Champagne: il paradigma del fascino che si fa vino

Champagne: il paradigma del fascino che si fa vino

Degustando
di Céline Dissard Laroche
24 febbraio 2016

Le degustazioni AIS hanno le loro regole che, unite ad un servizio attento e rispettoso dei tempi e dei modi, descrivono quasi una realtà parallela, in cui il mondo esterno sembra entrare solo attraverso i riflessi di ordinate distese di calici cristallini.

La degustazione “Champagne – Il paradigma del fascino che si fa vino”, nell’ambito del 49° Convegno AIS “ Enozioni a Milano”, è stata una degustazione diversa. 

È come se la realtà, in modo inaspettato, fosse entrata di prepotenza nella sala, carica dei tragici fatti di terrorismo in Francia, a Parigi, riempiendo di emozione le parole iniziali del Delegato di Milano e del relatore Samuel Cogliati insieme agli sguardi e ai pensieri dei presenti. 

È difficile iniziare. 
Ancora più difficile quando, come tutti qui, ci si sente direttamente toccati, quando il tentativo di capire che cosa sia successo è ancora in corso, quando si deve parlare della Francia, delle sue cose belle e buone, mentre ancora si contano i morti, mentre si chiudono le frontiere. 
Una situazione che sotterra sotto un velo di tristezza e preoccupazione la leggerezza delle dorate bollicine dello champagne; una cappa che copre il messaggio di condivisione, di fratellanza, di convivialità che il consumo attento dei migliori vini porta con sé.

Il servizio dei viniÈ difficile iniziare, ma si inizia. Il tema centrale dell’analisi di Samuel Cogliati è legato ai cambiamenti che, ancora sotto traccia, riguardano quell’area. 
Anche perché è chiaro, ormai, che la Champagne non può permettersi di restare immobile, puntando semplicemente a ripetere modelli gestionali e produttivi che, per quanto gloriosi, sono ormai insostenibili. 
Succube della preminenza delle questioni economiche e finanziarie, l’intero comparto subisce la combinazione di un duplice errore. In primo luogo, si sono perseguite fallimentari espansioni dell’area di produzione, ignorando il calo della domanda, orfana del mancato protagonismo dei mercati orientali che si pensava potesse compensare la riduzione dei tradizionali mercati inglesi, americani e anche italiani. 
Secondariamente, si è sottovalutata l’inadeguatezza della gestione agronomica, ancorata com’è allo stress produttivo, all’obsolescenza del diserbo generalizzato, al rinnovo troppo rapido delle viti. 

L’attenzione di Samuel Cogliati è volta a sottolineare i segnali di movimento, i presagi di cambiamento. «Se è difficile capire quello che stanno facendo le Grandes Maisons, è tra i piccoli produttori che bisogna cercare i principali interpreti dei cambiamenti in atto». 
Piccoli produttori che sono ormai molti, circa 4700 "récoltants", dei quali più di 2700 sono "récoltants - manipulants", cioè che non solo coltivano e raccolgono ma vinificano in proprio. 
Sono loro ad avere capito che è strategico innescare un rapporto diretto con i consumatori. 
Sono loro ad aver messo in discussione la logica dei prezzi, visto che ormai conta il livello qualitativo. 
Sono loro ad aver dato vita a nuove Associazioni, con una filosofia di produzione orientata alla sostenibilità.

Siamo solo agli inizi, ai primi vagiti di un cambiamento i cui esiti sono imprevedibili; ancora più imprevedibili se si considera l’importanza che ha in Champagne il lavoro in cantina: un'infinità di manipolazioni e operazioni, come peraltro riassume la parola stessa "récoltants - manipulants", una molteplicità di passaggi che segnano il percorso dalla vigna al bicchiere; per lo Champagne, si sa, sono più numerosi, più complicati, più impattanti che per un vino "normale". 
Anche per questa complessità è difficile dire se quel poco che si muove ora avrà un riscontro qualitativo immediato. 
Ma di sicuro è importante segnalare che qualcuno, in Champagne, ha capito che è ora di cambiare, che è ora di sperimentare, di lasciare che affiori la ricchezza della diversità.


Samuel Cogliatiin questa domenica di novembre, la diversità si coglie pienamente nei vini selezionati per la degustazione. Quasi che quella sorprendente diversità, quella ricercata bellezza, fossero da contrapporre alla cupa violenza delle barbarie.

Vini in degustazione

  • Champagne brut Le nombre d’or - Campanae Veteres Vites Aubry 2009; 
  • Champagne brut réserve Polisy André Beaufort;
  • Champagne extra-brut René Geoffroy 2004; 
  • Champagne brut Dom Pérignon 2004;
  • Champagne brut Grand cru O.R.1735 J.de Telmont 2002; 
  • Champagne extra-brut blanc de blanc Les Pierrières Ulysse Collin.

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