Tintore e Fiorduva: le perle della Costiera Amalfitana

Tintore e Fiorduva: le perle della Costiera Amalfitana

Degustando
di Domenico Cuomo
02 maggio 2013

Ci sono dei territori in Italia dove la coltivazione dell'uva è una cosa a dir poco proibitiva. In queste zone, i vitigni, crescono fra le rocce e su terra scoscesa. Discendenti della fatica e della laboriosità dell'uomo, prodotti in zone spesso sconosciute e geograficamente impervie, queste viti trovano la loro casa su minuscoli fazzoletti di terra. Oggi il nettare prodotto in tali condizioni, viene riconosciuto in una più lusinghiera categoria, quella dei vini estremi o eroici.

 

Vigneto di TintoreI vini estremi italiani, sono definiti in nove aree, che vanno dal Trentino-Alto Adige alla Valle d'Aosta, da Pantelleria alla Valtellina, dalle pendici dell'Etna alle Cinque Terre, fino alla Costiera Amalfitana, che assieme alle altre denominazioni, vanta una miriade di vitigni autoctoni. Carichi di storia e di suggestioni, queste uve rare, strappate all'oblio grazie a piccoli-grandi vignaioli, si contrappongono ai vini fotocopia che imperversano in ogni angolo del mondo. Oltre alla tipicità dei vitigni altrettanto rilevante è sapere che spesso, queste produzioni, non superano le poche migliaia di bottiglie l'anno e che le vendemmie vengono svolte rigorosamente a mano.
Per capire meglio i vini estremi prodotti in Campania siamo chiamati a oltrepassare il muro composto dai ben più rinomati Taurasi, Fiano di Avellino, Greco di tufo e Aglianico del Taburno. Il terroir campano ci mostra come in realtà, dappertutto e non solo in Irpinia, sia possibile produrre degli ottimi vini. Dal Vesuvio ai Campi Flegrei, da Ischia a Roccamonfina fino agli altissimi Monti Lattari, barriera naturale tra due aree molto diverse tra loro e divisorio tra la patria dei famosi d.o.c.g. irpini e gli opulenti d.o.c. costieri.

Tuttora, le viti vengono piantate sulla macera (i muri verticali di contenimento fra i terrazzamenti) allo scopo di favorire il pieno utilizzo dei terreni sottostanti per le coltivazioni stagionali. Come avviene per il tintore, vitigno centenario che nasce da uve cosiddette minori e, seppur produttivo, risulta non essere ancora iscritto nel registro nazionale delle varietà di viti. Coltivato a piede franco, il tintore, è molto propenso all'invecchiamento, col suo gusto secco, ricco di estratti, con tannini non eccessivamente astringenti e sentori di frutta rossa, ciliegia e more. Per incontrarlo, si deve arrivare a Tramonti, paesino situato tra Ravello e il Valico di Chiunzi.

Grazie all'isolamento geografico imposto dalle montagne che circondano Tramonti, la frutta gode della brezza che spira dal mare e dell'influenza costante dei venti di terra. La natura geologica del terreno va ricercata nella storia eruttiva del Vesuvio che nell'arco dei millenni ha spinto fin qui le sue ceneri, determinando un composto tufaceo, miscela di sabbia e lapilli, ma anche di argilla, che conferisce al terreno un colore rossastro.

La svolta identitaria del tintore avviene solo dopo il Duemila grazie ai giovani. Prisco, figlio di Peppino Apicella, fresco di studi di Enologia decide con il padre di vinificare il tintore in purezza. Due anni dopo nasce una seconda azienda, Reale di Luigi Reale, ricca di viti di tintore su cui il giovane enologo Sebastiano Fortunato decide di puntare. E poi, seguono Monte di Grazia di Alfonso Arpino e Tenuta San Francesco nata dall'incontro tra il medico veterinario Gaetano Bove e le famiglie contadine D'Avinoe Giordano.

Vigneti FuroreLasciando il tintore e scendendo da Ravello sulla strada 163 della Costiera, superata Amalfi in direzione Sorrento, si può risalire verso Furore, dove l'azienda Cuomo con l'ausilio del professor Luigi Moio produce un vino a dir poco strepitoso: il Fiorduva. I tre vitigni autoctoni che compongono il suo bouquet, Ginestra 30%, Fenile 30% e Ripoli 40%, fanno del Fiorduva un vino decisamente equilibrato, dal colore vivace e carico, ben strutturato, con nette note minerarie. La frutta gialla che emerge -albicocca e pesca- contribuisce a collocare questo bianco tra le sorprese più stupefacenti d'Italia.

Da sapere:
Il CERVIM è il Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana e che si occupa della salvaguardia delle nove aree geografiche dedicate ai vini estremi prodotti in Italia.

 

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