Vignerons VS Maisons de Champagne

Luisito Perazzo, sommelier e relatore, torna a Varese per parlare dell’eterna querelle presente nella terra dello Champagne, evidenziando caratteristiche e peculiarità dei produttori in degustazione.

Barbara Giglioli

Sale in cattedra Luisito Perazzo e già ci si aspettano grandi cose. L’ultima degustazione tenuta da Luisito nella delegazione AIS di Varese, sempre sullo  champagne, ha infatti qualcosa di mitologico, essendo durata quattro ore, con l’apertura di bottiglie a sorpresa. E anche questa volta, la situazione non è stata differente.

La Champagne tra vitigni e produzione

Quella di venerdì 18 ottobre è stata una panoramica storica, geografica e sensoriale attraverso i vigneti e le tipologie delle bollicine più famose nel mondo”. Così, a spasso con l’immaginazione tra le zone principali, si sono approfonditi i vari distretti e i singoli villaggi riconosciuti nella AOC Champagne. Perché questo territorio è composto da ben 324 villaggi amministrativi, di cui 17 sono grand gru e 44 premier cru. 

E in questo territorio così speciale, i grandi protagonisti sono lo chardonnay, il pinot noir e il pinot meunier. Non bisogna però dimenticar anche quegli attori che agiscono più come comparse, ma che sono fondamentali per la complessità di questo vino, ossia i vitigni secondari, come l’arbanne, il petit meslier, il pinot blanc e il fromenteau.

«È un vino che non conosce crisi di mercato. È l’equilibrio sociale ed economico di questa regione- spiega Luisito- pensate che le Maison sono più dell’80% del volume produttivo, ma detengono meno del 20% della superficie vitata». I grandi brand producono, infatti, tantissimo, ma devono acquistare le uve dai Vigneron, che si guardano bene dal vendere loro le vigne. 

Se da una parte c’è la grande Maison rassicurante e perfettamente riconoscibile, dall’altra c’è invece una continua scoperta e una conseguente sorpresa. «I vini di Maison non lasciano spazio a interpretazione alcuna- racconta il relatore- mentre quelli dei Vigneron spesso sì».

Un territorio unico per un vino senza eguali 

Da chiunque sia fatto questo nettare così speciale, la verità è che lo Champagne è il vino più conosciuto al mondo, diventato simbolo di opulenza e di festa. È anche una questione di marketing? Non lo si può negare, ma è anche e senza dubbio sinonimo di qualità.

Non per nulla è celebre la frase di un gaudente francese: «di Champagne ce n’è uno solo, ogni altro vino spumante per quanto eccelso, non potrà mai essere Champagne, sarà sempre e solo un vino che spuma».

Quello che colpisce però non è solo nel bicchiere, è anche nel paesaggio. Basta un viaggio in Champagne, per capire immediatamente in che posto prezioso ci si trovi. 

A livello pedoclimatico questa zona ha un clima oceanico, perfetto per rallentare la maturazione dell’uva e permettere al vino di avere molto più equilibrio. Passeggiando per le vigne, magari in periodo di vendemmia (che con il climate change è stata anticipata di una decina di giorni) è possibile godere a pieno dei colori e dei profumi che questo periodo magico per la viticoltura porta con sé. 

Luogo prediletto di menti eccelse

Territorio di meraviglia e ricco di tesori, la Champagne affascinò personaggi diversissimi tra loro che ebbero tutti un ruolo fondamentale nella storia di questo vino. Da Dom Pierre Pérignon che quando lo assaggiò per la prima volta esclamò: «Venite presto, fratelli, sto bevendo le stelle», alle innumerevoli donne che hanno dato lustro a questo nettare. 

«Gli uomini dovevano difendere il territorio, mentre le signore andavano in vigna- spiega Perazzo- così facevano spesso di testa propria e facevano benissimo. Per esempio la vedova Clicquot inventò la table de remuage e il primo Champagne rosé per assemblaggio conosciuto».

Sono tante le curiosità legate a questo mondo, che sfiorano anche il tema del dosaggio.

«Fino al 1910 lo Champagne in Francia era dolce- racconta il relatore- precursore dei tempi fu Pol Roger, che orientò la produzione verso lo Champagne secco. Girando per il club londinesi, intuì le preferenze che il principale mercato di allora, il Regno Unito, avrebbe premiato». 

La degustazione

Cuvée Nuance, Brut Blanc des Noirs - Grand Cru Ambonnay Secondé - Simon

Vino di Vigneron

Colore dorato, con perlage persistente. All’esame olfattivo è moderatamente intenso, ha un naso che verte più sul vegetale secco, con note di fieno, ma anche di mandorla tostata. Il frutto non è più fresco, al naso ricorda molto la scorza d’agrume. All’esame degustativi è invece totalmente diverso. Ha una sapidità mediamente importante, una leggera nota tannica. 

Extra Brut Terre d’Irizée - Régis Poissinet 

Vino di Vigneron

Alla vista ha un colore dorato luminoso. Al naso il sentore di miele è nitido, si percepiscono poi note di nocciola, arachidi, gianduia, foglie secche, ma anche di agrume candito. In bocca è vibrante, incisivo, ha una bellissima energia materica e si percepisce una bollicina cremosa.

Brut Blanc de Blancs - Ruinart 

Vino di Maison

Ha un colore paglierino un po’ scarico, luminoso. Al naso si percepisce il cedro, la pesca nettarina, il limone candito. Si evincono sentori di cipria, fiori bianchi, ma anche una nota gessosa. È un vino delicato, verticale, decisamente più timido, ma anche sottilmente persistente. Non è un vino da impatto, ma «da bere e da pensare», così lo descrive Perazzo. In bocca si congeda in modo lento e interminabile. 

Extra Brut Rosè - Leclerc Briant 

Vino di Maison

All’esame visivo ha un colore rosa tenute, tra il fiore di pesco e il ramato. Non è molto intenso, ma si percepiscono la fragoliina e il ribes. È elegante sia nel colore, sia al naso. In bocca si ripropone tutto quello che si è percepito all’esame olfattivo, ma  in più si evince una nota floreale. È un vino sì sapido, ma decisamente più fresco. Schietto, elegante, dal frutto croccante. 

Coste Beert Blanc des Blancs Brut - Chouilly Grand Cru Pierre Legras 

Vino di Maison

Ha un colore paglierino ricco, le bollicine ci sono e si sentono. Il naso ha una media intensità. Si percepiscono sentori floreali, di ananas, agrumi e frutta bianca. È un vino non di profondità, ma è comunque un grand cru. «A Chouilly vengono fatti vini persistenti, ma da ascoltare», commenta Luisito Perazzo. In bocca ha freschezza, è agrumato e ha una buona lunghezza, tipica del grand cru di Chouilly. 

Les Coulmets BdB Extra Brut 2015 - Le Mesnil Grand Cru Guy Charlemagne

Vino di Vigneron

All’esame visivo è quasi dorato, luminoso, ha tante bollicine fini. Al naso è intenso, ha note di pasticceria, brioches, pesca matura, arancia candita, uvetta, miele, mela e frutta a guscio. Si percepiscono anche sentori leggermente piromatici, tostati e di spezia dolce, come la vaniglia. 

Si evincono anche note di confetto e mandorla dolce. È denso in bocca e si percepisce un po’ di legno da smaltire. È un vino decisamente gastronomico.

Les Perles de la Dhuy Brut 2015 - Autréau 

Vino di Maison

Ha un colore paglierino. Al naso ha note limonate di media densità, pasticceria, frutta bianca e gialla, mango, agrume. Ha dei bei toni a livello aromatico, ma non si articola. In bocca è morbido e manca un po’ di potenza e verticalità, ma non è un vino che ha difetti. I 75 mesi di tiraggio non si sentono, il legno invece sì. Viene prodotto nelle vigne di Bonottes (a Chouilly) e di Montaigu (ad Ay). 

Princes Extra Brut - De Venoge 

Vino di Maison 

Ha un colore giallo paglierino. Al naso si apre con aromi intensi di pasticceria, burro, brioches seguiti poi da sentori di foglie, sottobosco, frutta a guscio e rossa matura, ma anche agrume candito. In bocca si esprime meglio che al naso. Ha una buona sapidità, non ha molta lunghezza ma è ricco all’impatto.

Millésime 2013 Brut - Dom Pérignon 

Vino di Maison

All'esame visivo si presenta cristallino, con un colore giallo paglierino e un perlage fine e abbastanza persistente. In bocca le note sono di gesso, agrumi, cardamomo, liquirizia e mandorla bruciata. Ha una bella potenza e acidità, ha un sorso lungo e molto ricco. È setoso, avvolgente, elegante ed equilibrato.

Millesime Brut Premier Cru M’Elodie 1990 Desbaurd Amiaud 

Vino di Vigneron

All’esame visivo si presenta di color oro antico, la bollicina non si vede. Al naso si percepiscono note di caffè, cacao, tabacco e cera d’api. In bocca i sentori sono di fungo e sottobosco. All’esame degustativo si sentono la bollicine. È un vino decisamente maturo che ha riposato 29 anni sui lieviti.