Vinexpo 2007

Vinexpo 2007

Degustando
di Giorgio Colli
01 settembre 2007

Bordeaux capitale mondiale del vino

Non è un titolo pubblicitario ma una estrema sintesi delle manifestazioni dal 17 al 21 giugno nei padiglioni di Vinexpo, contenute nel fascicolo del programma (un libro bilingue in realtà), dei cinque giorni ricchi di iniziative, degustazioni verticali e orizzontali, presentazioni di nuovi vini, seminari, conferenze, aste. A questo salone per chi è interessato al mondo del vino è impossibile annoiarsi; anzi si pone un problema opposto: cosa e come scegliere ogni mattina quando si entra.

Le numerosissime proposte erano quasi tutte di notevole spessore nei contenuti e capaci di apportare un aggiornamento molto tempestivo.

Tentiamo quindi di sintetizzare gli eventi più significativi e presentare i vini più interessanti. Con 50.000 visitatori qualificati professionalmente (non si incontravano sfaccendati a caccia di bicchieri gratuiti e nemmeno i bagarini all’ingresso), 2400 espositori, 1.300 giornalisti. Le code di auto e la caccia ai parcheggi anche relativamente lontani che purtroppo caratterizzano la maggiore fiera italiana del vino a Verona non ci sono state. Si entra al Vinexpo rilassati, non arrabbiati con gli organizzatori, si lavora

di buona lena “ci si diverte”. Su 100.000 mq di area espositiva erano rappresentati 45 paesi. Superfluo evidenziare che la Francia ha proposto il maggior numero di

iniziative e degustazioni.

Il Conseil Interprofessionnel des Vins d’Alsace ha presentato una degustazione guidata

di 7 Crémant d’Alsace, dal millesimo 2003 in poi. Ha brillato il Brut 2003 dalla Cave coop.

vinicole Bestheim di Bennwihr, 11.5° alcolici, ottenuto da un assemblaggio di pinot bianco e riesling; nette note minerali all’attacco olfattivo, fresco, secco, quasi strutturato nel corpo, fine, armonico e lungo in bocca; il riesling con la sua freschezza ha esaltato la sapidità. Una sorpresa per un Crémant. Il giorno successivo, una conferenza-degustazione 12 vini da vendemmie tardive e selezione di Grains Nobles è stata seguita da una sala gremita. Arduo scegliere i vini eccellenti. Il Gewurztraminer 1994 Aoc Alsace Stegreben Sélection de Grains Nobles del Domaine Rolly-Gassmann di Rorschwihr per il quale la vendita inizia in questi mesi, vendemmiato a acini non a grappoli; naso su puliti

metaboliti di botritis cinerea e profumi di frutta, dolce, di corpo; complessità e persistenza aromatica intensa molto lunghe in bocca, che terminano su note speziate e di chiodi di garofano, un vino di eccezionale finezza che si esprime anche durante la persistenza finale. Il gewurztraminer molto usato per vendemmie tardive talvolta manca di acidità; il vino ha espresso una caratterizzazione data dalla morbidezza e rotondità. Di ben diverso profilo il Pinot Gris 2005 Aoc Cuvée Emile Willm Vendange Tardive di Willm Alsace a Barr; olfattivamente esprime delicate note botritizzate e di frutta gialla sovramatura, miele, muschio, frutta secca, di corpo con un bellissimo equilibrio grazie ad una freschezza che si contrappone al dolce dato dei 75 g. di zucchero residuo. E’ stata consigliata la scaraffatura al servizio.

Il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne ha offerto una degustazione accessibile esclusivamente su invito, con i produttori dei grand crus dal 1985 al 2005. In un salone raggiungibile attraverso una panoramica passerella che attraversava il lago di Vinexpo, le caves più prestigiose dell’enologia borgognona hanno presentato soprattutto i successi ottenuti da pinot nero (ma i 2/3 dei vini prodotti in Borgogna sono bianchi!). Bouchard père et fils di Beaune ha brillato con il famoso premier cru Vignes de l’enfant Jésus 2003 ottenuto da un suolo argillo-calcareo e sassoso. Superbo profumo di frutta e spezie accompagnato da note terziarie, in bocca intenso ma delicato e vellutato; notevole potenziale evolutivo: ideale per abbinamenti con selvaggina di piuma e formaggi a crosta lavata maturi; solo 21.000 bottiglie all’anno prodotte. Château Pommard si è confermato un classico, un vino didattico rappresentativo della Borgogna.

Come avviene già da anni quando i cancelli di Vinexpo a sera chiudono, per i professionisti del vino si aprono quelli dei châteaux per consentire approfondimenti mirati nella secolare storia dei vini bordolesi. Nel Medoc da anni Le Quatuor de Listrac (l’unione di alcuni produttori dell’Aoc) è solita presentare in un castello, a rotazione, alcune annate di prestigio. Il passaggio recentissimo di proprietà di Château Fourcas- Hosten a Listrac, a Renaud e Laurent Momméja membri della famiglia Hermès (alta moda) ha dato occasione per una serata di valutazione di alcune realtà vinificate dall’enologo Patrice Pagès nel castello stesso, già antica Certosa. Il terroir del Listrac collocato a una quarantina di metri di altitudine è considerato il più alto del Medoc; la natura dei suoli ha condizionato la scelta dei vitigni. Suoli sassosi con cabernet sauvignon che darà vivacità al vino, sul colmo del terroir argillo-calcareo domina il merlot che conferirà note fruttate, corpo e rotondità. L’aperitivo serale si è svolto con i millesimi del 2005 e 2006, praticamente con una degustazione en primeur: vini carichi di colore, fruttati, freschi, molto tannici ancora duri ma strutturati, per ora molto giovani, vocati all’invecchiamento.

Eloquente il confronto a tavola con gli stessi vini ma con millesimi del secolo scorso abbinati a piatti di carne importanti. La conferma che l’Aoc Listrac è oggi di grande promesse a prezzi molto accessibili.

Nel Pessac Leognan il Château de France si è riconfermato un produttore avviato verso

l’elaborazione di vini di ottimo equilibrio soprattutto nei bianchi malgrado sia collocato in

un’area storicamente vocata ai rossi strutturati tannici e longevi. Sorprendente il Château de France 2004 Blanc con un profilo olfattivo di notevole finezza su note di mimosa, albicocca, complesso ma di corpo quasi robusto, ancora giovane. Nei castelli bordolesi a sera s’intrecciano anche amichevoli e istruttivi confronti con cantine straniere ospitate. Qualcuno si è chiesto se più che confronti non costituiscano un nuovo approccio nel mondo dell’enologia. E’ stata notata da molti la scarsa presenza a Vinexpo di alcuni paesi produttori: Argentina, Nuova Zelanda, Australia. La Svizzera quasi assente ha sorpreso. Notoriamente alcuni produttori: Rouvinez, Brivio, M.T. Chappaz, i vignaioli di Mémoire des Vins Suisses che hanno saputo in vario modo portare i vini svizzeri a un livello qualitativo certamente confrontabile con i migliori vini europei, hanno fatto sforzi per esportare in Europa. L’assenza degli svizzeri non si è quindi spiegata. Per contro Provins Valais il maggiore produttore svizzero ha optato per una scelta strategica nuova: ha invitato clienti e stampa specializzata a incontrare i propri tecnici a Château Belair premier cru classé di Saint Emilion. La loro degustazione libera dapprima, si è conclusa poi con abbinamenti ai cibi. La Heida du Valais 2006 di Visperteminen (oggi divenuto il vigneto più alto in quota in Europa)si è rivelato molto più strutturato dell’omologo vino valdostano il Blanc de M. et de La Salle. Interessantissimo il Domaine Evêché Diolinoir 2004 (da vitigno omonimo autoctono) con note olfattive orientate a resina e ciliegie ma corpo robusto, fresco, con finale postgustativo sulla liquirizia stupendamente abbinato a un filet mignon d’agnello al timo, confits al fegato e cantarelli: esaltazione reciproca di gusti e armonica persistenza dei sapori. Il Clos Corbassière 2003, 13 °alcol, da assemblaggio di: cornalin (un emergente in Svizzera e valle d’Aosta), diolinoir, cabernet sauvignon, ha sorpreso per l’eleganza olfattiva e postgustativa con un corpo robusto e una complessità su note terziarie molto persistenti sul finale di bocca. Una regione francese che sta fortemente rinnovando impianti in vigna e in cantina è il Languedoc – Roussillon che sta mietendo risultati molto incoraggianti. Purtroppo sono mancate degustazioni organizzate estese come peraltro è estesa questa area vitivinicola secolare. Ma per chi ha saputo e potuto scovare i bravi produttori, talvolta di nicchia, le piacevoli sorprese non sono mancate. Così accanto ai maestosi Banyuls e Banyuls Grand Cru ora anche l’Aoc Maury emerge per l’eleganza dei sentori di frutta rossa molto matura (mora, lampone). Questi evolvono negli anni –possono arrivare a ventiesprimendo note di prugna, pesca,mandorla,

noce, spezie, e cacao. Superfluo rilevare che l’abbinamento con i cibi rimane il medesimo

del Banyuls: cioccolato, formaggi erborinati maturi, chévres affinati, piatti e pasticceria salata e dolce, frutta secca. Analoghi abbinamenti sono possibili con gli altrettanto emergenti Aoc Rivesaltes Ambré che al patrimonio olfattivo detto, aggiungono note di agrumi con- fits e tostato, lunghissima persistenza e grande morbidezza. Il piccolo propriétaire récoltant J.H.Verdaguer del domaine de Rancy coi millesimi del 1956 o 1970 e 1991 ce ne ha dato un l’esempio. Vengono utilizzate tecniche di vinificazione particolarissime che prevedono un anno sulle fecce, e decenni di fusto.

Una tavola rotonda interessante per i sommeliers professionisti e i ristorartori è stata organizzata intorno al tema “La formazione continua dei sommeliers”. Relatori tre campioni del mondo della sommellerie: Giuseppe Vaccarini; Philippe Faure-Brac, Serge Dubs; la svedese Misha Billing, Michel Hermet e l’italiano Giorgio Colli. In estrema sintesi è emersa l’esigenza di approfondire e completare la formazione di base, spesso molto carente e nozionistica. In Francia si parla di 840 ore di formazione contro

le circa 70 in Italia...

L’importante e sempre più emergente concorso bordolese Les Citadelles du Vin ha presentato il palmares dei vini vincenti al concorso stesso.

Pochissimi i vini italiani vincenti, che comunque erano poco noti ed ora avranno qualche

chance in più. E se all’ultimo giorno di apertura resta ancora qualche desiderio inappagato, 400 lotti di grandi vini sono stati messi in vendita all’asta della famosa casa internazionale Christie’s.

Qualcuno scrisse quattro anni fa un titolo su una rivista italiana a proposito del Vinitaly. Fuggire da Verona (ma solo per la cena). Oggi scrivo: non occorre fuggire dal vigneto bordolese

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