Vinovagando. Il fascino arcaico della misteriosa Sardegna
La Sardegna è una delle protagoniste della rassegna Vinovagando 2023. Denise Dessena - degustatrice e relatrice AIS – ci guida alla scoperta di quest’isola dal fascino arcaico e dall’immenso patrimonio di varietà autoctone. Un’occasione, anche, per fare luce su un’ambita e misteriosa formula: qual è il segreto di lunga vita dei sardi?
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Sardegna: isola di vento e di vino
Adagiata nel centro del bacino occidentale del Mar Mediterraneo, la Sardegna è un’isola dominata dai venti, in pieno clima mediterraneo, in una posizione ottimale per la viticoltura. Terra antichissima, porta in sé le tracce di tutte le ere geologiche e affascina per la ricchezza di zone ancora incontaminate e un’estensione di ben 1800 chilometri di costa. Mare e sole sono le chiavi di attrazione di molti turisti, ma la Sardegna ha calamitato a sé, nei secoli, anche molti naviganti che qui hanno fatto scalo tra una sponda e l’altra del Mediterraneo, a partire dalla civiltà nuragica.
I greci la chiamarono Ichnusa, «Isola dalla forma di sandalo», per la somiglianza della conformazione costiera con l’impronta lasciata da un piede calzato, ma fu anche soprannominata “Isola dalle vene d’argento” per il suo tesoro argentifero. Le miniere sarde hanno elargito nel tempo anche ferro, rame, piombo e carbone. Un’abbondanza di minerali del sottosuolo, ma anche una varietà immensa di vitigni autoctoni: 150 sono le cultivar sarde, alcune delle quali non ancora iscritte al Registro Nazionale della Varietà di Vite. D’altra parte, la vite è presente sull’isola da 5000 anni e regolata da leggi fin dal 1392. Parliamo della Carta de Logu, promulgata da Eleonora d’Arborea e rimasta attiva fino al 1827, a tutela e incentivo della viticoltura, prevedendo anche severe pene, come il taglio della mano, per chiunque avesse incendiato i vigneti o li avesse espiantati furtivamente. Una raccolta di leggi in lingua sarda destinata ai quattro Giudicati sardi - gli stati sovrani di divisione amministrativa, rappresentati dai quattro mori della bandiera sarda - che oggi possiamo identificare nelle province storiche della regione: Cagliari, Nuoro, Sassari e Oristano.
La viticoltura sarda subisce un notevole rallentamento a causa della fillossera prima e delle due guerre poi, tornando in auge solo a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso, grazie soprattutto alle cooperative. Il movimento cooperativo, ancora oggi molto importante, vede la presenza di ben 21 cantine sociali sparse in tutta la Sardegna. Un’isola è per lo più rossista (55%), con un forte aumento, però, della richiesta di vini bianchi, grazie alla fama del Vermentino, in particolare quello di Gallura, che dal 1996 è anche l’unica DOCG regionale.
Il vermentino è il vitigno che viene dal mare. Probabilmente la sua terra d’origine sono i Colli di Luni liguri, dove è conosciuto col nome di pigato e da cui ha iniziato il suo peregrinare. Presente in Toscana, in Piemonte (noto come favorita), in Provenza (dove prende il nome di rolle), è arrivato in Corsica come vermentino o carbes. Alla metà dell'Ottocento giunge, infine, in Sardegna scegliendo come zona di elezione la Gallura, che con i suoi terreni granitici regala vini dalle note minerali e un distintivo finale ammandorlato.
Diciassette sono le DOC e quindici le IGT, tra cui la più importante ed estesa è Isola dei Nuraghi. I primi cinque vitigni per estensione sono il cannonau, il vermentino, la monica, il carignano e il nuragus. La coltivazione ad alberello resiste ed è ancora oggi privilegiata in molte zone della Sardegna e per alcune cultivar, come il cannonau.
Cannonau: elemento identitario sardo
Il cannonau, che fa la sua comparsa in un documento ufficiale sardo datato 1549, è geneticamente affine alla garnacha spagnola, alla grenache francese, al tocai rosso veneto e all’alicante toscano. Fino a poco tempo fa, questa affinità aveva fatto pensare a un arrivo in Sardegna dalla penisola iberica, ma il ritrovamento di resti di vinaccioli in alcuni siti archeologici hanno permesso di riscrivere la storia di questo vitigno: si tratta, infatti, di una cultivar endemica sarda, poi esportata. Il cannonau è sardo ed è il vino dei sardi in un’equazione che mette in relazione Sardegna e cannonau, tanto quanto il popolo al suo vino. L’estensione del vitigno abbraccia tutta l’isola e quasi tutti i suoi comuni. Tre lesottozone individuate all’interno della DOC: Oliena (o Nepente di Oliena) e Jerzu, in provincia di Nuoro, che possono vantare la menzione Classico. Vigne bellissime, con piante anche di 100 anni puntellano queste terre che si innalzano anche a 900 metri s.l.m., disseminate nel cuore della Barbagia. La terza sottozona è in provincia di Cagliari: Capo Ferrato con le vigne più esposte all’influenza del Mar Tirreno. Ma il Cannonau, probabilmente, è anche il segreto di lunga vita dei sardi, secondo una tesi del famoso chirurgo americano Mehmet Oz.
Il 14% della popolazione ultracentenaria mondiale vive in Sardegna, dove resiste un patrimonio genetico antichissimo, in particolare proprio nelle zone di elezione del Cannonau. In Barbagia e in Ogliastra permangono tracce nel DNA delle antiche popolazioni neolitiche e pre-neolitiche secondo un recente studio del direttore dell’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica del Consiglio Nazione delle Ricerche Francesco Cucca. Elisir di lunga vita, il cannonau è un vitigno scarico di malvidina, ma tra i più ricchi di polifenoli, antiossidanti naturali che, secondo il dott. Mehmet Oz, sono tra le matrici cui dobbiamo la longevità dei sardi.
La degustazione
Vermentino di Sardegna DOC Azzesu 2015 – Tenuta Ledda
vermentino 100%
Si tratta di un vino ottenuto da un vigneto sperimentale di montagna impiantato sul cratere di un vulcano spento, il monte Pelao, a 730 metri sul livello del mare a nord-ovest della Sardegna, in provincia di Sassari, nella zona chiamata Meilogu. Azzesu, acceso, è un vino unico che sorge su suoli basaltici di origine vulcanica e con una produzione limitata ad appena 2400 bottiglie. Biologico non certificato, ne assaggiamo la prima annata prodotta. Profumo netto e intenso, con note di frutta a polpa gialla matura, come la mela cotogna, di ginestra, di macchia mediterranea, di timo selvatico, di elicriso e di rosmarino con soffi iodati. Sorso pieno con una dinamica fresca e sapida e una lunga persistenza di miele di macchia mediterranea sarda. Un vino affascinante, di aria e di terra, caldo come un tramonto; da degustare con una fregola ai frutti di mare.
«Abbiamo prodotto il vino in famiglia per decenni, un giorno abbiamo sentito più forte il richiamo delle vigne e siamo tornati al nostro mestiere più antico… con una nuova visione. Rappresentare la Sardegna attraverso i suoi migliori Cru» - Tenuta Ledda.
Vermentino di Sardegna DOC Lunàdu 2013 – Azienda Poderosa
vermentino 100%
Lunàdu è il vino del tempo, nato dal riverbero della luna nella valle dei Nuraghi. Siamo sempre nel Meilogu a 400 metri circa sul livello del mare, sul Monte Santu, con terreni di disfacimento calcareo e rocce magmatiche di origine vulcanica. Una produzione di appena 4000 bottiglie da alberelli di circa 20 anni di età, allevati con metodo biodinamico. Profumi caldi e sulfurei-iodati si stagliano nell’aria: c’è la pesca gialla e c’è la ginestra, ma anche la salvia e il sale del mare. In bocca l’acidità molto marcata, unita alla sapidità, lasciano il palato pulito e invitano alla beva. Dieci anni di invecchiamento che non appaiono aver intaccato il potere ammaliante di Lunàdu. Da provare con un pesce al forno.
«I nomi raccontano la terra, la natura, le origini e la storia del vino e degli uomini che sono vissuti e vivono tra pascoli e vigne» - Azienda Poderosa.
Colli di Limbara IGT Terra e Mare 2016 - Unmaredivino di Gioacchino Sini
sangiovese grosso 60-70%, muristellu 15-20%, merlot 15-20%, cabernet sauvignon 5%
Ci spostiamo in Gallura, su terreni di disfacimento granitici dei monti Limbara, ricchi di potassio. Assaggiamo un vino dal carattere internazionale che nasce a Berchidda, comune noto per il Festival del Jazz ideato da Paolo Fresu. La presenza maggioritaria del sangiovese grosso è riconoscibile al naso per i sentori di viola e arancia sanguinella, seguono poi le note di glicine, di marasca, di mirto e di liquirizia. Al palato è scorrevole, fresco, sapido e conviviale, con una persistenza di erbe mediterranee che ricordano il ginepro. Da provare con i classici culurgiones.
«Rammentare gli insegnamenti del passato ed utilizzare al meglio le tecnologie del presente» - Sini Gioacchino.
Romangia Rosso IGT Tenores 2013 - Tenute Dettori
cannonau 100%
Arriviamo a Sennori, in Romangia, la regione a nord-ovest che fu un antico insediamento dei Romani, per assaggiare Tenores, un vino ottenuto da uve di retagliadu nieddu ovvero un antico clone di cannonau. Vigne ad alberello di 60 anni allevate, secondo i principi della biodinamica, su terre bianche marnose e calcaree. Vinificazione e affinamento in vasche di cemento per tre anni. Intensi profumi di ciliegia e amarena sotto spirito, di lampone, di fiori di rovo, di terra bagnata, di tabacco, di macchia mediterranea e di carruba. Vino abboccato, come da antica tradizione sarda, con un bel rimando tra olfatto e palato. Un vino austero e imponente con tannini eleganti e ben integrati, perfetto per degli assaggi di pecorino sardo e di casu marzu.
«Noi facciamo i vini di Sorso Sennori, senza il tuo territorio non potremmo esistere» - Tenute Dettori.
Isola dei Nuraghi IGT Korem 2012 - Argiolas
muristellu, carignano, cannonau
Dopo il nord, approdiamo nel sud-est sardo, nella subregione Parteolla, in particolare a Serdiana. L’azienda Argiolas dal 1938, oggi alla terza generazione, è considerata una pioniera nella tutela della biodiversità sarda e della sostenibilità (biologica non certificata). Di notevole rilevanza il vigneto sperimentale con 560 biotipi di vitigni sardi. Il Korem, dalla dea Kore del periodo fenicio-punico, è un vino dedicato all’universo femminile, composto da carignano e cannonau, in piccola parte, e in prevalenza da muristellu, anche conosciuto come bovaleddu. Un vino, da vigne con un’età media di cent’anni allevate ad alberello, che colpisce intensamente l’olfatto con le sue note di confettura di prugna, lampone e more, viola e geranio alternate al tabacco, alla liquirizia, al patchouli e alla carruba. Palato avvolgente e morbido, con tannini setosi e un ritorno persistente di confettura di frutti di bosco, da provare con i culunzones de Petsa (ravioli di carne). Un vino fine ed elegante come una danza in abito leggero.
«Il segreto di vivere cent’anni è la voglia di vivere e di fare» - Cantina Argiolas.
Carignano del Sulcis Riserva 2014 Buio Buio - Mesa
carignano 100%
Entriamo nel Sulcis-Iglesiente, nel profondo sud-ovest della Sardegna. Zona di miniere, ma anche di spiagge incontaminate e natura selvaggia, dove domina il sole e la luce e dove il carignano ha trovato la sua zona di elezione. Cantina Mesa è stata fondata da Gavino Sanna, noto pubblicitario, per omaggiare la sua terra natia attraverso il vino. Buio Buio proviene da vigne, a Porto Pino, di 35 anni allevate ad alberello e cordone speronato su sabbie marine poco profonde con una forte componente calcarea e ricchi di calcio magnesiaco. Intense note floreali di pot-pourri si accompagnano a quelle di amarena sotto spirito e cassis, di macchia mediterranea e mirto, di spezie e di liquirizia, su un sottofondo di smalto e vernice. Perfetto per l’agnello al forno. Un vino austero e avvolgente che è un lungo abbraccio cui abbandonarsi, dopo tanto peregrinare.
«Vogliamo raccontarvi la storia di una terra meravigliosa. Un’isola generosa come una madre, che offre tutto quello che ha; le sue ricchezze e le sue sfumature, i suoi aromi e i suoi profumi, la sua anima e il suo sapere. Una terra dove mare e cielo sembrano una luce sole, dove le uve crescono in collina circondate dall’abbraccio di una natura premurosa, cullate dal sole e accarezzate dal vento che porta i profumi del Mar Mediterraneo» - Cantina Mesa.