Brunello di Montalcino, “la via Montenapoleone del vino italiano” 

Brunello di Montalcino, “la via Montenapoleone del vino italiano” 

Degustando
18 ottobre 2024

Con questa definizione, Daniele Cernilli ha aperto una masterclass dedicata a uno dei vini più iconici d’Italia, con dodici referenze del millesimo 2019 selezionate dal Consorzio.

«Il vino Brunello di Montalcino è il più moderno tra i grandi vini rossi della Toscana». L’annuncio di Daniele Cernilli è il preludio all’assaggio di dodici referenze proposte in una orizzontale dedicata all'annata 2019 organizzata dal Consorzio del vino Brunello di Montalcino a Milano e con la presenza del presidente Fabrizio Bindocci e il direttore Andrea Machetti. 

La storia di questo vino ha radici antiche, con testimonianze che parlano di bottiglie prodotte sin dal 1870: si trattava di un vino diverso dalla concezione moderna, in quanto non prevedeva solo sangiovese in purezza, ma anche l'immissione di ciliegiolo, canaiolo e di colorina. Prima con la Legge 130 del 1963, diventata operativa dal 1966, e poi nel 1967 con l'attribuzione della DOC, il vino si presenta invece come sangiovese 100%. Il Brunello di Montalcino rivendica, sottolinea Cernilli,  la viticoltura da vignaiolo, lontano dai blasoni di Bolgheri e dai titoli nobiliari: la crescita del Brunello di Montalcino ha origine da una spinta dal basso, con un investimento da parte di alcuni produttori illuminati che hanno avuto come obiettivo quello di fare della qualità il proprio fondamento. Per certi versi un vino inclusivo, che nasce da un vero e proprio patchwork di elementi diversi tra terroir fatti di clima, di suoli e anche di comunità, passando dalle altitudini agli assetti morfologici: si tratta di ricchezza, per una produzione che conta circa 2100 ettari per 10-12 milioni di bottiglie. 

Oggi il consumo domestico si attesta intorno ai 2 milioni di bottiglie l'anno e la parte restante è prevalentemente destinata agli Stati Uniti d'America, mercato estremamente ricettivo. «Ciò che conta è che il Brunello è diventato un punto di riferimento nella produzione italiana, un'icona del made in Italy, una sorta di leggenda liquida che conta 270 produttori. Una crescita importante ma non esuberante, se pensiamo che nel 1964 erano solo in sei», prosegue Cernilli: ciò che ha fatto la differenza, sottolinea, è la costanza qualitativa mantenuta nel tempo.

Annata 2019 - Orizzontale

La tavola è già rigorosamente allestita e pronta per la degustazione con dodici calici per ogni partecipante, che hanno già avuto modo di prendere confidenza con l'ossigeno e di acquisire qualche grado in più a favore dell’assaggio. Il colpo d'occhio è impressionante per i colori brillanti che vanno dal rosso rubino al granato. Daniele Cernilli definisce la 2019 un’annata un po' arcigna, caratterizzata da tannini molto evidenti. Mai prepotenti né invasivi, ma sicuramente incisivi. La chiave interpretativa della degustazione è la ricerca del corretto assetto tra acidità e tannini, per il raggiungimento dell'equilibrio degustativo.

Sesta di Sopra, Brunello di Montalcino DOCG 2019

Si tratta di una piccola realtà molto qualitativa, la cui produzione è caratterizzata da un clima mediterraneo e da ventosità evidenti. Il suolo è calcareo di medio impasto e la maturazione del vino avviene per 24 mesi in botti di rovere di Slavonia da 30 ettolitri, seguita da un affinamento in bottiglia per 8 mesi. Il colore è rubino intenso, con profumi di frutti di bosco maturi che virano verso note delicatamente speziate. Si tratta di un sangiovese con grande grinta, vincente e imperioso per una evidente tannicità. Immediata è la percezione di calore alcolico e della consistenza glicerica, piuttosto amplificata. I sentori di frutta vanno dalla ciliegia all’amarena, con un frutto che si mantiene ancora croccante su una chiusura speziata.

Pian delle Querci Brunello di Montalcino DOCG 2019

I sentori di frutta, in particolare quelli della ciliegia, si fanno aspri e accesi, con un'acidità più marcata rispetto al calice precedente, che spinge ad una forte salivazione. Si tratta di un'azienda familiare, situata sulle colline adiacenti al Comune di Montalcino, che alleva le proprie uve su un terreno misto argilloso, molto ricco di scheletro, ad un'altezza media di 250 metri sul livello del mare. La famiglia Pinti è alla quarta generazione. Il profumo presenta lievi sensazioni eteree su uno sfondo di tabacco, cocco e cannella, che testimoniano l'uso del legno. Al palato è morbido e suadente, con una struttura decisamente importante.

Tenute Silvio Nardi Brunello di Montalcino DOCG 2019

Questo assaggio sembra essere la sintesi perfetta dei primi due calici. Si tratta di un blend di uve che provengono da vigneti diversi situati nell’areale della DOCG: una sorta di vino ecumenico che riesce a valorizzare le singole parcelle. Presenta note evidenti di cioccolato e di ciliegia sotto spirito, con una leggera sensazione di astringenza legata ad un tannino che è presente e vivo. La maturazione avviene per 12 mesi in barrique di rovere di secondo passaggio, seguita da 12 mesi in botte grande di rovere di Slavonia e da 6 mesi di affinamento in bottiglia. L'equilibrio è raggiunto con la morbidezza e l'avvolgenza. L’eleganza è legata alla presenza di un piacevole bouquet floreale: si tratta di una prova d'orchestra e non un assolo o cru, commenta Cernilli.

Col d'Orcia Brunello di Montalcino DOCG 2019

Si tratta di un vino biologico, che nasce come blend di uve provenienti da vigneti situati nella Val d'Orcia, esattamente al di sotto di Sant'Angelo in Colle. Il colore è ammaliante seduttivo, magnetico, con un rosso rubino intenso dai riflessi granati. Il bouquet olfattivo è decisamente ampio, con sentori che rimandano a piccoli frutti rossi maturi come la ciliegia e la mora, perfettamente integrati in note boisé con sbuffi eterei e rimandi di tabacco. Inizialmente delicato, si apre gradualmente ed esprime un tannino ben integrato e una grande ricchezza alcolica. È un Brunello di grande potenza, autorevole e sicuro di sé, un'icona del territorio. L'invecchiamento è di 4 anni di cui 32 mesi in botti di rovere di Slavonia della capacità di 25, 50 e 75 ettolitri, seguito da un affinamento in bottiglia di almeno 12 mesi.

Mastrojanni Brunello di Montalcino DOCG 2019

È un Brunello di struttura, dove il legno si fa più evidente e i tannini prevalgono sull'acidità: un sorso di grande grinta, generosità a tratti incisiva e con una potenza alcolica importante. Il Brunello si esprime su questi livelli. «I Brunelli sono ció che devono essere. Coerenti con l'origine, che è un punto di riferimento», chiosa Cernilli. L'affinamento prevede 36 mesi in botti di rovere da 16 a 54 ettolitri, seguiti da una permanenza in bottiglia di almeno 6 mesi. Al palato è elegante e, nel contempo, ricco, potente, ampio, con un finale sapido e impreziosito da erbe aromatiche.

Frescobaldi CastelGiocondo Brunello di Montalcino DOCG 2019

Si tratta, dal punto di vista quantitativo, del Brunello di Montalcino maggiormente prodotto. I Marchesi Frescobaldi, tra i player più importanti, hanno oltre 100 ettari di vigneti nella DOCG, situati ad oltre 400 metri di quota sul livello del mare. CastelGiocondo è un cru caratterizzato da una varietà di esposizioni e di terreni, che vanno dal galestro alle argille, sino alle sabbie plioceniche, che regalano al vino molteplici sfumature. Un calice caleidoscopico, in grado di restituire ampie soddisfazioni nel tempo. Qui l'acidità è più marcata rispetto al precedente vino, figlia di quelle escursioni termiche che caratterizzano la zona. Il frutto è protagonista nelle prime sensazioni olfattive, con sentori di mora di rovo molto nette e note floreali di viola e di rosa. In retro-olfattiva prevalgono ricordi di fave di cacao, di alloro secco, tostature e noce moscata, con sensazioni agrumate di arancia  sanguinella e una chiusura che richiama la radice di liquirizia.

Tenute Donna Olga Brunello di Montalcino DOCG 2019

Si tratta di una realtà nata nel 2000 su iniziativa di Olga Peluso Centolani. I vigneti sono pari a circa 11 ettari, di cui 4 impiegati per la produzione di sangiovese grosso destinato al Brunello di Montalcino, posti sul versante sud-ovest del Comune ad un'altezza tra i 250 e i 400 metri sul livello del mare, e con suoli ricchi di galestro e scheletro, in presenza di clima caldo ma ventilato. Questo calice si distingue per sensazioni e ricordi legati alla corteccia, alle foglie secche, alle radici boschive. Sembra avere maggiore necessità di tempo per esprimersi. La chiusura è un timbro sapido, fresco e agile. Un’interpretazione dinamica ed aggraziata.

Canalicchio di Sopra Brunello di Montalcino DOCG 2019

Il calice al naso esprime eleganza, profondità e freschezza, unendo componenti balsamiche ad una struttura ricca e potente. Una perfetta fusione tra radice di rabarbaro, sandalo, liquirizia, ginepro e macis. Il tratto distintivo è l'equilibrio: tutto è cucito all'interno di una struttura morbida e vellutata. Grande piacevolezza sul finale. L'affinamento avviene in botti di rovere da 25 e 50 ettolitri per 36 mesi.

Talenti Brunello di Montalcino DOCG 2019

Con un tannino appena accennato, è un vino che si presenta con caratteristiche tipiche mediterranee: il colore è rosso rubino con riflessi granato ed il bouquet olfattivo si apre con florealità che si fondono in ricordi più speziati. Il sorso è pieno, morbido, vellutato e molto intenso, con tannini integrati, sferici e morbidi. Parola d’ordine: eleganza.

Fanti Brunello di Montalcino Vallocchio DOCG 2019

Qui lo stile si fa più caldo e avvolgente, con sensazioni possenti e ben integrate. L’effetto è più docile: l'alcol è ben gestito e sorretto da una buona acidità. Al naso la ciliegia sotto spirito è il descrittore più evidente, con intense note di spezie dolci, caffè e liquirizia. Al palato è immediata la percezione della complessità e della struttura, con una trama tannica decisamente presente e un finale rotondo e persistente, arricchito da freschezza e sapidità. Sicuramente un'interpretazione importante, destinata ad affrontare lunghi affinamenti in bottiglia.

Banfi Brunello di Montalcino Poggio alle Mura DOCG 2019 

Nasce da quei vigneti aziendali in cui, a partire dal 1982, si è avviato un processo di zonazione, che ha permesso di individuare le parcelle come tra le più vocate per il sangiovese.  Si tratta di un Brunello per certi versi iconico e dalla grande personalità, brillante nel colore e con una struttura olfattiva complessa, in cui spiccano note di ribes e di amarena che si fondono con ricordi di rabarbaro, cacao e caffè. Finale speziato con rimandi di pepe bianco e di ginepro, per un sorso decisamente importante, con tannini morbidi e vellutati e un finale di grande memoria. Signorile, elegante e incredibilmente intrigante.

Pieve Santa Restituta Brunello di Montalcino Sugarille DOCG 2019

Impossibile non inquadrare la narrazione di questo vino non pensando alla mano di Angelo Gaja, a cui fa capo la cantina toscana. Un Brunello quasi nebbioleggiante, così lo definisce Cernilli. Si manifesta in tutta la sua gioventù e con un'acidità evidente, ma già dotato di evidenze balsamiche che amplificano molte sensazioni. Ricordi mentolati e di grafite si fondono con note di bacche nere, prugne e radici, unitamente a evidenze di ciottoli, ardesia e muschio bianco. Una sottile vena sapida assommata a rimandi di arancia sanguinella e di prugne rende questo vino particolarmente attrattivo al naso. Al palato è compatto, vellutato e pieno, con tannini maturi ed avvolgenti che conferiscono al vino lunghezza ed intensitá. Si tratta di un vino prodotto da un unico vigneto esposto a Sud che si estende su una superficie di 4,5 ettari costituita prevalentemente da argilla e calcare con presenza di galestro. Sicuramente un vino che piace, destinato ad un mercato di big spender a livello internazionale.

Una parata di campioni: la degustazione ha previsto referenze molto interessanti tra grandi aziende e realtà  più contenute. «Il Brunello di Montalcino sembra tenere molto bene anche in un contesto di  mercato mutevole – conclude Cernilli –. Questo vino avverte meno, rispetto ad altri fine wines, la necessità di seguire mode o trend di consumo, mantenendosi invece fedele ad un’identità che gli è propria». Non mostra cedimenti o flessioni, imperioso, coraggioso e con la schiena dritta, pronto ad affrontare con sicurezza anche chi paventa allerte salutistiche sul vino.