Viaggio studio in Champagne

Racconti dalle delegazioni
11 settembre 2014

Viaggio studio in Champagne

Incontri, persone, vini: cinque giorni tra Champagne, Jura ed Alsazia

Ilaria Ranucci

Non è facile, senza visitarla, farsi un'idea autentica della regione della Champagne. Il nome evoca infatti vini intriganti e lussuosi, atmosfere suadenti e personaggi famosi. Nella realtà delle cose invece, la Champagne è una regione molto più terrestre e vicina. Vicina non nel senso geografico (abbiamo davvero fatto tanti chilometri...) ma nel senso di un tessuto sociale “normale” fatto di quotidiano impegno e lavoro.

Le persone che abbiamo incontrato nel nostro viaggio, non solo in Champagne ma anche in Jura ed Alsazia, ci hanno fatto conoscere la loro realtà quotidiana, i vini che producono, sono state per i partecipanti fonte importante di energia ed apprendimento. Per nostra fortuna gli incontri che hanno segnato il viaggio sono stati molto diversi tra loro, ed hanno sempre avuto qualcosa da trasmetterci.

Stephane Tissot in Jura ci ha accolto come fossimo vecchi amici. Ci ha portato in vigna e spiegato  sul posto, e con la terra in mano, il terroir unico della sua regione; un momento importante per farci capire il significato autentico di un concetto particolare come quello di terroir, di forte impatto ma difficile comprensibilità. Stephane ha aperto per noi diciannove dei suoi vini, raccontandoci per ciascuno l’idea da cui ha dato loro vita; tutti i vini ci hanno svelato la stessa passione e precisione del loro creatore.

Saliamo in Champagne, visitiamo per prima la Maison Drappier, Philippe ci ha ospitato in un'atmosfera curata, di un'eleganza senza fronzoli e senza tempo, perfettamente coerente con i vini dell'azienda. Senza fretta, accomodati in salotto di fronte al camino, abbiamo assaggiato undici vini, andando indietro nel tempo sino al 1994 e trovando in particolare un vino, vecchio di vent'anni, perfettamente coerente nello stile con i fratelli più giovani.

Da Pommery uno staff inappuntabile ci ha seguito durante la cena nella Villa Demoiselle, costruita a fine '800 Fossili in stile Art Nouveau che, insieme alla sede storica dell'azienda, ubicata di fronte, ci ha fatto capire la perfetta incarnazione del sogno di bellezza di una delle più famose tra le vedove della Champagne, Louise Pommery.

Legrand Latour è stata un'incredibile scoperta. Patrice Legrand ha dedicato quasi vent'anni a portare alla luce quei fossili, di un antico mare tropicale, che tuttora danno allo champagne la sua peculiare mineralità. Ci ha portato pazientemente e con vera passione a visitare i cunicoli che ha scavato con le sue mani e ci ha fatto toccare con mano alcuni fossili di cui avevamo sinora solo letto nei libri. Da quattro ettari di terreno, Legrand Latour trae champagne che assomigliano al proprietario: sinceri, ordinati, piacevoli.

Da Goutorbe ci ha accolto un'intera famiglia: padre, figlio e figlia. Ci hanno raccontato delle tantissime cose che fanno: producono champagne, sono vivaisti, gestiscono un piccolo albergo, scrivono libri. Insomma un caotico spirito imprenditoriale coerente con il dinamismo dei loro champagne, prevalentemente prodotti da pinot nero.

Da Legras & Haas, marito e moglie ci hanno aperto la porta di domenica mattina. Nella Maison lavorano in cinque e ciascuno segue alcuni ettari di terreno, in modo che ogni parcella abbia un diretto responsabile, perché solo la cura e la responsabilità diretta permettono di ottenere la giusta qualità dell'uva. Quest'uva viene poi in parte venduta alle grandi Maison, perché non è facile per un produttore piccolo collocare sul mercato tutto il vino prodotto con il proprio marchio. Monsieur Legras, a oltre settant'anni, vinifica ancora ed ha raggiunto col suo vino una confidenza ammirevole, fatta di decenni di esperienza. Vini e famiglia ci sono piaciuti talmente tanto che più di uno di noi ha tentato la strada dell'adozione!

Da una realtà familiare siamo passati ad un colosso. Da Möet et Chandon abbiamo avuto una visita guidata con tempo ed organizzazione che ci hanno fatto rendere conto di cosa voglia dire essere il primo produttore della Champagne. La guida che ci ha accompagnato parlava italiano ed ha gestito i tempi di visita con notevole efficienza e perenne sorriso. I corridoi sotterranei di gesso, un tempo percorsi da Napoleone I, amico ed ospite dell'allora proprietario, ci hanno fatto comprendere tutta la forza di una tradizione commerciale che dura da quasi tre secoli.

CantinaLa sera prima di partire abbiamo cenato da C-Comme Champagne che, ad Epernay, propone con passione champagne di piccoli vignerons. È un posto molto conosciuto proprio perché, in tempi in cui ancora anche molti esperti pensavano allo champagne solo come vino delle grandi marche, si sono posti l'obiettivo di valorizzare non blasoni, ma zone, persone, stili diversi. Ci hanno dedicato meticolosamente tutta la serata, rispondendo con grande competenza a tutte le domande che abbiamo posto. E non solo hanno centinaia di champagne in negozio, li hanno anche scelti e degustati uno ad uno; a noi ne hanno proposti nove di indubbia qualità. 

L'ultimo incontro del viaggio-studio lo abbiamo fatto in Alsazia, dove Catherine Faller ci ha accolto al Domaine Weinbach, un luogo quieto, gradevolissimo, circondato dalla natura. Nonostante le tristi vicende che hanno recentemente colpito il Domaine, ci hanno donato una vera ospitalità. In cantina abbiamo assaggiato dieci vini, dedicando a tutti il giusto tempo, grazie ad una guida capace di trasmetterci in poche parole i tratti fondamentali di ciascun vino e dell'azienda, per poi ascoltarci con calma nella degustazione. Questi sono vini di sostanza, classe e sincerità che riflettono il carattere di una vera signora.

In conclusione posso dire che abbiamo vissuto un'esperienza enologica ed umana molto densa, che ha cementato un gruppo di partecipanti capace di proiettarcisi senza riserve. Siamo stati travolti, è stato giusto e bello così.

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