Châteauneuf-du-Pape e la sua celebrazione

Enozioni a Milano 2025
di Maria Grazia Narciso
01 aprile 2025
Racchiudere in un unico incontro un territorio attraversato da mille anni di storia in maniera così determinante richiede il grande dono della sintesi. Il “Ritorno al Futuro” proposto da Artur Vaso, relatore AIS e curatore della Guida ViniPlus®, riesce magistralmente nell’arduo compito.
Nella Valle del Rodano meridionale i suoli hanno preso forma attraverso i millenni; attraverso i secoli le viti hanno disegnato i territori; attraverso gli anni gli uomini hanno creato l’allure intorno al brand.
Il substrato pietroso di quarzo, argilla e sabbia si è costituito un milione di anni fa, destinato a essere sovrastato dallo strato di rocce sedimentarie provenienti dalle Alpi francesi portate a valle dal Rodano. L’attitudine di questi ciottoli, detti in loco galets roulés, a fare proprio il calore del sole durante il giorno e restituirlo alle viti nella notte, determina un ciclo virtuoso straordinario a favore di opulenza, corpo e complessità dei vini.
Il terroir
Châteauneuf-du-Pape si trova nella zona più secca e calda della Valle del Rodano. Il clima mediterraneo, con inverni miti ed estati calde, è condizionato dal Maestrale, responsabile del contenimento delle piogge e per questo garante della salubrità delle uve. In primavera le correnti d’aria proteggono le vigne dalle gelate mentre in estate recano un po’ di refrigerio. L’AOC guarda la piana di Comtat, tra Orange e Avignone, un quadrante che propone terroir diversi a seconda delle esposizioni, un po’ come la collina di Montalcino. I 3.200 ettari dell’Appellation estesi su un plateau a circa 120 m s.l.m., interessano i comuni di Châteauneuf-du-Pape, Bédarrides, Courthézon, Orange e Sorgues, con una quasi totale presenza di vini rossi e solo un 6% di bianchi.
I vini rossi sono potenti, corposi, ampi. I bianchi untuosi, rotondi, ricchi, fruttati e floreali, con promesse mielate ed evoluzioni boisé.
I vitigni
Il disciplinare autorizza l’utilizzo fino a 13 vitigni, alcuni dei quali in tutte le declinazioni possibili cioè noir, gris e blanc, il che fa lievitare il numero a 18.
Protagonista assoluta è la grenache che porta in dote colore, complessità, struttura, varietà aromatica, ma che tuttavia non brilla per acidità. Allevata ad alberello, resiste allo stress idrico estivo e al forte vento della zona. Concorrono poi gli altri vitigni: cinsault - che restituisce la parte fruttata insieme a finezza ed eleganza -, mourvèdre - che porta acidità e struttura -, counoise che regala speziatura e sapidità, poi syrah, muscardin, clairette, bourboulenc, roussanne, picpoul, picardin, vaccarèse e terret noir. È facile trovare dai quattro ai cinque vitigni nei blend della denominazione; l’unica cantina a produrre il proprio vino con i 13 vitigni consentiti è Château de Beaucastel.
C’era una volta
La viticoltura nel sud della Francia risale all’epoca greca e si sviluppò ulteriormente in epoca romana, soprattutto in Provenza e nella Valle del Rodano. Tuttavia, fu nel XIV secolo, durante la “Cattività Avignonese”, esito dello scontro tra papa Bonifacio VIII e il re di Francia Filippo IV detto Il Bello, che il destino vinicolo della zona si consolidò. Papa Clemente V, trasferitosi ad Avignone nel 1309, tradusse ben presto il suo imprinting contadino maturato in Aquitania nell’acquisto di una cantina a Pessac, ça va sans dire Château Pape Clément, gettando le basi del futuro enologico della zona. Fu Giovanni XXII tuttavia a fondare i primi vigneti storici sui terreni sottratti ai Templari grazie all’aiuto dei vignaioli di Cahors e a far costruire la residenza estiva papale, lo Château du Pape. Da questa eredità nacque il celebre vino, la cui parabola ascendente ha esitato solo a cavallo del XIX e XX secolo a causa della fillossera.
L’AOC
Nel 1936 Châteauneuf-du-Pape diventa la prima AOC di Francia.
Il disciplinare prevede vendemmie manuali, eliminazione delle bacche insufficientemente mature o avariate, rendimenti tra i più bassi della Francia, gradazione alcolica minima del 12,5% vol. con una vocazione all’approccio biologico e biodinamico.
Con così tanti vitigni a giocare la partita è complicato mantenere una matrice condivisa. Spetta quindi alla bottiglia la sintesi identitaria. La Mitrale è la bottiglia creata per rappresentare produttori e commercianti che rispettano un disciplinare di qualità condiviso e controllato. Prodotta in quattro versioni, 37,5 cl, 75 cl, Magnum e Jeroboam, sfoggia un logo xerigrafato, che riproduce la tiara papale e le chiavi di san Pietro. I fonts gotici della scritta “Châteauneuf-du-Pape” contraddistinguono inequivocabilmente i vini dell’Appellation.
La degustazione
Châteauneuf-du-Pape Les Vieilles Vignes 2014 - Domaine de Villeneuve
Il Domaine risale agli anni ’50 del Novecento. Alla morte del proprietario i terreni furono spartiti tra i due figli secondo una ripartizione travagliata. Le due proprietà sono poi passate di mano in mano per approdare al 2004, anno in cui unico proprietario diventa Stanislas Wallnut, un personaggio naïf, noto per la cura maniacale della vigna.
Poche le bottiglie prodotte dai 22 ettari della piccola azienda familiare. L'uso del cemento in diverse forme è la cifra del vigneron che nel corso degli anni ne è diventato il promotore. Dieci anni e non sentirli, questo vino racconta l’annata fredda attraverso una succosità appagante e un naso rosso intenso. Tra le varietà presenti anche la clairette, che aggiunge un tocco di complessità al profilo aromatico. La volatile è ben percepibile, ma non invadente, contribuendo a rendere il vino vivace e intrigante. Un'esperienza sensoriale che riflette la personalità del suo autore e la sua visione della viticoltura, un po’ meno di ciò che ci si attende da uno Châteauneuf-du-Pape.
Châteauneuf-du-Pape Cuvee Réserve 2014 - Roger Sabon
Piccola azienda di circa 18 ettari nata nel 1952 dall’iniziativa di Roger Sabon. Tante le parcelle in varie denominazioni, altrettanti i terroir costituiti essenzialmente da ciottoli e sabbia, in particolare la safre, sabbia fresca e compatta. Una parte della tenuta è nell’areale privilegiato di “La Crau”.
Il vino in degustazione è di grande carattere, frutto della potenza della grenache, affiancata dalla syrah, il vitigno autoctono delle Ardèche, e mourvèdre. Affinato per 18 mesi in grand foudres ovali da 500 L, esprime un naso scuro, ricco, di frutta matura in confettura. In bocca è denso, con una trama granulosa che si accentua nel tempo. A differenza del vino precedente dalla spiccata freschezza frutto della particolare visione del vigneron, questo vino è più in linea con le aspettative dell’annata.
Châteauneuf-du-Pape 2011 - Clos des Papes
Vincent Avril crea la cantina in un monastero dove già si produceva vino. La tenuta, composta da diverse parcelle, si è convertita al regime biologico ormai da molti anni. La frammentazione porta suoli differenti, per la maggior parte plateaux di galets roulés, ma anche terre più sabbiose, argillose e terrazze alluvionali. Le vigne, dell’età media di 80 anni, sono allevate ad alberello, con rese di circa 20 ettolitri per ettaro. La cantina produce solo due vini, un bianco e un rosso.
Rispetto agli assaggi precedenti questo vino propone un tenore alcolico più elevato. Dopo la fermentazione il vino invecchia per quindici mesi in botti grandi. Qui troviamo una maturità più marcata con sfumature che virano verso l'arancio. Al naso emergono note di spezie dolci e curry, offrendo un profilo aromatico più complesso e speziato.
Châteauneuf-du-Pape 2011 - Domaine Pierre André
L’azienda, piccolissima, fondata nel 1957 si estende per 18 ettari con vigne oltre i 60 anni. Il fondatore, Pierre André, che non amava i trattamenti sistemici, è stato uno dei pionieri della certificazione BIO nel 1980. La figlia Jacqueline ha ereditato la tenuta assieme ai principi paterni e nel 1992 ha condotto l’azienda alla certificazione biodinamica.
Tre i vini di rilievo, con particolare menzione per il suo bianco.
Grenache, mourvèdre, cinsault e syrah insieme forniscono un colore più pieno, un naso, inizialmente timido, di frutta in confettura, corredato da note di spezie più complesse. Il sorso è pieno, sorretto da una buona struttura e da una trama tannica ben integrata che intercettano, insieme, le aspettative sulla denominazione.
Châteauneuf-du-Pape Grenaches de Pierre 2011 - Domaine Giraud
Situata nelle aree più vocate della dominazione, la cantina è stata fondata da Pierre Giraud, figlio d’arte, con sua moglie Mirelle. Insieme trasformano la vecchia distilleria della famiglia di lei per tenere a battesimo la prima annata nel 1981. Dopo 7 anni i figli, Marie e François, ereditano il vigneto ampliato nel corso del tempo, impegnandosi nella selezione delle parcelle, nella ristrutturazione della cantina e nella conversione all'agricoltura biologica avvenuta nel 2008. Oggi i 35 ettari della tenuta sono certificati BIO.
Grenache in purezza, questo vino matura per un anno e mezzo in vasche di cemento e viene poi imbottigliato senza chiarifiche né filtrazione. Sorprende per la pulizia al naso che sprigiona sentori di frutta in confettura, candita e tabacco. Al palato ricco e corposo, attraversato da note di composta di frutta, sfumature floreali ed erbacee.
Châteauneuf-du-Pape La Crau 2010 - Domaine du Vieux Télégraphe
Il vigneto, esteso per 65 ettari sul Plateau de la Crau, è di proprietà della famiglia Brunier dal 1898.
Il nome del Domaine, letteralmente "Vecchio Telegrafo", celebra un'antica stazione telegrafica ottica che insisteva dove oggi vi sono i vigneti. In pratica, un metodo di comunicazione visiva con bracci mobili montati su torri per trasmettere messaggi a distanza. Tre i vini prodotti oltre quello in degustazione: Vieux Télégraphe rosso e bianco e Télégramme rosso.
Il cru nasce da viti di oltre 50 anni, fermenta in acciaio su lieviti indigeni. Circa 9 i mesi in cemento e 8-12 in botti da 50 e 70 ettolitri.
E, come dice Artur, si chiude in bellezza, anzi in bontà. L’ultimo vino si afferma per classe e superiorità, con un profilo aromatico raffinato, esaltato da un’elegante nota boisée sapientemente dosata. Un vino simbolo di Châteauneuf-du-Pape, che incarna con maestria la ricchezza del rinomato terroir de "La Crau". Elegante e vellutato, si caratterizza per profondità, finezza e una struttura tannica robusta ma sofisticata.