin jaune (solo uve Savagnin con affinamento sotto il velo dei lievieti in botti scolme); Crémant du Jura: vini bianchi metodo classico e rosé con la possibilità di impiegare vitigni locali in sostituzione di Pinot Noir e Pinot Gris; Côtes du Jura: denominazione che consente di produrre vini di tutte le tipologie; L'Etoile: bianchi secchi minerali, vin jaune, vin de paille; Macvin du Jura: vino fortificato, una mistella, che proviene da mosto di vendemmia tardiva di uve Savagnin,
Subito grande successo e apprezzamento per il Crémant du Jura Blanc Brut 2007 - Domaine Rolet (Chardonnay 54%, Savagnin 23%, Poulsard 23%.), che viene servito con l’aperitivo a buffet in cui spiccano per gusto il salame di sola coscia “Marco d’Oggiono”, la tartare di salmerino del lago con zenzero fresco e la mousse alla barbabietola e sambuco. Da una zona non certo famosa per le bollicine un buon prodotto, con Savagnin e Poulsard a infondere delicatezza e aromaticità. Ottimo Crémant molto fresco, gradevole e raffinato, di colore giallo pallido con riflesso verdolini. Perlage fine e note eleganti di fiori bianchi e biancospino.
In degustazione tutti vini biodinamici che presentano diverse sfumature di ossidazione controllata.
Si inizia con uno Chardonnay « Les Bruyères » 2007 - Domaine Andrè et Mireille Tissot (Chardonnay 100%). Da vigne esposte a sud di età variabile dai 35 ai 70 anni, su un terreno molto argilloso e un sottosuolo di marne blu, si produce questo chardonnay in purezza ricco e intenso. Affinamento di almeno 24 mesi sui lieviti e leggera filtrazione prima dell’imbottigliamento; solforosa inferiore ai 40mg/l. Vino biodinamico di colore dorato, evoluto, a cui il processo ossidativo ha dato struttura e corpo. Al naso è elegante e complesso, con la tipica nota di banana dovuta all’acetato di isoamile, note di vaniglia, note terziarie, eteree, di frutta secca e crème caramel, caramella mou, confettura gialla e un’ombra del legno della barrique. In bocca mostra acidità e mineralità fini, è secco e si riconoscono note fragranti, di lievito, note tostate e amaricanti. Lunga persistenza e ottima corrispondenza gusto-olfattiva. Vino spettacolare, opulento e grasso. Gradazione di 13°.
Il secondo vino in degustazione e della stessa tenuta del precedente, uno dei più rinomati produttori dello Jura: un Savagnin 2008 - Domaine Andrè et Mireille Tissot (Savagnin 100%). Vigne con esposizione est, nord-est di 30-40 anni, su terreno argilloso del Triassico. Vino biodinamico con invecchiamento in barrique di almeno 30 mesi sotto il velo dei lieviti senza rabbocchi. Di colore ambrato-topazio rivela al naso sentori di noce, pane speziato, note di piccantezza, note ossidative, smaltate e iodate. Consistente in bocca, ha una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva, con note mentolate, di liquirizia e rabarbaro, erbe officinali, noce. Vino dalla lunghissima persistenza, morbido, con una buona acidità ma secco, nessun residuo zuccherino. Vino unico, potente e concentrato.
Si continua con un Côtes du Jura 2009 - Domaine Jean Macle (Chardonnay 70%, Savagnin 30%). Dal produttore più famoso di Vin Jaune, i cui vigneti sono al centro della denominazione Château Chalon, ecco un altro vino biodinamico, affinato in botti da 228 l sotto il velo dei lieviti. E’ meno diretto del precedente, meno aggressivo; si riconoscono note di spezie, pan pepato, chiodo di garofano, zafferano. Bella componente alcolica che non brucia, palato ampio, bellissima persistenza. Vino in grado di mantenere la sua freschezza ancora per molti anni e ottimo esempio di vino con ossidazione controllata. Gradazione di 14°.
Si termina con un Château Chalon 2005 - Domaine Jean Macle (Vin Jaune) (Savagnin 100%). Vigne vecchie di 4 ettari esposte a sud, con pendenza media del 50%. Siamo alla corte del più importante ambasciatore del Vin Jaune che, insieme al suo concorrente Domaine Berthet Bondet, ha fatto conoscere questi vini nel mondo. Produzione inferiore alle 5000 bottiglie per anno, di cui solo una sessantina arrivano in Italia. La bottiglia è la tradizionale clavelin da 62,5 cl, la cui forma è importante per mantenere il gusto del vino, con una capacità che equivale alla quantità che rimane da ogni litro dopo l’evaporazione in botte: la “part des anges”. Invecchiamento di almeno 6 anni e 6 mesi sotto il velo dei lieviti, in botti scolme senza rabbocchi. Colore giallo carico, bellissima struttura e naso unico: note di pâtisserie, frutta candita, noce, cannella, chiodi di garofano, frutta disidratata, albicocca, impasto del panettone, babà, distillato, liquirizia. Alcol molto elegante, gusto intenso e armonico, franco e pungente: Finezza unica e grande longevità. Eccellente. Gradazione di 14°.
Come consuetudine, la degustazione si conclude con l’abbinamento di tutti i vini assaggiati con i piatti preparati dallo chef del “Griso”: riso da agricoltura biologica mantecato con bitto stagionato e burro d’alpeggio, sfilacciato di pollo profumato al curry e ananas con patate cremose, sorbetto al pompelmo rosa.
Prossimo appuntamento l’8 giugno nel Chiostro della Basilica di S.Calocero a Civate, per un pomeriggio e una serata dedicati ai vini di Puglia.
L’appetito vien mangiando, la sete se ne va bevendo
Francois Rabelais
Si è sapienti quando si beve bene: chi non sa bere, non sa nulla
Nicolas Boileau
.....un libro, un amico, una bottiglia di vino, ti danno la felicità!
Moliére
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