Vini della Baja California
AIS Monza e Brianza ha presentato nel format del Bla Bla Wine – dodici persone attorno a un tavolo approfondiscono un tema e degustano – i vini della Baja California. Un’occasione unica per gli amanti del vino, quelli davvero curiosi, quelli a cui piace sperimentare percorsi alternativi. Per pochi, non per tutti.
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Non il solito racconto, ma un vero e proprio “resoconto di viaggio” con il delegato Antonio Erba e il socio di AIS Lombardia Aldo Limoncelli Arceo che, in occasione di un suo recente viaggio in Baja California, ha selezionato alcuni vini per i partecipanti al Bla Bla Wine.
Vado in Messico…
È doveroso specificare subito che la Baja California è sì la continuazione della California, appena a sud di San Diego, ma non è parte degli USA, siamo in Messico. E qui sorge spontanea una domanda: ma davvero si fanno vini in Messico? Ebbene sì, anche se il vino non risulta essere tra le bevande più richieste dai messicani (il consumo pro capite nel Paese, nel 2021, è stato infatti di soli 1,2 litri!).
La Baja California è la regione più importante del Messico dal punto di vista enologico, vi si produce l’85% del vino messicano. I vigneti si estendono su 4600 ettari, gestiti da 150 aziende vitivinicole con una produzione di 600.000 bottiglie circa. Qui si trova un vero e proprio melting pot di vitigni, soprattutto italiani e francesi, per citarne alcuni: le uve a bacca rossa più coltivate sono grenache, zinfandel, cariñena, mission, syrah, cabernet sauvignon, tempranillo e persino nebbiolo. Le uve bianche, invece, sono: chenin blanc, chasselas, semillon, riesling, macabeo, viognier, colombard, palomino, moscatel.
Dal Vecchio al Nuovo Mondo
Come è arrivata l’uva nel Nuovo Mondo non è difficile da immaginare: i primi a portare le barbatelle furono i missionari spagnoli, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Si sa che nel 1522, Hernán Cortés ordinò di piantare, negli insediamenti colonizzati dagli spagnoli, mille viti ogni cento persone presenti; quando, nel Settecento, i gesuiti crearono una serie di missioni lungo la costa della Baja California, gli spagnoli si accorsero che erano finiti in un paradiso fatto di valli soleggiate, alimentate dall’acqua che arrivava dalle sierras, un luogo in cui l’uva trovava le migliori condizioni per crescere. Nel 1821, dopo l’indipendenza del Messico, la produzione iniziò a crescere. Oggi i vini della Baja California sono destinati a California, Canada, Spagna e Germania.
La degustazione
Néctar de Campo 2021 – Cantina Dominio de las Abejas
Uvaggio di grenache, nero d’avola, carignan, cinsault, zifandel – 13,5%
Nella valle di Ojos Negros, l’azienda vinicola australiana-messicana - proprietà di Juguette - è guidata da Mauricio Ruiz, in collaborazione con Benjamin Caldwell, suo partner australiano. La Cantina Dominio de las Abejas venne fondata nel 2012 con l’idea di portare i grandi vini dell’Australia in Messico. Vigneti vecchi, bassa resa, piccole vinificazioni come in Barossa Valley e McLaren Vale. Mauricio, cofondatore ed enologo delle cantine australiane Juguette e Somos, è stato uno dei 50 migliori giovani produttori di Australia nel 2020 nel concorso Young Gun of Wine.
Un blend insolito, esordisce con piccoli frutti rossi, poi si apre con note vegetali, ginepro, radici, spezie. È molto fresco, esile di corpo, ma stuzzicante all’assaggio. Bilanciato da freschezza e sapidità si chiude con un finale amaricante.
Ensamble 2021 – Epicentro Vitivinicola
Uvaggio di cabernet franc e petit verdot – 13,8%
Una piccola azienda a conduzione famigliare molto nota nella Baja California: si trova nella valle de Guadalupe, e nel 2021 ha vinto, con un sangiovese, la medaglia d’oro per i vini messicani al Concours Mondial de Bruxelles.
Ensamble, “insieme” come suggerisce il nome, è un blend di cabernet franc e petit verdot affinati per 12 mesi in barrique ungheresi e francesi. Carminio, fitto e intenso, sfuma su riflessi violacei. I profumi sono decisi: fragranze di amarene, more, prugne, cioccolato e cuoio che si alternano a cannella e aromi di bosco. Il palato è morbido e avvolgente anche se i tannini sono un po’ scomposti. Un vino che riscalda.
Contraste Intercontinental 2019 – Cantina Casa de Piedra
Blend di cabernet sauvignon dalla Baja California e grenache dal Roussillon – 13,2%
Casa de Piedra nasce nel 1997 con Hugo D’Acosta, «il pioniere della viticoltura messicana». Questo è stato il suo primo progetto, seguito poi nel corso degli anni da altre realtà: tra queste, l’importante prima scuola di vinificazione della Baja California “La Escuelita” dove gli studenti studiano l’arte della vinificazione con il maestro stesso che svela i misteri della produzione di un vino unico che inizia con la comprensione della geografia, del tempo, dell’acqua e del suolo.
Carminio, fitto fitto, luminoso. Si rivela al naso con profumi di prugne e more poi vira su note di fiori rossi. Al gusto si mostra subito morbido e avvolge la bocca con tannini delicati. Rinfrescante e appagante, è un vino che promette bene. Ha bisogno ancora di un po’ di tempo.
La Mezcla Mestiza 2016 – Cantina Tres Mujeres
Zinfandel e grenache dalla Baja California, carignan dalla Linguadoca – 13,7 %
Ivette Vaillard ha creato Tres Mujeres nel 2005 pensando a «un canto d’amore alla vita». In tutti questi anni, il suo impegno è stato quello di rimanere fedele ai metodi artigianali di vinificazione e ha scelto di vendere solo a livello locale per non scendere a compromessi con il mercato.
Una mezcla, un miscuglio per curiosi, con una bella apertura odorosa. Protagonisti i frutti rossi – more e lamponi –seguiti da un leggero floreale che si infrange su un netto sottobosco, quasi di terra bagnata. Il tannino e la freschezza balsamica accompagnano il sorso.
Nebbiolo di Guadalupe 2019 – Paoloni
100% nebbiolo – 14%
Paolo Paoloni è arrivato in Messico nel 1985 per dirigere un’importante azienda vitivinicola ad Aguascalientes. Nel 1997 ha avviato la sua attività vinicola acquistando 38 ettari a El Porvenir, nel cuore della Valle de Guadalupe. Nel tempo Paoloni ha selezionato le migliori varietà italiane che qui danno il meglio di sé: sangiovese, nebbiolo, montepulciano, aglianico, nero d’avola… Il suo Nebbiolo di Guadalupe ha vinto 2 medaglie d’oro come miglior vino messicano.
Una curiosità sul nebbiolo italiano e messicano: secondo uno studio del 2016 dell’Università di Adelaide, su una superficie vitata mondiale dedicata al nebbiolo di 7997 ettari, l’Italia risultava al primo posto (94,4%), ma al secondo posto si piazzava il Messico con 180 ettari (2,3%)!
Guardi questo nebbiolo in purezza e pensi che qualcuno si sia sbagliato. Tutto è anomalo nel bicchiere rispetto all’immagine dell’uva che abbiamo in testa nel Vecchio Mondo, a partire dal colore: carminio, con sfumature violacee, tanto fitto e intenso. Eppure proprio per questo è un vino che esprime bene la fusione di due culture, l’incontro tra due terre, l’eleganza italiana e l’intensità messicana. Al naso è fragrante con frutti di bosco, spezie, sentori di viola, liquirizia. Equilibrato, avvolge con tannini setosi (15 mesi in legno in barrique di primo passaggio) e una acidità particolarmente vibrante. Una rivelazione.
Sic Itur Ad Astra 2019 – Cantina Finca la Carrodilla
Merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc – 15,7%
La cantina ha sede a Ejido El Porvenir, nella Valle de Guadalupe, ed è un’azienda biodinamica, l’unica in questa zona. La Carrodilla produce quattro vini monovarietali (chenin blanc, shiraz, cabernet e tempranillo ), un rosso giovane (assemblaggio dei tre monovarietali rossi) e un vino Premium (assemblaggio bordolese).
È il vino più classico, un assemblaggio bordolese fermentato in barrique di rovere americano e affinato per 12 mesi in barrique di rovere francese. Lo stile Napa Valley lo rende perfetto per i mercati californiani. Alla vista è carminio carico; al naso è confettura rossa e nera di amarena e prugna, note speziate cannella, vaniglia, cioccolato, tabacco. Al palato è rotondo, rinvigorito da un bel tannino. Bilanciato.
L’incontro è stato sicuramente unico, certo non si può dire di aver compreso i vini della regione con questi assaggi, ma senza dubbio si può affermare di essere rimasti molto sorpresi dalla qualità di tutto quello che è stato degustato. Se qualcuno aveva dei pregiudizi, li ha sfatati.