Marche: corpo e anima nella più sensuale delle complicità

Marche: corpo e anima nella più sensuale delle complicità

Degustando
di Anita Croci
17 marzo 2016

Quando la degustazione trascende il semplice esame organolettico e incontra il cuore di un vino straordinario: Oasi degli Angeli partecipa al Congresso Nazionale AIS 2015 con cinque annate di Kurni.

Marco Casolanetti ed Eleonora Rossi sono i protagonisti di questa realtà della quale, più che titolari, sono custodi. Piceni entrambi: Marco di San Benedetto del Tronto, Eleonora di Cupra Marittima, si incontrano a Bologna dove lui studia ingegneria e lei frequenta l’accademia di arte drammatica. 

Fu amor di patria, di terra; fu illuminazione, coraggio; certo furono sfida, passione, pazienza, fatica, tradizione, identità, mutuando alcune parole incastonate nel loro catalogo; fu che alla fine degli anni Novanta tornarono insieme a Cupra Marittima per coltivare la terra, scelta alquanto visionaria per l’epoca. L’azienda agricola dei genitori di Eleonora era ed è ancora oggi, come molte della zona, a ciclo chiuso; la fama planetaria dei suoi vini non l’ha trasformata in una monocoltura. Le vigne convivono con gli animali, duemilacinquecento ulivi, campi di grano, orzo e fieno: il tipico paesaggio delle colline picene, di quieta e variopinta bellezza. 
Un sito di interesse comunitario per la CEE, che ha riconosciuto il valore naturalistico della sua eccezionale biodiversità. 
I relatoriMantenimento del paesaggio, del territorio, delle vecchie vigne, della consapevolezza; questo può fare il vino. Ed è il volano mirato e raggiunto da Oasi degli Angeli, che con l’immediato enorme successo del Kurni nel 1997 ha svelato al mondo vitivinicolo il Piceno, promuovendo in questo modo anche il lavoro degli altri produttori che come loro avevano già iniziato a guardare al futuro con un’etica di rispetto e di qualità che dalla terra deve arrivare nel bicchiere. «Perché l’agricoltura è tutta insieme, non è solo il singolo produttore» osserva Eleonora.

La mescitaVino simbolo dell’azienda -che ha solo un’altra etichetta, l’ancor più raro Kupra da una varietà di grenache localmente chiamata bordò- il Kurni è un vino di grande identità. È il montepulciano che ti incanta. Incredibile sinergia di calore e freschezza, carezza e irruenza, energia e grazia. Sì, è 100% montepulciano; il vitigno più diffuso nelle regioni adriatiche dell’Italia centrale, rustico e generoso di zuccheri, colore e struttura, che veniva di norma prodotto con rese alte e destinato all’uva da taglio o a vini di pronta beva, vinosi e fruttati. 
Altra cosa le vigne di famiglia, quasi centenarie, allevate ad alberello a conocchia che compongono almeno la metà della cuvée del Kurni e che hanno ispirato questo vino. 

Un progetto-vino, ma certo non un vino costruito. In cantina nessun interventismo: solo lieviti indigeni, nessuna aggiunta di solforosa o di enzimi, nessuna chiarifica o filtrazione. 
La qualità sta nella natura e nella scelta dell’uomo di interagire con essa al meglio. Le vigne beneficiano di condizioni pedoclimatiche ottime: sono esposte a sud, arrivano fino a 300 metri e poggiano su terreni da poveri e sabbiosi a limosi con scheletro, ideali per il vitigno. 
Qui non si usano prodotti chimici o sistemici, nemmeno rame e zolfo, ma si effettuano esclusivamente trattamenti alternativi di origine naturale. 

A ciò si uniscono scelte agronomiche estreme, come densità di impianto altissime e bassissime rese, date in parte dall’età delle piante, che da sole concentrano tutta l’essenza in pochi frutti, in parte instradate da potature a secco che mantengono soltanto due gemme per pianta. Anche in cantina ogni gesto è il risultato di valutazioni precise e ponderate, come ad esempio il doppio passaggio in barrique nuove, che devono essere di quel determinato legno e provenienza e tostatura. 
I vini
Prese in modo sterile certe attenzioni sembrano eccessi; ma le parole di Marco incedono pacate su ogni argomento e lo declinano con la semplicità propria di chi conosce davvero teoria e pratica della materia. 
E allora i dettagli assumono non solo chiarezza, ma imprescindibile necessità. 

Ed ecco il vino, un addensato di paesaggio esteriore e interiore. 
Ritrovi il frutto, i campi di grano, la macchia mediterranea, il bosco, il mare; il sole e l’ombra, il clamore e il silenzio. 
2001, 2004, 2007, 2009, 2013. Il decorso delle singole annate e l’affinamento in bottiglia hanno determinato per ogni caratteristica tempi e modi espressivi diversi; ogni vino ha quindi maturato il proprio e distinto profilo espressivo, eppure è inconfondibilmente Kurni: un’identità data dall’essere trasposizione attenta e autentica del territorio da cui nasce.

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