Bellavista Trilogy. Tutti i millesimati

Seconda serata dedicata da AIS Brescia ai vini della cantina franciacortina Bellavista. Nicola Bonera conduce la sala in un affascinante viaggio tra cinque diversi vini prodotti in tre differenti annate.

Giovanni Sabaini

Se della cantina Bellavista si è già detto tutto, o quasi, nel racconto della prima serata dedicata ai vini della famiglia Moretti (vedi qui), con la seconda serata si è voluto esplorare un concetto molto caro a tutti i produttori: l’interpretazione delle annate.

Come quasi tutti gli areali produttivi italiani, anche la Franciacorta ha dovuto affrontare, nel corso degli anni, grandi cambiamenti, alcuni arrivati in maniera graduale (il riscaldamento globale), altri invece imprevisti (le catastrofi climatiche). E sono questi ultimi i più complicati da affrontare, poiché è solo grazie al know how interno che le cantine possono far fronte a incidenti di percorso che rischiano di compromettere le produzioni. Da questo punto di vista, Bellavista ha dimostrato negli anni di avere una profondissima conoscenza del territorio, delle uve e dei metodi di vinificazione, e di sapersi trasformare al bisogno in qualcosa di sempre diverso, non per combattere il normale corso degli eventi, ma per assecondare la natura in ogni suo volere e trarne il meglio anche quando non sembra voler essere benevola.

Il perno attorno a cui gira questa straordinaria capacità di Bellavista è l’artigianalità, la vicinanza delle persone alla natura stessa e il profondo rispetto per l’uva, fintanto che arriva nelle cantine, e per il vino, una volta conclusa l’opera di vinificazione. Raccolte manuali, pressature soffici, anni di affinamento nei locali attentamente ricavati in tunnel sotterranei e remuage compiuti dalle esperte mani dei cantinieri sono le costanti dalle quali Bellavista non può e non vuole scostarsi, per mantenere quello straordinario livello qualitativo che nel tempo è stato universalmente riconosciuto ai suoi vini.

Le annate in degustazione

Annata 2018

In una parola: regolarità. Il decorso vegetativo delle uve è stato uniforme in tutta la regione, con il germogliamento giunto ad inizio aprile e la fioritura a metà maggio, senza ostacoli di sorta nel mezzo. Poi, tra giugno e luglio, fenomeni precipitativi talvolta anche piuttosto violenti hanno consentito di registrare una quantità di pioggia ben oltre le medie del periodo, fattore che ha consentito alle piante di sopportare molto bene il caldo sopraggiunto verso la fine di luglio e di arrivare a perfetta maturazione al momento della vendemmia, ovvero verso le fine della prima decade di agosto. Qualità alta, dunque, grazie ad una quasi perfetta maturazione delle uve, ma soprattutto quantità importanti, al limite di quanto consentito dal disciplinare per quasi tutti i produttori.

Franciacorta Satèn 2018

 Il colore si mostra su un brillante giallo paglierino con riflessi che virano sul verdolino. Il ventaglio olfattivo apre su note di panificazione, di pasta in lievitazione, per poi dar seguito a profumi di scorza d’arancia, a delicate erbe aromatiche e ad accenni di curcuma. Il sorso mette in bella mostra la parte fruttata per la verità un po’ celata all’esame olfattivo, e lo fa con grande espressività. Gli aromi di bocca si esprimono con direzione dolce, di frutto tropicale, con chiusura su toni mielosi. La bolla è sottile, scivolosa, così come deve essere per un satèn che si rispetti.

Franciacorta Rosé 2018

Vino di leggera estrazione cromatica che si mostra sul rosa ramato tenue. Al naso l’impatto è leggermente polveroso, ma è solo per pochi istanti, prima che decida di dare il meglio di sé su netti ed eleganti toni di ribes e fragolina di bosco. Il sorso è di insospettabile struttura, pieno, succoso al punto di alternare l’aroma delle bacche rosse a quello dell’arancia sanguinella prima di giungere ad un finale leggermente amaricante. Connubio perfetto tra pienezza gustativa e scorrevolezza, praticamente una magia enologica.

Franciacorta Teatro Alla Scala 2018

Vino di grande vivacità fin dall’esame visivo. Il giallo paglierino vira già su note dorate mostrando catenelle di finissime, abbondanti e rapide bollicine. Il bouquet olfattivo, invece, ha bisogno di qualche minuto per arrivare ad esprimersi al meglio: apre su profumi di tiglio, seguito da richiami speziati di pepe bianco e da nette percezioni di frutta a polpa gialla matura che al crescere della temperatura nel calice arriva quasi a mostrarsi in versione candita. Sorso estremamente appagante, di anomala morbidezza trattandosi di uno spumante, ma con la vena fresca che regala un bellissimo allungo e una chiusura su toni caramellati.

Annata 2017

Il millesimo 2017 verrà sempre, inevitabilmente associato all’evento che più di ogni altra cosa lo ha contraddistinto: la gelata tardiva arrivata nella notte tra il 18 e il 19 aprile. Un danno stimato di quasi il 50% per tutti i produttori, ma che non ha compromesso la qualità di quanto rimasto in pianta, anche grazie ad un mese di agosto caldo, che ha permesso di recuperare la fase di maturazione del grappolo, in ritardo di quasi venti giorni. La vendemmia in due fasi (la prima a metà agosto, la seconda a inizio settembre), ha poi permesse di creare basi con il giusto compromesso fra acidità e maturità del frutto.

Franciacorta Pas Operé 2017

Calice in cui la carica cromatica sul tono del giallo dorato comincia a farsi importante, probabilmente proprio grazie alle raccolte tardive che hanno influenzato anche la vendemmia di Bellavista. All’olfatto il letto di fiore giallo accoglie dapprima il frutto tropicale e la pesca sciroppata, poi sentori di maturità un po’ più spinta, quasi ossidativi. La bocca è un abbraccio mieloso, estremamente saporito, capace di esprimersi con grandissima espressività sia in persistenza che in ampiezza di aromi.

Annata 2016

Se dovessimo concentrarci sull’andamento climatico dell’annata si potrebbe pensare che il 2016 sia stato un millesimo a dir poco disastroso. Eppure, siamo di fronte ad uno di quei casi in cui è il caso di dire che non tutto il male vien per nuocere. Nonostante una partenza di stagione regolare, a fine maggio le forti piogge e gli eccessivi abbassamenti delle temperature hanno causato un forte rallentamento nella maturazione delle uve. Un giugno particolarmente piovoso ha portato poi la peronospora a svilupparsi in maniera quasi uniforme nei vigneti della Franciacorta, salvo poi salvare il salvabile in un buon mese di luglio. Dopo la metà di agosto, poi, le inaspettate e fresche temperature notturne hanno contribuito a creare forti escursioni termiche di cui i grappoli hanno potuto beneficiare in termini di fissaggio dei precursori aromatici. La vendemmia è avvenuta per lo più tra fine agosto ed inizio settembre, confermando le forti perdite in termini quantitativi (non ai livelli della 2017), ma un grandissimo potenziale qualitativo, quasi ai livelli della leggendaria 2011.

Franciacorta Vittorio Moretti 2016

In termini di materia colorante è certamente il calice che ne mostra in quantità più abbondante, seppur rimando su una giovane tonalità giallo paglierino. L’impatto olfattivo è speziato, un richiamo allo zafferano, poi apre a profumi più delicati di tiglio e di agrume verde come il cedro. Al palato risulta straordinariamente completo, energico, succoso, saporito e allo stesso tempo avvolgente. La bolla è di infinita classe, letteralmente una carezza per il palato. Certe volte è il caso di sbilanciarsi: siamo di fronte ad un capolavoro.

Tre annate e cinque vini che le interpretano al meglio, pronte a dimostrare (se mai ce ne fosse stato bisogno) che la qualità, quella vera, non è mai figlia del caso, ma di grande lavoro e competenze che solo il tempo consente di acquisire. Grazie ad AIS Brescia e al suo gruppo di lavoro e a Nicola Bonera, straordinario relatore, ma soprattutto degustatore.